- Si è ormai consolidata nel mondo del volontariato la
necessità di sperimentare collaborazioni fra organizzazioni diverse, progettazioni comuni
attraverso apporti specifici che, rispettando le identità di ciascuno, riescano a dare
quelle risposte complesse di cui la realtà sociale contemporanea ha sempre più bisogno.
Siamo convinti che l'associazionismo rappresenti essenzialmente la presa d'atto,
coraggiosa, che uniti si è più forti sia a livello locale (tra volontari che hanno lo
stesso ideale di solidarietà da perpretare) che a livello di associazioni (che si
riuniscono, "coalizzano" per essere più forti nelle lotte contro la burocrazia
e nel raggiungimento degli scopi istituzionali).
Il dibattito, il confronto e magari lo scontro tra diverse realtà porta sempre ad un
arricchimento culturale e di esperienze. La contaminazione fra realtà diverse cresce alla
pari della cultura che è stimolata dalla conoscenza di culture diverse.
Ci auguriamo che questa news dedicata a buone pratiche di collaborazione aiuti a far
crescere la capacità di scambio fra le organizzazioni.
Grandi o piccole?
- Verso una welfare community
Politiche di rete, coprogettazione, lavoro sul territorio comune. Le associazioni di
volontariato che hanno seguito questi percorsi hanno raggiunto più facilmente i loro
obiettivi.
Nella realtà quotidiana la costruzione di rapporti di collaborazione fra
associazioni non sono semplici. L'identità della singola associazione, la sua storia, la
sua cultura interna, i suoi servizi spesso diventano gli elementi centrali dell'azione
volontaria. E su questi sono costruite le strategie, le collaborazioni, i progetti.
Mettersi continuamente in gioco, ridefinire continuamente obiettivi e metodi di lavoro
potrebbe mettere sotto pressione qualsiasi organizzazione. Se, poi, parliamo di grandi
organizzazioni il percorso sembrerebbe tutto in salita.
Le esperienze che sono raccontate in questo numero, però, aprono alcune prospettive di
lavoro fra grandi e piccole associazioni. Pur mantenendo la propria identità è possibile
costruire progetti e servizi comuni, senza che nessuno si senta né controllato né
marginalizzato. Coinvolgere più soggetti, mettere a disposizione servizi e strutture,
lavorare su temi concreti e condivisi, superare le diffidenze reciproche significa fare
rete per rispondere a esigenze e bisogni del territorio. Significa anche e soprattutto
avere come obiettivo la realizzazione di una welfare community, capace di
affrontare le profonde trasformazioni sociali ed economiche.
Grandi e piccole associazioni possono dare il loro contributo e lo possono dare insieme.
Dalla divisione alla condivisione
- Il consultorio familiare di Arezzo
Lavorare insieme - piccole e grandi associazioni di volontariato - si può. E conviene
a tutti. Perché è l'unico modo per offrire alla comunità quei servizi che
un'associazione o un ente pubblico, da soli, non potrebbero mai garantire.
L'esperienza del consultorio familiare di Arezzo, gestito insieme da gruppi diversi
di volontariato ed enti locali, è significativa. Dimostra come una collaborazione
permanente consenta alle associazioni di esercitare una funzione essenziale di
monitoraggio dei bisogni del territorio. Oltre che interlocutore particolarmente attento,
il volontariato si presenta ai cittadini come erogatore di servizi specifici. In
particolare, senza l'ausilio delle 17 associazioni che partecipano alla gestione del
consultorio, la struttura pubblica ad Arezzo non sarebbe in grado di rimuovere quegli
ostacoli di natura socio-economica che possono influenzare la scelta di interrompere una
gravidanza; attività di prevenzione che la legge 194 di fatto prevede, ma che senza
l'opera dei volontari rimane ovunque disattesa. Solo la varietà delle competenze e
dei servizi offerti da un gruppo così eterogeneo di associazioni consente infatti di
attivare attorno all'utente una rete di contatti e di risorse che siano sostegno concreto
contro il disagio.
Il caso aretino è inoltre un esempio ideale del percorso da seguire per costruire
un'alleanza efficiente tra soggetti anche molto diversi. Le differenze tra le
associazioni che gestiscono il consultorio sono state, fin dall'inizio, notevoli (sia per
dimensione sia dal punto di vista culturale). Sui temi come la famiglia e l'aborto il
rischio di spaccature insanabili era alto. Eppure ce l'hanno fatta. Grazie a qualche
accorgimento metodologico nella costruzione del progetto.
Si è deciso innanzitutto di concentrare l'attenzione sulle proposte operative concrete.
Tutte le discussioni hanno avuto per oggetto problemi specifici (definizione degli
incarichi e degli ora-ri, selezione del personale ...).
Si è scoperto che il buonsenso ha la meglio sulle differenze ideologiche. L'altra scelta
vincente è stata quella della concertazione, con l'istituzione di un dialogo
permamente fra i rappresentanti delle associazioni e il personale sanitario. Una
democrazia costruita intorno ad un tavolo, sulla base della reciproca conoscenza e di
proposte ragionevoli. Sarebbe ingenuo immaginare una strada tutta in discesa; qualcuno,
all'inizio si è perso, e l'investimento in termini di tempo e pazienza rimane alto.
Eppure il consultorio di Arezzo funziona ormai da più di un anno; e quella che altrove
pare ancora una scommessa - le associazioni che lavorano insieme - qui è già una
realtà.
Dal globale al locale
- Il Centro di documentazione aretina
Il potenziamento delle attività culturali di informazione e sensibilizzazione su temi
quali intercultura, pace, sviluppo e diritti è il motivo per cui Amnesty International,
Unesco club, Associazione Italia-Nicaragua e Ucodep di Arezzo hanno scelto di creare il Centro
di documentazione 'Città di Arezzo'. Il Centro offre due tipologie di servizi -
servizio bibliotecario tematico e laboratorio di attività interculturali - che si
rivolgono in particolare a studenti, insegnanti, educatori, animatori, immigrati e
associazioni di volontariato.
La logica con cui hanno lavorato le associazioni per costruire questo spazio è stata
quella di mettere in comune competenze e risorse e di potenziare alcune
attività esistenti. Solo grazie a questa collaborazione si sono potute sviluppare le
capacità necessarie per rendere questa esperienza efficace e proficua, a prescindere
dalla maggiore o minore presenza sul territorio delle singole associazioni.
Il Centro è così diventato, in poco tempo, un punto di riferimento sia per la
Biblioteca comunale che ha potuto attivare una sezione tematica specializzata, sia per il
mondo scolastico e per i cittadini fornendo iniziative di educazione allo sviluppo e
all'interculturalità.
La scelta di questo tipo di percorso è stata così soddisfacente per tutte le
associazioni che il Centro si è costituito in associazione culturale, composta dai gruppi
fondatori, dando così un nuovo impulso al mondo dell'associazionismo aretino e alla
collaborazione fra gruppi.
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