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ONU missione IRAQ
IRAQ: BUSH ALL'ONU, CONTRIBUITE ALLA RICOSTRUZIONE
NEW YORK 24 SET - Gli Stati Uniti s'aspettano
l'aiuto di partners e alleati per la ricostruzione e la democratizzazione
dell'Iraq e lo chiedono ad alta voce: dalla tribuna dell'Assemblea generale
delle Nazioni Unite, il presidente George W. Bush invita i Paesi dell'Onu a
mettere la parte le divisioni sulla guerra all'Iraq e a superare le differenze
per contribuire al futuro del Paese sotto una guida americana. ''I leader che
in passato non erano d'accordo con noi, ora devono lavorare insieme'' a noi:
piu' che un'esortazione suona un imperativo, espresso brandendo ''i
principi fondamentali'' della sicurezza e della democrazia che impongono
l'unita' fra gli Stati Uniti e i loro alleati. Bush non fa richieste precise,
non fa cifre ne' di uomini ne' di aiuti. Ma non fa neppure concessioni. A Kofi
Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, che critica dottrina e pratica
dell'attacco preventivo, risponde che la guerra era giusta e che e' stata
giustificata dalla scoperta di tombe di massa e di camere di tortura (ma le
armi di sterminio, che ne erano state la motivazione alla vigilia, per la
minaccia che esse rappresentavano, non sono mai state trovate).
E al presidente francese Jacques Chirac, che chiede rispetto del
multilateralismo dall'Iraq al Medio Oriente e che sollecita un calendario a
tempi stretti per restituire l'Iraq agli iracheni, risponde che gli Stati
Uniti non accelereranno ne' rallenteranno gli sforzi per la ricostruzione e la
democratizzazione ''per dare ascolto alle voci che vengono da altre parti'':
cioe', facciamo come ci sembra giusto e andiamo avanti per la strada che
abbiamo indicato, ''in modo ordinato'' e agendo ''nel rispetto delle
necessita' degli iracheni''. Per le Nazioni Unite, ci puo' essere un ruolo -ha
affermato- Bush nella stesura della Costituzione irachena e nella tenuta delle
elezioni democratiche.
Il presidente americano ha messo il suo discorso, un anno dopo quello
con cui porto' all'Onu la questione irachena, cercando un avallo, che non
ottenne, all'uso della forza per disarmare e rovesciare il regime di Saddam
Hussein, sotto il cappello della lotta contro il terrorismo. Cosi', ha
iniziato con un riferimento agli attacchi contro l'America dell'11 Settembre
2001 e con un ricordo di Sergio Vieira de Mello, il rappresentante dell'Onu a
Baghdad vittima di un attentato. Bush ha insistito sui riflessi positivi che
un Iraq libero e democratico potra' avere in Medio Oriente, dove -ha detto- ''servira'
di ispirazione''. Ma, perche' cio' accada, bisogna che i Paesi arabi cessino
di finanziare e di sostenere il terrorismo: ''L'America lavorera' con tutti i
Paesi dell'area che agiranno fermamente a favore della pace'', ha assicurato
il presidente, senza indicare ne' i Paesi che attualmente finanziano o
sostengono il terrorismo ne' quelli con cui l'America e' gia' disposta a
lavorare. Posta agli arabi la condizione della rinuncia al terrorismo, Bush ha
chiesto a Israele di creare le condizioni perche' possa nascere uno stato
palestinese che viva in pace con i vicini e sicuro all'interno dei propri
confini. ''Israele deve lavorare per creare le condizioni che lo permettano'',
ha detto il presidente, aggiungendo subito che il popolo palestinese e' stato
''tradito'' dai suoi dirigenti.
Dall'Iraq al Medio Oriente, lungo il filo conduttore della lotta contro
il terrorismo, il discorso di Bush e' poi approdato alla proposta di uno
sforzo mondiale contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (Adm),
nucleari e bio-chimiche, e delle tecnologie mondiali. Il presidente ha
sollecitato le Nazioni Unite a varare nuove e piu' severe misure, adottando
una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che e' vincolante e che ''criminalizzi''
produzione e diffusione di Adm. Bush ha poi affrontato, concludendo, l'ultima
priorita' del suo intervento: la lotta contro la diffusione dell'Aids e di
altre malattie contagiose, contro la fame e la carestia e contro il traffico
di persone e ogni forma di neo-schiavismo. ''E' un problema che e' apparso
negli Stati Uniti -ha detto- e lavoriamo per estirparlo'', invitando anche gli
altri Paesi a fare altrettanto.
(Aggiornato il 24 Settembre 2003 ore 09:00)
ONU: ABOLITE SANZIONI ALL'IRAQ
NEW YORK
22 Mag - Dopo 13 anni le sanzioni economiche contro l'Iraq sono state abolite.
Lo ha deciso oggi il Consiglio di Sicurezza. La risoluzione e' stata approvata
con 14 si.
La risoluzione autorizza la coalizione guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna
a governare l'Iraq come potenze occupanti. ''E' un momento importante per il
popolo iracheno. L'Iraq volta pagina dopo il lungo e brutale regime di Saddam
Hussein'', ha detto l'ambasciatore americano John Negroponte subito dopo il
voto. Hanno votato a favore della risoluzione anche paesi come Russia, Francia
e Germania, che si erano decisamente opposti alla guerra contro Saddam. La
Siria non ha partecipato al voto perche' Damasco ha detto di non avere avuto
tempo di esaminare l'ultima versione del documento.
(Aggiornato il 22 Maggio 2003 ore 16:00)
Iraq, ritrovata l’intesa all’Onu
New York 22 Mag -
Pronta la risoluzione che legittima l'occupazione
Usa-Gb. -
Francia, Germania e Russia, i tre paesi membri del Consiglio
di Sicurezza contrari alla guerra, sono pronti a votare la nuova risoluzione
sul futuro dell’Iraq preparata da Usa e Gran Bretagna. Una ritrovata intesa
all’interno delle Nazioni Unite che fa esclamare al ministro degli esteri
francese, Dominique De Villepin: “L’Onu è tornata”.
La posizione comune dei tre paesi è emersa al termine del
summit di D’Orsay, conclusosi ieri sera e che ha visto Germania, Russia e
Francia allineate su una posizione comune per “guardare al futuro” e “dar
prova di responsabilità”. De Villepin, comunque, ha sottolineato come la
posizione di rifiuto della guerra resti invariata ma che adesso si tratta di
far fronte alle difficoltà del paese.
Il testo della risoluzione (in votazione oggi pomeriggio,
stamattina a New York) prevede sostanzialmente la ripresa delle esportazione
di petrolio dal paese con la cessazione dell’embargo, imposto dopo la prima
guerra del Golfo al regime di Saddam. Nel testo sarebbe prevista anche la
nomina di un commissario Onu per l’Iraq ma non appare prevalente il ruolo
delle nazioni unite per la gestione del paese. Anzi la delibera, secondo
alcuni forzando sui poteri del Palazzo di Vetro, legittima Usa e Gran Bretagna
come forze d’occupazione e di gestione del paese.
Rispetto alla prima versione del testo, presentata lo scorso
9 maggio, l'ultimo documento contiene circa 90 cambiamenti di linguaggio, ma
non cambia la sostanza: Washington e Londra, in quanto potenze occupanti,
restano fermamente al timone dell'Iraq e dei suoi giacimenti petroliferi "fino
all'istituzione di un governo rappresentativo e internazionalmente
riconosciuto".
Bush e Blair sono convinti che dopo il si di Francia, Russia
e Germania anche la Cina (altro membro permanente e con diritto di veto)
lascerà passare la risoluzione. Inoltre è possibile un’astensione della Siria.
Intanto in Iraq, dove continuano a morire soldati americani
(l’ultimo stanotte ai confini con l’Iran), Paul Bremer, il capo
dell'amministrazione provvisoria civile americana, ha deciso che la conferenza
nazionale delle forze irachene, che potrebbe varare un governo provvisorio, si
riunirà a luglio (non a giugno, come inizialmente indicato). e ha dato ordine
di sequestrare le armi delle fazioni intimando ai dirigenti Baath di
arrendersi.
(Aggiornato il 22 Maggio 2003 ore 11:30)
Powell: nuova risoluzione riconoscerà a Onu ruolo vitale
Washington
8 maggio 2003 - La nuova
risoluzione sull'Iraq, che gli Stati Uniti si apprestano a presentare in
Consiglio di Sicurezza entro la settimana, riconoscerà all'Onu un ruolo-chiave
nel futuro del Paese arabo.
Lo ha precisato il segretario di Stato americano, Colin Powell, al termine del
colloquio avuto al Palazzo di Vetro con il segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, e dedicato appunto al tema.
Il capo della diplomazia Usa aveva appena confermato l'intenzione di Washington di chiedere al Consiglio la revoca dell'embargo in vigore dal '90. "Si tratta di una risoluzione", ha sottolineato, "che attribuirà al segretario generale e alle Nazioni Unite un proprio ruolo da svolgere, il ruolo vitale", ha puntualizzato ancora, "di cui ha parlato il presidente George W. Bush".
(Aggiornato il 08 Maggio 2003 ore 04:00)
Dopo pressioni Usa commissione Onu indagherà solo su Saddam
New York 25 aprile 2003 - Gli Stati Uniti hanno deciso di impedire a una commissione Onu per i diritti umani di indagare sulla situazione attuale in Iraq. Agli investigatori mandati sul campo è stato chiesto - secondo fonti diplomatiche, dopo forti pressioni di Washington - di presentare un rapporto sulla lunga dittatura di Saddam Hussein, ma non, come era stato sollecitato da alcuni Paesi, sulle ultime settimane, ossia sul comportamento delle truppe angloamericane. Con una dichiarazione approvata a maggioranza alla fine della sessione anuale di sei settimane, i membri della Commssione hanno "condannato energicamente la sistematica, diffusa e estremamente grave violazione dei diritti umani e delle norme umanitarie internzionali da parte del governo iracheno", ma non hanno ammeso alcuna parola di critica per l'invasione alleata che ha fatto migliaia di vittime e distrutto l'economia del Paese. Ieri l'ambasciatore americano, Kevin Moley, aveva duramente criticato il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che aveva chiesto alla Commissione di esprimere con chiarezza la necessità che Londra e Washington rispettino le norme che regolano il trattamento dei prigionieri di guerra.
(Aggiornato il 25 Aprile 2003 ore 23:00)
L'Onu proroga fino al 3 giugno il programma "Oil for food"
New York 24
aprile 2003 - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato
all'unanimità un'estensione sino al 3 giugno del programma oil for food
iracheno. Tutti e 15 i paesi mebri si sono detti d'accordo che sia l'Onu a
gestire il petrolio iracheno, data la situazione ancora precaria in cui si
trova la nazione mediorientale.
All'interno del programma oil for food il petrolio iracheno viene utilizzato
dalle Nazioni Unite per acquistare generi alimentari con cui sfamare il 60%
della popolazione dell'Iraq. La decisione è stata presa all'unanimità dai
quindici membri dell'esecutivo Onu.
'Petrolio in cambio
di cibo' - Il programma era stato sospeso il 28 marzo, rivisto in
modo da assegnare al segretario generale dell'Onu Kofi Annan il controllo sui
beni di carattere umanitario e così prorogato di altri 45 giorni; sarebbe
scaduto il 12 maggio.
Il piano 'Petrolio in cambio di cibo' fu istituito nel 1996 per consentire
agli iracheni, piegati già da sei anni di embargo, di vendere all'estero il
proprio greggio per comperare generi di prima necessità, il tutto sotto la
supervisione dell'Onu. Allo scoppio della guerra, Annan decise di sospendere
il programma e da allora Baghdad non ha più venduto petrolio, in mancanza di
un governo riconosciuto che possa firmare contratti. Restano però accantonati
13 miliardi di dollari, un miliardo dei quali può essere usato per far
arrivare subito alla popolazione cibo e medicinali.
Resta il problema della revoca delle sanzioni -La proroga di oggi è quindi più che altro un fatto tecnico, mentre continua la discussione sull'opportunità di revocare del tutto le sanzioni all'Iraq. Su questo il Consiglio di sicurezza è diviso: gli Stati Uniti hanno chiesto la revoca immediata e completa, mentre la Russia chiede che prima siano riprese e completate le ispezioni agli arsenali iracheni e la Francia è favorevole a una sospensione temporanea.
(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 20:00)
Annan punge USA e Gb: "Guerra non autorizzata dall'ONU, ora rispettino la convenzione di Ginevra"
Ginevra 24
aprile 2003 - "Spero che la coalizione darà l'esempio chiarendo che
intende agire nel pieno rispetto delle norme contenute nella Convenzione di
Ginevra e dell'Aja per ciò che riguarda il trattamento dei prigionieri". Gioca
in casa, il segretario generale delle Nazioni Unite, e davanti alla
Commissione dell'Onu per i diritti umani riunita per la sessione annuale non
rinuncia ad una stilettata a Washington. Tanto che l'ambasciatore americano
alle Nazioni Unite a Ginevra, irritato, convoca subito i giornalisti per una
dichiarazione. Annan ha ricordato il durissimo scontro diplomatico che
ha preceduto la guerra a Saddam: la decisione di Stati Uniti e Gran Bretagna
"di sferrare l'attacco senza l'autorizzazione specifica del Consiglio di
sicurezza ha creato profonde divisioni che dovremo superare se vogliamo far
fronte in modo efficace non solo a quanto accade in Iraq, ma anche ad altre
importante sfide internazionali", ha detto, lasciando capire che la guerra in
Iraq non aveva per l'Onu presupposti di legalità.
Appena Annan ha lasciato la sala, Kevin Moley e il capo della delegazione
statunitense Jean Kirkpatrick hanno detto ai giornalisti che "ci sembra quanto
meno singolare che il segretario generale abbia ritenuto di dover portare
questo tema alla nostra attenzione. Gli angloamericani hanno chiarito dal
primo giorno, non solo con le parole ma anche attraverso le azioni, che
rispettano il diritto internazional e dunque è stupefacente che ci richiami a
questo". Quanto alla legittimità dell'intervento in Iraq, il diplomatico Usa
non ha risparmiato altre critiche ad Annan: "Il segretario generale dovrebbe
sapere più di chiunque altro che ci sono state autorizzazioni specifiche", ha
dichiarato Moley, citando le risoluzioni 678, 687 e 1441. Pertanto "questa è
una madornale distorsione dei fatti". Ancora più dura la Kirkpatrick: "E'
stato un errore molto grave quello di Annan". Nel suo intervento Annan ha
detto anche di augurarsi che le forze della coalizioni dimostrino "attraverso
le loro azioni che accettano le responsabilità di potenze occupanti per quanto
riguarda l'ordine pubblico, la sicurezza e il benessere della popolazione
civile" e che "cominci ora in Iraq una nuova era di rispetto dei diritti
umani".
(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 15:40)
CONSIGLIO ONU PROROGA POTERI ANNAN SU PROGRAMMA PETROLIO-CIBO
NEW YORK 24 Apr - Il Consiglio di
Sicurezza dell'Onu ha prorogato fino al 3 giugno le modifiche al
programma petrolio-cibo che autorizzano il segretario generale Kofi Annan
a gestirne i contratti umanitari. Il 3 giugno e' la data in cui il programma
arriva alla sua naturale scadenza.
GARNER: FORMAZIONE GOVERNO INIZIA LA PROSSIMA SETTIMANA - Il processo
di formazione di un governo iracheno iniziera' la prossima settimana, ha detto
oggi a Baghdad il capo dell'amministrazione provvisoria americana Jay Garner
secondo il quale per quella data alcuni ministeri potrebbero ricominciare a
funzionare. Garner ha anche annunciato che le forze anglo-americane in Iraq
hanno fatto ripartire una parte della produzione petrolifera e di gas nel nord
e nel sud dell'Iraq per rispondere ai bisogni degli iracheni.
RUMSFELD, NO A GOVERNO ''TEOCRATICO'' - Gli iracheni saranno liberi di
decidere la forma di governo che vogliono, purche' non sia ''una teocrazia di
stile iraniano'': lo ha detto il segretario alla difesa americano Donald
Rumsfeld, in un'intervista alla Ap.
Nell'intervista, Rumsfeld ha anche detto che progetta di recarsi a Baghdad
presto e che la lista dei gerarchi del regime ricercati non si esaurisce nei
55 del mazzo di carte distribuito alle truppe: ''Abbiamo, in realta', una
lista di circa 200 persone''. Con il mazzo di carte, ''volevamo separare il
peggio del regime dal resto, sperando che gli altri venissero allo scoperto''.
Senza indicare quanto a lungo le truppe americane resteranno in Iraq, Rumsfeld
ha detto: ''Il prossimo passo e' vedere che il popolo iracheno cominci a
essere coinvolto nella gestione delle sue comunita' e nello sviluppo d'un
governo nazionale'', anche se l'insediamento di un'Autorita' provvisoria
dovra' avvenire con prudenza e con pazienza. ''Ci sara' l'inizio di un'Autorita'
provvisoria presto. Ma non so cosa 'presto' significhi. E' un po' presto per
essere impazienti e, quindi, non posso essere impaziente, anche se e' naturale
essere impazienti, volere che gli iracheni si governino da soli''.
KHARRAZI, GOVERNO DI TUTTI CON SUPERVISIONE ONU - L'Iran non vuole un
governo sciita in Iraq, ma un esecutivo in cui ''tutti abbiano diritto a
essere rappresentati'', sciiti, sunniti e diversi gruppi etnici. E questo
governo deve essere costituito ''sotto la supervisione dell'Onu''. Lo ha detto
oggi il ministro degli esteri Kamal Kharrazi. Kharrazi ha tuttavia
sottolineato il ruolo ''importante'' avuto dal clero sciita nel guidare i
fedeli in queste settimane di vuoto di potere dopo la caduta del regime di
Saddam Hussein.
LUNEDI' A BAGHDAD TECNICI PER OSPEDALE ITALIANO - Lunedi' prossimo
giungeranno a Baghdad i primi tecnici italiani incaricati di installare un
ospedale da campo da cento posti letto, diviso in ventisette reparti, con
camere operatorie, sala di rianimazione, laboratori d'analisi. Lo ha riferito,
interpellato sulla questione, l'ambasciatore Antonio Badini, coordinatore
della task-force italiana per la ricostruzione e gli aiuti umanitari in Iraq.
L' ospedale avra' in tutto 72 unita', per un costo complessivo di un miliardo
e mezzo di vecchie lire al giorno.
RIAPERTA SEDE DIPLOMATICA ITALIANA A BAGHDAD - Questa mattina a
Baghdad, l'ambasciatore Gianludovico De Martino di Monte Giordano ha riaperto
la sezione d'interessi chiusa alla vigilia della guerra. Lo ha reso noto
l'ambasciatore Antonio Badini, coordinatore della task-force italiana per la
ricostruzione e gli aiuti umanitari in Iraq.
SU RUOLO SISMI LETTA RIFERIRA' AL PARLAMENTO - Il sottosegretario alla
Presidenza, con delega per i servizi segreti, nell'incontro del 13 maggio,
peraltro programmato da tempo, riferirà al Comitato parlamentare di controllo
sui problemi della sicurezza internazionale e anche sull'attività del Sismi
nello scenario iracheno. Lo ha riferito il presidente del COPACO, Enzo Bianco.
VERTICE PUTIN-BLAIR A MOSCA IL 29 APRILE - Il primo ministro
britannico, Tony Blair, compira' una visita a Mosca il 29 aprile prossimo e
sara' ricevuto al Cremlino dal presidente russo, Vladimir Putin. Si trattera'
di una visita di alcune ore e sara' il primo faccia a faccia tra Putin e Blair
dopo la guerra in Iraq.
USA: QUATTRO COLPI CONTRO EX APPARATO DEL REGIME - Nel giro di poche
ore, le forze militari americane in Iraq hanno accorciato di tre nomi la lista
dei 55 super-ricercati del regime di Saddam Hussein e hanno catturato un
quarto personaggio importante, un esponente dell' intelligence che non
figurava nell'elenco, ma che forse conosce i nomi delle spie irachene negli
Usa. Il mazzo di carte dei 'most wanted', creato dal Pentagono per raccogliere
nomi e foto degli esponenti del vecchio governo di Baghdad ricercati, si e'
alleggerito ulteriormente. Adesso un quinto del mazzo, 11 carte su 55, e'
composto da persone che si trovano nelle mani degli americani. A consegnarsi
ai soldati Usa o a finire in manette nel corso di operazioni delle forze
speciali sono stati, nella giornata di mercoledi', l'ex comandante
dell'Aviazione militare, Muzahim Saab Hassan al Tikriti, numero 10 della lista
('regina di quadri' nel mazzo); il generale Zuhayr al Naqib, ex direttore
dell'intelligence militare (numero 21, '7 di cuori'); l'ex ministro del
Commercio Mohammed Mehdi Saleh (numero 48, '6 di cuori'); Salim Said Khalaf Al
Jumayli, che non figurava nel mazzo, presunto ex capo del desk americano
dell'intelligence irachena.
JONES: NATO E' IN GRADO DI SVOLGERE QUALSIASI COMPITO IN IRAQ -Anche se
non e' stato impartito alcun ordine politico di pianificazione, la Nato e' in
grado di svolgere qualsiasi tipo di missione in Iraq. Lo ha affermato oggi il
generale James Jones, Comandante supremo delle forze alleate in Europa, in una
conferenza stampa a Mons (Belgio). In una conferenza stampa tenuta al Quartier
generale supremo delle potenze alleate in Europa (Shape), Jones ha
sottolineato che ''non avendo ricevuto alcun incarico'' a questo proposito,
''sarebbe inopportuno da parte mia fare illazioni sul tipo di contributo che
Shape e la struttura di comando alleata potrebbe giocare''. ''Questa - ha
aggiunto riferendosi alla Nato - e' un'organizzazione molto capace'' e sta per
giocare ''un grande ruolo in Afghanistan'', come gia' fa nei Balcani e nel
Mediterraneo, ''il tutto in maniera simultanea'': insomma ''abbiamo molte
capacita' per fare molte cose differenti che l'Alleanza vuole fare, in Iraq o
in qualsiasi altro posto. ''Abbiamo abbastanza cose nella cassetta degli
attrezzi'', ha detto il generale statunitense sottolineando che ''la Nato sa
cosa fare in missioni di peace-keeping e di altro tipo''. ''Possiamo dire ai
nostri leader politici cosa possiamo e cosa non possiamo fare in un lasso di
tempo molto breve'', ha affermato Jones. Il rafforzamento del suo ruolo in
Afghanistan, ha detto ancora il generale ex-comandante dei marines, dimostra
che ''la Nato vuole avere una capacita' non in senso solo regionale ma
globale'', ha ricordato il generale.
NATO: 2000 UOMINI PER FORZA REAZIONE RAPIDA - La nascente forza di
reazione rapida della Nato sara' composta inizialmente di quasi 2000 uomini,
dotata di mezzi aerei e terrestri e avra' una capacita' di rimanere azione in
maniera autonoma per un periodo di 15-30 giorni. Jones ha confermato che conta
di veder pronta questa unita' gia' per il prossimo ottobre. L'annuncio
ufficiale, ha precisato, verra' fatto comunque solo a giugno.
(Aggiornato il 24 Aprile 2003 ore 15:30)
CONTNUA LA POLEMICA USA - ONU
VIENNA 23 Apr - Prosegue la partita diplomatica fra Palazzo di vetro e Casa
Bianca. Gli ispettori Onu sono le sole persone ad avere l'autorità e la
competenza per poter appurare il disarmo dell'Iraq. Lo dichiara oggi da Vienna
il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. E' una risposta secca
agli Usa: Washington non ha l'autorità e il diritto di dare una risposta
definitiva sulle armi proibite di Saddam Hussein. Nel ribadire che l'eventuale
disarmo dell'Iraq può essere certificato solo dagli
ispettori, Annan non esclude però che le risoluzioni Onu sul paese possano
essere modificate in modo da tener conto della caduta del regime iracheno. "Le
risoluzioni del Consiglio di sicurezza - dice Annan facendo implicito
riferimento alla possibilità di revocare le sanzioni economiche - devono
essere certificate d agli ispettori".
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 14:00)
Powell: Francia subirà conseguenze per sua posizione. De Villepin: fedeli al diritto internazionale
Washington 23 aprile 2003 -
Il segretario di Stato americano Colin Powell, intervistato da una Tv
americana, ha detto che Parigi subirà delle conseguenze per la sua opposizione
al conflitto in Iraq.
Nonostante l'apertura francese di ieri con il parere favorevole ad una
sospensione delle sanzioni Onu all'Iraq di cui gli Usa chiedono la revoca, il
segretario di Stato americano ha definito non "utile" il ruolo svolto dalla
Francia. "Rivedremo i nostri rapporti" ha detto Powell.
Dalla Turchia, dove è in visita, il ministro degli Esteri francese Dominique
de Villepin replica e difende la posizione francese che definisce fedele ai
principi del diritto internazionale. Anche nel futuro, ha aggiunto De Villepin,
"continueremo ad agire in tutte le circostanze in questo modo".
"Per tutto la fase della crisi irachena - ha detto il capo della diplomazia
francese - la Francia, che al suo fianco aveva la grande maggioranza della
comunità internazionale, ha agito in accordo con le sue convinzioni e con i
suoi principi per difendere il diritto internazionale".
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 13:00)
ARMI CHIMICHE: BLIX ATTACCA GLI USA
NEW YORK 23 Apr - Per Hans Blix, il capo degli ispettori dell'Onu, "e'
evidente che in Iraq non siano ancora state trovate armi di distruzione di
massa", cosi' come e' evidente che "le informazioni fornite al riguardo
dall'intelligence americano non sono sufficienti a provare la presenza di
ordigni chimici e batteriologici nel paese". E' questa la nuova stoccata alla
Casa Bianca da parte di Blix, durante un incontro con la stampa al termine del
Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Tra Blix e gli Stati Uniti si e' sollevata da
due giorni una polemica in merito a chi debba condurre la ricerca di armi
chimiche in Iraq. Per gli Stati Uniti - che hanno ribadito con forza questa
convinzione tramite il proprio rappresentante all'Onu John Negroponte - e' un
compito che spetta a loro, mentre Blix ha affermato che un'operazione condotta
dalle Nazioni Unite godrebbe di un maggiore riconoscimento internazionale. Il
diplomatico ha pero' evitato di rompere
completamente i ponti con l'amministrazione Bush, affermando che e' possibile
una cooperazione tra i suoi ispettori e il personale americano impegnato nella
caccia alle armi di distruzione di massa.
(Aggiornato il 23 Aprile 2003 ore 10:00)
Annan: la guerra è stata una sfida all'Onu
New York
22 aprile 2003 - "Le Nazioni Unite hanno attraversato gravi crisi anche in
precedenza e spero che riusciremo ad uscire anche da questa". A dirlo è il
segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan.
"L'Onu è stato sfidato" dalla guerra, ma la cosa "importante" è che gli "Stati
membri mettano da parte le divisioni che la crisi irachena ha fatto emergere".
E' importante "andare oltre" queste divisioni perché "vi sono altre importanti
situazioni di crisi e la comunità internazionale e l'agenda internazionale
chiedono che queste emergenze vengano affrontate al più presto".
Viviamo "in un mondo interdipendente". Le crisi sono diverse e vanno dal Medio
oriente, all'Afghanistan, dalla povertà al terrorismo, dall'Aids, alla Sars.
Se non sapremo essere all'altezza di questo fatto "credo che saremo costretti
a pagare un prezzo elevato".
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 14:10)
Oggi Consiglio di Sicurezza Onu, Blix: guerra fondata su molte prove "false"
Londra 22 aprile 2003 -
Grande attesa per la riunione di questo pomeriggio, le 16.30 in Italia, del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L'argomento su proposta della
Russia, è il ritorno degli ispettori Onu in Iraq per verificare
definitivamente se ci siano o meno armi di distruzione di massa. Nel corso
della riunione verrà ascoltato il capo degli ispettori Hans Blix, che si è
detto pronto a tornare in Iraq. Gli Stati uniti sono contrari al ritorno degli
ispettori e chiedono invece la revoca delle sanzioni.
E nel giorno in cui tornerà a parlare davanti al Consiglio di Sicurezza Onu,
il capo degli ispettori Unmovic Hans Blix rilascia un'intervista dai toni
durissimi alla Bbc. Nei mesi scorsi, dice il diplomatico svedese, gli Usa
hanno fatto di tutto per screditare il ruolo suo e degli altri ispettori Onu.
Il capo degli ispettori dell'Onu, Hans Blix, ha messo anche in dubbio
l'autenticità delle prove dell'esistenza in Iraq di armi di distruzioni di
massa su cui Gran Bretagna e Stati Uniti hanno basato il loro intervento
militare. "Ritengo sia stato uno degli elementi fastidiosi il
fatto che così tante prove su cui le capitali hanno fondato le loro
argomentazioni fossero traballanti", ha dichiarato in un'intervista alla Bbc
trasmessa nel giorno in cui Blix torna a comparire davanti al Consiglio di
sicurezza per discutere di una possibile ripresa delle ispezioni.
Blix ha chiarito di non voler accusare Londra e Washington di aver falsificato
le prove: "Ma non disturba l'idea che servizi segreti con tutti i mezzi
tecnici a loro disposizione non abbiano scoperto che quelle prove erano
false?", si è chiesto. "A me disturba davvero molto, chi ha falsificato le
prove?".
E nel suo j'accuse, Blix non risparmia neppure il segretario di Stato Usa
Colin Powell. Molte delle prove da lui presentate in Consiglio si sono
rivelate inconsistenti. Blix, spietato, nonostante il tono apparentemente
conciliante, dice di Powell: "non dubito della sua sincerità... non poteva
controllare tutto".
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 12:00)
Blix chiede il ritorno degli ispettori Onu
New York 22 aprile 2003 - Il
capo degli ispettori dell'Onu, Hans Blix, ha detto ieri che le equipe delle
Nazioni Unite devono tornare in Iraq per verificare in maniera indipendente la
scoperta eventuale di armi di distruzione di massa. Gli Stati Uniti hanno però
annunciato che non vedono quale ruolo gli ispettori dell'Onu possano svolgere
nell'immediato.
"Penso che sarebbe saggio per loro di avere una verifica indipendente, che
apporterebbe un'alta credibilità ha dichiarato il capo della commissione di
controllo dell'Onu, interpellato sulla possibile scoperta a sud di Baghdad di
attrezzature che potrebbero essere utilizzate nella fabbricazione di armi
chimiche.
"Non vediamo nell'immediato alcun ruolo per il dottor Blix e le sue equipe" ha
da parte sua detto Richard Grenell, portavoce di John Negroponte,
l'ambasciatore americano presso le Nazioni Unite.
Oggi Blix deve intervenire al Consiglio di Sicurezza su una eventuale ripresa
delle ispezioni. Ha gia' detto che gli ispettori sono pronti a tornare in
Iraq.
La Russia ha da parte sua chiesto che le equipe delle Nazioni Unite terminino
le loro ricerche e certifichino che le armi nucleari, chimiche e biologiche
dell'Iraq sono state eliminate, come pure i missili a lunga gittata in grado
di trasportarle, come esigeva la risoluzione 1441 dell'Onu.
L'ambasciatore russo Gennady Gatilov ha dichiarato che la presenza di "un
organo internazionale obiettivo" è necessaria per "accertare la situazione" in
Iraq.
(Aggiornato il 22 Aprile 2003 ore 07:30)
L'Iran chiede al vertice dell'Opec un rappresentante iracheno riconosciuto dall'Onu
Teheran 21 aprile 2003 -
Solo un governo riconosciuto dalle Nazioni Unite potrà rappresentare l'Iraq
nel vertice straordinario dell'Opec che si terrà giovedì prossimo a Vienna. Lo
sostiene - stando a quanto riporta il quotidiano Aftab-e Yazd - il ministro
del petrolio iraniano, Bijan Zanganeh, secondo cui "l'amministrazione Usa non
può rappresentare l'Iraq all'Opec".
"Solo un governo riconosciuto dalle Nazioni Unite - ha detto il ministro
dell'Iran - come un legale governo iracheno può rappresentare l'Iraq all'Opec.
Un ex generale iracheno che ha trascorso molti anni in esilio negli Stati
Uniti e che si era autoproclamato governatore di Baghdad, ha annunciato che
guiderà la delegazione irachena; secondo delle fonti, la delegazione, composta
anche da membri del deposto governo di Saddam Hussein, dovrebbe arrivare a
Vienna mercoledì.
Rappresentanti degli Stati Uniti hanno però espresso la possibilità che
nessuno rappresenti l'Iraq alla riunione di giovedì; una fonte Opec la scorsa
settimana ha riferito che il cartello avrebbe invitato il ministro del
petrolio del passato regime, presente nella lista dei ricercati Usa.
Secondo il ministro iraniano, l'Opec dovrebbe trovare un accordo per mantenere
il prezzo del greggio compreso tra 22 e 28 dollari a barile e tutti i paesi
che hanno aumentato la produzione dovrebbero essere i primi a tagliarla.
(Aggiornato il 21 Aprile 2003 ore 11:30)
IMMINENTE RIENTRO ISPETTORI ONU
IN IRAQ
NEW YORK 18 Apr - Gli ispettori delle Nazioni Unite potrebbero essere di nuovo
in Iraq nel giro di un paio di settimane, una volta ottenuta l'autorizzazione
in tal senso del Consiglio di Sicurezza. Lo ha dichiarato il loro capo, Hans
Blix, in un'intervista rilasciata al network pubblico britannico 'Bbc'. Anzi,
a detta del diplomatico svedese che dirige l'Unmovic, la Commissione Onu di
Monitoraggio, Verifica e Ispezione, un giorno gli stessi americani saranno
soddisfatti di un ritorno al lavoro degli ispettori. «Siamo pronti ad andare
in qualsiasi momento il Consiglio di Sicurezza decida», ha affermato Blix.
«Gli ispettori sono ancora sotto contratto», ha spiegato. «Ora si trovano a
casa loro, nei rispettivi Paesi d'origine, e perchè essi rientrino a Baghdad
occorrerebbero circa due settimane». Gli ispettori dovrebbero affiancare le
truppe alleate nella ricerca delle armi chimiche e biologiche di Sadaam
Hussein, di cui fino ad oggi sono state trovate solo vaghe tracce, secondo
quanto ammesso anche dal responsabile della Difesa Usa Donald Rumsfeld.
(Aggiornato il 18 Aprile 2003 ore 14:00)
Bush: "La lotta al terrorismo non è finita a Baghdad, ma l'altra priorità ora è far ripartire l'economia"
Washington 15 aprile 2003 -
"Abbiamo le truppe ancora in zona di combattimento: ne siamo molto orgogliosi,
sono uomini e donne che si sacrificano per la pace, il mondo ha visto di cosa
siano capaci. Hanno portato la libertà al popolo iracheno". Dal giardino delle
rose della Casa Bianca, sotto un sole primaverile, il presidente americano
George W. Bush parla ad un ristretto pubblico di imprenditori della situazione
economica americana, ma anche di guerra: le due "priorità di questa
amministrazione". E promette: "Finiremo il nostro lavoro nella lotta al
terrorismo, introdurremo subito sgravi fiscali per far ripartire l'economia".
Le scommesse dell'economia americana - "L'economia ha un
grande potenziale non sfruttato, il popolo americano ha il talento per
sfruttare questo potenziale - ha detto Bush - Ecco perché sono ottimista.
Abbiamo bisogno di 550 miliardi di dollari di sgravi fiscali per far crescere
la nostra economia. Gli imprenditori ne hanno bisogno adesso, perché chi cerca
lavoro lo possa trovare. Lo spitito americano è poter avviare un'attività in
proprio, poter avere successo e dare lavoro agli altri".
Libereremo ogni angolo dell'Iraq - "Il primo giorno del nuovo
Congresso - ha continuato Bush - ho descritto ad un gruppo di businessmen due
grossi problemi per l'America: la lotta al terrorismo e il rilancio
dell'economia, come renderla vigorosa. E queste restano le due priorità della
mia amministrazione. In Iraq il regime di Saddam Hussein non esiste più. Un
mese fa quel Paese era prigione per il proprio popolo, riserva di armi,
rifugio per i terroristi: oggi non lo è più, questi sono giorni positivi per
l'umanità. La nostra vittoria è certa, ma non ancora completa. Restano nel
Paese elementi disperati che resistono, che andremo ad annientare, per
liberare ogni angolo dell'Iraq".
La lotta al terrorismo non finisce a Baghdad - "Ora inizia il
compito difficile: aiutare gli iracheni a costruire un Iraq libero e stabile.
Aiuteremo gli iracheni a ripristinare i servizi di base, a distruggere le
armi di struzione di massa, a eleggere un governo rappresentativo che rispetti
i diritti umani - ha proseguito Bush - La nostra vittoria in Iraq sarà un
avanzamento crucialoe nella guerra contro il terrorismo, ma questa guerra
continua, la nostra nazione è ancora minacciata, i nostri alleati sono
minacciati. Gli USA e la coalizione si difenderanno, e porteremo a compimento
quello che abbiamo iniziato".
Riavviare gli USA alla crescita economica - "Ora la priorità
del governo è incoraggiare la prosperità e nuovi posti di lavoro. Il dibattito
è su cosa è necessario alle piccole imprese, ai lavoratori: un mese fa si era
parlato di un rallentamento dell'economia - ha aggiunto ancora Bush - La
situazione è la stessa, ma sappiamo che la crescita sarà raggiunta. E il modo
migliore è approvare sgravi fiscali immediati. Che non solo utili fra 3 o 5
anni: potrebbero esserlo, ma oggi sonop molto più utili. Il modo migliore per
ridurre il deficit pubblico è quello di far ripartire l'economia, e lo
faremo".
(Aggiornato il 15 Aprile 2003 ore 17:30)
Le accuse americane alla Siria preoccupano Kofi Annan
New York 15 aprile 2003 - Si
fanno sempre più difficili i rapporti tra Stati Uniti e Siria. Washington è
tornata ad accusare Damasco di possedere armi chimiche e di proteggere uomini
dell'ex regime iracheno. Gli Stati Uniti minacciano il ricorso alle sanzioni
contro uno stato che definiscono" terrorista". Ma la Siria respinge le accuse
e si dice pronta ad accettare ispezioni. Le critiche degli Stati Uniti alla
Siria, accompagnate dalla minaccia di sanzioni, stanno suscitando un'andata di
reazioni negative, accompagnata dal timore di un nuovo sussulto di tensione in
Medio Oriente.
Le accuse degli Stati Uniti - L'Amministrazione di Washington
rimprovera al governo di Damasco di dare ospitalità e copertura a membri del
regime di Saddam Hussein; di avere fornito, durante la guerra, materiale
bellico e uomini in armi all'Iraq; di disporre di armi di distruzione di massa
bio-chimiche e di finanziare e proteggere il terrorismo internazionale. Gli
Stati Uniti chiedono "cooperazione" alla Siria, lasciano planare la minaccia
di sanzioni, ma non ipotizzano azioni militari. La Gran Bretagna, principale
alleata Usa nella guerra in Iraq, non condivide la posizione americana.
Le reazioni - La Francia critica. Il Canada pensa che
Washington dovrebbe portare le accuse contro Damasco al Consiglio di Sicurezza
dell'Onu, cui spetta valutare la situazione ed eventualmente adottare una
risoluzione.
Il premier britannico Tony Blair, parlando ieri alla Camera dei Comuni, ha
negato che ci sia un progetto di invasione della Siria. Sulla stessa linea
anche il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, che ha evitato di
far propria la definizione della Siria come "Stato canaglia", usata ieri dalla
Casa bianca.
La preoccupazione di Kofi Annan - E' sulla stessa linea Kofi
Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, preoccupato che l'ondata di
attacchi degli Stati Uniti alla Siria possa ulteriormente destabilizzare il
Medio Oriente dopo lo 'choc' della guerra in Iraq non ancora conclusasi.
Le preoccupazioni di Annan, in viaggio per l'Europa, dove parteciperà al
Vertice dell'Ue ad Atene, sono state espresse da un portavoce del Palazzo di
Vetro a New York: c'è il timore che "le recenti dichiarazioni contro la Siria
provochino un'ulteriore destabilizzazione di una regione già duramente colpita
dal conflitto in Iraq". Annan "ribadisce con forza il punto di vista che ogni
pretesa minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali debba essere
trattate in conformità con la Carta dell'Onu" e, quindi, nell'ambito delle
Nazioni Unite.
(Aggiornato il 15 Aprile 2003 ore 07:50)
Blair ai Comuni:"Era una guerra giusta, siamo vicini alla fine. Ora la sfida è la pace in Medio Oriente"
Londra 14 aprile 2003 - "Ci
assumiamo le responsabilità di questa guerra". Parla chiaro, di fronte ai
deputati della Camera dei Comuni, il premier britannico Tony Blair. E ammette
che "in Iraq permangono aree che non sono sotto il nostro controllo. Ma circa
2000 unità di forza di polizia sono già operative a Baghdad, molti ospedali
sono di nuiovo funzionanti, molti residenti stanno rientrando nella capitale".
Quanto alle armi di struzione di massa, "stiamo cercando di fare il possibile
per cercare dove siano nascoste, stilando un elenco di 5mila persone che hanno
lavorato a progetti legati a queste armi del governo iracheno".
Iraq agli iracheni - "Siamo responsabili per il futuro
dell'Iraq - ha detto Blair illustrando le tappe della democratizzazione
irachena - Avremo un'autorità ad interim altamente rappresentativa che
progressivamente assumerà le funzioni di governo, prima della nascita di un
vero e proprio esecutivo, della redazione di una nuova Costituzione irachena,
di libere elezioni. tutto quello che possiamo fare è dare un futuro migliore,
prospero, al popolo iracheno. Che non ha bisogno di essere gestito da noi,
dagli USA o dalle Nazioni Unite".
ONU e Medio Oriente - "Sono impegnato affinché l'ONU possa
avere un ruolo più importante in futuro, e questa sarà la nostra sfida nel
futuro - ha detto ancora Blair - Siamo vicini alla fine del conflitto, ma la
sfida della pace comincia proprio adesso, con la responsabilità di riportare
la pace nella Regione medio orientale. Ma dobbiamo riconoscere che la nostra
causa era giusta, la nostra vittoria è giusta".
(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 16:40)
Siria pronta ad accettare ispezioni su armi chimiche. Solana agli Usa: massima cautela
Lussemburgo 14 aprile 2003 -
La Siria è pronta ad accettare ispezioni per accertare la eventuale presenza
di armi chimiche sul proprio territorio. Lo ha detto oggi la portavoce del
ministero degli esteri a Damasco, Buthaina Shabaan.
Solana invita alla cautela - Dopo il ministro degli esteri
Jack Straw, anche il rappresentante per la politica estera dell'Unione
europea, Javier Solana invita gli Usa alla massima cautela sul possibile
allargamento del conflitto alla Siria, come minacciato dai vertici americani.
Solana si è detto preoccupato per la crescente tensione in Medio
oriente dopo l'avvertimento lanciato dagli Stati Uniti alla Siria in merito ad
un possibile aiuto ai leader iracheni in fuga dopo la caduta di Saddam. Solana,
nel corso del meeting dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, ha
invitato gli Usa ad "abbassare i toni" con la Siria ritenendo che "in un
momento così difficile è più utile raffreddare la situazione. "La regione sta
andando verso un processo davvero difficile: penso che sarebbe meglio fare
dichiarazioni costruttive, per cercare di calmare la situazione" ha affermato.
(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 11:30)
SHARON: ISRAELE E' PRONTO A RIMUOVERE GLI INSEDIAMENTI
TEL AVIV 14 Apr - Il
primo ministro israeliano Ariel Sharon non attende la presentazione
dell'itinerario di pace (road map) del Quartetto per la fine del conflitto con
i palestinesi e ora allude chiaramente a uno sgombero di insediamenti e a
rinunce a territori legati alla storia ebraica in Cisgiordania in cambio di
una vera pace con i palestinesi.
Forse anche su sollecitazione del Ministero degli Esteri, che da tempo preme
perche' Israele prenda iniziative volte a creargli un clima diplomaticamente
piu' favorevole, Sharon, in un'intervista esclusiva e per diversi aspetti
sorprendente al giornalista Ari Shavit del quotidiano Haaretz, si e' questa
volta sbottonato assai piu' che in passato, porgendo un ramo d'olivo ai
palestinesi e ammettendo che la nascita di un loro Stato e' realisticamente
inevitabile.
Nell'analisi del primo ministro, la caduta del regime di Saddam Hussein in
Iraq ad opera delle forze anglo-americane sta avendo in Medio Oriente un
effetto sconvolgente che potrebbe avvicinare la soluzione del conflitto
israelo-palestinese ''piu' rapidamente di quanto si creda''.
C'e' ora -ha detto- l'occasione per creare un differente rapporto tra Israele
e i paesi arabi e i palestinesi che non deve essere sprecata.
A questo fine, e a condizione che i palestinesi siano disposti a una vera pace
duratura, Israele ''sara' pronto a compiere passi molto dolorosi'', pur senza
scendere a compromessi sulla sua sicurezza.
Per la prima volta Sharon ha spiegato che le ''dolorose concessioni''
riguardano aree che sono ''la culla del popolo ebraico''. ''Tutta la nostra
storia -ha detto- e' legata a questi posti: Betlemme, Shiloh, Bet El e io so
che dovremo separarci da alcuni di questi posti''. Shiloh e Bet El sono due
insediamenti in Cisgiordania.
Nel ricordare di appartenere a una generazione che ha visto la nascita di
Israele, il premier e' parso quasi divenire sentimentale: ''Io ho ormai 75
anni e non ho altre ambizioni politiche oltre la posizione che occupo e il mio
scopo e' ora di portare questa nazione alla pace e alla sicurezza''.
Le concessioni che Israele fara', ha precisato, sono pero' legate all'espressa
rinuncia dei palestinesi al diritto al ritorno dei loro profughi nello Stato
ebraico e al loro riconoscimento del diritto degli ebrei a uno Stato nella
loro patria biblica.
Il premier ha detto che uno sguardo realistico alla situazione indica che ci
sara' uno Stato palestinese, anche perche' ''non penso che noi dobbiamo
regnare su un altro popolo e non ne abbiamo la forza...''.
A proposito dell' itinerario di pace, Sharon ha confermato che Israele non lo
contestera' se sara' in armonia con i principi delineati dal presidente George
W. Bush il 24 giugno 2002. Tuttavia ha una quindicina di riserve sull'ultima
bozza dell'itinerario che ha ricevuto.
Israele vuole maggiori garanzie nel campo della sicurezza, insiste perche'
ciascuna delle fasi dell'itinerario sia completamente soddisfatta prima di
passare a quella successiva. Anche la questione del diritto al ritorno, ha
detto, ''e' sicuramente un problema''.
Le affermazioni di Sharon hanno avuto ampia eco in Israele: l'opposizione
laburista le ha favorevolmente giudicate, mentre i partiti di estrema destra,
membri della coalizione, le hanno condannate, minacciando una crisi di governo
se dovessero concretizzarsi.
I palestinesi, a loro volta, hanno detto di volere da Sharon ''fatti e non
parole''. Nabil Abu Rudeina, consigliere di Yasser Arafat, ha detto che sono
affermazioni ''poco serie'' e ha avvertito che i palestinesi si opporranno a
ogni tentativo di modificare l'itinerario di pace per soddisfare le richieste
di Israele.
(Aggiornato il 14 Aprile 2003 ore 01:30)
Anche la stampa Usa chiede a Bush una ricostruzione con l'Onu
New York 13 aprile 2003 -
Anche la stampa americana chiede all'Amministrazione Bush di coinvolgere le
Nazioni Unite nella ricostruzione irachena, e diffida dal confondere la
vittoria in Iraq con il trionfo della dottrina degli "attacchi preventivi"
difesa dalla Casa Bianca.
Washington Post - "L'ondata di saccheggi che ha investito
Baghdad dimostra una verità che l'Amministrazione ha fatto fatica ad
accettare: gli Stati Uniti non potranno gestire da soli il dopoguerra in
Iraq", si legge in un editoriale del Washington Post, secondo il quale per
George W. Bush sarà necessario consultarsi con le Nazioni Unite e con gli
alleati sul modo di condurre la ricostruzione "ed offrire un ruolo a coloro
che vorranno cooperare".
New York Times - Sulla stessa linea il New York Times, che
invita l'Amministrazione a rinunciare ad ogni velleità bellica nei confronti
di altri Stati considerati una minaccia, in base ad una dottrina dell'attacco
preventivo che "sembra allontanarsi dalla tradizione storica dell'America, che
consiste nella cooperazione con gli altri Paesi per il mantenimento della pace
ed a non ricorrere alla forza se non quando la sua sicurezza venga
direttamente minacciata".
"Una dottrina che sostiene di promuovere la felicità ma non fa che propagare
il risentimento rappresenta una sconfitta, indipendentemente dal numero di
statue che vengono demolite", conclude l'editoriale del Nyt.
(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 11:30)
SHARON: DOPO IRAQ AUMENTATE POSSIBILITA' DI PACE
GERUSALEMME 13 Apr - Il primo ministro
israeliano Ariel Sharon ritiene che il conflitto in Iraq abbia dato una scossa
all'intero Medio Oriente che ''da' ora la possibilita' di arrivare a un
accordo con i palestinesi prima di quanto si creda''. In un'intervista
esclusiva al giornalista Ari Shavit apparsa sul quotidano Haaretz, il primo
ministro israeliano ha rilasciato una serie di dichiarazioni insolitamente
concilianti circa la costituzione di uno stato palestinese e le ''dolorose
concessioni'' che Israele e' disposto a fare per arrivare alla fine del
conflitto.
Le dichiarazioni del premier hanno avuto ampia eco in tutto il mondo
politico israeliano.
Secondo il premier, dopo l' Iraq, ''c'e' ora l'occasione di creare un
differente rapporto tra noi e gli stati arabi e tra noi e i palestinesi. E'
un'occasione che non va sciupata e che io intendo esaminare con la massima
serieta'''.
Pur ribadendo che Israele non fara' concessioni sulla sua sicurezza e in
risposta a una domanda circa l'eventuale sgombero di insediamenti ebraici in
Cisgiordania e nella striscia di Gaza, Sharon ha risposto che se i palestinesi
mostreranno di essere davvero intenzionati ad arrivare alla pace, ''noi
dovremo fare dei passi che saranno dolorosi per ogni ebreo e per me
personalmente'', sottintendendo uno sgombero di insediamenti.
''Io ho ormai 75 anni - ha detto ancora - e non ho altre ambizioni politiche
oltre la mia attuale posizione e sento ora che il mio obiettivo e il mio scopo
sia quello di dare a questo paese pace e sicurezza''.
Alla domanda se sia davvero disposto ad accettare la nascita di uno stato
palestinese nei Territori, Sharon ha risposto: ''Penso che e' cio' che
succedera'. Bisogna essere realisti. Alla fine ci sara' uno stato
palestinese... non penso che dobbiamo governare su un altro popolo e gestire
la sua vita. Non penso che ne abbiamo la forza. E' un peso molto grande sul
popolo e solleva questioni etiche e gravi problemi economici''.
''Perche' il conflitto cessi - ha continuato - i palestinesi devono prima di
tutto riconoscere il diritto degli ebrei a una madre patria e all'esistenza di
uno stato ebraico indipendente nella madre patria del popolo ebreo''. Cio'
significa che dovranno anche rinunciare al 'diritto al ritorno' in Israele dei
profughi palestinesi.
''Intendo lavorare con uno stato palestinese dal momento in cui si formera'.
Non attendero' che sia il mio telefono a squillare'' ha detto Sharon
assicurando che l'occupazione delle citta' palestinesi e' temporanea e
destinata a cessare.
Per Sharon infine anche dopo la rimozione della minaccia irachena restano
altri tre stati che creano ''dei problemi'' per i loro tentativi di procurarsi
armi di distruzione di massa, ed essi sono ''la Libia e l'Iran''. L'Arabia
Saudita rappresenta inoltre un altro ''problema'' perche', a dire di Sharon,
da' ''assistenza a organizzazioni terroristiche''.
(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 10:50)
Frattini: prima aiuti umanitari poi invio truppe italiane. Tre reggimenti carabinieri in pre-allarme
Roma 13 aprile 2003 - L'invio di truppe specializzate, come Carabinieri e Genio militare in Iraq, avverrà "in un secondo tempo, mentre gli aiuti alla popolazione devono partire subito, senza aspettare le decisioni dell' Onu. A quella gente manca tutto" afferma il ministro degli Esteri Franco Frattini. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ieri da Torino aveva parlato di tempi strettissimi per l'invio di truppe nel Golfo: "la prossima settimana inizieranno i preparativi" aveva annunciato il premier, facendo capire che il Governo chiederà presto al Parlamento l' ok per l' invio di un contingente di pace
Pre allarme - Tre reggimenti dei carabinieri sono così in preallarme per il prossimo impiego in Iraq: oltre, ovviamente, al reggimento 'Tuscania' di Livorno e ai commandos del Gis, i cui parà sono sempre impiegati nelle missioni italiane all'estero, sono in queste ore mobilitati il reggimento di Laives (Bolzano) e quello di Gorizia. Entrambi fanno parte della seconda Brigata mobile, un'Unita' di recentissima costituzione. Da questi reparti - secondo quanto si è appreso - verranno attinti i 300-400 carabinieri di cui in questo momento è previsto l'impiego in Iraq, anche se il numero - riferiscono fonti militari - è soggetto a possibili aggiustamenti "fino all'ultimo momento".
Attesa - Al Comando generale dell'Arma attendono di conoscere nel dettaglio i 'termini' della missione, vale a dire i compiti e l'ambito di intervento, anche se viene precisato che gli uomini della seconda Brigata mobile comandata dal generale Leonardo Leso sono pronti a scendere in campo "in tempi brevissimi". Un'aliquota consistente di carabinieri verrà certamente impiegata all'interno della polizia multinazionale che il Dipartimento di Stato Usa sta organizzando per mandare in Iraq con il compito di frenare i saccheggi e ripristinare l'ordine pubblico: 1.200 'poliziotti', o preferibilmente militari in grado di operare come forze di polizia, che è poi la caratteristica principale dell'Arma dei carabinieri.
Anche peace keeping - Ma il contributo a questa forza di polizia multinazionale di 1.200 uomini, dovrebbe essere solo una parte - dicono alcune fonti militari - dell'impegno italiano per la ricostruzione dell'Iraq. In campo, infatti, dovrebbe scendere anche un contingente di peace keeping vero e proprio, sul modello di quelli che negli anni si sono alternati in Kosovo. E quindi una forza di fanteria, composta soprattutto da uomini e automezzi dell'Esercito, con relativi assetti specialistici: Nbc, contro la minaccia nucleare, batteriologica e chimica; Eod, per la bonifica delle mine; Genio, per il ripristino di strade, ponti ed altre infrastrutture; Sanita', con ospedali da campo; Carabinieri, per la polizia militare; Logistica e Forze speciali (Col Moschin dell'Esercito e Comsubin della Marina militare). Negli ambienti militari viene dato anche per scontato l'impiego di almeno due aerei C130 dell'Aeronautica militare e relativi equipaggi, per i trasporti di uomini, mezzi e materiali, mentre non si esclude neppure l'apporto di una nave con strutture ospedaliere. Un contingente che complessivamente non dovrebbe superare i 1.500 uomini, considerato che ad oggi i militari italiani fuori area sono già 9.140.
(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 07:40)
De Villepin: basta guerra di parole tra Usa e Siria. Observer rivela: prossimo obiettivo Damasco
Washington 13 aprile 2003 - Dopo l'Iraq, toccherà alla Siria. Un ritornello ripetuto da giorni e contro il quale c'è oggi una decisa presa di posizione della Francia. In una visita-lampo a Damasco, il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin ha chiesto che abbia fine quella che ha definito la 'guerra di parole' ingaggiata da Usa e Siria a proposito della guerra sul campo in Iraq, alla quale le autorità siriane si sono sempre opposte strenuamente.
Cautela diplomatica - Mentre però il pari grado Farouq al-Shara ribatteva colpo su colpo alle accuse di connivenza con il vecchio regime di Saddam Hussein pronunciate dagli Stati Uniti, de Villepin ha evitato di entrare nel merito e di esprimere un qualunque appoggio esplicito ai suoi ospiti, onde evitare che si inasprisca ulteriormente l'acceso confronto con Washington, apertosi alla vigilia del conflitto. "Questo è il momento di dare mostra di responsabilità, non di polemizzare", ha tagliato corto il capo della diplomazia francese. Senza grandi risultati, poiché al-Shara ha insistito nel replicare agli americani.
Observer: prossima tappa Damasco - La prossima fase della "guerra al terrore" statunitense potrebbe riguardare le milizie sciite filosiriane di Hezbollah, il che potrebbe implicare un intervento militare contro il regime di Damasco, guidato da Bashir Assad. Come spiega il quotidiano britannico The Observer, l'iniziativa farebbe parte del pacchetto di misure adottate dagli Stati Uniti per persuadere Israele ad appoggiare la nuova "tabella di marcia" per la pace.
Obiettivo: indebolire Hezbollah - La tattica americana di indebolire Hezbollah, considerate un gruppo terroristico dal Dipartimento di Stato, colpendo la Siria è emersa nel corso di alcuni recenti colloqui fra esponenti dell'Amministrazione Bush e diplomatici israeliani, tenuti a Washington. Damasco, insieme all'Iran, finanzia ed arma le milizie, di stanza nel Libano meridionale. Inoltre, secondo fonti dei servizi segreti statunitensi Damasco avrebbe non solo dato rifugio ad alti dirigenti del regime iracheno, ma custodirebbe anche delle armi di distruzione di massa spostate da Baghdad all'inizio delle ispezioni delle Nazioni Unite.
(Aggiornato il 13 Aprile 2003 ore 07:30)
Chirac ribadisce a Blair: solo Onu può guidare la ricostruzione
Parigi 12 aprile 2003 - Jacques Chirac ha insistito oggi al telefono con Tony Blair sulla necessità che le Nazioni Unite vengano investite del mandato di insediare un nuovo governo in Iraq. Il presidente francese ha chiamato il primo ministro britannico per ragguagliarlo sui colloqui avuti ieri a San Pietroburgo con il collega russo Vladimir Putin e con il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder.
Molti punti di
accordo - Secondo la portavoce Catherine Colonna, che ha definito la
discussione "molto amichevole", il capo dell'Eliseo ha fatto
presente che solo l'Onu, "che ha la legittimità e l'esperienza necessaria per
il compito", può provvedere alla ricostruzione "politica, amministrativa,
economica e sociale" dell'Iraq. "Questo - ha sottolineato - è ancor più vero
per quanto riguarda l'insediamento del governo iracheno". Secondo la Colonna,
la conversazione è stata caratterizzata da "molti punti di accordo".
(Aggiornato il 12 Aprile 2003 ore 21:50)
GOVERNO A GIORNI CHIEDERA' VIA LIBERA INVIO SOLDATI
ROMA 12 Apr - ''In settimana chiederemo al Parlamento di poter dare il via
ai preparativi''. Lo ha detto Silvio Berlusconi rispondendo ai giornalisti che
gli chiedevano i tempi sull'invio dei soldati italiani in Iraq.
Sul Medio Oriente, Berlusconi ha spiegato di aver parlato, ieri, con il
presidente Bush. ''Mi ha assicurato la volonta' - ha spiegato - di lavorare
spalla a spalla per risolvere problema con un tavolo che probabilmente si
terra' in Italia''. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
a Torino.
ONU: BERLUSCONI, SERVE RIFORMA CONSIGLIO SICUREZZA - ''Occorre
riformare profondamente la struttura dell'Onu'' e quella del Consiglio di
Sicurezza perche' e' ''anacronistico'' che abbiano il diritto di veto ''paesi
che non rappresentano piu' le potenze del dopoguerra''. Lo ha detto Silvio
Berlusconi a Torino. Dopo la guerra in Iraq, ha spiegato il premier, occorre
''ripristinare la credibilita' dell'Onu'' che e' ''caduta'' per le divisioni
all'interno del Consiglio di sicurezza. Ma per far questo ''serve anche una
riforma profonda dell'Onu e del suo Consiglio di sicurezza''. Nell'organismo
esecutivo delle Nazioni Unite, ha affermato Berlusconi, ''hanno ancora il
potere di veto 5 paesi che non rappresentano piu' le potenze del dopo guerra.
Ne si capisce perche' potenze economiche di primaria rilevanza mondiale
abbiano lo stesso peso dell'ultimo paese del globo''.
UE: BERLUSCONI, DOVRANNO ENTRARE ISRAELE E RUSSIA - Nella futura Unione
Europea dovranno entrare anche Israele e Federazione Russa. Lo ha detto il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al convegno della Confindustria a
Torino. Berlusconi ha osservato che oggi esiste solo una super potenza, vale a
dire gli Stati Uniti, ''e questo non e' utile''. Occorrera' all'ora ridare un
ruolo all'Onu ''ma anche all'Europa che deve poter dialogare a livello
militare, e quindi anche politico, con l'unica super potenza oggi esistente''.
''E qui - ha proseguito Berlusconi - occorre parlare di un'Europa grande. Io
ho posto all'ultimo Consiglio europeo - ha riferito il premier - il problema
dei confini ultimi dell'Unione: che dovranno andare dalla Turchia alla
Moldavia, all'Ucraina e alla Federazione Russa, che e' 56 volte l'Italia, una
popolazione di 150 milioni di abitanti, e una potenza militare ancora di tutto
rispetto''. ''So bene - ha detto ancora Berlusconi - che Ucraina e Bielorussia
devono fare ancora un lungo cammino, ma la prospettiva e' questa. E poi c'e'
anche l'unico paese democratico del Medio Oriente, vale a dire Israele''.
IRAQ: G8, SI' A RISOLUZIONE ONU SU SFORZO MULTILATERALE - I ministri
finanziari del G8, riuniti a Washington, appoggiano l'idea di una risoluzione
dell'Onu per uno sforzo multilaterale a favore della ricostruzione in Iraq e
del rilancio dell'economia irachena, coinvolgendo il Fondo Monetario
Internazionale e la Banca Mondiale. La dichiarazione congiunta di Usa, Gran
Bretagna, Francia, Germania, Canada, Italia e Giappone (piu' la Russia)
afferma inoltre che il Fondo Monetario e la Banca Mondiale ''dovrebbero
svolgere il loro ruolo nella ricostruzione e lo sviluppo dell'Iraq''. I
donatori globali, affermano i ricchi del mondo, dovrebbero riconoscere la
necessita' che sia il popolo iracheno a decidere il futuro del suo paese.''Noi
riconosciamo la necessita' di uno sforzo multilaterale per aiutare l'Iraq.
Appoggiamo inoltre l'adozione di una nuova risoluzione da parte del Consiglio
di sicurezza dell'Onu'' si legge inoltre il documento. Le economie piu' ricche
del mondo hanno anche chiesto il coinvolgimento del Club di Parigi di
creditori nella soluzione dei debiti dell'Iraq.
AFGHANISTAN: BOMBA ESPLODE VICINO MEZZO ALPINI - Un rudimentale ordigno
esplosivo, composto da due bombe a mano unite tra loro, e' esploso stamani a
Khost, in Afghanistan, vicino ad uno dei mezzi militari della task force
Nibbio, il contingente italiano di Enduring Freedom. Non ci sono stati ne'
feriti, ne' danni.
I soldati italiani - secondo quanto si e' appreso alla task force Nibbio -
hanno fermato una persona, che e' stata condotta nella base Salerno, il
quartier generale degli alpini.
(Aggiornato il 12 Aprile 2003 ore 21:00)
Wolfowitz in Senato Usa: "Non resteremo un giorno in più del necessario, presto il Paese in mani irachene"
Washington 11 aprile 2003 - Davanti alla commissione Difesa del Senato, il vice segretario alla Difesa americano, considerato l'eminenza grigia della dottrina dell'intervento preventivo e accreditato come principale responsabile dei piani del Pentagono per la ricostruzione irachena, ha chiarito le competenze dell'amministrazione provvisoria guidata dall'ex generale Jay Garner e le fasi del dopo Saddam. Senza risparmiare critiche al 'tradimento' della Francia in sede ONU e NATO.
Fase 1 - Inizialmente, ha spiegato Wolfowitz, l'Iraq sarà governato dall'Ufficio per la ricostruzione e l'assistenza umanitaria (Orha), diretto dall'ex generale Jay Garner, che si occuperà di gestire tutte le emergenze e di rimettere in piedi i servizi fondamentali dello Stato, mentre le forze della coalizione consolidano il controllo del territorio.
Fase 2 - Terminata la fase dell'emergenza, l'amministrazione del Paese passerà a un'autorità irachena ad interim, della quale faranno parte rappresentanti di tutti i gruppi etnici e religiosi del Paese, che avrà il compito di gestire la "ricostruzione politica ed economica" del Paese, ha detto ancora il vice segretario alla Difesa.
Fase 3 - "La responsabilità più importante dell'autorità provvisoria sarà quelle di avviare il processo di creazione di un nuovo governo iracheno, convocando elezioni locali ed elaborando una nuova costituzione", ha spiegato il numero due del Pentagono ai senatori.
La fase finale del dopo Saddam vedrà dunque la nascita di un nuovo governo, che assumerà il controllo pieno del Paese, "dopo elezioni realizzate sulla base della nuova Costituzione. La nostra intenzione è di lasciare l'Iraq nelle mani degli iracheni al più presto possibile - ha concluso Wolfowitz - Come ha detto il presidente George W. Bush, gli Stati Uniti resteranno in Iraq per il tempo necessario, non un giorno di piu".
Messaggio per Parigi - Quanto
alla Francia, "dovrà pagare un prezzo" per il suo 'no' all'intervento militare
in Iraq e per il veto posto alla Nato nelle settimane scorse al piano di aiuti
alla Turchia, ha aggiunto ancora Paul Wolfowitz.
Wolfowitz ha detto che "il comportamento dei francesi è stato molto
nefasto per la Nato e penso che la Francia debba pagarne le conseguenze, non
solo con noi, ma anche con gli altri Paesi che la pensano allo stesso modo".
"La Francia - ha insistito il numero due del Pentagono - ha creato un
grave problema alla Nato e dobbiamo vedere come rispondere. Però non vogliamo
che il popolo iracheno sia la vittima".
(Aggiornato il 11 Aprile 2003 ore 09:00)
A PICCOLI PASSI VERSO NUOVA FORMA DI GOVERNO, PROCESSO DIFFICILE PER COSTITUIRE NUOVO GOVERNO
WASHINGTON - Il processo per la costituzione
di un governo provvisorio si annuncia difficile e lungo. Per ora, un ''primo
passo importante'', come lo definisce la Casa Bianca, e' la riunione che
dovrebbe svolgersi in settimana tra i 43 leader dell' opposizione al regime di
Saddam nel sud dell' Iraq, a Nassirjia. Dissensi sul ruolo che sarebbe
chiamato a svolgere Ahmed Chalabi, leader del Congresso nazionale
iracheno: i 'falchi' del Dipartimento di stato Usa sarebbero a suo favore,
mentre le diplomazie di Egitto ed Arabia saudita non sarebbero d' accordo.
Resta d' attualita' anche la posizione americana rispetto a Siria ed Iran.
Il numero due di Rumsfeld alla Difesa, Paul Wolfowitz, ha nuovamente ammonito
i due Paesi a non mischiarsi negli affari iracheni, ma l' Amministrazione fa
sapere che non c' e' alcun piano di guerra contro i due Paesi. Secondo un
sondaggio della tv Abc, dopo la caduta di Baghdad, la popolarita' del
presidente Bush negli Stati Uniti ha raggiunto quote mai toccate: il
77% degli americani e' con lui.
Continua a crescere l'appoggio dei britannici alla guerra, secondo un
sondaggio dell'istituto YouGov pubblicato venerdi' sul 'Daily Telegraph'. Le
persone favorevoli sono il 66%, il livello piu' alto dall'inizio dell'attacco,
e, per la prima volta dal 20 marzo, il 50% dei britannici ritiene che la
guerra vada ''molto bene'' per le forze della coalizione, un balzo di 12 punti
in tre giorni. Per la prima volta dall' inizio della crisi irachena, oggi si
riuniscono a San Pietroburgo il presidente russo Vladimir Putin, il
cancelliere tedesco Schroeder ed il presidente francese Chirac, i leader delle
tre Nazioni che con tutti i mezzi si opposero alla guerra contro Saddam.
(Aggiornato il 11 Aprile 2003 ore 08:00)
L'ambasciatore iracheno all'Onu pronto a lasciare New York
New York 11 aprile 2003 - L'ambasciatore iracheno alle Nazioni Unite, Mohammed Al-Douri, il primo esponente del regime ad aver riconosciuto la sconfitta, si appresterebbe a lasciare New York entro la giornata di oggi, venerdì. Lo affermano fonti arabe del Palazzo di Vetro.
Al-Douri avrebbe comunicato la sua intenzione di lasciare New York ieri ad alcuni diplomatici. Dovrebbe partire per Parigi, e poi recarsi a Damasco prima di tornare a Baghdad per raggiungere la famiglia.
Ieri Al-Douri aveva avuto in incontro privato con il segretario generale dell'Onu Kofi Annan. "Un incontro di addio", hanno detto le fonti arabe. Successivamente, si era rifiutato di commentare con i giornalisti le voci sulla sua partenza.
Al-Douri non ha chiesto asilo ad alcun Paese straniero. "Ho comprensione per la sua necessità di crearsi una nuova vita per se stesso", ha detto l'ambasciatore britannico all'Onu, Jeremy Greenstock.
(Aggiornato il 11 Aprile 2003 ore 06:30)
IRAQ: ITALIA PRONTA A CONTINGENTE DI PACE
PESCARA 10 Apr - 'L'Italia e' pronta ad
inviare un contingente di pace in Iraq dopo un voto del Parlamento''. Lo ha
detto il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Pescara. Dopo aver
espresso rallegramenti per la fine della guerra, il premier ha inoltre
dichiarato che 'il filoamericanismo e' la posizione vincente'. E sulle ultime
evoluzioni della crisi irachena: ''Per il futuro immediato dell'Iraq si puo'
prevedere una gestione in due fasi: una prima espressa dagli alleati. Una
seconda in cui interverranno le istituzioni internazionali. Bisogna
considerare che ora c'e' un assoluto vuoto di potere. La gente e' spaventata
perche' teme le vendette''. E sulla posizione dell'Europa: 'Cerchiamo
ricucitura'.
VILE NON STARE IN COALIZIONE ANTITERRORISMO - ''L'Italia continua a far
parte della coalizione internazionale contro il terrorismo creatasi dopo l'11
settembre. Non dobbiamo vilmente preferire di non essere esposti ad attacchi
di terrorismo perche' non abbiamo partecipato alla coalizione'', ha detto
Berlusconi.
(Aggiornato il 10 Aprile 2003 ore 18:00)
Onu, Annan: nessun governo funzionante a Baghdad, è urgente riportare l'ordine
Baghdad
10 aprile 2003 - A Baghdad non c'è più alcun segno di un governo
funzionante. Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Kofi Annan entrando
al Palazzo di Vetro.
Annan ha detto che, a fronte delle scene di giubilo nelle strade di Baghdad e
in altre città irachene, ci sono state scene di violenze e saccheggi.
"E' evidentemente urgente riportare la legge e l'ordine in Iraq", ha detto il
segretario generale.
Gli ispettori dell'Onu dovrebbero tornare in Iraq "appena la situazione lo
consentirà", ha detto Annan.
Annan ha detto che il mandato degli ispettori è ancora valido: "Non è stato
cancellato, è stato sospeso" alla vigilia della guerra.
Contatti preliminari si sono tenuti all'Onu sulla revoca dell'embargo
decretato contro l'Iraq di Saddam Hussein dopo l'invasione del Kuwait del
1990. Lo ha reso noto Annan entrando al Palazzo di Vetro.
Annan ha detto tuttavia che nessuna discussione preliminare è stata avviata in
proposito in Consiglio di Sicurezza, l'istituzione a cui spetta la decisione
sulla cancellazione delle sanzioni.
(Aggiornato il 10 Aprile 2003 ore 16:00)
Vaticano: iracheni e Onu devono pensare al futuro
Città del Vaticano 10 aprile
2003 - La segreteria di Stato vaticana "si augura" che "le operazioni
militari" in Iraq possano "presto terminare bene". Auspica inoltre che a
guerra
finita "gli iracheni e la comunità internazionale" sappiano far sorgere
"un'era di pace nel Medio Oriente". E' quanto afferma una nota diffusa oggi in
sala stampa vaticana. Nella nota, la segreteria di Stato vaticana definisce
"un'importante svolta nel conflitto iracheno e una significativa opportunità
per il futuro della popolazione" gli "ultimi avvenimenti occorsi a Baghdad".
"La segreteria di stato - è detto nella nota - conosciuti gli ultimi
avvenimenti occorsi a Baghdad, che segnano un'importante svolta nel conflitto
iracheno e una significativa opportunità per il futuro della popolazione, si
augura che le operazioni militari in corso nel resto del paese possano ben
presto terminare, al fine di risparmiare altre vittime, civili o militari, ed
ulteriori sofferenze a quelle popolazioni".
"Profilandosi, ora, la ricostruzione materiale, politica e sociale dell'Iraq -
prosegue la nota - la Chiesa cattolica è pronta attraverso le sue istituzioni
sociali e caritative, a prestare i necessari soccorsi. Così pure le diocesi in
Iraq sono disponibili ad offrire le proprie strutture per contribuire ad
un'equa distribuzione degli aiuti umanitari".
"La segreteria di stato - conclude la dichiarazione - auspica ancora una volta
che, al tacere del fragore delle armi, gli iracheni e la comunità
internazionale sappiano cogliere l'impegnativa sfida presente, che è quella di
far sorgere definitivamente un'era di pace nel Medio Oriente".
(Aggiornato il 10 Aprile 2003 ore 12:40)
GLI AMERICANI CONVOCANO RIUNIONE OPPOSITORI A NASSIRIYA
NASSIRIYA 10 Apr - Gli Stati Uniti hanno
hanno convocato 43 oppositori del regime iracheno a Nassiriya nei prossimi
giorni per pianificare il futuro politico del paese: lo ha reso noto Ahmed
Chalabi, il banchiere che aspira a un ruolo di leader nell'Iraq del
dopoguerra. Ma il maggiore gruppo di oppositori sciiti, lo Sciri, ha gia'
fatto sapere che boicottera' i colloqui, in segno di protesta contro la
presenza militare americana in Iraq.
L'ayatollah Mohammed Baqir al Hakim, leader della maggiore organizzazione
dell'opposizione sciita irachena, ha detto che essa non accettera' un
governatore militare americano a Baghdad, e ha avvertito che cio' potrebbe
portare a una guerra civile. ''Noi, come iracheni, faremo del nostro meglio
per aiutare la nazione a stabilire un governo democratico - ha detto al Hakim,
citato oggi dal quotidiano iraniano Jomhuri Eslami - e non possiamo accettare
le richieste degli stranieri''. ''Gli altri - ha aggiunto - non hanno alcun
diritto di interferire nel determinare il futuro governo iracheno''.
L'ayatollah al Hakim e' capo del Supremo consiglio per la rivoluzione islamica
in Iraq (Sciri), la cui dirigenza da molti anni e' in esilio a Teheran. Un
portavoce dello Sciri a Londra, Hamid al Bayati, aveva detto ieri sera che
l'organizzazione non avrebbe partecipato a colloqui con le diverse anime
dell'opposizione che gli Usa intendono organizzare per la prossima settimana
in Iraq a Nassirya.
(Aggiornato il 10 Aprile 2003 ore 07:20)
Papantoniou: USA e Gb non monopolizzino la ricostruzione
Atene 9 aprile 2003 - "E' importante che non vi siano preferenze speciali per le società americane e inglesi nella ricostruzione dell'Iraq del dopo-Saddam". Lo ha detto Yannos Papantoniou, ministro della Difesa della Grecia, Paese che ha la presidenza di turno dell'Ue. L'Unione Europea, ha aggiunto, "non deve essere tagliata fuori". Anche la Grecia, ha spiegato il ministro in un'intervista radiofonica, "ha interessi in Iraq e noi vogliamo contribuire alla ricostruzione del Paese". Papantoniou ha ribadito che è necessario stabilire in Iraq un governo democratico il più presto possibile e ha chiesto che l'Ue e l'Onu svolgano un ruolo attivo nel dopoguerra.
(Aggiornato il 09 Aprile 2003 ore 13:40)
Putin prepara il vertice con Chirac e Schroeder, la Lukoil insiste: validi i contratti petroliferi di Saddam
Mosca 9 aprile 2003 - Mentre il fronte del 'no' prepara la nuova battaglia diplomatica contro USA e Gran Bretagna sul dopo Saddam, con il vertice di venerdì a San Pietroburgo fra il presidente Valdimir Putin, il pari grado francese Jacques Chirac e il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder senza la partecipazione di Kofi Annan, la maggiore compagnia petrolifera russa, la Lukoil affila le armi per difendere i contratti firmati con il rais e minaccia: in caso di annullamento siamo pronti a ricorrere ad arbitrato internazionale.
In verità Baghdad ha già annunciato prima della guerra, nello scorso dicembre, la revoca del contratto con Lukoil, che fin dal '97 affidava alla compagnia russa i campi di estrazione di West Qurna, con riserve potenziali stimate a 15 miliardi di barili, un quantitativo che colloca questi campi ai primi posti nel mondo.
"Senza di noi nessuno può sviluppare West Qurna - ha detto Leonid Fedoun, vice presidente della Lukoil al quotidiano russo Kommersant - E' un nostro campo dal punto di vista legale. Se qualcuno proverà a buttarci fuori, Lukoil chiederà un arbitrato internazionale a Ginevra", bloccando di fatto lo sfruttamento dell'area per anni.
Il problema
per Lukoil, scrive il Wall Street Journal, è che lo sfruttamento di West Qurna
richiede 6 miliardi di dollari di investimenti: una somma che Lukoil da sola
non può sostenere. Altre due società russe, la Zarubezhneft e la Machinoimport sono
state coinvolte, ma molti analisti ritengono che alla fine i russi dovranno
arrivare a patti con compagnie occidentali.
Ecco allora il doppio binario della diplomazia russa: contraria alla guerra
fino a minacciare il veto in Consiglio di Sicurezza, ma attenta ai rapporti
con gli americani per il dopo Saddam. I vertici della Lukoil hanno stretti
contatti con i responsabili del settore Energia dell'amministrazione Bush e un
deputato repubblicano ha visitato il quartier generale della compagnia russa a
Mosca negli ultimi mesi.
(Aggiornato il 09 Aprile 2003 ore 08:00)
BUSH-BLAIR: L' ONU AVRA' UN RUOLO VITALE NEL DOPOGUERRA
BELFAST 09 Apr - Sotto la pressione ''superba'' delle forze della
coalizione, il regime di Saddam Hussein sta crollando: ''Che sia vivo o morto,
conta poco. Conta che il suo potere sta finendo'' dicono all'unisono George W.
Bush, presidente americano, e Tony Blair, premier britannico, nella conferenza
stampa che conclude il vertice comune sulla guerra in Iraq e, soprattutto, sul
dopoguerra. E nel dopoguerra, dicono Bush e Blair, che pubblicano una
dichiarazione congiunta, l'Onu avra' ''un ruolo vitale'': l'aggettivo e' una
vittoria di Blair, perche', fino a ieri, nel linguaggio diplomatico americano,
il ruolo dell'Onu era solo ''importante''. Nella sostanza le Nazioni Unite,
specifica Bush, non saranno solo protagoniste sul fronte degli interventi
umanitari, ma saranno anche coinvolte e consultate per la ricostruzione e la
democratizzazione del nuovo Iraq. Perche', nota Blair, e' falso porsi
l'alternativa se l'insediamento d'una autorita' provvisoria irachena riguardi
la coalizione o la Nazioni Unite: l'Iraq del futuro ''dovra' essere governato
dagli iracheni per gli iracheni'' (una frase che deve piacere a Bush con l'eco
del discorso di Gettysburg di Abramo Lincoln).
NESSUN PROCLAMA DI VITTORIA - Il vertice anglo-americano, il terzo in
poco piu' di tre settimane, si conclude senza proclami di vittoria, nonostante
i due leaders ricevano, all'alba, i rapporti dal fronte con le notizie
dell'attacco a Saddam e alla leadeship irachena e dello sgretolamento della
resistenza del regime. Bush e Blair sottolineano entrambi l'andamento positivo
delle operazioni militari, si dicono entrambi orgogliosi delle loro truppe e
certi dell'esito finale: il rovesciamento del regime di Saddam che mostra
''una brutale disperazione'', dice Bush, e la liberazione del popolo iracheno.
Ma c'e' prudenza a cantare vittoria, mentre la missione in Iraq resta carica
piu' di pericoli momento per momento che di incognite sull'esito finale, che
la disparita' di forze non ha mai lasciato in discussione. Parlando nel
castello di Hillsboro, residenza della regina d'Inghilterra nell'Irlanda del
Nord, i due leader ricordano che quella contro l'Iraq e' ''una guerra di
liberazione e non di conquista'', che avra' come risultati il rovesciamento di
una dittatura e la restituzione della liberta' agli iracheni e l'eliminazione
di arsenali di armi di distruzione di massa e la liberazione del Mondo dalla
minaccia da esse rappresentata. Finora, le armi di sterminio, che sono il
motivo scatenante di questo conflitto, non sono state trovate, ma Blair
afferma: ''Sappiamo che il regime le ha e, appena sara' crollato, le
troveremo'', perche' qualcuno finalmente dara' alla coalizione la dritta
giusta.
PASSI RAPIDI VERSO UN GOVERNO IRACHENO - Senza, pero', aspettare quella
legittimazione postuma del loro operato, Bush e Blair intendono muoversi -dice
il presidente americano- ''il piu' rapidamente possibile verso l'instaurazione
di un'autorita' provvisoria irachena'', che sara' costituita da iracheni di
tutte le etnie e di tutte le Regioni vissuti sotto il regime di Saddam Hussein
e da esuli. Per consentire l'insediamento dell'Autorita', che preparera' una
nuova Costituzione ed elezioni democratiche, e' da oggi all'opera a Umm Qasr
un'avanguardia dell'amministrazione provvisoria civile e militare americana.
Quali sono le scadenze? Bush e Blair non ne danno, ma si calcola che
l'amministrazione provvisoria potrebbe ''passare le consegne'', fra tre e sei
mesi, all'autorita' provvisoria: l'incognita maggiore e' la sicurezza del
Paese, quando la fase offensiva delle operazioni militari si sara' conclusa.
Per la nuova Costituzione e le elezioni potrebbero invece volerci due anni.
Il RUOLO DELL'ONU - Quanto al ruolo dell'Onu, Bush e Blair, che, fino a
ieri, sembravano non pensarla allo stesso modo, trovano l'intesa, come aveva
anticipato il segretario di Stato Colin Powell, sulla definizione ''vitale''.
Stati Uniti e Gran Bretagna intendono definire, addirittura con risoluzioni
del Consiglio di Sicurezza, compiti e funzioni delle Nazioni Unite nel
dopoguerra iracheno, 'in tutti gli aspetti', dice proprio Bush: non solo gli
aiuti umanitari e la gestione del programma 'petrolio in cambio di cibo',
dunque, ma anche la ricostruzione e la democratizzazione. Nella loro
dichiarazione congiunta, i due leaders alleati, protagonisti della Guerra del
Golfo 2, ricordano i passi fatti da Kofi Annan, segretario generale delle
Nazioni Unite, per incoraggiare la presenza dell'Onu. Ma, in conferenza
stampa, Bush pare, a un certo punto, dare un colpo di freno: ricorda, piu' di
una volta, che ''la scelta di chi governera' l'Iraq non spetta ne' alla
coalizione ne' all'Onu ma al popolo iracheno''; e rispondendo a una domanda
parla di ''partecipazione dell'Onu e di altre organizzazioni internazionali al
dibattito sul futuro dell'Iraq''. Blair, pero', si preoccupa di non
riprodurre, al Palazzo di Vetro di New York, nel dopoguerra iracheno, i
contrasti che hanno segnato la fase precedente il conflitto, creando fratture
fra partners tradizionali degli Stati Uniti e all'interno dell'Unione europea.
A ricordarlo a Bush, arriva il consigliere per la sicurezza nazionale
Condoleezza Rice: e' appena stata a Mosca, a cercare di calmare i malumori
russi per guerra e dopoguerra.
ANNAN CANCELLA MISSIONE EUROPA, VA A VERTICE ATENE L'Unione europea ha
dato una mano a Kofi Annan a sciogliere un complicato nodo diplomatico: il
segretario generale delle Nazioni Unite ha cancellato in extremis la sua
missione in Europa che avrebbe dovuto cominciare oggi, ma che era stata messa
in forse da un estemporaneo vertice della troika dell'opposizione alla guerra
(Francia, Russia e Germania) organizzato per il week end a San Pietroburgo.
Anziche' dunque recarsi nelle varie capitali europee come previsto fino a ieri
- o peggio ancora partecipare a un vertice a quattro in Russia con francesi,
russi e tedeschi - Annan ha salomonicamente deciso di accettare l'invito della
presidenza greca dell'Unione di recarsi al vertice europeo del 17 aprile. In
questo modo il capo dell'Onu potra' incontrare i leader che avrebbe dovuto
vedere nel programma iniziale. La decisione, annunciata da un comunicato del'Onu,
e' maturata nel faccia a faccia che Annan ha avuto oggi con il responsabile
della politica estera e della difesa europea Javier Solana.
PRESTO IL TRACCIATO PER IL MEDIO ORIENTE - Sulla vittoria in Iraq, che
sentono imminente, c'e' da costruire la cascata d'effetti positivi che era
stata prospettata, a cominciare dal reinnesco del processo di pace in Medio
Oriente. ''Chi pensa che la pace in Medio Oriente sia impossibile, venga a
vedere qui in Irlanda'', dice Blair, che, con questo vertice, e' finalmente
riuscito a coinvolgere un riluttante Bush nella questione irlandese. Bush
esprime apprezzamento per il premier palestinese appena insediato, Mahmud
Abbas, e conferma l'impegno a pubblicare il tracciato, la ''roadmap'', verso
la ripresa dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi non appena Abbas
avra' fatto e messo all'opera il suo governo. Per il Medio Oriente, dice il
presidente, e' ''una stagione di speranze'' in ''grandi progressi'' verso la
pace.
(Aggiornato il 09 Aprile 2003 ore 07:30)
Solana: difendiamo il ruolo dell'ONU nella ricostruzione. Annan non parte per l'Europa
New York 8 aprile 2003 - La guerra è in corso, e non resta che sperare che finisca al più presto per poter "girare pagina" e cominciare la ricostruzione in Iraq. Questa la convinzione dell'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza europea, Javier Solana, che ha incontrato il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan rinnovando l'impegno dell'Ue a difesa del ruolo dell'ONU nella futura ricostruzione dell'Iraq. Lo stesso Annan, però, sembra prendere tempo e decide di rinviare la prevista missione in Russia per incontrare il presidente Putin, il cancelliere tedesco Schoeder e il presidente francese Chirac. Annan sarà ad Atene, invece, il prossimo 17 aprile per il vertice Ue.Secondo Solana, il Consiglio di Sicurezza deve essere nuovamente investito della questione irachena: "Non chiediamo un ruolo come Ue, difendiamo il ruolo delle Nazioni Unite", ha detto Solana, che domani incontrerà a New York gli ambasciatori dei Paesi membri per "coordinare gli spazi di cooperazione tra Onu e Ue".
(Aggiornato il 08 Aprile 2003 ore 23:10)
Blair: il Paese sarà gestito dagli iracheni. Bush: nel dopo Saddam l'Onu avrà un ruolo vitale
Belfast 8
aprile 2003 - La guerra in corso è un conflitto "di liberazione, non di
conquista: speriamo di poter disarmare totalmente il regime di Saddam", ha
detto il primo ministro britannico Tony Blair nella conferenza stampa al
termine del vertice il presidente Usa George Bush.
Blair: regime di Saddam vicino alla fine - Il potere di Saddam sta per
giungere alla fine: il nostro nemico è lui, non il popolo iracheno, che è
nostro amico.
In Iraq solo il tempo necessario - Gran parte dell'incontro con Bush è
stato dedicato a come aiutare il popolo: le nostre truppe non saranno in Iraq
un giorno in più del necessario.
Il futuro è degli iracheni - Il nostro compito sarà quello di far
partire i principali servizi. Quindi aiuteremo l'Iraq a muoversi verso una
autorità di governo gestita dagli iracheni e aprire la strada ad un governo
rappresentativo che rispetti i diritti umani e spenda le ricchezze del Paese
per il popolo iracheno.
Il futuro iracheno non sarà gestito né da noi né dall'Onu ma solo dagli
iracheni. Noi aiuteremo l'Iraq solo nel periodo di transizione.
Bush: riattiveremo i servizi principali - Il presidente Usa George Bush
ha detto che "dopo la destituzione del regime la nostra coalizione lavorerà
per ripristinare i servizi idrici e elettrici e tutto quanto necessario.
Per questo la nostra autorità ad interim sarà in servizio finché l'Iraq non
sarà in grado di esprimere un proprio governo rappresentativo.
Ruolo decisivo dell'Onu - Abbiamo bisogno ovviamente del sostegno di
tutte le istituzioni internazionali. Innanzitutto le Nazioni Unite, che
avranno un ruolo fondamentale in questa fase. Il che vuol dire non solo negli
aiuti umanitari ma anche nella gestione del periodo transitorio. Le Nazioni
Unite saranno coinvolte insieme alla coalizione nel formare una autorità di
governo, i cui componenti saranno decisi dagli iracheni. In questo momento nel
sud del Paese ci sono già incontri in vista di questa nuova autorità.
Secondo noi un ruolo vitale dell'Onu vuol dire fornire un aiuto alle persone a
vivere in maniera libera: quindi vuole dire cibo, medicine, e qualsiasi altro
contributo. Vuole dire essere una parte centrale per il futuro iracheno.
Grazie Annan - "E voglio ringraziare il segretario generale dell'Onu
Kofi Annan per il suo ruolo in questo processo".
Pace in Ulster e Medio Oriente - "In Irlanda siamo impegnati per
ottenere una pace durevole - ha detto il presidente Usa - Io do il mio
sostegno al progetto del premier Blair per dare attuazione agli accordi del
venerdì santo".
Per quel che riguarda la crisi tra israeliani e palestinesi "vogliamo due
Stati che vivano vicini e in pace".
(Aggiornato il 08 Aprile 2003 ore 12:20)
Gb: leader tribali aiuteranno per nuovo governo a Bassora
Kuwait City 8 aprile 2003 - Il colonnello Chris Vernon, portavoce militare britannico, ha detto oggi che leader tribali iracheni aiuteranno a formare una nuova leadership nella provincia di Bassora. Vernon ha aggiunto che ci sarà anche un leader tribale, che l'ufficiale si è limitato a identificare come "uno sceicco", nella futura leadership della città. "Questa persona ci ha avvicinato e lo abbiamo incontrato la notte scorsa: abbiamo accertato che è affidabile, credibile e che ha l'autorità necessaria nell'area, in modo particolare sugli altri leader tribali". "Formerà il proprio comitato e stabilirà lui chi vuole con sé", ha detto ancora il portavoce militare. Vernon, a un briefing a Kuwait city trasmesso alla televisione, ha anche detto che i britannici controllano la città meridionale ma che ci vorrà qualche giorno per cementare le posizioni.
(Aggiornato il 08 Aprile 2003 ore 11:20)
Vertice Bush-Blair, Powell: il ruolo dell'ONU nel dopo Saddam sarà importante, ma la guida provvisoria sarà USA
Belfast 7
aprile 2003 - Non siamo così distanti. Al suo arrivo nella città
nordirlandese dove il presidente George W. Bush e il premier britannico Tony
Blair, Colin Powell cerca di minimizzare le differenze fra la Casa Bianca e
Downing Street sul dopo Saddam: "Ci saranno delle discussioni sul ruolo
dell'Onu - ha detto il segretario di Stato americano - ma non ci sono
disaccordi così importanti come si legge sui giornali".
Powell ha confermato che il presidente americano ed il leader britannico
rilasceranno domani, al termine del summit, una dichiarazione comune in cui
preciseranno quale sarà il ruolo dell'Onu nel dopoguerra. Ma l'amministrazione
dell'Iraq del dopo Saddam, in ogni caso, sarà a guida USa, perché gli Stati
Uniti "hanno messo in gioco le loro risorse, hanno assunto i loro rischi
politici ed hanno sacrificato delle vite: dovranno avere un ruolo dominante
quando passeremo dalla fase dell'ostilità e quella del dopo guerra e della
ricostruzione, e della creazione di un governo rappresentativo del popolo
iracheno". Powell, tuttavia, ritiene che il ruolo dell'Onu nel
dopoguerra in Iraq sarà "importante" e sarà definito da risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza. Di questo, nella scorsa fine settimana, Powell ha
lungamente parlato con Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite.
Conversando con i giornalisti, Powell ha cercato di tenere distinto il
processo militare, che è tuttora in corso e il cui esaurimento non è
prevedibile, e l'immediato sviluppo del processo militare, con l'insiedamento
di un'amministrazione provvisoria, militare e civile, che faccia ancora
riferimento al comandante della campagna Iraqi Freedom, il generale Tommy
Franks. Da questa amministrazione provvisoria, che potrebbe insediarsi nei
prossimi giorni, convivendo con l'ultima fase del processo militare, il potere
passerà progressivamente a un governo provvisorio costituito sia da iracheni
che hanno vissuto sotto il regime di Saddam Hussein che da esuli. Un processo
che, dagli americani è visto come essenzialmente gestito da loro, così come
lo è stata la campagna militare. Diverso, invece, il discorso della
ricostruzione e soprattutto degli aiuti umanitari e d'emergenza: qui, in
particolare sul versante umanitario, il ruolo dell'Onu, già affermatosi con la
ripresa del programma 'petrolio in cambio di cibo', dovrebbe essere importante
e preminente.
(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 23:30)
Oms: c'è il forte rischio di epidemia di colera e di altre malattie respiratorie
Baghdad 7 aprile 2003 - L'Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato oggi l'allarme per le condizioni igieniche in cui si trova Baghdad, sotto l'assedio delle forze americane: nella capitale irachena potrebbero diffondersi il colera o altre malattie contagiose. "Vediamo un grosso rischio di epidemia, dal momento che la popolazione ha accesso limitato a cibo e acqua potabile", ha dichiarato Melanie Zipperer, portavoce dell'Oms, "è possibile che si diffondano il colera o altre malattie respiratorie".
Corridoio umanitario - La situazione è aggravata dalle precarie strutture sanitarie della città. "Gli ospedali traboccano di malati e presto potrebbero finire medicine e attrezzature mediche", ha spiegato ancora la Zipperer in un'intervista all'emittente francese Lci, "se le cose dovessero peggiorare, si rischia una crisi umanitaria". L'Oms ha chiesto che sia aperto un corridoio umanitario per far arrivare alla popolazione irachena gli aiuti immagazzinati in Giordania, Siria, Kuwait e Turchia. Al momento, è praticamente impossibile far arrivare generi di prima necessità in Iraq.
(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 18:00)
Annan: mi aspetto che l'Onu abbia un ruolo nel dopoguerra
New York
7 aprile 2003 - "Mi aspetto che l'Onu abbia un ruolo nel dopoguerra". Con
queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è
rivolto ai giornalisti prima di recarsi dinanzi al consiglio di sicurezza
convocato per discutere la situazione irachena.
"L'Onu è fonte di legittimità - ha detto Annan - E legittimità è necessaria
all'Iraq e al resto del mondo".
Il segretario generale ha poi sottolineato che "ogni crisi è diversa
dall'altra: l'Iraq non è Timor Est, l'Iraq non è il Kosovo".
La seduta si terrà nell'ufficio di Annan e sarà informale.
(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 16:00)
Bush e Blair si incontrano per decidere sul dopo Saddam
Belfast 07 Apr - Terzo vertice di guerra Bush-Blair - Consulto di guerra oggi a Belfast, in Irlanda del Nord, fra George W. Bush e Tony Blair, ma per parlare di dopoguerra. Il presidente americano e il primo ministro britannico si incontrano nel pomeriggio nei pressi di Belfast per concordare le tappe che dovrebbero portare a un governo provvisorio formato da iracheni. I due sono in disaccordo sul ruolo dell'Onu nella formazione del governo di transizione, che secondo quanto dichiarato dalla Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Condoleezza Rice, dovrebbe restare esclusa in quanto gli Stati Uniti "hanno dato il loro sangue" per l'Iraq e hanno diritto a mentenere la leadership nel dopoguerra. Secondo 'Newsweek', Bush e Blair avrebbero invece già concordato, fin dall'incontro di Camp David del 27 marzo, che il governo ad interim sarà guidato da iracheni "dell'interno" e non "da esuli". Il Pentagono, invece, sostiene gli esuli, guidati dall'avvocato Ahmed Chalabi.
(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 11:15)
Annan convoca il Consiglio di Sicurezza Onu
New York 07 Apr - Il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha convocato per oggi alle 11 (le 17 italiane) il Consiglio di Sicurezza per discutere dell'Iraq. "Sarà un incontro informale del segretario generale con i 15 membri del Consiglio", ha indicato la presidenza messicana del Consiglio.
(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 11:00)
Vertice Bush Blair sul dopo Saddam
Belfast 07 Apr - Il faccia a faccia in Irlanda del Nord. Sono lontane le posizioni di inglesi e americani su come gestire la transizione verso la democrazia in Iraq.
Se dovesse fallire il vertice
di guerra tra Bush e Blair in programma a Belfast sul destino da assegnare all'Iraq e su chi e come dovrà gestire la transizione del dopo Saddam vorrà dire che lo scopo di questa guerra di 'liberazione' viene rinnegato per lasciare aperte tutte le possibilità e far tramutare di colpo il conflitto in difesa della libertà del popolo iracheno in conquista territoriale.Se dovesse fallire il faccia a faccia Bush-Blair vorrà anche dire che la distanza tra l'Europa e gli Usa rischia di diventare incolmabile malgrado gli sforzi dell'amministrazione americana di raggiungere anche a nuoto le coste del 'vecchio continente' nel tentativo di ricucire lo strappo diplomatico. Inoltre, il probabile fallimento evidenzierebbe anche una sconfitta globale della politica che nè prima, nè dopo è in grado di gestire la crisi aprendo definitivamente le porte ai 'falchi di Bush', il gruppo che fa capo a Wolfowitz e Rumsfeld che ne uscirebbe vincitore su tutti i fronti dimostrando che lì dove gli uomini non sanno più dialogare è giusto che per loro parlino i cannoni.
A questo va aggiunto anche l'imbarazzo di non aver trovato nessuna arma di distruzione di massa (se Saddam ne avesse avuta una l'avrebbe utilizzata) e di non aver trovato (al momento in cui è scritto questo articolo n.d.r.)nemmeno il rais per cui i latitanti da uno passerebbero a due se contiamo Osama bin Laden'.
Il consulto di guerra oggi in Irlanda del Nord tra George Bush e Tony Blair dovrà scrivere le tappe che dovrebbero portare a un governo provvisorio formato da iracheni. Che il cammino sia lungo l'hanno preannunciato ieri i collaboratori di Bush: ci vorranno almeno sei mesi, ha messo le mani avanti il vice-ministro della Difesa Paul Wolfowitz, portavoce dell'amministrazione nella terza domenica di guerra, mentre non è ancora definita la squadra nazionale di iracheni che governerà l'Iraq: con la benedizione dela Cia e di Colin Powell, Bush e Blair avrebbero già concordato, fin dall'incontro che ebbero a Camp David il 27 marzo, che il governo ad interim sarà guidato da iracheni ''dell'interno'', che hanno vissuto e sofferto sotto Saddam Hussein, e non ''da esuli''.
Blair in più chiede di far intervenire l'Onu, vergognoso il suo silenzio in questi venti giorni di guerra, ma questo non piace affatto a Bush.perche' gli Stati Uniti ''hanno dato il loro sangue'' per l'Iraq (parole della Consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleezza Rice) e hanno diritto a mentenere la leadership nel dopoguerra.
Il no al ruolo dell'Onu del dopoguerra divide Washington da Londra e dal resto dell'Europa.Intanto pero' l'Onu non e' affatto deciso a darsi per vinto: il segretario generale Kofi Annan ha convocato per oggi alle 11 ora di New York una riunione straordinaria informale del Consiglio di Sicurezza sull'Iraq. I portavoce del Consiglio non hanno definito l'agenda, ma i temi sono scontati in partenza: emergenza umanitaria, ruolo Onu nella ricostruzione, prospettive di attuazione del programma petrolio in cambio di cibo che da' allo stesso Annan carta bianca, ma solo fino al 12 maggio, nella gestione dei proventi della vendita di greggio iracheno per i bisogni essenziali dei civili in stato di guerra.
All'incertezza si aggiunge anche il Pentagono, che appoggia il gruppo di fuoriusciti guidato dall'avvocato trapiantato a Londra Ahmed Chalabi, è di tutt'altro avviso e spinge per legittimare quest'ultimo come nuovo leader del nuovo Iraq anche grazie all'impegno di un alcune centinaia di legionari che da venerdì scorso affiancano le truppe Usa nella zona di Nasiriya: saranno il nucleo - ha detto il vice capo di stato maggiore Usa, il generale Peter Pace - delle nuove forze armate irachene.
(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 09:50)
TERZO VERTICE USA-GB SUL CONFLITTO, MA SI PARLA DI DOPOGUERRA
NEW YORK 07 Apr - Consulto di guerra oggi a
Belfast, in Irlanda del Nord, fra George W. Bush e Tony Blair, ma per parlare
di dopoguerra. Il presidente americano e il primo ministro britannico si
incontrano nel pomeriggio nei pressi di Belfast per concordare le tappe che
dovrebbero portare a un governo provvisorio formato da iracheni. I due sono in
disaccordo sul ruolo dell'Onu nella formazione del governo di transizione, che
secondo quanto dichiarato dalla Consigliere per la Sicurezza Nazionale,
Condoleezza Rice, dovrebbe restare esclusa in quanto gli Stati Uniti ''hanno
dato il loro sangue'' per l'Iraq e hanno diritto a mentenere la leadership nel
dopoguerra. Secondo 'Newsweek', Bush e Blair avrebbero invece gia' concordato,
fin dall'incontro di Camp David del 27 marzo, che il governo ad interim sara'
guidato da iracheni ''dell'interno'' e non ''da esuli''. Il Pentagono, invece,
sostiene gli esuli, guidati dall'avvocato Ahmed Chalabi.
ANNAN CONVOCA CONSIGLIO SICUREZZA ONU - Il segretario generale
dell'Onu, Kofi Annan, ha convocato per oggi alle 11 (le 17 italiane) il
Consiglio di Sicurezza per discutere dell'Iraq. ''Sara' un incontro informale
del segretario generale con i 15 membri del Consiglio'', ha indicato la
presidenza messicana del Consiglio.
SI INCONTRANO I PAESI DEL GOLFO - Riunione straordinaria oggi dei
ministri degli Esteri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) per
discutere della guerra in Iraq.
(Aggiornato il 07 Aprile 2003 ore 06:40)
Schroeder: le forze angloamericane vinceranno
Berlino 4
aprile 2003 - Il cancelliere tedesco
Gerhard Schroeder vorrebbe la vittoria delle forze anglo-americane nella
guerra contro l'Iraq. "Anche se si era contro la guerra bisogna augurarsi che
finisca il prima possibile e questo dovrebbe essere l'auspicio di ogni persona
sensata", ha avvertito il cancelliere.
Nonostante la Germania resti contraria all'intervento
militare, Schroeder ha sostenuto che bisogna fare il tifo per Usa e
Gran Bretagna e non esclude l'invio dei Caschi blu tedeschi in Iraq sotto
approvazione dell'Onu dopo il conflitto.
Intervistato dalla tv tedesca, il cancelliere ha dichiarato: "Abbiamo sempre
adempiuto ai nostri doveri sotto approvazione delle Nazioni Unite", ma "vorrei
conoscere le condizioni secondo le quali dovremmo agire". "Sarà politicamente
difficile costruire l'ordine del dopo-guerra in Iraq", ha sottolineato
Schroeder, giudicando cha "la costruzione di un Iraq democratico deve avere
luogo con il benestare dell'Onu".
(Aggiornato il 04 Aprile 2003 ore 16:00)
A BRUXELLES E A WASHINGTON SI PENSA AL DOPO SADDAM
BRUXELLES 04 Apr - Al di la' delle
dichiarazioni di principio, la strada verso un accordo sul ruolo della Nato e
delle Nazioni Unite in Iraq nel dopo Saddam Hussein sembra ancora in salita.
Il segretario di stato Usa Colin Powell, dopo la serie di colloqui a
Bruxelles, ha ribadito che nessun ruolo e' previsto per gli organismi
internazionali nella fase di passaggio politico ed amministrativo dal regime
di Saddam al futuro governo dell'Iraq.
E due circostanze lo confermano. Nel Kuwait gli Stati Uniti stanno alacremente
lavorando per la costituzione di un 'governo ombra' presto chiamato ad
assumere il potere in Iraq: ex ambasciatori o diplomatici in servizio
assumeranno il controllo e si dedicheranno alla creazione della futura
amministrazione democratica del Paese, per la quale chiedono incarichi di
rilievo numerosi personaggi in esilio dell' opposizione al regime. Da Londra,
il ministro degli esteri britannico Jack Straw ha dichiarato che l' Iraq sara'
amministrato dalle forze anglo americane prima che si passi, ''il piu'
rapidamente possibile'', ad un Governo iracheno approvato dall' Onu.
Powell ha chiuso la sua missione in Europa con un incontro con il ministro
degli esteri russo Igor Ivanov e oggi l' Alto rappresentante Ue per la
politica estera e per la sicurezza comune, Javier Solana, incontrera' a
Washington il vice presidente Dick Cheney, con lo stesso Powell e con il
consigliere per la sicurezza nazionale Usa Condoleezza Rice.
CAMERA E SENATO USA VOTANO BILANCIO GUERRA - A larghissima maggioranza
la Camera, all'unanimita' il Senato degli Stati Uniti hanno varato, giovedi'
notte, bilanci di guerra suppletivi, che non sono, pero', identici e che
dovranno ora essere collimati, prima di essere trasmessi per la firma al
presidente George W. Bush. Rispetto alle proposte dell'Amministrazione del
presidente George W. Bush, sia la Camera che il Senato hanno aumentato gli
stanziamenti previsti da 75 miliardi di dollari circa a 80 miliardi circa:
sono soldi in larghissima parte destinati al conflitto (oltre 66 miliardi) e,
per il resto, alla sicurezza interna. Come esempio di aumento degli
stanziamenti, entrambi i rami del Congresso hanno aggiunto al bilancio di
guerra proposto circa due o tre miliardi di dollari per l'industria
aeronautica in crisi. Ma la Casa Bianca ha gia' fatto sapere di considerare la
cifra eccessiva. Sono stati, inoltre, aumentati, qua e la', gli stanziamenti
per la sicurezza interna. Un problema da risolvere e' quello della
flessibilita' di spesa che l'Amministrazione chiede e che il Congresso e' poco
incline a concedere, preferendo attribuire i fondi a capitoli di spesa
specifici. Il presidente George W. Bush auspica si potere firmare, entro la
fine della prossima settimana, il bilancio suppletivo. La rapidita' del voto
di giovedi', a neppure dieci giorni dalla presentazione della proposta di
bilancio suppletivo, e' considerata un successo dell'Amministrazione.
BUSH: A UN PASSO DELLA VITTORIA, RUMSFELD: ANCORA GIORNI DIFFICILI -
Non ci fermeremo fin quando l'Iraq non sara' libero: lo ha detto il presidente
Usa George W. Bush, parlando a Camp Lejeune, una base dei marines, nella Nord
Carolina. Il presidente ha ringraziato i marines per il loro contributo alla
Guerra del Golfo 2 e ha ricordato i loro compagni gia' caduti. ''Non c'e'
vista migliore -ha detto- che quella di 12 mila marines. A meno che non siate
la Guardia Repubblicana'' irachena. Il pubblico ha reagito con calorosi
applausi. Finiremo quello che abbiamo cominciato: ha detto il presidente Usa.
''Il regime iracheno sta capendo che manterremo l'impegno'' di disarmarlo
dalle armi di distruzione di massa: ''I suoi giorni sono agli sgoccioli e
stanno giungendo alla fine''. Bush ha aggiunto: ''I paesi liberi non staranno
ad aspettare un nuovo 11 Settembre e, per la nostra propria sicurezza,
libereremo il popolo dell'Iraq da uno dei piu' crudeli regimi su questa Terra''.
Il presidente ha denunciato i crimini di guerra e gli atti di vigliaccheria
compiuti dal regime nel conflitto, affermando che essi ''saranno puniti''.
Bush ha anche ripercorso i risultati conseguiti dai marines in questa guerra,
citando l'occupazione dei pozzi di petrolio e della penisola dove c'e' il
porto di Umm Qasr nel sudest dell'Iraq, la battaglia di Nassiriya, la
liberazione della soldatessa Jessica Lynch. Tutte cose difficili. Ma, ha
detto, 'Nessuno diventa marines per fare le cose facili. Siamo ormai a pochi
metri dal traguardo, dopo avere percorso centinaia di chilometri'. E ha
concluso il suo discorso affermando che la destinazione ultima dell'intervento
americano in Iraq e' la capitale Baghdad, dove ci sara' ''la vittoria finale''.
(Aggiornato il 04 Aprile 2003 ore 07:00)
INTESA TRA NATO E UE SUL RUOLO ONU NEL DOPOGUERRA
BRUXELLES 03 Apr - ''Siamo tutti d'accordo
che l'Onu debba avere un ruolo nel dopoconflitto'': lo ha detto il segretario
di Stato americano, Colin Powell, nella conferenza stampa a Bruxelles
al termine degli incontri con i ministri degli Esteri della Nato e dell'Ue. Il
segretario di Stato ha pero' puntualizzato che ''si sta ancora esaminando il
giusto ruolo per le Nazioni Unite'' e ha detto di non ''essere sorpreso'' del
fatto che non ci sia ancora un ''consenso completo'' perche' -ha precisato-
''la discussione e' appena cominciata''.
Powell ha affermato che il futuro ''governo ad interim'' dell'Iraq liberato
del dopoguerra sara' composto da ''una combinazione'' di esponenti in esilio e
di altri che vivono nel paese.
E ha aggiunto che la coalizione di paesi che sta sconfiggendo Saddam Hussein,
quindi soprattutto Usa e Gran Bretagna, ''deve giocare un grande ruolo'' anche
nel dopoguerra che non significa pero' l'emarginazione di altri paesi.
''Per quanto riguarda la ricostruzione del dopoconflitto, i ministri hanno
detto con chiarezza che vedono la necessita' per la comunita' internazionale,
incluse le Nazioni Unite con altre organizzazioni internazionali, di
impegnarsi il piu' presto possibile non appena la situazione lo permetta''. Lo
ha detto oggi a Bruxelles il segretario generale della Nato, George
Robertson, a margine degli incontri fra il segretario di Stato americano
Colin Powell e i ministri degli Esteri dell'Alleanza atlantica e dell'Ue. ''Ci
sono state divisioni in passato, ma (ora ndr) vedo un crescente consenso'': ha
affermato Robertson, riferendosi ai contrasti transatlantici sulla guerra in
Iraq.
''Non ho nessun dubbio sul fatto che le Nazioni Unite giocheranno un ruolo di
grande importanza'' nel dopoguerra in Iraq: lo ha detto l'Alto rappresentante
per la Politica estera e di sicurezza (Pesc) dell'Ue Javier Solana, a
margine dell'incontro del segretario di Stato americano Colin Powell con i
ministri degli Esteri di Nato ed Ue. Solana ha affermato che ''c'e' un accordo
sul fatto che l'Onu giochera' un ruolo molto importante non solo sotto il
profilo umanitario, ma anche nel legittimare qualsiasi eventuale governo ad
interim o qualsiasi sviluppo politico ci sara' in Iraq''. Ed ha confermato che
incontrera' lunedi' Kofi Annan, per affrontare in dettaglio gli sviluppi della
giornata di oggi a livello di Nazioni Unite.
''Vogliamo che il paese venga restituito il piu' presto possibile agli
iracheni'' ha detto oggi a Bruxelles il capo della diplomazia britannica
Jack Straw. Parlando con i cronisti poco prima della colazione di lavoro
dei ministri degli esteri Ue e Nato con il segretario di stato Usa Colin
Powell, Straw ha aggiunto che nel dopoguerra ''naturalmente ci deve essere un
coinvolgimento dell'Onu''. ''Stiamo facendo serie discussioni - ha aggiunto -
su quale debba essere il ruolo appropriato dell'Onu''.
(Aggiornato il 03 Aprile 2003 ore 17:30)
Powell alla NATO cerca di ricucire le lacerazioni atlantiche. Ma sul dopo Saddam gli europei hanno idee diverse
Bruxelles 3
aprile 2003 - "A Bruxelles parlerò ai miei colleghi alla Nato e alla Ue a
proposito della campagna e dei piani di ricostruzione, dei piani di formazione
di un governo interinale. Voglio sentire dagli altri idee sulla ricostruzione
e sui contributi che l'Ue potrà dare". Così il segretario di Stato americano
Colin Powell nell'ultima dichiarazione pubblica prima di arrivare al quartier
generale della Nato per partecipare al Consiglio atlantico dell'Alleanza con i
ministri degli Esteri e ad un pranzo di lavoro con i capi della diplomazia dei
15 paesi dell' Ue. Una missione delicatissima affidata al solo uomo, forse, in
grado di ricucire lo strappo dell'amministrazione Bush con la 'Vecchia Europa'.
Il dopo Saddam - Sul tavolo NATO Powell illustrerà agli
alleati ma anche alla Russia, dopo le lacerazioni aperte dell'intervento in
Iraq, la linea dell'amministrazione Bush per il dopo Saddam: disponibilità al
confronto con le istituzioni internazionali, a cominciare dalla NATO e
dall'ONU, ma primazia americana nell'amministrazione futura del Paese. Basi
sulle quali il confronto con il ministro degli Esteri francese Dominique de
Villepin e il pari grado russo Igor Ivanov si annuncia tesissimo. Il
presidente francese Jacques Chirac, in particolare, ha già fatto sapere di non
accettare che Gran Bretagna e Stati Uniti mantengano un ruolo dominante nella
ricostruzione dell'Iraq. La Germania, al contrario, sembra ammorbidire la
posizione critica contro guerra delle scorse settimane. Il ministro
degli Esteri Joschka Fischer ha detto ieri a Berlino che spera che il regime
di Saddam Hussein cada rapidamente. E anche a Parigi, in verità, un portavoce
del governo ha detto che la caduta del regime di Saddam sarebbe una buona
cosa.
Piani diversi - Come modellare l'Iraq nel dopoguerra? Gli
Europei chiedono che siano le Nazioni Unite ad assumere un ruolo chiave nella
ricostruzione dell'Iraq, non vedendo di buon occhio i programmi di un
coordinatore americano ad interim a Bagdad: "E' molto importante restare
nell'ambito delle Nazioni Unite", ha detto il ministro degli Esteri danese Stig
Moeller, uno degli esponenti del nucleo di Paesi europei favorevoli
all'intervento armato in Iraq.
Powell avrà poi a che fare con il nutrito gruppo di Paesi europei che spinge
perché l'Ue dica chiaro che nel dopo Saddam in Iraq dovranno essere le Nazioni
Unite ad avere l'ultima parola. La pensa così, a desempio, il ministro degli
Affari esteri greco George Papandreou:"Ci siamo impegnati
come Quindici affinchè le Nazioni Unite svolgano un ruolo centrale.
Discuteremo di questo con Colin Powell", ha detto paretndo ieri da Atene.
Entro due anni uno Stato palestinese - Incalzato dall'aletato
più fidato, Tony Blair, Powell ha parlato "di un cappello internazionale" per
il periodo di ricostruzione in Iraq, nel quale le Nazioni Unite fornirebbero
"un'approvazione, un riconoscimento per che cosa si sta facendo" per
ricostruire il Paese dopo il crollo di Saddam Hussein. Sul tavolo, Powell,
metterà anche la questione palestinese: in esame la roadmap per la creazione
di uino Stato palestinese entrol il 2005. Un argomento che potrebbe riunire
un' Europa profondamente divisa su tutto il resto.
(Aggiornato il 03 Aprile 2003 ore 10:30)
Segue... ONU Missione IRAQ ...
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Ultimo aggiornamento:
01-01-04.