Torna indietro Home Page Notiziario Notiziario News
------------------------------------------
LA SOFFERENZA DIETRO I RIFLETTORI
NESSUNA SCORCIATOIA PER UNA
SICUREZZA AUTENTICA.
IL RAPPORTO ANNUALE 2003 DI AMNESTY INTERNATIONAL RACCONTA
LA SOFFERENZA DIETRO I RIFLETTORI
"In ogni parte del mondo la gente è più insicura oggi di quanto
lo sia mai stata dalla fine della Guerra Fredda" – ha dichiarato oggi Irene
Khan, Segretaria Generale di Amnesty International, presentando il Rapporto
Annuale dell'organizzazione per i diritti umani.
"Nell'ultimo anno la guerra in Iraq ha dominato l'agenda internazionale, ma
lontano dagli occhi del mondo una miriade di conflitti dimenticati ha
causato alti costi in termini di diritti umani e vite umane, in luoghi assai
diversi tra loro come Costa d'Avorio, Colombia, Burundi, Cecenia e Nepal" –
ha aggiunto Irene Khan. "Quello che accade in Iraq e in Israele e nei
Territori Occupati fa notizia, al contrario di ciò che succede nella zona di
Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo, nonostante l'imminente
minaccia di un genocidio. Spostare l'attenzione sulle crisi nascoste,
proteggere i diritti delle vittime dimenticate è la più grande sfida che
abbiamo davanti a noi".
I governi di ogni parte del mondo spendono miliardi per rafforzare la
sicurezza nazionale e la "guerra al terrore", ma per milioni di persone la
vera fonte di insicurezza è rappresentata da sistemi politici e giudiziari
corrotti e inefficaci, dalla brutale repressione del dissenso politico, da
gravi forme di discriminazione e ineguaglianza sociale, dall'estrema povertà
e dalla diffusione di malattie prevenibili.
"In Iraq è stata fatta una guerra a causa della sospetta presenza di armi di
distruzione di massa. Ma nulla è stato fatto per fermare il ben documentato
afflusso di armi che alimenta i conflitti e causa massicci abusi dei diritti
umani in molte regioni del mondo" – ha denunciato la Segretaria Generale di
Amnesty International.
A oltre diciotto mesi dalla fine della guerra in Afghanistan, milioni di
afgani - compresi i rifugiati che rientrano nel paese - affrontano un futuro
incerto e insicuro: "Vi è il rischio che l'Iraq segua la stessa strada
dell'Afghanistan, se non verranno fatti sforzi sinceri per esaudire le
richieste degli iracheni: legge, ordine e pieno rispetto dei diritti umani".
In un periodo segnato da una più elevata insicurezza, i governi hanno scelto
di ignorare e indebolire il sistema di sicurezza collettiva che è
rappresentato dal primato del diritto internazionale. Mentre affermano di
portare giustizia alle vittime in Iraq, gli Stati Uniti cercano attivamente
di sminuire il ruolo della Corte penale internazionale, il meccanismo di
giustizia universale.
La "guerra al terrore", lungi dall'aver reso il mondo un posto più sicuro,
lo ha trasformato in un ambiente più pericoloso limitando i diritti umani,
indebolendo il primato del diritto internazionale e sottraendo l'operato dei
governi al controllo dell'opinione pubblica. Essa ha acuito le divisioni tra
popoli di diverse fedi e origini, seminando il terreno per nuovi conflitti.
La conseguenza generale di tutto questo è la paura: paura autentica, tra i
ricchi come tra i poveri.
"È fondamentale resistere alla manipolazione della paura e mettere in
discussione l'obiettivo ristretto di un'agenda impostata sulla sicurezza. La
definizione di sicurezza dev'essere ampliata fino a comprendere quella dei
popoli accanto a quella degli stati. Questo richiede un impegno per i
diritti umani. Questo significa riconoscere che l'insicurezza e la violenza
possono essere contrastate più efficacemente da politiche che rispettino,
anziché violare, i diritti umani" – ha concluso Irene Khan.
Dietro le luci dei riflettori, i conflitti, l'insicurezza e la violenza
continuano ad affliggere milioni di persone in Africa. Nella Repubblica
Democratica del Congo, la situazione dei diritti umani resta
raccapricciante, con costanti combattimenti e attacchi contro i civili,
soprattutto nell'est del paese. Anche nella regione dei Grandi Laghi, coloro
che commettono abusi dei diritti umani seguitano a rimanere impuniti. In
Burundi, le forze governative si rendono responsabili di esecuzioni
extragiudiziali, "sparizioni", torture ed altre gravi violazioni e i gruppi
armati, a loro volta, commettono uccisioni illegali, mutilazioni e rapimenti
di civili nel perseguimento dei propri obiettivi politici. Le parti in
conflitto in Burundi proseguono a reclutare, a volte con la forza, bambini
soldato.
Sebbene la crisi dei diritti umani in Israele e nei Territori Occupati sia
tra le questioni più discusse, è quella meno affrontata concretamente dalla
comunità internazionale.
In Colombia, le misure di sicurezza emanate dal nuovo governo hanno
esacerbato la spirale di violenza politica. La rottura dei colloqui di pace
a febbraio tra il governo e le Forze armate rivoluzionarie di Colombia, il
principale gruppo armato di opposizione del paese, ha peggiorato la crisi
dei diritti umani.
Le campagne condotte da Amnesty International nel corso del 2002 hanno dato
diversi risultati positivi come la scarcerazione di prigionieri di coscienza
(tra cui il giornalista russo Grigory Pasko) e i passi avanti verso la
giustizia in Sierra Leone, con l'istituzione di un tribunale speciale che si
occuperà dei crimini commessi in questo paese, e verso la giustizia
mondiale, con l'entrata in funzione della Corte penale internazionale.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 28 maggio 2003
Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International - Ufficio stampa
Tel. 06 44.90.224, cell. 348-6974361, e-mail:
press@amnesty.it
-----------------------------------------
Copyright © Umby.
http://web.tiscali.it/byumby
http://web.tiscali.it/umby
Per problemi o domande su questo sito Web contattare
umby.cam@tiscalinet.it
Ultimo aggiornamento:
06-06-03.