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ONU missione  IRAQ

IRAQ: BUSH ALL'ONU, CONTRIBUITE ALLA RICOSTRUZIONE

NEW YORK 24 SET - Gli Stati Uniti s'aspettano l'aiuto di partners e alleati per la ricostruzione e la democratizzazione dell'Iraq e lo chiedono ad alta voce: dalla tribuna dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente George W. Bush invita i Paesi dell'Onu a mettere la parte le divisioni sulla guerra all'Iraq e a superare le differenze per contribuire al futuro del Paese sotto una guida americana. ''I leader che in passato non erano d'accordo con noi, ora devono lavorare insieme'' a noi: piu' che un'esortazione suona un imperativo, espresso brandendo ''i principi fondamentali'' della sicurezza e della democrazia che impongono l'unita' fra gli Stati Uniti e i loro alleati. Bush non fa richieste precise, non fa cifre ne' di uomini ne' di aiuti. Ma non fa neppure concessioni. A Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, che critica dottrina e pratica dell'attacco preventivo, risponde che la guerra era giusta e che e' stata giustificata dalla scoperta di tombe di massa e di camere di tortura (ma le armi di sterminio, che ne erano state la motivazione alla vigilia, per la minaccia che esse rappresentavano, non sono mai state trovate).
E al presidente francese Jacques Chirac, che chiede rispetto del multilateralismo dall'Iraq al Medio Oriente e che sollecita un calendario a tempi stretti per restituire l'Iraq agli iracheni, risponde che gli Stati Uniti non accelereranno ne' rallenteranno gli sforzi per la ricostruzione e la democratizzazione ''per dare ascolto alle voci che vengono da altre parti'': cioe', facciamo come ci sembra giusto e andiamo avanti per la strada che abbiamo indicato, ''in modo ordinato'' e agendo ''nel rispetto delle necessita' degli iracheni''. Per le Nazioni Unite, ci puo' essere un ruolo -ha affermato- Bush nella stesura della Costituzione irachena e nella tenuta delle elezioni democratiche.
Il presidente americano ha messo il suo discorso, un anno dopo quello con cui porto' all'Onu la questione irachena, cercando un avallo, che non ottenne, all'uso della forza per disarmare e rovesciare il regime di Saddam Hussein, sotto il cappello della lotta contro il terrorismo. Cosi', ha iniziato con un riferimento agli attacchi contro l'America dell'11 Settembre 2001 e con un ricordo di Sergio Vieira de Mello, il rappresentante dell'Onu a Baghdad vittima di un attentato. Bush ha insistito sui riflessi positivi che un Iraq libero e democratico potra' avere in Medio Oriente, dove -ha detto- ''servira' di ispirazione''. Ma, perche' cio' accada, bisogna che i Paesi arabi cessino di finanziare e di sostenere il terrorismo: ''L'America lavorera' con tutti i Paesi dell'area che agiranno fermamente a favore della pace'', ha assicurato il presidente, senza indicare ne' i Paesi che attualmente finanziano o sostengono il terrorismo ne' quelli con cui l'America e' gia' disposta a lavorare. Posta agli arabi la condizione della rinuncia al terrorismo, Bush ha chiesto a Israele di creare le condizioni perche' possa nascere uno stato palestinese che viva in pace con i vicini e sicuro all'interno dei propri confini. ''Israele deve lavorare per creare le condizioni che lo permettano'', ha detto il presidente, aggiungendo subito che il popolo palestinese e' stato ''tradito'' dai suoi dirigenti.
Dall'Iraq al Medio Oriente, lungo il filo conduttore della lotta contro il terrorismo, il discorso di Bush e' poi approdato alla proposta di uno sforzo mondiale contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (Adm), nucleari e bio-chimiche, e delle tecnologie mondiali. Il presidente ha sollecitato le Nazioni Unite a varare nuove e piu' severe misure, adottando una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che e' vincolante e che ''criminalizzi'' produzione e diffusione di Adm. Bush ha poi affrontato, concludendo, l'ultima priorita' del suo intervento: la lotta contro la diffusione dell'Aids e di altre malattie contagiose, contro la fame e la carestia e contro il traffico di persone e ogni forma di neo-schiavismo. ''E' un problema che e' apparso negli Stati Uniti -ha detto- e lavoriamo per estirparlo'', invitando anche gli altri Paesi a fare altrettanto.

(Aggiornato il 24 Settembre 2003 ore 09:00)

 

ONU: ABOLITE SANZIONI ALL'IRAQ

NEW YORK 22 Mag - Dopo 13 anni le sanzioni economiche contro l'Iraq sono state abolite. Lo ha deciso oggi il Consiglio di Sicurezza. La risoluzione e' stata approvata con 14 si.
La risoluzione autorizza la coalizione guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna a governare l'Iraq come potenze occupanti. ''E' un momento importante per il popolo iracheno. L'Iraq volta pagina dopo il lungo e brutale regime di Saddam Hussein'', ha detto l'ambasciatore americano John Negroponte subito dopo il voto. Hanno votato a favore della risoluzione anche paesi come Russia, Francia e Germania, che si erano decisamente opposti alla guerra contro Saddam. La Siria non ha partecipato al voto perche' Damasco ha detto di non avere avuto tempo di esaminare l'ultima versione del documento.

(Aggiornato il 22 Maggio 2003 ore 16:00)

 

Iraq, ritrovata l’intesa all’Onu

 New York 22 Mag - Pronta la risoluzione che legittima l'occupazione Usa-Gb. - Francia, Germania e Russia, i tre paesi membri del Consiglio di Sicurezza contrari alla guerra, sono pronti a votare la nuova risoluzione sul futuro dell’Iraq preparata da Usa e Gran Bretagna. Una ritrovata intesa all’interno delle Nazioni Unite che fa esclamare al ministro degli esteri francese, Dominique De Villepin: “L’Onu è tornata”.

La posizione comune dei tre paesi è emersa al termine del summit di D’Orsay, conclusosi ieri sera e che ha visto Germania, Russia e Francia allineate su una posizione comune per “guardare al futuro” e “dar prova di responsabilità”. De Villepin, comunque, ha sottolineato come la posizione di rifiuto della guerra resti invariata ma che adesso si tratta di far fronte alle difficoltà del paese.

Il testo della risoluzione (in votazione oggi pomeriggio, stamattina a New York) prevede sostanzialmente la ripresa delle esportazione di petrolio dal paese con la cessazione dell’embargo, imposto dopo la prima guerra del Golfo al regime di Saddam. Nel testo sarebbe prevista anche la nomina di un commissario Onu per l’Iraq ma non appare prevalente il ruolo delle nazioni unite per la gestione del paese. Anzi la delibera, secondo alcuni forzando sui poteri del Palazzo di Vetro, legittima Usa e Gran Bretagna come forze d’occupazione e di gestione del paese.

Rispetto alla prima versione del testo, presentata lo scorso 9 maggio, l'ultimo documento contiene circa 90 cambiamenti di linguaggio, ma non cambia la sostanza: Washington e Londra, in quanto potenze occupanti, restano fermamente al timone dell'Iraq e dei suoi giacimenti petroliferi "fino all'istituzione di un governo rappresentativo e internazionalmente riconosciuto".

Bush e Blair sono convinti che dopo il si di Francia, Russia e Germania anche la Cina (altro membro permanente e con diritto di veto) lascerà passare la risoluzione. Inoltre è possibile un’astensione della Siria.

Intanto in Iraq, dove continuano a morire soldati americani (l’ultimo stanotte ai confini con l’Iran), Paul Bremer, il capo dell'amministrazione provvisoria civile americana, ha deciso che la conferenza nazionale delle forze irachene, che potrebbe varare un governo provvisorio, si riunirà a luglio (non a giugno, come inizialmente indicato). e ha dato ordine di sequestrare le armi delle fazioni intimando ai dirigenti Baath di arrendersi.

(Aggiornato il 22 Maggio 2003 ore 11:30)

 

Powell: nuova risoluzione riconoscerà a Onu ruolo vitale

Washington 8 maggio 2003 - La nuova risoluzione sull'Iraq, che gli Stati Uniti si apprestano a presentare in Consiglio di Sicurezza entro la settimana, riconoscerà all'Onu un ruolo-chiave nel futuro del Paese arabo.
Lo ha precisato il segretario di Stato americano, Colin Powell, al termine del colloquio avuto al Palazzo di Vetro con il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e dedicato appunto al tema.

Il capo della diplomazia Usa aveva appena confermato l'intenzione di Washington di chiedere al Consiglio la revoca dell'embargo in vigore dal '90. "Si tratta di una risoluzione", ha sottolineato, "che attribuirà al segretario generale e alle Nazioni Unite un proprio ruolo da svolgere, il ruolo vitale", ha puntualizzato ancora, "di cui ha parlato il presidente George W. Bush".

(Aggiornato il 08 Maggio 2003 ore 04:00)

 

Dopo pressioni Usa commissione Onu indagherà solo su Saddam

New York 25 aprile 2003 - Gli Stati Uniti hanno deciso di impedire a una commissione Onu per i diritti umani di indagare sulla situazione attuale in Iraq. Agli investigatori mandati sul campo è stato chiesto - secondo fonti diplomatiche, dopo forti pressioni di Washington - di presentare un rapporto sulla lunga dittatura di Saddam Hussein, ma non, come era stato sollecitato da alcuni Paesi, sulle ultime settimane, ossia sul comportamento delle truppe angloamericane. Con una dichiarazione approvata a maggioranza alla fine della sessione anuale di sei settimane, i membri della Commssione hanno "condannato energicamente la sistematica, diffusa e estremamente grave violazione dei diritti umani e delle norme umanitarie internzionali da parte del governo iracheno", ma non hanno ammeso alcuna parola di critica per l'invasione alleata che ha fatto migliaia di vittime e distrutto l'economia del Paese. Ieri l'ambasciatore americano, Kevin Moley, aveva duramente criticato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che aveva chiesto alla Commissione di esprimere con chiarezza la necessità che Londra e Washington rispettino le norme che regolano il trattamento dei prigionieri di guerra.

(Aggiornato il 25 Aprile 2003 ore 23:00)

 

L'Onu proroga fino al 3 giugno il programma "Oil for food"

New York 24 aprile 2003 - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità un'estensione sino al 3 giugno del programma oil for food iracheno. Tutti e 15 i paesi mebri si sono detti d'accordo che sia l'Onu a gestire il petrolio iracheno, data la situazione ancora precaria in cui si trova la nazione mediorientale.
All'interno del programma oil for food il petrolio iracheno viene utilizzato dalle Nazioni Unite per acquistare generi alimentari con cui sfamare il 60% della popolazione dell'Iraq. La decisione è stata presa all'unanimità dai quindici membri dell'esecutivo Onu.

'Petrolio in cambio di cibo' - Il programma era stato sospeso il 28 marzo, rivisto in modo da assegnare al segretario generale dell'Onu Kofi Annan il controllo sui beni di carattere umanitario e così prorogato di altri 45 giorni; sarebbe scaduto il 12 maggio.
Il piano 'Petrolio in cambio di cibo' fu istituito nel 1996 per consentire agli iracheni, piegati già da sei anni di embargo, di vendere all'estero il proprio greggio per comperare generi di prima necessità, il tutto sotto la supervisione dell'Onu. Allo scoppio della guerra, Annan decise di sospendere il programma e da allora Baghdad non ha più venduto petrolio, in mancanza di un governo riconosciuto che possa firmare contratti. Restano però accantonati 13 miliardi di dollari, un miliardo dei quali può essere usato per far arrivare subito alla popolazione cibo e medicinali.

Resta il problema della revoca delle sanzioni -La proroga di oggi è quindi più che altro un fatto tecnico, mentre continua la discussione sull'opportunità di revocare del tutto le sanzioni all'Iraq. Su questo il Consiglio di sicurezza è diviso: gli Stati Uniti hanno chiesto la revoca immediata e completa, mentre la Russia chiede che prima siano riprese e completate le ispezioni agli arsenali iracheni e la Francia è favorevole a una sospensione temporanea.

(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 20:00)

 

Annan punge USA e Gb: "Guerra non autorizzata dall'ONU, ora rispettino la convenzione di Ginevra"

Ginevra 24 aprile 2003 - "Spero che la coalizione darà l'esempio chiarendo che intende agire nel pieno rispetto delle norme contenute nella Convenzione di Ginevra e dell'Aja per ciò che riguarda il trattamento dei prigionieri". Gioca in casa, il segretario generale delle Nazioni Unite, e davanti alla Commissione dell'Onu per i diritti umani riunita per la sessione annuale non rinuncia ad una stilettata a Washington. Tanto che l'ambasciatore americano alle Nazioni Unite a Ginevra, irritato, convoca subito i giornalisti per una dichiarazione.  Annan ha ricordato il durissimo scontro diplomatico che ha preceduto la guerra a Saddam: la decisione di Stati Uniti e Gran Bretagna "di sferrare l'attacco senza l'autorizzazione specifica del Consiglio di sicurezza ha creato profonde divisioni che dovremo superare se vogliamo far fronte in modo efficace non solo a quanto accade in Iraq, ma anche ad altre importante sfide internazionali", ha detto, lasciando capire che la guerra in Iraq non aveva per l'Onu presupposti di legalità.
Appena Annan ha lasciato la sala, Kevin Moley e il capo della delegazione statunitense Jean Kirkpatrick hanno detto ai giornalisti che "ci sembra quanto meno singolare che il segretario generale abbia ritenuto di dover portare questo tema alla nostra attenzione. Gli angloamericani hanno chiarito dal primo giorno, non solo con le parole ma anche attraverso le azioni, che rispettano il diritto internazional e dunque è stupefacente che ci richiami a questo". Quanto alla legittimità dell'intervento in Iraq, il diplomatico Usa non ha risparmiato altre critiche ad Annan: "Il segretario generale dovrebbe sapere più di chiunque altro che ci sono state autorizzazioni specifiche", ha dichiarato Moley, citando le risoluzioni 678, 687 e 1441. Pertanto  "questa è una madornale distorsione dei fatti". Ancora più dura la Kirkpatrick: "E' stato un errore molto grave quello di Annan".  Nel suo intervento Annan ha detto anche di augurarsi che le forze della coalizioni dimostrino "attraverso le loro azioni che accettano le responsabilità di potenze occupanti per quanto riguarda l'ordine pubblico, la sicurezza e il benessere della popolazione civile" e che "cominci ora in Iraq una nuova era di rispetto dei diritti umani".

(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 15:40)

 

CONSIGLIO ONU PROROGA POTERI ANNAN SU PROGRAMMA PETROLIO-CIBO

NEW YORK 24 Apr - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha prorogato fino al 3 giugno le modifiche al programma petrolio-cibo che autorizzano il segretario generale Kofi Annan a gestirne i contratti umanitari. Il 3 giugno e' la data in cui il programma arriva alla sua naturale scadenza.
GARNER: FORMAZIONE GOVERNO INIZIA LA PROSSIMA SETTIMANA - Il processo di formazione di un governo iracheno iniziera' la prossima settimana, ha detto oggi a Baghdad il capo dell'amministrazione provvisoria americana Jay Garner secondo il quale per quella data alcuni ministeri potrebbero ricominciare a funzionare. Garner ha anche annunciato che le forze anglo-americane in Iraq hanno fatto ripartire una parte della produzione petrolifera e di gas nel nord e nel sud dell'Iraq per rispondere ai bisogni degli iracheni.
RUMSFELD, NO A GOVERNO ''TEOCRATICO'' - Gli iracheni saranno liberi di decidere la forma di governo che vogliono, purche' non sia ''una teocrazia di stile iraniano'': lo ha detto il segretario alla difesa americano Donald Rumsfeld, in un'intervista alla Ap.
Nell'intervista, Rumsfeld ha anche detto che progetta di recarsi a Baghdad presto e che la lista dei gerarchi del regime ricercati non si esaurisce nei 55 del mazzo di carte distribuito alle truppe: ''Abbiamo, in realta', una lista di circa 200 persone''. Con il mazzo di carte, ''volevamo separare il peggio del regime dal resto, sperando che gli altri venissero allo scoperto''. Senza indicare quanto a lungo le truppe americane resteranno in Iraq, Rumsfeld ha detto: ''Il prossimo passo e' vedere che il popolo iracheno cominci a essere coinvolto nella gestione delle sue comunita' e nello sviluppo d'un governo nazionale'', anche se l'insediamento di un'Autorita' provvisoria dovra' avvenire con prudenza e con pazienza. ''Ci sara' l'inizio di un'Autorita' provvisoria presto. Ma non so cosa 'presto' significhi. E' un po' presto per essere impazienti e, quindi, non posso essere impaziente, anche se e' naturale essere impazienti, volere che gli iracheni si governino da soli''.
KHARRAZI, GOVERNO DI TUTTI CON SUPERVISIONE ONU - L'Iran non vuole un governo sciita in Iraq, ma un esecutivo in cui ''tutti abbiano diritto a essere rappresentati'', sciiti, sunniti e diversi gruppi etnici. E questo governo deve essere costituito ''sotto la supervisione dell'Onu''. Lo ha detto oggi il ministro degli esteri Kamal Kharrazi. Kharrazi ha tuttavia sottolineato il ruolo ''importante'' avuto dal clero sciita nel guidare i fedeli in queste settimane di vuoto di potere dopo la caduta del regime di Saddam Hussein.
LUNEDI' A BAGHDAD TECNICI PER OSPEDALE ITALIANO - Lunedi' prossimo giungeranno a Baghdad i primi tecnici italiani incaricati di installare un ospedale da campo da cento posti letto, diviso in ventisette reparti, con camere operatorie, sala di rianimazione, laboratori d'analisi. Lo ha riferito, interpellato sulla questione, l'ambasciatore Antonio Badini, coordinatore della task-force italiana per la ricostruzione e gli aiuti umanitari in Iraq. L' ospedale avra' in tutto 72 unita', per un costo complessivo di un miliardo e mezzo di vecchie lire al giorno.
RIAPERTA SEDE DIPLOMATICA ITALIANA A BAGHDAD - Questa mattina a Baghdad, l'ambasciatore Gianludovico De Martino di Monte Giordano ha riaperto la sezione d'interessi chiusa alla vigilia della guerra. Lo ha reso noto l'ambasciatore Antonio Badini, coordinatore della task-force italiana per la ricostruzione e gli aiuti umanitari in Iraq.
SU RUOLO SISMI LETTA RIFERIRA' AL PARLAMENTO - Il sottosegretario alla Presidenza, con delega per i servizi segreti, nell'incontro del 13 maggio, peraltro programmato da tempo, riferirà al Comitato parlamentare di controllo sui problemi della sicurezza internazionale e anche sull'attività del Sismi nello scenario iracheno. Lo ha riferito il presidente del COPACO, Enzo Bianco.
VERTICE PUTIN-BLAIR A MOSCA IL 29 APRILE - Il primo ministro britannico, Tony Blair, compira' una visita a Mosca il 29 aprile prossimo e sara' ricevuto al Cremlino dal presidente russo, Vladimir Putin. Si trattera' di una visita di alcune ore e sara' il primo faccia a faccia tra Putin e Blair dopo la guerra in Iraq.
USA: QUATTRO COLPI CONTRO EX APPARATO DEL REGIME - Nel giro di poche ore, le forze militari americane in Iraq hanno accorciato di tre nomi la lista dei 55 super-ricercati del regime di Saddam Hussein e hanno catturato un quarto personaggio importante, un esponente dell' intelligence che non figurava nell'elenco, ma che forse conosce i nomi delle spie irachene negli Usa. Il mazzo di carte dei 'most wanted', creato dal Pentagono per raccogliere nomi e foto degli esponenti del vecchio governo di Baghdad ricercati, si e' alleggerito ulteriormente. Adesso un quinto del mazzo, 11 carte su 55, e' composto da persone che si trovano nelle mani degli americani. A consegnarsi ai soldati Usa o a finire in manette nel corso di operazioni delle forze speciali sono stati, nella giornata di mercoledi', l'ex comandante dell'Aviazione militare, Muzahim Saab Hassan al Tikriti, numero 10 della lista ('regina di quadri' nel mazzo); il generale Zuhayr al Naqib, ex direttore dell'intelligence militare (numero 21, '7 di cuori'); l'ex ministro del Commercio Mohammed Mehdi Saleh (numero 48, '6 di cuori'); Salim Said Khalaf Al Jumayli, che non figurava nel mazzo, presunto ex capo del desk americano dell'intelligence irachena.
JONES: NATO E' IN GRADO DI SVOLGERE QUALSIASI COMPITO IN IRAQ -Anche se non e' stato impartito alcun ordine politico di pianificazione, la Nato e' in grado di svolgere qualsiasi tipo di missione in Iraq. Lo ha affermato oggi il generale James Jones, Comandante supremo delle forze alleate in Europa, in una conferenza stampa a Mons (Belgio). In una conferenza stampa tenuta al Quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa (Shape), Jones ha sottolineato che ''non avendo ricevuto alcun incarico'' a questo proposito, ''sarebbe inopportuno da parte mia fare illazioni sul tipo di contributo che Shape e la struttura di comando alleata potrebbe giocare''. ''Questa - ha aggiunto riferendosi alla Nato - e' un'organizzazione molto capace'' e sta per giocare ''un grande ruolo in Afghanistan'', come gia' fa nei Balcani e nel Mediterraneo, ''il tutto in maniera simultanea'': insomma ''abbiamo molte capacita' per fare molte cose differenti che l'Alleanza vuole fare, in Iraq o in qualsiasi altro posto. ''Abbiamo abbastanza cose nella cassetta degli attrezzi'', ha detto il generale statunitense sottolineando che ''la Nato sa cosa fare in missioni di peace-keeping e di altro tipo''. ''Possiamo dire ai nostri leader politici cosa possiamo e cosa non possiamo fare in un lasso di tempo molto breve'', ha affermato Jones. Il rafforzamento del suo ruolo in Afghanistan, ha detto ancora il generale ex-comandante dei marines, dimostra che ''la Nato vuole avere una capacita' non in senso solo regionale ma globale'', ha ricordato il generale.
NATO: 2000 UOMINI PER FORZA REAZIONE RAPIDA - La nascente forza di reazione rapida della Nato sara' composta inizialmente di quasi 2000 uomini, dotata di mezzi aerei e terrestri e avra' una capacita' di rimanere azione in maniera autonoma per un periodo di 15-30 giorni. Jones ha confermato che conta di veder pronta questa unita' gia' per il prossimo ottobre. L'annuncio ufficiale, ha precisato, verra' fatto comunque solo a giugno.

(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 15:30)

 

CONTNUA LA POLEMICA USA - ONU

VIENNA 23 Apr - Prosegue la partita diplomatica fra Palazzo di vetro e Casa Bianca. Gli ispettori Onu sono le sole persone ad avere l'autorità e la competenza per poter appurare il disarmo dell'Iraq. Lo dichiara oggi da Vienna il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. E' una risposta secca agli Usa: Washington non ha l'autorità e il diritto di dare una risposta definitiva sulle armi proibite di Saddam Hussein. Nel ribadire che l'eventuale disarmo dell'Iraq può essere certificato solo dagli
ispettori, Annan non esclude però che le risoluzioni Onu sul paese possano essere modificate in modo da tener conto della caduta del regime iracheno. "Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza - dice Annan facendo implicito riferimento alla possibilità di revocare le sanzioni economiche - devono essere certificate d agli ispettori".

(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 14:00)

 

Powell: Francia subirà conseguenze per sua posizione. De Villepin: fedeli al diritto internazionale

Washington 23 aprile 2003 - Il segretario di Stato americano Colin Powell, intervistato da una Tv americana, ha detto che Parigi subirà delle conseguenze per la sua opposizione al conflitto in Iraq.   
Nonostante  l'apertura francese di ieri con il parere favorevole ad una sospensione delle sanzioni Onu all'Iraq di cui gli Usa chiedono la revoca, il segretario di Stato americano ha definito non "utile" il ruolo svolto dalla Francia. "Rivedremo i nostri rapporti" ha detto Powell.  
Dalla Turchia, dove è in visita, il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin replica e difende  la posizione francese che definisce  fedele ai principi del diritto internazionale. Anche nel futuro, ha aggiunto De Villepin, "continueremo ad agire in tutte le circostanze in questo modo". 
"Per tutto la fase della crisi irachena - ha detto il capo della diplomazia francese - la Francia, che al suo fianco aveva la grande maggioranza della comunità internazionale, ha agito in accordo con le sue convinzioni e con i suoi principi per difendere il diritto internazionale".

(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 13:00)

 

ARMI CHIMICHE: BLIX ATTACCA GLI USA

NEW YORK 23 Apr - Per Hans Blix, il capo degli ispettori dell'Onu, "e' evidente che in Iraq non siano ancora state trovate armi di distruzione di massa", cosi' come e' evidente che "le informazioni fornite al riguardo
dall'intelligence americano non sono sufficienti a provare la presenza di ordigni chimici e batteriologici nel paese". E' questa la nuova stoccata alla Casa Bianca da parte di Blix, durante un incontro con la stampa al termine del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Tra Blix e gli Stati Uniti si e' sollevata da due giorni una polemica in merito a chi debba condurre la ricerca di armi chimiche in Iraq. Per gli Stati Uniti - che hanno ribadito con forza questa convinzione tramite il proprio rappresentante all'Onu John Negroponte - e' un compito che spetta a loro, mentre Blix ha affermato che un'operazione condotta dalle Nazioni Unite godrebbe di un maggiore riconoscimento internazionale. Il diplomatico ha pero' evitato di rompere
completamente i ponti con l'amministrazione Bush, affermando che e' possibile una cooperazione tra i suoi ispettori e il personale americano impegnato nella caccia alle armi di distruzione di massa.

(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 10:00)

 

Annan: la guerra è stata una sfida all'Onu

New York 22 aprile 2003 - "Le Nazioni Unite hanno attraversato gravi crisi anche in precedenza e spero che riusciremo ad uscire anche da questa". A dirlo è il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan.
"L'Onu è stato sfidato" dalla guerra, ma la cosa "importante" è che gli "Stati membri mettano da parte le divisioni che la crisi irachena ha fatto emergere".
E' importante "andare oltre" queste divisioni perché "vi sono altre importanti situazioni di crisi e la comunità internazionale e l'agenda internazionale chiedono che queste emergenze vengano affrontate al più presto".
Viviamo "in un mondo interdipendente". Le crisi sono diverse e vanno dal Medio oriente, all'Afghanistan, dalla povertà al terrorismo, dall'Aids, alla Sars.
Se non sapremo essere all'altezza di questo fatto "credo che saremo costretti a pagare un prezzo elevato".

(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 14:10)

 

Oggi Consiglio di Sicurezza Onu, Blix: guerra fondata su molte prove "false"

Londra 22 aprile 2003 - Grande attesa per la riunione di questo pomeriggio, le 16.30 in Italia, del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L'argomento su proposta della Russia, è il ritorno degli ispettori Onu in Iraq per verificare definitivamente se ci siano o meno armi di distruzione di massa. Nel corso della riunione verrà ascoltato il capo degli ispettori Hans Blix, che si è detto pronto a tornare in Iraq. Gli Stati uniti sono contrari al ritorno degli ispettori e chiedono invece la revoca delle sanzioni.  
E nel giorno in cui tornerà a parlare davanti al Consiglio di Sicurezza Onu, il capo degli ispettori Unmovic Hans Blix rilascia un'intervista dai toni durissimi alla Bbc. Nei mesi scorsi, dice il diplomatico svedese, gli Usa hanno fatto di tutto per screditare il ruolo suo e degli altri ispettori Onu.
Il capo degli ispettori dell'Onu, Hans Blix, ha messo anche in dubbio l'autenticità delle prove dell'esistenza in Iraq di armi di distruzioni di massa su cui Gran Bretagna e Stati Uniti hanno basato il loro intervento militare. "Ritengo sia stato uno degli elementi fastidiosi il
fatto che così tante prove su cui le capitali hanno fondato le loro argomentazioni fossero traballanti", ha dichiarato in un'intervista alla Bbc trasmessa nel giorno in cui Blix torna a comparire davanti al Consiglio di sicurezza per discutere di una possibile ripresa delle ispezioni. 
Blix ha chiarito di non voler accusare Londra e Washington di aver falsificato le prove: "Ma non disturba l'idea che servizi segreti con tutti i mezzi tecnici a loro disposizione non abbiano scoperto che quelle prove erano false?", si è chiesto. "A me disturba davvero molto, chi ha falsificato le prove?".
E nel suo j'accuse, Blix non risparmia neppure il segretario di Stato Usa Colin Powell. Molte delle prove da lui presentate in Consiglio si sono rivelate inconsistenti. Blix, spietato, nonostante il tono apparentemente conciliante, dice di Powell: "non dubito della sua sincerità... non poteva controllare tutto".

(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 12:00)

 

Blix chiede il ritorno degli ispettori Onu

New York 22 aprile 2003 - Il capo degli ispettori dell'Onu, Hans Blix, ha detto ieri che le equipe delle Nazioni Unite devono tornare in Iraq per verificare in maniera indipendente la scoperta eventuale di armi di distruzione di massa. Gli Stati Uniti hanno però annunciato che non vedono quale ruolo gli ispettori dell'Onu possano svolgere nell'immediato.
"Penso che sarebbe saggio per loro di avere una verifica indipendente, che apporterebbe un'alta credibilità ha dichiarato il capo della commissione di controllo dell'Onu, interpellato sulla possibile scoperta a sud di Baghdad di attrezzature che potrebbero essere utilizzate nella fabbricazione di armi chimiche.
"Non vediamo nell'immediato alcun ruolo per il dottor Blix e le sue equipe" ha da parte sua detto Richard Grenell, portavoce di John Negroponte, l'ambasciatore americano presso le Nazioni Unite.
Oggi Blix deve intervenire al Consiglio di Sicurezza su una eventuale ripresa delle ispezioni. Ha gia' detto che gli ispettori sono pronti a tornare in Iraq.
La Russia ha da parte sua chiesto che le equipe delle Nazioni Unite terminino le loro ricerche e certifichino che le armi nucleari, chimiche e biologiche dell'Iraq sono state eliminate, come pure i missili a lunga gittata in grado di trasportarle, come esigeva la risoluzione 1441 dell'Onu.
L'ambasciatore russo Gennady Gatilov ha dichiarato che la presenza di "un organo internazionale obiettivo" è necessaria per "accertare la situazione" in Iraq.

(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 07:30)

 

L'Iran chiede al vertice dell'Opec un rappresentante iracheno riconosciuto dall'Onu

Teheran 21 aprile 2003 - Solo un governo riconosciuto dalle Nazioni Unite potrà rappresentare l'Iraq nel vertice straordinario dell'Opec che si terrà giovedì prossimo a Vienna. Lo sostiene - stando a quanto riporta il quotidiano Aftab-e Yazd - il ministro del petrolio iraniano, Bijan Zanganeh, secondo cui "l'amministrazione Usa non può rappresentare l'Iraq all'Opec".
"Solo un governo riconosciuto dalle Nazioni Unite - ha detto il ministro  dell'Iran - come un legale governo iracheno può rappresentare l'Iraq all'Opec. Un ex generale iracheno che ha trascorso molti anni in esilio negli Stati Uniti e che si era autoproclamato governatore di Baghdad, ha annunciato che guiderà la delegazione irachena; secondo delle fonti, la delegazione, composta anche da membri del deposto governo di Saddam Hussein, dovrebbe arrivare a Vienna mercoledì.
Rappresentanti degli Stati Uniti hanno però espresso la possibilità che nessuno rappresenti l'Iraq alla riunione di giovedì; una fonte Opec la scorsa settimana ha riferito che il cartello avrebbe invitato il ministro del petrolio del passato regime, presente nella lista dei ricercati Usa.
Secondo il ministro iraniano, l'Opec dovrebbe trovare un accordo per mantenere il prezzo del greggio compreso tra 22 e 28 dollari a barile e tutti i paesi che hanno aumentato la produzione dovrebbero essere i primi a tagliarla.

(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 11:30)

 

IMMINENTE RIENTRO ISPETTORI ONU IN IRAQ

NEW YORK 18 Apr - Gli ispettori delle Nazioni Unite potrebbero essere di nuovo in Iraq nel giro di un paio di settimane, una volta ottenuta l'autorizzazione in tal senso del Consiglio di Sicurezza. Lo ha dichiarato il loro capo, Hans Blix, in un'intervista rilasciata al network pubblico britannico 'Bbc'. Anzi, a detta del diplomatico svedese che dirige l'Unmovic, la Commissione Onu di Monitoraggio, Verifica e Ispezione, un giorno gli stessi americani saranno soddisfatti di un ritorno al lavoro degli ispettori. «Siamo pronti ad andare in qualsiasi momento il Consiglio di Sicurezza decida», ha affermato Blix. «Gli ispettori sono ancora sotto contratto», ha spiegato. «Ora si trovano a casa loro, nei rispettivi Paesi d'origine, e perchè essi rientrino a Baghdad occorrerebbero circa due settimane». Gli ispettori dovrebbero affiancare le truppe alleate nella ricerca delle armi chimiche e biologiche di Sadaam Hussein, di cui fino ad oggi sono state trovate solo vaghe tracce, secondo quanto ammesso anche dal responsabile della Difesa Usa Donald Rumsfeld.

(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 14:00)

 

Bush: "La lotta al terrorismo non è finita a Baghdad, ma l'altra priorità ora è far ripartire l'economia"

Washington 15 aprile 2003 - "Abbiamo le truppe ancora in zona di combattimento: ne siamo molto orgogliosi, sono uomini e donne che si sacrificano per la pace, il mondo ha visto di cosa siano capaci. Hanno portato la libertà al popolo iracheno". Dal giardino delle rose della Casa Bianca, sotto un sole primaverile, il presidente americano George W. Bush parla ad un ristretto pubblico di imprenditori della situazione economica americana, ma anche di guerra: le due "priorità di questa amministrazione". E promette: "Finiremo il nostro lavoro nella lotta al terrorismo, introdurremo subito sgravi fiscali per far ripartire l'economia".
Le scommesse dell'economia americana - "L'economia ha un grande potenziale non sfruttato, il popolo americano ha il talento per sfruttare questo potenziale - ha detto Bush - Ecco perché sono ottimista. Abbiamo bisogno di 550 miliardi di dollari di sgravi fiscali per far crescere la nostra economia. Gli imprenditori ne hanno bisogno adesso, perché chi cerca lavoro lo possa trovare. Lo spitito americano è poter avviare un'attività in proprio, poter avere successo e dare lavoro agli altri".
Libereremo ogni angolo dell'Iraq - "Il primo giorno del nuovo Congresso - ha continuato Bush - ho descritto ad un gruppo di businessmen due grossi problemi per l'America: la lotta al terrorismo e il rilancio dell'economia, come renderla vigorosa. E queste restano le due priorità della mia amministrazione. In Iraq il regime di Saddam Hussein non esiste più. Un mese fa quel Paese era prigione per il proprio popolo, riserva di armi, rifugio per i terroristi: oggi non lo è più, questi sono giorni positivi per l'umanità. La nostra vittoria è certa, ma non ancora completa. Restano nel Paese elementi disperati che resistono, che andremo ad annientare, per liberare ogni angolo dell'Iraq".
La lotta al terrorismo non finisce a Baghdad - "Ora inizia il compito difficile: aiutare gli iracheni a costruire un Iraq libero e stabile. Aiuteremo  gli iracheni a ripristinare i servizi di base, a distruggere le armi di struzione di massa, a eleggere un governo rappresentativo che rispetti i diritti umani - ha proseguito Bush - La nostra vittoria in Iraq sarà un avanzamento crucialoe nella guerra contro il terrorismo, ma questa guerra continua, la nostra nazione è ancora minacciata, i nostri alleati sono minacciati. Gli USA e la coalizione si difenderanno, e porteremo a compimento quello che abbiamo iniziato". 
Riavviare gli USA alla crescita economica - "Ora la priorità del governo è incoraggiare la prosperità e nuovi posti di lavoro. Il dibattito è su cosa è necessario alle piccole imprese, ai lavoratori: un mese fa si era parlato di un rallentamento dell'economia - ha aggiunto ancora Bush - La situazione è la stessa, ma sappiamo che la crescita sarà raggiunta. E il modo migliore è approvare sgravi fiscali immediati. Che non solo utili fra 3 o 5 anni: potrebbero esserlo, ma oggi sonop molto più utili. Il modo migliore per ridurre il deficit pubblico è quello di far ripartire l'economia, e lo faremo".

(Aggiornato il 15 Aprile 2003 ore 17:30)

 

Le accuse americane alla Siria preoccupano Kofi Annan

New York 15 aprile 2003 - Si fanno sempre più difficili i rapporti tra Stati Uniti e Siria. Washington è tornata  ad accusare Damasco di possedere armi chimiche e di proteggere uomini dell'ex regime iracheno. Gli Stati Uniti minacciano il ricorso alle sanzioni contro uno stato che definiscono" terrorista". Ma la Siria respinge le accuse e si dice pronta ad accettare ispezioni.  Le critiche degli Stati Uniti alla Siria, accompagnate dalla minaccia di sanzioni, stanno suscitando un'andata di reazioni negative, accompagnata dal timore di un nuovo sussulto di tensione in Medio Oriente.   
Le accuse degli Stati Uniti
 - L'Amministrazione di Washington rimprovera al governo di Damasco di dare ospitalità e copertura a membri del regime di Saddam Hussein; di avere fornito, durante la guerra, materiale bellico e uomini in armi all'Iraq; di disporre di armi di distruzione di massa bio-chimiche e di finanziare e proteggere il terrorismo internazionale. Gli Stati Uniti chiedono "cooperazione" alla Siria, lasciano planare la minaccia di sanzioni, ma non ipotizzano azioni militari. La Gran Bretagna, principale alleata Usa nella guerra in Iraq, non condivide la posizione americana.   
Le reazioni - La Francia critica. Il Canada pensa che Washington dovrebbe portare le accuse contro Damasco al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, cui spetta valutare la situazione ed eventualmente adottare una risoluzione. 
Il premier britannico Tony Blair, parlando ieri alla Camera dei Comuni, ha negato che ci sia un progetto di invasione della Siria. Sulla stessa linea anche  il ministro degli Esteri britannico,  Jack Straw, che  ha evitato di far propria la definizione della Siria come "Stato canaglia", usata ieri dalla Casa bianca.
La preoccupazione di Kofi Annan - E' sulla stessa linea Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, preoccupato che l'ondata di attacchi degli Stati Uniti alla Siria possa ulteriormente destabilizzare il Medio Oriente dopo lo 'choc' della guerra in Iraq non ancora conclusasi. 
Le preoccupazioni di Annan, in viaggio per l'Europa, dove parteciperà al Vertice dell'Ue ad Atene, sono state espresse da un portavoce del Palazzo di Vetro a New York: c'è il timore che "le recenti dichiarazioni contro la Siria provochino un'ulteriore destabilizzazione di una regione già duramente colpita dal conflitto in Iraq". Annan "ribadisce con forza il punto di vista che ogni pretesa minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali debba essere trattate in conformità con la Carta dell'Onu" e, quindi, nell'ambito delle Nazioni Unite.

(Aggiornato il 15 Aprile 2003 ore 07:50)

 

Blair ai Comuni:"Era una guerra giusta, siamo vicini alla fine. Ora la sfida è la pace in Medio Oriente"

Londra 14 aprile 2003 - "Ci assumiamo le responsabilità di questa guerra". Parla chiaro, di fronte ai deputati della Camera dei Comuni, il premier britannico Tony Blair. E ammette che "in Iraq permangono aree che non sono sotto il nostro controllo. Ma circa 2000 unità di forza di polizia sono già operative a Baghdad, molti ospedali sono di nuiovo funzionanti, molti residenti stanno rientrando nella capitale". Quanto alle armi di struzione di massa, "stiamo cercando di fare il possibile per cercare dove siano nascoste, stilando un elenco di 5mila persone che hanno lavorato a progetti legati a queste armi del governo iracheno".
Iraq agli iracheni - "Siamo responsabili per il futuro dell'Iraq - ha detto Blair illustrando le tappe della democratizzazione irachena - Avremo un'autorità ad interim altamente rappresentativa che progressivamente assumerà le funzioni di governo, prima della nascita di un vero e proprio esecutivo, della redazione di una nuova Costituzione irachena, di libere elezioni. tutto quello che possiamo fare è dare un futuro migliore, prospero, al popolo iracheno. Che non ha bisogno di essere gestito da noi, dagli USA o dalle Nazioni Unite".
ONU e Medio Oriente - "Sono impegnato affinché l'ONU possa avere un ruolo più importante in futuro, e questa sarà la nostra sfida nel futuro - ha detto ancora Blair -  Siamo vicini alla fine del conflitto, ma la sfida della pace comincia proprio adesso, con la responsabilità di riportare la pace nella Regione medio orientale. Ma dobbiamo riconoscere che la nostra causa era giusta, la nostra vittoria è giusta".

(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 16:40)

 

Siria pronta ad accettare ispezioni su armi chimiche. Solana agli Usa: massima cautela

Lussemburgo 14 aprile 2003 - La Siria è pronta ad accettare ispezioni per accertare la eventuale presenza di armi chimiche sul proprio territorio. Lo ha detto oggi la portavoce del ministero degli esteri a Damasco, Buthaina Shabaan. 
Solana invita alla cautela - Dopo il ministro degli esteri Jack Straw, anche il rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Javier Solana invita gli Usa alla massima cautela sul possibile allargamento del conflitto alla Siria, come minacciato dai vertici americani. Solana si è detto preoccupato per la crescente tensione in Medio oriente dopo l'avvertimento lanciato dagli Stati Uniti alla Siria in merito ad un possibile aiuto ai leader iracheni in fuga dopo la caduta di Saddam. Solana, nel corso del meeting dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, ha invitato gli Usa ad "abbassare i toni" con la Siria ritenendo che "in un momento così difficile è più utile raffreddare la situazione. "La regione sta andando verso un processo davvero difficile: penso che sarebbe meglio fare dichiarazioni costruttive, per cercare di calmare la situazione" ha affermato.

(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 11:30)

 

SHARON: ISRAELE E' PRONTO A RIMUOVERE GLI INSEDIAMENTI

TEL AVIV 14 Apr - Il primo ministro israeliano Ariel Sharon non attende la presentazione dell'itinerario di pace (road map) del Quartetto per la fine del conflitto con i palestinesi e ora allude chiaramente a uno sgombero di insediamenti e a rinunce a territori legati alla storia ebraica in Cisgiordania in cambio di una vera pace con i palestinesi.
Forse anche su sollecitazione del Ministero degli Esteri, che da tempo preme perche' Israele prenda iniziative volte a creargli un clima diplomaticamente piu' favorevole, Sharon, in un'intervista esclusiva e per diversi aspetti sorprendente al giornalista Ari Shavit del quotidiano Haaretz, si e' questa volta sbottonato assai piu' che in passato, porgendo un ramo d'olivo ai palestinesi e ammettendo che la nascita di un loro Stato e' realisticamente inevitabile.
Nell'analisi del primo ministro, la caduta del regime di Saddam Hussein in Iraq ad opera delle forze anglo-americane sta avendo in Medio Oriente un effetto sconvolgente che potrebbe avvicinare la soluzione del conflitto israelo-palestinese ''piu' rapidamente di quanto si creda''.
C'e' ora -ha detto- l'occasione per creare un differente rapporto tra Israele e i paesi arabi e i palestinesi che non deve essere sprecata.
A questo fine, e a condizione che i palestinesi siano disposti a una vera pace duratura, Israele ''sara' pronto a compiere passi molto dolorosi'', pur senza scendere a compromessi sulla sua sicurezza.
Per la prima volta Sharon ha spiegato che le ''dolorose concessioni'' riguardano aree che sono ''la culla del popolo ebraico''. ''Tutta la nostra storia -ha detto- e' legata a questi posti: Betlemme, Shiloh, Bet El e io so che dovremo separarci da alcuni di questi posti''. Shiloh e Bet El sono due insediamenti in Cisgiordania.
Nel ricordare di appartenere a una generazione che ha visto la nascita di Israele, il premier e' parso quasi divenire sentimentale: ''Io ho ormai 75 anni e non ho altre ambizioni politiche oltre la posizione che occupo e il mio scopo e' ora di portare questa nazione alla pace e alla sicurezza''.
Le concessioni che Israele fara', ha precisato, sono pero' legate all'espressa rinuncia dei palestinesi al diritto al ritorno dei loro profughi nello Stato ebraico e al loro riconoscimento del diritto degli ebrei a uno Stato nella loro patria biblica.
Il premier ha detto che uno sguardo realistico alla situazione indica che ci sara' uno Stato palestinese, anche perche' ''non penso che noi dobbiamo regnare su un altro popolo e non ne abbiamo la forza...''.
A proposito dell' itinerario di pace, Sharon ha confermato che Israele non lo contestera' se sara' in armonia con i principi delineati dal presidente George W. Bush il 24 giugno 2002. Tuttavia ha una quindicina di riserve sull'ultima bozza dell'itinerario che ha ricevuto.
Israele vuole maggiori garanzie nel campo della sicurezza, insiste perche' ciascuna delle fasi dell'itinerario sia completamente soddisfatta prima di passare a quella successiva. Anche la questione del diritto al ritorno, ha detto, ''e' sicuramente un problema''.
Le affermazioni di Sharon hanno avuto ampia eco in Israele: l'opposizione laburista le ha favorevolmente giudicate, mentre i partiti di estrema destra, membri della coalizione, le hanno condannate, minacciando una crisi di governo se dovessero concretizzarsi.
I palestinesi, a loro volta, hanno detto di volere da Sharon ''fatti e non parole''. Nabil Abu Rudeina, consigliere di Yasser Arafat, ha detto che sono affermazioni ''poco serie'' e ha avvertito che i palestinesi si opporranno a ogni tentativo di modificare l'itinerario di pace per soddisfare le richieste di Israele.

(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 01:30)

 

 

Anche la stampa Usa chiede a Bush una ricostruzione con l'Onu

New York 13 aprile 2003 - Anche la stampa americana chiede all'Amministrazione Bush di coinvolgere le Nazioni Unite nella ricostruzione irachena, e diffida dal confondere la vittoria in Iraq con il trionfo della dottrina degli "attacchi preventivi" difesa dalla Casa Bianca.
Washington Post - "L'ondata di saccheggi che ha investito Baghdad dimostra una verità che l'Amministrazione ha fatto fatica ad accettare: gli Stati Uniti non potranno gestire da soli il dopoguerra in Iraq", si legge in un editoriale del Washington Post, secondo il quale per George W. Bush sarà necessario consultarsi con le Nazioni Unite e con gli alleati sul modo di condurre la ricostruzione "ed offrire un ruolo a coloro che vorranno cooperare".
New York Times - Sulla stessa linea il New York Times, che invita l'Amministrazione a rinunciare ad ogni velleità bellica nei confronti di altri Stati considerati una minaccia, in base ad una dottrina dell'attacco preventivo che "sembra allontanarsi dalla tradizione storica dell'America, che consiste nella cooperazione con gli altri Paesi per il mantenimento della pace ed a non ricorrere alla forza se non quando la sua sicurezza venga direttamente minacciata".
"Una dottrina che sostiene di promuovere la felicità ma non fa che propagare il risentimento rappresenta una sconfitta, indipendentemente dal numero di statue che vengono demolite", conclude l'editoriale del Nyt.

(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 11:30)

 

SHARON: DOPO IRAQ AUMENTATE POSSIBILITA' DI PACE

GERUSALEMME 13 Apr - Il primo ministro israeliano Ariel Sharon ritiene che il conflitto in Iraq abbia dato una scossa all'intero Medio Oriente che ''da' ora la possibilita' di arrivare a un accordo con i palestinesi prima di quanto si creda''. In un'intervista esclusiva al giornalista Ari Shavit apparsa sul quotidano Haaretz, il primo ministro israeliano ha rilasciato una serie di dichiarazioni insolitamente concilianti circa la costituzione di uno stato palestinese e le ''dolorose concessioni'' che Israele e' disposto a fare per arrivare alla fine del conflitto.
Le dichiarazioni del premier hanno avuto ampia eco in tutto il mondo politico israeliano.
Secondo il premier, dopo l' Iraq, ''c'e' ora l'occasione di creare un differente rapporto tra noi e gli stati arabi e tra noi e i palestinesi. E' un'occasione che non va sciupata e che io intendo esaminare con la massima serieta'''.
Pur ribadendo che Israele non fara' concessioni sulla sua sicurezza e in risposta a una domanda circa l'eventuale sgombero di insediamenti ebraici in Cisgiordania e nella striscia di Gaza, Sharon ha risposto che se i palestinesi mostreranno di essere davvero intenzionati ad arrivare alla pace, ''noi dovremo fare dei passi che saranno dolorosi per ogni ebreo e per me personalmente'', sottintendendo uno sgombero di insediamenti.
''Io ho ormai 75 anni - ha detto ancora - e non ho altre ambizioni politiche oltre la mia attuale posizione e sento ora che il mio obiettivo e il mio scopo sia quello di dare a questo paese pace e sicurezza''.
Alla domanda se sia davvero disposto ad accettare la nascita di uno stato palestinese nei Territori, Sharon ha risposto: ''Penso che e' cio' che succedera'. Bisogna essere realisti. Alla fine ci sara' uno stato palestinese... non penso che dobbiamo governare su un altro popolo e gestire la sua vita. Non penso che ne abbiamo la forza. E' un peso molto grande sul popolo e solleva questioni etiche e gravi problemi economici''.
''Perche' il conflitto cessi - ha continuato - i palestinesi devono prima di tutto riconoscere il diritto degli ebrei a una madre patria e all'esistenza di uno stato ebraico indipendente nella madre patria del popolo ebreo''. Cio' significa che dovranno anche rinunciare al 'diritto al ritorno' in Israele dei profughi palestinesi.
''Intendo lavorare con uno stato palestinese dal momento in cui si formera'. Non attendero' che sia il mio telefono a squillare'' ha detto Sharon assicurando che l'occupazione delle citta' palestinesi e' temporanea e destinata a cessare.
Per Sharon infine anche dopo la rimozione della minaccia irachena restano altri tre stati che creano ''dei problemi'' per i loro tentativi di procurarsi armi di distruzione di massa, ed essi sono ''la Libia e l'Iran''. L'Arabia Saudita rappresenta inoltre un altro ''problema'' perche', a dire di Sharon, da' ''assistenza a organizzazioni terroristiche''.

(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 10:50)

 

Frattini: prima aiuti umanitari poi invio truppe italiane. Tre reggimenti carabinieri in pre-allarme

Roma 13 aprile 2003 - L'invio di truppe specializzate, come Carabinieri e Genio militare in Iraq, avverrà "in un secondo tempo, mentre gli aiuti alla popolazione devono partire subito, senza aspettare le decisioni dell' Onu. A quella gente manca tutto" afferma il ministro degli Esteri Franco Frattini. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ieri da Torino aveva parlato di tempi strettissimi per l'invio di truppe nel Golfo: "la prossima settimana inizieranno i preparativi" aveva annunciato il premier, facendo capire che il Governo chiederà presto al Parlamento l' ok per l' invio di un contingente di pace

Pre allarme - Tre reggimenti dei carabinieri sono così in preallarme per il prossimo impiego in Iraq: oltre, ovviamente, al reggimento 'Tuscania' di Livorno e ai commandos del Gis, i cui parà sono sempre impiegati nelle missioni italiane all'estero, sono in queste ore mobilitati il reggimento di Laives (Bolzano) e quello di Gorizia. Entrambi fanno parte della seconda Brigata mobile, un'Unita' di recentissima costituzione. Da questi reparti - secondo quanto si è appreso - verranno attinti i 300-400 carabinieri di cui in questo momento è previsto l'impiego in Iraq, anche se il numero - riferiscono fonti militari - è soggetto a possibili aggiustamenti "fino all'ultimo momento".

Attesa - Al Comando generale dell'Arma attendono di conoscere nel dettaglio i 'termini' della missione, vale a dire i compiti e l'ambito di intervento, anche se viene precisato che gli uomini della seconda Brigata mobile comandata dal generale Leonardo Leso sono pronti a scendere in campo "in tempi brevissimi". Un'aliquota consistente di carabinieri verrà certamente impiegata all'interno della polizia multinazionale che il Dipartimento di Stato Usa sta organizzando per mandare in Iraq con il compito di frenare i saccheggi e ripristinare l'ordine pubblico: 1.200 'poliziotti', o preferibilmente militari in grado di operare come forze di polizia, che è poi la caratteristica principale dell'Arma dei carabinieri.

Anche peace keeping - Ma il contributo a questa forza di polizia multinazionale di 1.200 uomini, dovrebbe essere solo una parte - dicono alcune fonti militari - dell'impegno italiano per la ricostruzione dell'Iraq. In campo, infatti, dovrebbe scendere anche un contingente di peace keeping vero e proprio, sul modello di quelli che negli anni si sono alternati in Kosovo. E quindi una forza di fanteria, composta soprattutto da uomini e automezzi dell'Esercito, con relativi assetti specialistici: Nbc, contro la minaccia nucleare, batteriologica e chimica; Eod, per la bonifica delle mine; Genio, per il ripristino di strade, ponti ed altre infrastrutture; Sanita', con ospedali da campo; Carabinieri, per la polizia militare; Logistica e Forze speciali (Col Moschin dell'Esercito e Comsubin della Marina militare). Negli ambienti militari viene dato anche per scontato l'impiego di almeno due aerei C130 dell'Aeronautica militare e relativi equipaggi, per i trasporti di uomini, mezzi e materiali, mentre non si esclude neppure l'apporto di una nave con strutture ospedaliere. Un contingente che complessivamente non dovrebbe superare i 1.500 uomini, considerato che ad oggi i militari italiani fuori area sono già 9.140.

(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 07:40)

 

De Villepin: basta guerra di parole tra Usa e Siria. Observer rivela: prossimo obiettivo Damasco

Washington 13 aprile 2003 - Dopo l'Iraq, toccherà alla Siria. Un ritornello ripetuto da giorni e contro il quale c'è oggi una decisa presa di posizione della Francia. In una visita-lampo a Damasco, il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin ha chiesto che abbia fine quella che ha definito la 'guerra di parole' ingaggiata da Usa e Siria a proposito della guerra sul campo in Iraq, alla quale le autorità siriane si sono sempre opposte strenuamente.

Cautela diplomatica - Mentre però il pari grado Farouq al-Shara ribatteva colpo su colpo alle accuse di connivenza con il vecchio regime di Saddam Hussein pronunciate dagli Stati Uniti, de Villepin ha evitato di entrare nel merito e di esprimere un qualunque appoggio esplicito ai suoi ospiti, onde evitare che si inasprisca ulteriormente l'acceso confronto con Washington, apertosi alla vigilia del conflitto. "Questo è il momento di dare mostra di responsabilità, non di polemizzare", ha tagliato corto il capo della diplomazia francese. Senza grandi risultati, poiché al-Shara ha insistito nel replicare agli americani.

Observer: prossima tappa Damasco - La prossima fase della "guerra al terrore" statunitense potrebbe riguardare le milizie sciite filosiriane di Hezbollah, il che potrebbe implicare un intervento militare contro il regime di Damasco, guidato da Bashir Assad. Come spiega il quotidiano britannico The Observer, l'iniziativa farebbe parte del pacchetto di misure adottate dagli Stati Uniti per persuadere Israele ad appoggiare la nuova "tabella di marcia" per la pace.

Obiettivo: indebolire Hezbollah - La tattica americana di indebolire Hezbollah, considerate un gruppo terroristico dal Dipartimento di Stato, colpendo la Siria è emersa nel corso di alcuni recenti colloqui fra esponenti dell'Amministrazione Bush e diplomatici israeliani, tenuti a Washington. Damasco, insieme all'Iran, finanzia ed arma le milizie, di stanza nel Libano meridionale. Inoltre, secondo fonti dei servizi segreti statunitensi Damasco avrebbe non  solo dato rifugio ad alti dirigenti del regime iracheno, ma custodirebbe anche delle armi di distruzione di massa spostate da Baghdad all'inizio delle ispezioni delle Nazioni Unite.

(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 07:30)

 

Chirac ribadisce a Blair: solo Onu può guidare la ricostruzione

Parigi 12 aprile 2003 - Jacques Chirac ha insistito oggi al telefono con Tony Blair sulla necessità che le Nazioni Unite vengano investite del mandato di insediare un nuovo governo in Iraq. Il presidente francese ha chiamato il primo ministro britannico per ragguagliarlo sui colloqui avuti ieri a San Pietroburgo con il collega russo Vladimir Putin e con il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.

Molti punti di accordo - Secondo la portavoce Catherine Colonna, che ha definito la discussione "molto amichevole", il capo dell'Eliseo ha fatto
presente che solo l'Onu, "che ha la legittimità e l'esperienza necessaria per il compito", può provvedere alla ricostruzione "politica, amministrativa, economica e sociale" dell'Iraq. "Questo - ha sottolineato - è ancor più vero per quanto riguarda l'insediamento del governo iracheno". Secondo la Colonna, la conversazione è stata caratterizzata da "molti punti di accordo".

(Aggiornato il 12 Aprile 2003 ore 21:50)

 

GOVERNO A GIORNI CHIEDERA' VIA LIBERA INVIO SOLDATI

ROMA 12 Apr - ''In settimana chiederemo al Parlamento di poter dare il via ai preparativi''. Lo ha detto Silvio Berlusconi rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano i tempi sull'invio dei soldati italiani in Iraq.
Sul Medio Oriente, Berlusconi ha spiegato di aver parlato, ieri, con il presidente Bush. ''Mi ha assicurato la volonta' - ha spiegato - di lavorare spalla a spalla per risolvere problema con un tavolo che probabilmente si terra' in Italia''. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Torino.

ONU: BERLUSCONI, SERVE RIFORMA CONSIGLIO SICUREZZA - ''Occorre riformare profondamente la struttura dell'Onu'' e quella del Consiglio di Sicurezza perche' e' ''anacronistico'' che abbiano il diritto di veto ''paesi che non rappresentano piu' le potenze del dopoguerra''. Lo ha detto Silvio Berlusconi a Torino. Dopo la guerra in Iraq, ha spiegato il premier, occorre ''ripristinare la credibilita' dell'Onu'' che e' ''caduta'' per le divisioni all'interno del Consiglio di sicurezza. Ma per far questo ''serve anche una riforma profonda dell'Onu e del suo Consiglio di sicurezza''. Nell'organismo esecutivo delle Nazioni Unite, ha affermato Berlusconi, ''hanno ancora il potere di veto 5 paesi che non rappresentano piu' le potenze del dopo guerra. Ne si capisce perche' potenze economiche di primaria rilevanza mondiale abbiano lo stesso peso dell'ultimo paese del globo''.

UE: BERLUSCONI, DOVRANNO ENTRARE ISRAELE E RUSSIA - Nella futura Unione Europea dovranno entrare anche Israele e Federazione Russa. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al convegno della Confindustria a Torino. Berlusconi ha osservato che oggi esiste solo una super potenza, vale a dire gli Stati Uniti, ''e questo non e' utile''. Occorrera' all'ora ridare un ruolo all'Onu ''ma anche all'Europa che deve poter dialogare a livello militare, e quindi anche politico, con l'unica super potenza oggi esistente''. ''E qui - ha proseguito Berlusconi - occorre parlare di un'Europa grande. Io ho posto all'ultimo Consiglio europeo - ha riferito il premier - il problema dei confini ultimi dell'Unione: che dovranno andare dalla Turchia alla Moldavia, all'Ucraina e alla Federazione Russa, che e' 56 volte l'Italia, una popolazione di 150 milioni di abitanti, e una potenza militare ancora di tutto rispetto''. ''So bene - ha detto ancora Berlusconi - che Ucraina e Bielorussia devono fare ancora un lungo cammino, ma la prospettiva e' questa. E poi c'e' anche l'unico paese democratico del Medio Oriente, vale a dire Israele''.

IRAQ: G8, SI' A RISOLUZIONE ONU SU SFORZO MULTILATERALE - I ministri finanziari del G8, riuniti a Washington, appoggiano l'idea di una risoluzione dell'Onu per uno sforzo multilaterale a favore della ricostruzione in Iraq e del rilancio dell'economia irachena, coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. La dichiarazione congiunta di Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada, Italia e Giappone (piu' la Russia) afferma inoltre che il Fondo Monetario e la Banca Mondiale ''dovrebbero svolgere il loro ruolo nella ricostruzione e lo sviluppo dell'Iraq''. I donatori globali, affermano i ricchi del mondo, dovrebbero riconoscere la necessita' che sia il popolo iracheno a decidere il futuro del suo paese.''Noi riconosciamo la necessita' di uno sforzo multilaterale per aiutare l'Iraq. Appoggiamo inoltre l'adozione di una nuova risoluzione da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu'' si legge inoltre il documento. Le economie piu' ricche del mondo hanno anche chiesto il coinvolgimento del Club di Parigi di creditori nella soluzione dei debiti dell'Iraq.

AFGHANISTAN: BOMBA ESPLODE VICINO MEZZO ALPINI - Un rudimentale ordigno esplosivo, composto da due bombe a mano unite tra loro, e' esploso stamani a Khost, in Afghanistan, vicino ad uno dei mezzi militari della task force Nibbio, il contingente italiano di Enduring Freedom. Non ci sono stati ne' feriti, ne' danni.
I soldati italiani - secondo quanto si e' appreso alla task force Nibbio - hanno fermato una persona, che e' stata condotta nella base Salerno, il quartier generale degli alpini.

(Aggiornato il 12 Aprile 2003 ore 21:00)

 

Wolfowitz in Senato Usa: "Non resteremo un giorno in più del necessario, presto il Paese in mani irachene"

Washington 11 aprile 2003 - Davanti alla commissione Difesa del Senato, il vice segretario alla Difesa americano, considerato l'eminenza grigia della dottrina dell'intervento preventivo e accreditato come principale responsabile dei piani del Pentagono per la ricostruzione irachena, ha chiarito le competenze dell'amministrazione provvisoria guidata dall'ex generale Jay Garner e le fasi del dopo Saddam. Senza risparmiare critiche al 'tradimento' della Francia in sede ONU e NATO.

Fase 1 - Inizialmente, ha spiegato Wolfowitz, l'Iraq sarà governato dall'Ufficio per la ricostruzione e l'assistenza umanitaria (Orha), diretto dall'ex generale Jay Garner, che si occuperà di gestire tutte le emergenze e di rimettere in piedi i servizi fondamentali dello Stato, mentre le forze della coalizione consolidano il controllo del territorio.

Fase 2 - Terminata la fase dell'emergenza, l'amministrazione del Paese passerà a un'autorità irachena ad interim, della quale faranno parte rappresentanti di tutti i gruppi etnici e religiosi del Paese, che avrà il compito di gestire la "ricostruzione politica ed economica" del Paese, ha detto ancora il vice segretario alla Difesa.

Fase 3 - "La responsabilità più importante dell'autorità provvisoria sarà quelle di avviare il processo di creazione di un nuovo governo iracheno, convocando elezioni locali ed elaborando una nuova costituzione", ha spiegato il numero due del Pentagono ai senatori.

La fase finale del dopo Saddam vedrà dunque la nascita di un nuovo governo, che assumerà il controllo pieno del Paese, "dopo elezioni realizzate sulla base della nuova Costituzione. La nostra intenzione è di lasciare l'Iraq nelle mani degli iracheni al più presto possibile - ha concluso Wolfowitz - Come ha detto il presidente George W. Bush, gli Stati Uniti resteranno in Iraq per il tempo necessario, non un giorno di piu".

Messaggio per Parigi - Quanto alla Francia, "dovrà pagare un prezzo" per il suo 'no' all'intervento militare in Iraq e per il veto posto alla Nato nelle settimane scorse al piano di aiuti alla Turchia, ha aggiunto ancora Paul Wolfowitz. 
Wolfowitz ha detto che "il comportamento dei francesi è stato molto nefasto per la Nato e penso che la Francia debba pagarne le conseguenze, non solo con noi, ma anche con gli altri Paesi che la pensano allo stesso modo".  
"La Francia - ha insistito il numero due del Pentagono - ha creato un grave problema alla Nato e dobbiamo vedere come rispondere. Però non vogliamo che il popolo iracheno sia la vittima".

(Aggiornato il 11 Aprile 2003 ore 09:00)

 

A PICCOLI PASSI VERSO NUOVA FORMA DI GOVERNO, PROCESSO DIFFICILE PER COSTITUIRE NUOVO GOVERNO

WASHINGTON - Il processo per la costituzione di un governo provvisorio si annuncia difficile e lungo. Per ora, un ''primo passo importante'', come lo definisce la Casa Bianca, e' la riunione che dovrebbe svolgersi in settimana tra i 43 leader dell' opposizione al regime di Saddam nel sud dell' Iraq, a Nassirjia. Dissensi sul ruolo che sarebbe chiamato a svolgere Ahmed Chalabi, leader del Congresso nazionale iracheno: i 'falchi' del Dipartimento di stato Usa sarebbero a suo favore, mentre le diplomazie di Egitto ed Arabia saudita non sarebbero d' accordo.
Resta d' attualita' anche la posizione americana rispetto a Siria ed Iran. Il numero due di Rumsfeld alla Difesa, Paul Wolfowitz, ha nuovamente ammonito i due Paesi a non mischiarsi negli affari iracheni, ma l' Amministrazione fa sapere che non c' e' alcun piano di guerra contro i due Paesi. Secondo un sondaggio della tv Abc, dopo la caduta di Baghdad, la popolarita' del presidente Bush negli Stati Uniti ha raggiunto quote mai toccate: il 77% degli americani e' con lui.
Continua a crescere l'appoggio dei britannici alla guerra, secondo un sondaggio dell'istituto YouGov pubblicato venerdi' sul 'Daily Telegraph'. Le persone favorevoli sono il 66%, il livello piu' alto dall'inizio dell'attacco, e, per la prima volta dal 20 marzo, il 50% dei britannici ritiene che la guerra vada ''molto bene'' per le forze della coalizione, un balzo di 12 punti in tre giorni. Per la prima volta dall' inizio della crisi irachena, oggi si riuniscono a San Pietroburgo il presidente russo Vladimir Putin, il cancelliere tedesco Schroeder ed il presidente francese Chirac, i leader delle tre Nazioni che con tutti i mezzi si opposero alla guerra contro Saddam.

(Aggiornato il 11 Aprile 2003 ore 08:00)

 

L'ambasciatore iracheno all'Onu pronto a lasciare New York

New York 11 aprile 2003 - L'ambasciatore iracheno alle Nazioni Unite, Mohammed Al-Douri, il primo esponente del regime ad aver riconosciuto la sconfitta, si appresterebbe a lasciare New York entro la giornata di oggi, venerdì. Lo affermano fonti arabe del Palazzo di Vetro.

Al-Douri avrebbe comunicato la sua intenzione di lasciare New York ieri ad alcuni diplomatici. Dovrebbe partire per Parigi, e poi recarsi a Damasco prima di tornare a Baghdad per raggiungere la famiglia.

Ieri Al-Douri aveva avuto in incontro privato con il segretario generale dell'Onu Kofi Annan. "Un incontro di addio", hanno detto le fonti arabe. Successivamente, si era rifiutato di commentare con i giornalisti le voci sulla sua partenza.

Al-Douri non ha chiesto asilo ad alcun Paese straniero. "Ho comprensione per la sua necessità di crearsi una nuova vita per se stesso", ha detto l'ambasciatore britannico all'Onu, Jeremy Greenstock.

(Aggiornato il 11 Aprile 2003 ore 06:30)

 

IRAQ: ITALIA PRONTA A CONTINGENTE DI PACE

PESCARA 10 Apr - 'L'Italia e' pronta ad inviare un contingente di pace in Iraq dopo un voto del Parlamento''. Lo ha detto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Pescara. Dopo aver espresso rallegramenti per la fine della guerra, il premier ha inoltre dichiarato che 'il filoamericanismo e' la posizione vincente'. E sulle ultime evoluzioni della crisi irachena: ''Per il futuro immediato dell'Iraq si puo' prevedere una gestione in due fasi: una prima espressa dagli alleati. Una seconda in cui interverranno le istituzioni internazionali. Bisogna considerare che ora c'e' un assoluto vuoto di potere. La gente e' spaventata perche' teme le vendette''. E sulla posizione dell'Europa: 'Cerchiamo ricucitura'.
VILE NON STARE IN COALIZIONE ANTITERRORISMO - ''L'Italia continua a far parte della coalizione internazionale contro il terrorismo creatasi dopo l'11 settembre. Non dobbiamo vilmente preferire di non essere esposti ad attacchi di terrorismo perche' non abbiamo partecipato alla coalizione'', ha detto Berlusconi.

(Aggiornato il 10 Aprile 2003 ore 18:00)

 

Onu, Annan: nessun governo funzionante a Baghdad, è urgente riportare l'ordine

Baghdad 10 aprile 2003 - A Baghdad non c'è più alcun segno di un governo funzionante. Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Kofi Annan entrando al Palazzo di Vetro.
Annan ha detto che, a fronte delle scene di giubilo nelle strade di Baghdad e in altre città irachene, ci sono state scene di violenze e saccheggi.
"E' evidentemente urgente riportare la legge e l'ordine in Iraq", ha detto il segretario generale.
Gli ispettori dell'Onu dovrebbero tornare in Iraq "appena la situazione lo consentirà", ha detto Annan.
Annan ha detto che il mandato degli ispettori è ancora valido: "Non è stato cancellato, è stato sospeso" alla vigilia della guerra.
Contatti preliminari si sono tenuti all'Onu sulla revoca dell'embargo decretato contro l'Iraq di Saddam Hussein dopo l'invasione del Kuwait del 1990. Lo ha reso noto Annan entrando al Palazzo di Vetro.
Annan ha detto tuttavia che nessuna discussione preliminare è stata avviata in proposito in Consiglio di Sicurezza, l'istituzione a cui spetta la decisione sulla cancellazione delle sanzioni.

(Aggiornato il 10 Aprile 2003 ore 16:00)

 

Vaticano: iracheni e Onu devono pensare al futuro

Città del Vaticano 10 aprile 2003 - La segreteria di Stato vaticana "si augura" che "le operazioni militari" in Iraq possano  "presto terminare bene". Auspica inoltre che a guerra
finita "gli iracheni e la comunità internazionale" sappiano far sorgere "un'era di pace nel Medio Oriente". E' quanto afferma una nota diffusa oggi in sala stampa vaticana. Nella nota, la segreteria di Stato vaticana definisce "un'importante svolta nel conflitto iracheno e una significativa opportunità per il futuro della popolazione" gli "ultimi avvenimenti occorsi a Baghdad". 
"La segreteria di stato - è detto nella nota - conosciuti gli ultimi avvenimenti occorsi a Baghdad, che segnano un'importante svolta nel conflitto iracheno e una significativa opportunità per il futuro della popolazione, si augura che le operazioni militari in corso nel resto del paese possano ben presto terminare, al fine di risparmiare altre vittime, civili o militari, ed ulteriori sofferenze a quelle popolazioni". 
"Profilandosi, ora, la ricostruzione materiale, politica e sociale dell'Iraq - prosegue la nota - la Chiesa cattolica è pronta attraverso le sue istituzioni sociali e caritative, a prestare i necessari soccorsi. Così pure le diocesi in Iraq sono disponibili ad offrire le proprie strutture per contribuire ad un'equa distribuzione degli aiuti umanitari". 
"La segreteria di stato - conclude la dichiarazione - auspica ancora una volta che, al tacere del fragore delle armi, gli iracheni e la comunità internazionale sappiano cogliere l'impegnativa sfida presente, che è quella di far sorgere definitivamente un'era di pace nel Medio Oriente".

(Aggiornato il 10 Aprile 2003 ore 12:40)

 

GLI AMERICANI CONVOCANO RIUNIONE OPPOSITORI A NASSIRIYA

NASSIRIYA 10 Apr - Gli Stati Uniti hanno hanno convocato 43 oppositori del regime iracheno a Nassiriya nei prossimi giorni per pianificare il futuro politico del paese: lo ha reso noto Ahmed Chalabi, il banchiere che aspira a un ruolo di leader nell'Iraq del dopoguerra. Ma il maggiore gruppo di oppositori sciiti, lo Sciri, ha gia' fatto sapere che boicottera' i colloqui, in segno di protesta contro la presenza militare americana in Iraq.
L'ayatollah Mohammed Baqir al Hakim, leader della maggiore organizzazione dell'opposizione sciita irachena, ha detto che essa non accettera' un governatore militare americano a Baghdad, e ha avvertito che cio' potrebbe portare a una guerra civile. ''Noi, come iracheni, faremo del nostro meglio per aiutare la nazione a stabilire un governo democratico - ha detto al Hakim, citato oggi dal quotidiano iraniano Jomhuri Eslami - e non possiamo accettare le richieste degli stranieri''. ''Gli altri - ha aggiunto - non hanno alcun diritto di interferire nel determinare il futuro governo iracheno''. L'ayatollah al Hakim e' capo del Supremo consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), la cui dirigenza da molti anni e' in esilio a Teheran. Un portavoce dello Sciri a Londra, Hamid al Bayati, aveva detto ieri sera che l'organizzazione non avrebbe partecipato a colloqui con le diverse anime dell'opposizione che gli Usa intendono organizzare per la prossima settimana in Iraq a Nassirya.
 

(Aggiornato il 10 Aprile 2003 ore 07:20)

 

Papantoniou: USA e Gb non monopolizzino la ricostruzione

Atene 9 aprile 2003 - "E' importante che non vi siano preferenze speciali per le società americane e inglesi nella ricostruzione dell'Iraq del dopo-Saddam".  Lo ha detto Yannos Papantoniou, ministro della Difesa della Grecia, Paese che ha la presidenza di turno dell'Ue.  L'Unione Europea, ha aggiunto, "non deve essere tagliata fuori". Anche la Grecia, ha spiegato il ministro in un'intervista radiofonica, "ha interessi in Iraq e noi vogliamo contribuire alla ricostruzione del Paese". Papantoniou ha ribadito che è necessario stabilire in Iraq un governo democratico il più presto possibile e ha chiesto che l'Ue e l'Onu svolgano un ruolo attivo nel dopoguerra.

(Aggiornato il 09 Aprile 2003 ore 13:40)

 

Putin prepara il vertice con Chirac e Schroeder, la Lukoil insiste: validi i contratti petroliferi di Saddam

Mosca 9 aprile 2003 - Mentre il fronte del 'no' prepara la nuova battaglia diplomatica contro USA e Gran Bretagna sul dopo Saddam, con il vertice di venerdì a San Pietroburgo fra il presidente Valdimir Putin, il pari grado francese Jacques Chirac e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder senza la partecipazione di Kofi Annan, la maggiore compagnia petrolifera russa, la Lukoil affila le armi per difendere i contratti firmati con il rais e minaccia: in caso di annullamento siamo pronti a ricorrere ad arbitrato internazionale.  

In verità Baghdad ha già annunciato prima della guerra, nello scorso dicembre, la revoca del contratto con Lukoil, che fin dal '97 affidava alla compagnia russa i campi di estrazione di West Qurna, con riserve potenziali stimate a 15 miliardi di barili, un quantitativo che colloca questi campi ai primi posti nel mondo.

"Senza di noi nessuno può sviluppare West Qurna - ha detto Leonid Fedoun, vice presidente della Lukoil al quotidiano russo Kommersant - E' un nostro campo dal punto di vista legale. Se qualcuno proverà a buttarci fuori, Lukoil chiederà un arbitrato internazionale a Ginevra", bloccando di fatto lo sfruttamento dell'area per anni.

Il problema per Lukoil, scrive il Wall Street Journal, è che lo sfruttamento di West Qurna richiede 6 miliardi di dollari di investimenti: una somma che Lukoil da sola non può sostenere. Altre due società russe, la Zarubezhneft e la Machinoimport sono state coinvolte, ma molti analisti ritengono che alla fine i russi dovranno arrivare a patti con compagnie occidentali.
Ecco allora il doppio binario della diplomazia russa: contraria alla guerra fino a minacciare il veto in Consiglio di Sicurezza, ma attenta ai rapporti con gli americani per il dopo Saddam. I vertici della Lukoil hanno stretti contatti con i responsabili del settore Energia dell'amministrazione Bush e un deputato repubblicano ha visitato il quartier generale della compagnia russa a Mosca negli ultimi mesi.

(Aggiornato il 09 Aprile 2003 ore 08:00)

 

BUSH-BLAIR: L' ONU AVRA' UN RUOLO VITALE NEL DOPOGUERRA

BELFAST 09 Apr - Sotto la pressione ''superba'' delle forze della coalizione, il regime di Saddam Hussein sta crollando: ''Che sia vivo o morto, conta poco. Conta che il suo potere sta finendo'' dicono all'unisono George W. Bush, presidente americano, e Tony Blair, premier britannico, nella conferenza stampa che conclude il vertice comune sulla guerra in Iraq e, soprattutto, sul dopoguerra. E nel dopoguerra, dicono Bush e Blair, che pubblicano una dichiarazione congiunta, l'Onu avra' ''un ruolo vitale'': l'aggettivo e' una vittoria di Blair, perche', fino a ieri, nel linguaggio diplomatico americano, il ruolo dell'Onu era solo ''importante''. Nella sostanza le Nazioni Unite, specifica Bush, non saranno solo protagoniste sul fronte degli interventi umanitari, ma saranno anche coinvolte e consultate per la ricostruzione e la democratizzazione del nuovo Iraq. Perche', nota Blair, e' falso porsi l'alternativa se l'insediamento d'una autorita' provvisoria irachena riguardi la coalizione o la Nazioni Unite: l'Iraq del futuro ''dovra' essere governato dagli iracheni per gli iracheni'' (una frase che deve piacere a Bush con l'eco del discorso di Gettysburg di Abramo Lincoln).
NESSUN PROCLAMA DI VITTORIA - Il vertice anglo-americano, il terzo in poco piu' di tre settimane, si conclude senza proclami di vittoria, nonostante i due leaders ricevano, all'alba, i rapporti dal fronte con le notizie dell'attacco a Saddam e alla leadeship irachena e dello sgretolamento della resistenza del regime. Bush e Blair sottolineano entrambi l'andamento positivo delle operazioni militari, si dicono entrambi orgogliosi delle loro truppe e certi dell'esito finale: il rovesciamento del regime di Saddam che mostra ''una brutale disperazione'', dice Bush, e la liberazione del popolo iracheno. Ma c'e' prudenza a cantare vittoria, mentre la missione in Iraq resta carica piu' di pericoli momento per momento che di incognite sull'esito finale, che la disparita' di forze non ha mai lasciato in discussione. Parlando nel castello di Hillsboro, residenza della regina d'Inghilterra nell'Irlanda del Nord, i due leader ricordano che quella contro l'Iraq e' ''una guerra di liberazione e non di conquista'', che avra' come risultati il rovesciamento di una dittatura e la restituzione della liberta' agli iracheni e l'eliminazione di arsenali di armi di distruzione di massa e la liberazione del Mondo dalla minaccia da esse rappresentata. Finora, le armi di sterminio, che sono il motivo scatenante di questo conflitto, non sono state trovate, ma Blair afferma: ''Sappiamo che il regime le ha e, appena sara' crollato, le troveremo'', perche' qualcuno finalmente dara' alla coalizione la dritta giusta.
PASSI RAPIDI VERSO UN GOVERNO IRACHENO - Senza, pero', aspettare quella legittimazione postuma del loro operato, Bush e Blair intendono muoversi -dice il presidente americano- ''il piu' rapidamente possibile verso l'instaurazione di un'autorita' provvisoria irachena'', che sara' costituita da iracheni di tutte le etnie e di tutte le Regioni vissuti sotto il regime di Saddam Hussein e da esuli. Per consentire l'insediamento dell'Autorita', che preparera' una nuova Costituzione ed elezioni democratiche, e' da oggi all'opera a Umm Qasr un'avanguardia dell'amministrazione provvisoria civile e militare americana. Quali sono le scadenze? Bush e Blair non ne danno, ma si calcola che l'amministrazione provvisoria potrebbe ''passare le consegne'', fra tre e sei mesi, all'autorita' provvisoria: l'incognita maggiore e' la sicurezza del Paese, quando la fase offensiva delle operazioni militari si sara' conclusa. Per la nuova Costituzione e le elezioni potrebbero invece volerci due anni.
Il RUOLO DELL'ONU - Quanto al ruolo dell'Onu, Bush e Blair, che, fino a ieri, sembravano non pensarla allo stesso modo, trovano l'intesa, come aveva anticipato il segretario di Stato Colin Powell, sulla definizione ''vitale''. Stati Uniti e Gran Bretagna intendono definire, addirittura con risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, compiti e funzioni delle Nazioni Unite nel dopoguerra iracheno, 'in tutti gli aspetti', dice proprio Bush: non solo gli aiuti umanitari e la gestione del programma 'petrolio in cambio di cibo', dunque, ma anche la ricostruzione e la democratizzazione. Nella loro dichiarazione congiunta, i due leaders alleati, protagonisti della Guerra del Golfo 2, ricordano i passi fatti da Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, per incoraggiare la presenza dell'Onu. Ma, in conferenza stampa, Bush pare, a un certo punto, dare un colpo di freno: ricorda, piu' di una volta, che ''la scelta di chi governera' l'Iraq non spetta ne' alla coalizione ne' all'Onu ma al popolo iracheno''; e rispondendo a una domanda parla di ''partecipazione dell'Onu e di altre organizzazioni internazionali al dibattito sul futuro dell'Iraq''. Blair, pero', si preoccupa di non riprodurre, al Palazzo di Vetro di New York, nel dopoguerra iracheno, i contrasti che hanno segnato la fase precedente il conflitto, creando fratture fra partners tradizionali degli Stati Uniti e all'interno dell'Unione europea. A ricordarlo a Bush, arriva il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice: e' appena stata a Mosca, a cercare di calmare i malumori russi per guerra e dopoguerra.
ANNAN CANCELLA MISSIONE EUROPA, VA A VERTICE ATENE L'Unione europea ha dato una mano a Kofi Annan a sciogliere un complicato nodo diplomatico: il segretario generale delle Nazioni Unite ha cancellato in extremis la sua missione in Europa che avrebbe dovuto cominciare oggi, ma che era stata messa in forse da un estemporaneo vertice della troika dell'opposizione alla guerra (Francia, Russia e Germania) organizzato per il week end a San Pietroburgo. Anziche' dunque recarsi nelle varie capitali europee come previsto fino a ieri - o peggio ancora partecipare a un vertice a quattro in Russia con francesi, russi e tedeschi - Annan ha salomonicamente deciso di accettare l'invito della presidenza greca dell'Unione di recarsi al vertice europeo del 17 aprile. In questo modo il capo dell'Onu potra' incontrare i leader che avrebbe dovuto vedere nel programma iniziale. La decisione, annunciata da un comunicato del'Onu, e' maturata nel faccia a faccia che Annan ha avuto oggi con il responsabile della politica estera e della difesa europea Javier Solana.
PRESTO IL TRACCIATO PER IL MEDIO ORIENTE - Sulla vittoria in Iraq, che sentono imminente, c'e' da costruire la cascata d'effetti positivi che era stata prospettata, a cominciare dal reinnesco del processo di pace in Medio Oriente. ''Chi pensa che la pace in Medio Oriente sia impossibile, venga a vedere qui in Irlanda'', dice Blair, che, con questo vertice, e' finalmente riuscito a coinvolgere un riluttante Bush nella questione irlandese. Bush esprime apprezzamento per il premier palestinese appena insediato, Mahmud Abbas, e conferma l'impegno a pubblicare il tracciato, la ''roadmap'', verso la ripresa dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi non appena Abbas avra' fatto e messo all'opera il suo governo. Per il Medio Oriente, dice il presidente, e' ''una stagione di speranze'' in ''grandi progressi'' verso la pace.

(Aggiornato il 09 Aprile 2003 ore 07:30)

 

Solana: difendiamo il ruolo dell'ONU nella ricostruzione. Annan non parte per l'Europa

New York 8 aprile 2003 - La guerra è in corso, e non resta che sperare che finisca al più presto per poter "girare pagina" e cominciare la ricostruzione in Iraq. Questa la convinzione dell'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza europea, Javier Solana, che ha incontrato il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan rinnovando l'impegno dell'Ue a difesa del ruolo dell'ONU nella futura ricostruzione dell'Iraq. Lo stesso Annan, però, sembra prendere tempo e decide di rinviare la prevista missione in Russia per incontrare il presidente Putin, il cancelliere tedesco Schoeder e il presidente francese Chirac. Annan sarà ad Atene, invece, il prossimo 17 aprile per il vertice Ue.Secondo Solana, il Consiglio di Sicurezza deve essere nuovamente investito della questione irachena: "Non chiediamo un ruolo come Ue, difendiamo il ruolo delle Nazioni Unite", ha detto Solana, che domani incontrerà a New York gli ambasciatori dei Paesi membri per "coordinare gli spazi di cooperazione tra Onu e Ue".

(Aggiornato il 08 Aprile 2003 ore 23:10)

 

Blair: il Paese sarà gestito dagli iracheni. Bush: nel dopo Saddam l'Onu avrà un ruolo vitale

Belfast 8 aprile 2003 - La guerra in corso è un conflitto "di liberazione, non di conquista: speriamo di poter disarmare totalmente il regime di Saddam", ha detto il primo ministro britannico Tony Blair nella conferenza stampa al termine del vertice il presidente Usa George Bush.
Blair: regime di Saddam vicino alla fine - Il potere di Saddam sta per giungere alla fine: il nostro nemico è lui, non il popolo iracheno, che è nostro amico.
In Iraq solo il tempo necessario - Gran parte dell'incontro con Bush è stato dedicato a come aiutare il popolo: le nostre truppe non saranno in Iraq un giorno in più del necessario.
Il futuro è degli iracheni - Il nostro compito sarà quello di far partire i principali servizi. Quindi aiuteremo l'Iraq a muoversi verso una autorità di governo gestita dagli iracheni e aprire la strada ad un governo rappresentativo che rispetti i diritti umani e spenda le ricchezze del Paese per il popolo iracheno.
Il futuro iracheno non sarà gestito né da noi né dall'Onu ma solo dagli iracheni. Noi aiuteremo l'Iraq solo nel periodo di transizione.
Bush: riattiveremo i servizi principali - Il presidente Usa George Bush ha detto che "dopo la destituzione del regime la nostra coalizione lavorerà per ripristinare i servizi idrici e elettrici e tutto quanto necessario.
Per questo la nostra autorità ad interim sarà in servizio finché l'Iraq non sarà in grado di esprimere un proprio governo rappresentativo.
Ruolo decisivo dell'Onu - Abbiamo bisogno ovviamente del sostegno di tutte le istituzioni internazionali. Innanzitutto le Nazioni Unite, che avranno un ruolo fondamentale in questa fase. Il che vuol dire non solo negli aiuti umanitari ma anche nella gestione del periodo transitorio. Le Nazioni Unite saranno coinvolte insieme alla coalizione nel formare una autorità di governo, i cui componenti saranno decisi dagli iracheni. In questo momento nel sud del Paese ci sono già incontri in vista di questa nuova autorità.
Secondo noi un ruolo vitale dell'Onu vuol dire fornire un aiuto alle persone a vivere in maniera libera: quindi vuole dire cibo, medicine, e qualsiasi altro contributo. Vuole dire essere una parte centrale per il futuro iracheno.
Grazie Annan - "E voglio ringraziare il segretario generale dell'Onu Kofi Annan per il suo ruolo in questo processo".
Pace in Ulster e Medio Oriente - "In Irlanda siamo impegnati per ottenere una pace durevole - ha detto il presidente Usa - Io do il mio sostegno al progetto del premier Blair per dare attuazione agli accordi del venerdì santo".
Per quel che riguarda la crisi tra israeliani e palestinesi "vogliamo due Stati che vivano vicini e in pace".

(Aggiornato il 08 Aprile 2003 ore 12:20)

 

Gb: leader tribali aiuteranno per nuovo governo a Bassora

Kuwait City 8 aprile 2003 - Il colonnello Chris Vernon, portavoce militare britannico, ha detto oggi che leader tribali iracheni aiuteranno a formare una nuova leadership nella provincia di Bassora. Vernon ha aggiunto che ci sarà anche un leader tribale, che l'ufficiale si è limitato a identificare come "uno sceicco", nella futura leadership della città. "Questa persona ci ha avvicinato e lo abbiamo incontrato la notte scorsa: abbiamo accertato che è affidabile, credibile e che ha l'autorità necessaria nell'area, in modo particolare sugli altri leader tribali". "Formerà il proprio comitato e stabilirà lui chi vuole con sé", ha detto ancora il portavoce militare. Vernon, a un briefing a Kuwait city trasmesso alla televisione, ha anche detto che i britannici controllano la città meridionale ma che ci vorrà qualche giorno per cementare le posizioni.

(Aggiornato il 08 Aprile 2003 ore 11:20)

 

Vertice Bush-Blair, Powell: il ruolo dell'ONU nel dopo Saddam sarà importante, ma la guida provvisoria sarà USA

Belfast 7 aprile 2003 - Non siamo così distanti. Al suo arrivo nella città nordirlandese dove il presidente George W. Bush e il premier britannico Tony Blair, Colin Powell cerca di minimizzare le differenze fra la Casa Bianca e Downing Street sul dopo Saddam: "Ci saranno delle discussioni sul ruolo dell'Onu - ha detto il segretario di Stato americano - ma non ci sono disaccordi così importanti come si legge sui giornali".  
Powell ha confermato che il presidente americano ed il leader britannico rilasceranno domani, al termine del summit, una dichiarazione comune in cui preciseranno quale sarà il ruolo dell'Onu nel dopoguerra. Ma l'amministrazione dell'Iraq del dopo Saddam, in ogni caso, sarà a guida USa, perché gli Stati Uniti "hanno messo in gioco le loro risorse, hanno assunto i loro rischi politici ed hanno sacrificato delle vite: dovranno avere un ruolo dominante quando passeremo dalla fase dell'ostilità e quella del dopo guerra e della ricostruzione, e della creazione di un governo rappresentativo del popolo iracheno". Powell, tuttavia, ritiene che il ruolo dell'Onu nel dopoguerra in Iraq sarà "importante" e sarà definito da risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Di questo, nella scorsa fine settimana, Powell ha lungamente parlato con Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite. Conversando con i giornalisti, Powell ha cercato di tenere distinto il processo militare, che è tuttora in corso e il cui esaurimento non è prevedibile, e l'immediato sviluppo del processo militare, con l'insiedamento di un'amministrazione provvisoria, militare e civile, che faccia ancora riferimento al comandante della campagna Iraqi Freedom, il generale Tommy Franks. Da questa amministrazione provvisoria, che potrebbe insediarsi nei prossimi giorni, convivendo con l'ultima fase del processo militare, il potere passerà progressivamente a un governo provvisorio costituito sia da iracheni che hanno vissuto sotto il regime di Saddam Hussein che da esuli. Un processo che, dagli americani è visto come essenzialmente gestito da loro, così come lo è stata la campagna militare. Diverso, invece, il discorso della ricostruzione e soprattutto degli aiuti umanitari e d'emergenza: qui, in particolare sul versante umanitario, il ruolo dell'Onu, già affermatosi con la ripresa del programma 'petrolio in cambio di cibo', dovrebbe essere importante e preminente. 

(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 23:30)

 

Oms: c'è il forte rischio di epidemia di colera e di altre malattie respiratorie

Baghdad 7 aprile 2003 - L'Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato oggi l'allarme per le condizioni igieniche in cui si trova Baghdad, sotto l'assedio delle forze americane: nella capitale irachena potrebbero diffondersi il colera o altre malattie contagiose. "Vediamo un grosso rischio di epidemia, dal momento che la popolazione ha accesso limitato a cibo e acqua potabile", ha dichiarato Melanie Zipperer, portavoce dell'Oms, "è possibile che si diffondano il colera o altre malattie respiratorie".

Corridoio umanitario - La situazione è aggravata dalle precarie strutture sanitarie della città. "Gli ospedali traboccano di malati e presto potrebbero finire medicine e attrezzature mediche", ha spiegato ancora la Zipperer in un'intervista all'emittente francese Lci, "se le cose dovessero peggiorare, si rischia una crisi umanitaria". L'Oms ha chiesto che sia aperto un corridoio umanitario per far arrivare alla popolazione irachena gli aiuti immagazzinati in Giordania, Siria, Kuwait e Turchia. Al momento, è praticamente impossibile far arrivare generi di prima necessità in Iraq.

(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 18:00)

 

Annan: mi aspetto che l'Onu abbia un ruolo nel dopoguerra

New York 7 aprile 2003 - "Mi aspetto che l'Onu abbia un ruolo nel dopoguerra". Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è rivolto ai giornalisti prima di recarsi dinanzi al consiglio di sicurezza convocato per discutere la situazione irachena.
"L'Onu è fonte di legittimità - ha detto Annan - E legittimità è necessaria all'Iraq e al resto del mondo".
Il segretario generale ha poi sottolineato che "ogni crisi è diversa dall'altra: l'Iraq non è Timor Est, l'Iraq non è il Kosovo".
La seduta si terrà nell'ufficio di Annan e sarà informale.

(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 16:00)

 

Bush e Blair si incontrano per decidere sul dopo Saddam

Belfast 07 Apr - Terzo vertice di guerra Bush-Blair - Consulto di guerra oggi a Belfast, in Irlanda del Nord, fra George W. Bush e Tony Blair, ma per parlare di dopoguerra. Il presidente americano e il primo ministro britannico si incontrano nel pomeriggio nei pressi di Belfast per concordare le tappe che dovrebbero portare a un governo provvisorio formato da iracheni. I due sono in disaccordo sul ruolo dell'Onu nella formazione del governo di transizione, che secondo quanto dichiarato dalla Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleezza Rice, dovrebbe restare esclusa in quanto gli Stati Uniti "hanno dato il loro sangue" per l'Iraq e hanno diritto a mentenere la leadership nel dopoguerra. Secondo 'Newsweek', Bush e Blair avrebbero invece già concordato, fin dall'incontro di Camp David del 27 marzo, che il governo ad interim sarà guidato da iracheni "dell'interno" e non "da esuli". Il Pentagono, invece, sostiene gli esuli, guidati dall'avvocato Ahmed Chalabi.

(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 11:15)

 

Annan convoca il Consiglio di Sicurezza Onu

New York  07 Apr - Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha convocato per oggi alle 11 (le 17 italiane) il Consiglio di Sicurezza per discutere dell'Iraq. "Sarà un incontro informale del segretario generale con i 15 membri del Consiglio", ha indicato la presidenza messicana del Consiglio.

(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 11:00)

 

Vertice Bush Blair sul dopo Saddam

Belfast 07 Apr - Il faccia a faccia in Irlanda del Nord. Sono lontane le posizioni di inglesi e americani su come gestire la transizione verso la democrazia in Iraq.

Se dovesse fallire il vertice di guerra tra Bush e Blair in programma a Belfast sul destino da assegnare all'Iraq e su chi e come dovrà gestire la transizione del dopo Saddam vorrà dire che lo scopo di questa guerra di 'liberazione' viene rinnegato per lasciare aperte tutte le possibilità e far tramutare di colpo il conflitto in difesa della libertà del popolo iracheno in conquista territoriale.

Se dovesse fallire il faccia a faccia Bush-Blair vorrà anche dire che la distanza tra l'Europa e gli Usa rischia di diventare incolmabile malgrado gli sforzi dell'amministrazione americana di raggiungere anche a nuoto le coste del 'vecchio continente' nel tentativo di ricucire lo strappo diplomatico. Inoltre, il probabile fallimento evidenzierebbe anche una sconfitta globale della politica che nè prima, nè dopo è in grado di gestire la crisi aprendo definitivamente le porte ai 'falchi di Bush', il gruppo che fa capo a Wolfowitz e Rumsfeld che ne uscirebbe vincitore su tutti i fronti dimostrando che lì dove gli uomini non sanno più dialogare è giusto che per loro parlino i cannoni.

A questo va aggiunto anche l'imbarazzo di non aver trovato nessuna arma di distruzione di massa (se Saddam ne avesse avuta una l'avrebbe utilizzata) e di non aver trovato (al momento in cui è scritto questo articolo n.d.r.)nemmeno il rais per cui i latitanti da uno passerebbero a due se contiamo Osama bin Laden'.

Il consulto di guerra oggi in Irlanda del Nord tra George Bush e Tony Blair dovrà scrivere le tappe che dovrebbero portare a un governo provvisorio formato da iracheni. Che il cammino sia lungo l'hanno preannunciato ieri i collaboratori di Bush: ci vorranno almeno sei mesi, ha messo le mani avanti il vice-ministro della Difesa Paul Wolfowitz, portavoce dell'amministrazione nella terza domenica di guerra, mentre non è ancora definita la squadra nazionale di iracheni che governerà l'Iraq: con la benedizione dela Cia e di Colin Powell, Bush e Blair avrebbero già concordato, fin dall'incontro che ebbero a Camp David il 27 marzo, che il governo ad interim sarà guidato da iracheni ''dell'interno'', che hanno vissuto e sofferto sotto Saddam Hussein, e non ''da esuli''.

Blair in più chiede di far intervenire l'Onu, vergognoso il suo silenzio in questi venti giorni di guerra, ma questo non piace affatto a Bush.perche' gli Stati Uniti ''hanno dato il loro sangue'' per l'Iraq (parole della Consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleezza Rice) e hanno diritto a mentenere la leadership nel dopoguerra.

Il no al ruolo dell'Onu del dopoguerra divide Washington da Londra e dal resto dell'Europa.Intanto pero' l'Onu non e' affatto deciso a darsi per vinto: il segretario generale Kofi Annan ha convocato per oggi alle 11 ora di New York una riunione straordinaria informale del Consiglio di Sicurezza sull'Iraq. I portavoce del Consiglio non hanno definito l'agenda, ma i temi sono scontati in partenza: emergenza umanitaria, ruolo Onu nella ricostruzione, prospettive di attuazione del programma petrolio in cambio di cibo che da' allo stesso Annan carta bianca, ma solo fino al 12 maggio, nella gestione dei proventi della vendita di greggio iracheno per i bisogni essenziali dei civili in stato di guerra.

All'incertezza si aggiunge anche il Pentagono, che appoggia il gruppo di fuoriusciti guidato dall'avvocato trapiantato a Londra Ahmed Chalabi, è di tutt'altro avviso e spinge per legittimare quest'ultimo come nuovo leader del nuovo Iraq anche grazie all'impegno di un alcune centinaia di legionari che da venerdì scorso affiancano le truppe Usa nella zona di Nasiriya: saranno il nucleo - ha detto il vice capo di stato maggiore Usa, il generale Peter Pace - delle nuove forze armate irachene.

(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 09:50)

 

TERZO VERTICE USA-GB SUL CONFLITTO, MA SI PARLA DI DOPOGUERRA

NEW YORK 07 Apr - Consulto di guerra oggi a Belfast, in Irlanda del Nord, fra George W. Bush e Tony Blair, ma per parlare di dopoguerra. Il presidente americano e il primo ministro britannico si incontrano nel pomeriggio nei pressi di Belfast per concordare le tappe che dovrebbero portare a un governo provvisorio formato da iracheni. I due sono in disaccordo sul ruolo dell'Onu nella formazione del governo di transizione, che secondo quanto dichiarato dalla Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleezza Rice, dovrebbe restare esclusa in quanto gli Stati Uniti ''hanno dato il loro sangue'' per l'Iraq e hanno diritto a mentenere la leadership nel dopoguerra. Secondo 'Newsweek', Bush e Blair avrebbero invece gia' concordato, fin dall'incontro di Camp David del 27 marzo, che il governo ad interim sara' guidato da iracheni ''dell'interno'' e non ''da esuli''. Il Pentagono, invece, sostiene gli esuli, guidati dall'avvocato Ahmed Chalabi.
ANNAN CONVOCA CONSIGLIO SICUREZZA ONU - Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha convocato per oggi alle 11 (le 17 italiane) il Consiglio di Sicurezza per discutere dell'Iraq. ''Sara' un incontro informale del segretario generale con i 15 membri del Consiglio'', ha indicato la presidenza messicana del Consiglio.
SI INCONTRANO I PAESI DEL GOLFO - Riunione straordinaria oggi dei ministri degli Esteri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) per discutere della guerra in Iraq.

(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 06:40)

 

Schroeder: le forze angloamericane vinceranno

Berlino 4 aprile 2003 - Il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder vorrebbe la vittoria delle forze anglo-americane nella guerra contro l'Iraq. "Anche se si era contro la guerra bisogna augurarsi che finisca il prima possibile e questo dovrebbe essere l'auspicio di ogni persona sensata", ha avvertito il cancelliere. 
Nonostante la Germania resti contraria all'intervento
militare, Schroeder ha sostenuto che bisogna fare il tifo per Usa e Gran Bretagna e non esclude l'invio dei Caschi blu tedeschi in Iraq sotto approvazione dell'Onu dopo il conflitto.
Intervistato dalla tv tedesca, il cancelliere ha dichiarato: "Abbiamo sempre adempiuto ai nostri doveri sotto approvazione delle Nazioni Unite", ma "vorrei conoscere le condizioni secondo le quali dovremmo agire". "Sarà politicamente difficile costruire l'ordine del dopo-guerra in Iraq", ha sottolineato Schroeder, giudicando cha "la costruzione di un Iraq democratico deve avere luogo con il benestare dell'Onu".

(Aggiornato il 04 Aprile 2003 ore 16:00)

 

A BRUXELLES E A WASHINGTON SI PENSA AL DOPO SADDAM

BRUXELLES 04 Apr - Al di la' delle dichiarazioni di principio, la strada verso un accordo sul ruolo della Nato e delle Nazioni Unite in Iraq nel dopo Saddam Hussein sembra ancora in salita.
Il segretario di stato Usa Colin Powell, dopo la serie di colloqui a Bruxelles, ha ribadito che nessun ruolo e' previsto per gli organismi internazionali nella fase di passaggio politico ed amministrativo dal regime di Saddam al futuro governo dell'Iraq.
E due circostanze lo confermano. Nel Kuwait gli Stati Uniti stanno alacremente lavorando per la costituzione di un 'governo ombra' presto chiamato ad assumere il potere in Iraq: ex ambasciatori o diplomatici in servizio assumeranno il controllo e si dedicheranno alla creazione della futura amministrazione democratica del Paese, per la quale chiedono incarichi di rilievo numerosi personaggi in esilio dell' opposizione al regime. Da Londra, il ministro degli esteri britannico Jack Straw ha dichiarato che l' Iraq sara' amministrato dalle forze anglo americane prima che si passi, ''il piu' rapidamente possibile'', ad un Governo iracheno approvato dall' Onu.
Powell ha chiuso la sua missione in Europa con un incontro con il ministro degli esteri russo Igor Ivanov e oggi l' Alto rappresentante Ue per la politica estera e per la sicurezza comune, Javier Solana, incontrera' a Washington il vice presidente Dick Cheney, con lo stesso Powell e con il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Condoleezza Rice.
CAMERA E SENATO USA VOTANO BILANCIO GUERRA - A larghissima maggioranza la Camera, all'unanimita' il Senato degli Stati Uniti hanno varato, giovedi' notte, bilanci di guerra suppletivi, che non sono, pero', identici e che dovranno ora essere collimati, prima di essere trasmessi per la firma al presidente George W. Bush. Rispetto alle proposte dell'Amministrazione del presidente George W. Bush, sia la Camera che il Senato hanno aumentato gli stanziamenti previsti da 75 miliardi di dollari circa a 80 miliardi circa: sono soldi in larghissima parte destinati al conflitto (oltre 66 miliardi) e, per il resto, alla sicurezza interna. Come esempio di aumento degli stanziamenti, entrambi i rami del Congresso hanno aggiunto al bilancio di guerra proposto circa due o tre miliardi di dollari per l'industria aeronautica in crisi. Ma la Casa Bianca ha gia' fatto sapere di considerare la cifra eccessiva. Sono stati, inoltre, aumentati, qua e la', gli stanziamenti per la sicurezza interna. Un problema da risolvere e' quello della flessibilita' di spesa che l'Amministrazione chiede e che il Congresso e' poco incline a concedere, preferendo attribuire i fondi a capitoli di spesa specifici. Il presidente George W. Bush auspica si potere firmare, entro la fine della prossima settimana, il bilancio suppletivo. La rapidita' del voto di giovedi', a neppure dieci giorni dalla presentazione della proposta di bilancio suppletivo, e' considerata un successo dell'Amministrazione.
BUSH: A UN PASSO DELLA VITTORIA, RUMSFELD: ANCORA GIORNI DIFFICILI - Non ci fermeremo fin quando l'Iraq non sara' libero: lo ha detto il presidente Usa George W. Bush, parlando a Camp Lejeune, una base dei marines, nella Nord Carolina. Il presidente ha ringraziato i marines per il loro contributo alla Guerra del Golfo 2 e ha ricordato i loro compagni gia' caduti. ''Non c'e' vista migliore -ha detto- che quella di 12 mila marines. A meno che non siate la Guardia Repubblicana'' irachena. Il pubblico ha reagito con calorosi applausi. Finiremo quello che abbiamo cominciato: ha detto il presidente Usa. ''Il regime iracheno sta capendo che manterremo l'impegno'' di disarmarlo dalle armi di distruzione di massa: ''I suoi giorni sono agli sgoccioli e stanno giungendo alla fine''. Bush ha aggiunto: ''I paesi liberi non staranno ad aspettare un nuovo 11 Settembre e, per la nostra propria sicurezza, libereremo il popolo dell'Iraq da uno dei piu' crudeli regimi su questa Terra''. Il presidente ha denunciato i crimini di guerra e gli atti di vigliaccheria compiuti dal regime nel conflitto, affermando che essi ''saranno puniti''. Bush ha anche ripercorso i risultati conseguiti dai marines in questa guerra, citando l'occupazione dei pozzi di petrolio e della penisola dove c'e' il porto di Umm Qasr nel sudest dell'Iraq, la battaglia di Nassiriya, la liberazione della soldatessa Jessica Lynch. Tutte cose difficili. Ma, ha detto, 'Nessuno diventa marines per fare le cose facili. Siamo ormai a pochi metri dal traguardo, dopo avere percorso centinaia di chilometri'. E ha concluso il suo discorso affermando che la destinazione ultima dell'intervento americano in Iraq e' la capitale Baghdad, dove ci sara' ''la vittoria finale''.

(Aggiornato il 04 Aprile 2003 ore 07:00)

 

INTESA TRA NATO E UE SUL RUOLO ONU NEL DOPOGUERRA

BRUXELLES 03 Apr - ''Siamo tutti d'accordo che l'Onu debba avere un ruolo nel dopoconflitto'': lo ha detto il segretario di Stato americano, Colin Powell, nella conferenza stampa a Bruxelles al termine degli incontri con i ministri degli Esteri della Nato e dell'Ue. Il segretario di Stato ha pero' puntualizzato che ''si sta ancora esaminando il giusto ruolo per le Nazioni Unite'' e ha detto di non ''essere sorpreso'' del fatto che non ci sia ancora un ''consenso completo'' perche' -ha precisato- ''la discussione e' appena cominciata''.
Powell ha affermato che il futuro ''governo ad interim'' dell'Iraq liberato del dopoguerra sara' composto da ''una combinazione'' di esponenti in esilio e di altri che vivono nel paese.
E ha aggiunto che la coalizione di paesi che sta sconfiggendo Saddam Hussein, quindi soprattutto Usa e Gran Bretagna, ''deve giocare un grande ruolo'' anche nel dopoguerra che non significa pero' l'emarginazione di altri paesi.
''Per quanto riguarda la ricostruzione del dopoconflitto, i ministri hanno detto con chiarezza che vedono la necessita' per la comunita' internazionale, incluse le Nazioni Unite con altre organizzazioni internazionali, di impegnarsi il piu' presto possibile non appena la situazione lo permetta''. Lo ha detto oggi a Bruxelles il segretario generale della Nato, George Robertson, a margine degli incontri fra il segretario di Stato americano Colin Powell e i ministri degli Esteri dell'Alleanza atlantica e dell'Ue. ''Ci sono state divisioni in passato, ma (ora ndr) vedo un crescente consenso'': ha affermato Robertson, riferendosi ai contrasti transatlantici sulla guerra in Iraq.
''Non ho nessun dubbio sul fatto che le Nazioni Unite giocheranno un ruolo di grande importanza'' nel dopoguerra in Iraq: lo ha detto l'Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza (Pesc) dell'Ue Javier Solana, a margine dell'incontro del segretario di Stato americano Colin Powell con i ministri degli Esteri di Nato ed Ue. Solana ha affermato che ''c'e' un accordo sul fatto che l'Onu giochera' un ruolo molto importante non solo sotto il profilo umanitario, ma anche nel legittimare qualsiasi eventuale governo ad interim o qualsiasi sviluppo politico ci sara' in Iraq''. Ed ha confermato che incontrera' lunedi' Kofi Annan, per affrontare in dettaglio gli sviluppi della giornata di oggi a livello di Nazioni Unite.
''Vogliamo che il paese venga restituito il piu' presto possibile agli iracheni'' ha detto oggi a Bruxelles il capo della diplomazia britannica Jack Straw. Parlando con i cronisti poco prima della colazione di lavoro dei ministri degli esteri Ue e Nato con il segretario di stato Usa Colin Powell, Straw ha aggiunto che nel dopoguerra ''naturalmente ci deve essere un coinvolgimento dell'Onu''. ''Stiamo facendo serie discussioni - ha aggiunto - su quale debba essere il ruolo appropriato dell'Onu''.

(Aggiornato il 03 Aprile 2003 ore 17:30)

 

Powell alla NATO cerca di ricucire le lacerazioni atlantiche. Ma sul dopo Saddam gli europei hanno idee diverse

Bruxelles 3 aprile 2003 - "A Bruxelles parlerò ai miei colleghi alla Nato e alla Ue a proposito della campagna e dei piani di ricostruzione, dei piani di formazione di un governo interinale. Voglio sentire dagli altri idee sulla ricostruzione e sui contributi che l'Ue potrà dare". Così il segretario di Stato americano Colin Powell nell'ultima dichiarazione pubblica prima di arrivare al quartier generale della Nato per partecipare al Consiglio atlantico dell'Alleanza con i ministri degli Esteri e ad un pranzo di lavoro con i capi della diplomazia dei 15 paesi dell' Ue. Una missione delicatissima affidata al solo uomo, forse, in grado di ricucire lo strappo dell'amministrazione Bush con la 'Vecchia Europa'.
Il dopo Saddam - Sul tavolo NATO Powell illustrerà agli alleati ma anche alla Russia, dopo le lacerazioni aperte dell'intervento in Iraq, la linea dell'amministrazione Bush per il dopo Saddam: disponibilità al confronto con le istituzioni internazionali, a cominciare dalla NATO e dall'ONU, ma primazia americana nell'amministrazione futura del Paese. Basi sulle quali il confronto con il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin e il pari grado russo Igor Ivanov si annuncia tesissimo. Il presidente francese Jacques Chirac, in particolare, ha già fatto sapere di non accettare che Gran Bretagna e  Stati Uniti mantengano un ruolo dominante nella ricostruzione dell'Iraq. La Germania, al contrario, sembra ammorbidire la posizione critica contro guerra delle scorse settimane. Il ministro degli Esteri Joschka Fischer ha detto ieri a Berlino che spera che il regime di Saddam Hussein cada rapidamente. E anche a Parigi, in verità, un portavoce del governo ha detto che la caduta del regime di Saddam sarebbe una buona cosa.  
Piani diversi - Come modellare l'Iraq nel dopoguerra? Gli Europei chiedono che siano le Nazioni Unite ad assumere un ruolo chiave nella ricostruzione dell'Iraq, non vedendo di buon occhio i programmi di un coordinatore americano ad interim a Bagdad: "E' molto importante restare nell'ambito delle Nazioni Unite", ha detto il ministro degli Esteri danese Stig Moeller, uno degli esponenti del nucleo di Paesi europei favorevoli all'intervento armato in Iraq. 
Powell avrà poi a che fare con il nutrito gruppo di Paesi europei che spinge perché l'Ue dica chiaro che nel dopo Saddam in Iraq dovranno essere le Nazioni Unite ad avere l'ultima parola. La pensa così, a desempio, il ministro degli Affari esteri greco George Papandreou:"Ci siamo impegnati come Quindici affinchè le Nazioni Unite svolgano un ruolo centrale. Discuteremo di questo con Colin Powell", ha detto paretndo ieri da Atene. 
Entro due anni uno Stato palestinese - Incalzato dall'aletato più fidato, Tony Blair, Powell ha parlato "di un cappello internazionale" per il periodo di ricostruzione in Iraq, nel quale le Nazioni Unite fornirebbero "un'approvazione, un riconoscimento per che cosa si sta facendo" per ricostruire il Paese dopo il crollo di Saddam Hussein. Sul tavolo, Powell, metterà anche la questione palestinese: in esame la roadmap per la creazione di uino Stato palestinese entrol il 2005. Un argomento che potrebbe riunire un' Europa profondamente divisa su tutto il resto.

(Aggiornato il 03 Aprile 2003 ore 10:30)

Segue... ONU Missione IRAQ ...

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