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25 luglio 1943

Finisce l'epoca fascista. L'Italia guidata da Badoglio

Roma 25 LUG - 60 anni fa, con l'arresto del Duce a Villa Savoia. Mussolini trasferito a Ponza e poi alla Maddalena. Gli alleati erano sbarcati in Sicilia 15 giorni prima.

Il 25 luglio 1943 cade il Fascismo. Il generale Badoglio assume la guida del governo e l’Italia torna ad essere uno Stato libero. Riviviamo quei momenti, ripercorrendo le concitate giornate seguite allo sbarco degli Alleati del 10 luglio in Sicilia.

LA STORIA – Con l’arrivo di americani ed inglesi sul suolo italiano, di fatto, si esaurivano le già scarse possibilità che restavano all'Italia di vincere la guerra, anche se in realtà la situazione era per l'Asse già gravemente compromessa da diverso tempo: la sconfitta di El Alamein nel novembre del 1942, contemporanea allo sbarco delle forze americane in Marocco e Algeria, aveva portato alla definitiva sconfitta in Africa, e con la perdita delle colonie africane, si apriva la concreta possibilità, per le forze alleate, di aprire un fronte diretto contro l'Italia, l'alleato debole della Germania. Una situazione militare ormai allo sfascio, unita alle posizioni ormai contrarie al Duce del Fascismo della Casa Savoia, trovò uno sbocco naturale nel Gran consiglio fascista del 24 luglio, in cui - alle 3 del mattino del 25 luglio - venne approvato l'ordine del giorno Grandi (con 19 voti su 28).

Il nocciolo della proposta Grandi era la richiesta per "l'immediato ripristino di tutte le funzioni statali" e l'invito al Duce di pregare il re "affinché egli voglia, per l'onore e la salvezza della patria, assumere con l'effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, quelle supreme iniziative di decisione che le nostre istituzioni a lui attribuiscono": al di là del contorto linguaggio politico, appariva evidente che fra le supreme iniziative del re, se c'era stata quella della guerra, poteva esserci anche quella della pace. Fu proprio il re, che aveva un ventennio prima voluto accettare il Duce come primo ministro, a decidere che era il momento, per salvare la monarchia, di sacrificarlo: dal gennaio 1943 iniziano così le "grandi manovre" del sovrano, di cui fu messa al corrente solo una piccola cerchia di fedelissimi (anzitutto il ministro della Real Casa duca Acquarone, il capo di Stato maggiore generale Ambrosio, e poi il generale Castellano, futuro plenipotenziario italiano nelle trattative con gli alleati), che trovarono in Grandi e in Ciano (il genero del Duce) gli alleati nel Partito di cui avevano bisogno, utilizzandoli per i propri fini e probabilmente senza che questi si accorgessero del vero scopo cui servivano.

La mattina del 25 luglio il Duce accettò di recarsi dal re. Fece il suo ingresso a Villa Savoia alle 17, per il consueto colloquio settimanale; non sapeva che già in quel momento la sua scorta era sotto controllo, e duecento carabinieri circondavano l'edificio, mentre un'ambulanza della Croce Rossa era in attesa di portarlo via prigioniero. Fu il capitano dei carabinieri Giovanni Frignani ad arrestarlo. Mussolini fu prima relegato a Ponza nella casa già occupata dal prigioniero abissino ras Immiru, e poi all'Isola della Maddalena. Le notizie dell'arresto di Mussolini e della formazione del Governo Badoglio furono accolte in tutt'Italia con manifestazioni di giubilo; gli antifascisti e molta gente comune scese in piazza e divelse i simboli del vecchio regime, inneggiando alla democrazia e alla pace.

(Aggiornato il 25 Luglio 2003 ore 11:00)

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Ultimo aggiornamento: 25-07-03.

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