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SANITA': GLI ITALIANI VIVONO PIU' ANNI E MEGLIO
ROMA 30 LUG - Gli italiani vivono più anni e
meglio, sono questi i dati più significativi della relazione sullo stato
sanitario del Paese per il biennio 2001-2002, che e' stata presentata dal
ministero della Salute al Parlamento. Per quanto riguarda in particolare la
speranza di vita alla nascita, questa e' cresciuta dal 1999 al 2002, passando
da 75,8 a 76,7 anni per gli uomini e da 82 a 82,9 anni per le donne. Nello
stesso arco di tempo c' e' stata una costante diminuzione dei decessi con una
media dell' 1,25% annuo. Fra i 75 e gli 84 anni si registra anche una tendenza
alla diminuzione del numero dei decessi, mentre si registra un aumento nelle
classi di eta' sopra gli 85 anni; in diminuzione anche la mortalita' per cause
materne, nell' eta' perinatale e infantile. Prima causa di morte rimangono
ancora le malattie cardiovascolari, anche se dal '96 al 2002 si e' registrata
una diminuzione complessiva, sia per i maschi, sia per le femmine, dell' 1%.
Le informazioni relative al biennio 2001-2002 sulla salute degli
italiani fanno registrare, secondo il ministero, almeno dieci ''buone notizie''.
Oltre all' aumento della vita media degli italiani, infatti, si registra anche
una maggior proporzione di anni liberi da disabilita'. Gli anziani, infatti,
sembrano godere di condizioni di salute ''discrete'' e prima dei 75 anni, il
26,7% degli uomini e il 20,5% delle donne dichiarano di sentirsi bene o molto
bene; i problemi gravi emergono, ovviamente, soprattutto tra i ''grandi
anziani'' e cioe' dopo i 75 anni. Anche la mortalita' perinatale e infantile
continua a diminuire e soprattutto la seconda e' passata dallo 0,5% allo 0,4%;
la quasi totalita' (99,6% delle donne) e' stata seguita da un operatore
sanitario durante la gravidanza e ha effettuato controlli nei primi mesi di
gestione (il 93% ha effettuato la prima visita entro il terzo mese e l' 84% si
e' sottoposta a un' ecografia). La maggior parte delle donne (89,1%)
partorisce nelle strutture pubbliche.
Se la prima causa di morte restano le malattie cardiovascolari (pur con
una tendenza alla diminuzione), la riduzione della mortalita' per i tumori
continua e aumenta la sopravvivenza per tutte le neoplasie maligne a cinque
anni dalla diagnosi, portandosi dal 27% al 40% negli uomini e dal 45% al 56%
nelle donne, soprattutto grazie a diagnosi piu' precoci. Dopo anni l' Italia
abbandona le ''retrovie'' nella donazione degli organi e nel 2002 supera
finalmente la media europea, portandosi a 16,8 donatori per milione di
abitanti; addirittura ci collochiamo al primo posto in Europa nei trapianti di
cellule staminali emopoietiche con 3.917 interventi. In aumento anche le
donazioni di sangue con una crescita nel periodo 1998-2001 di due donatori per
mille abitanti e un incremento di circa il 6,8% di unita' di sangue intero
raccolte; la media nazionale raggiunge cosi' i 23 donatori per mille abitanti
nonostante una persistente forte variabilita' a livello regionale.
Per quanto riguarda le malattie infettive, viene segnalata l' efficace
copertura vaccinale per l' epatite B, la cui incidenza totale nel 2001 e'
scesa del 70% rispetto al 1992; le persone colpite da aids sono state nel 2002
1.777, dato che sembra stabilizzarsi dopo una costante diminuzione nel periodo
precedente. Anche l' incidenza delle meningiti da hemophilius influenzae B
registra un calo di circa il 76% tra il 1995 e il 2001. In diminuzione anche
le malattie professionali, che dal '97 al 2001 sono passate da 26.879 a
21.988.
Si stabilizza il numero degli uomini che fumano, mentre aumentano le
donne (che comunque rimangono in numero inferiore rispetto agli uomini):
complessivamente i fumatori italiani stimati nel 2001 erano circa 12 milioni
330 mila; il 43,5% ha iniziato a fumare tra i 14 e i 17 anni e il 38,2% tra i
18 e i 21 anni; coloro che non fumano ma convivono almeno con un fumatore si
trovano per la maggior parte nelle regioni dell' Italia meridionale e insulare
e sono circa 12 milioni e mezzo (di cui oltre quattro milioni sono bambini),
pari al 21,9% della popolazione. Nel biennio considerato dalla relazione
aumentano coloro che abusano di alcol, passando dallo 0,9% degli anni Novanta
all' 1,4% del 2000. In particolare, i giovani dai 15 ai 24 anni che consumano
bevande alcoliche sono passati dal 74% al 77% dal 1991 al 2000; tra questi
coloro che ne hanno abusato, ubriacandosi piu' di una volta ogni tre mesi,
sono passati dall' 1,8% del '94 al 3,2% del 2000.
Per quanto riguarda le tossicodipendenze anche nel 2002 predomina l'
uso dell' eroina (79,5%), seguita dai cannabinoidi (9,1%) e dalla cocaina
(6,9%). I dati, secondo il ministero, confermano la tendenza che si e' gia'
manifestata negli anni passati di una lieve ma costante flessione degli
eroinomani (erano 91,2% nel '92 e l' 81,4% nel 2001) e il progressivo aumento,
invece, di coloro che fanno uso di cocaina (1,3% nel '91 e 5,7% nel 2001) o di
cannabinoidi (4,6% nel '92 e 8,2% nel '99).
(Aggiornato il 30 Luglio 2003 ore 13:00)
CERVELLO: UN ORMONE FEMMINILE LO MANTIENE GIOVANE
ROMA 30 LUG - Si nasconde in un ormone femminile
l'elisir di giovinezza del cervello: uno studio italiano finanziato da
Telethon ha scoperto che il 17b-estradiolo protegge le cellule nervose e le
difende dagli attacchi malattie degenerative come l'Alzheimer e la sclerosi
multipla. La ricerca, pubblicata sulla rivista dell'Accademia americana
delle Scienze, PNAS, apre la via alla possibilita' di ottenere nuove
generazioni di farmaci salva-neuroni utilizzando lo stesso meccanismo d'azione
dell'ormone femminile.
''Questo studio offre una promettente ipotesi di lavoro, fino ad oggi
sconosciuta, per una terapia efficace nella cura del morbo di Alzheimer e
della sclerosi multipla'', ha detto la responsabile della ricerca, Elisabetta
Vegeto, del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e del Centro di eccellenza
per le malattie neurodegenerative (CEND), dell'universita' di Milano. Il
risultato e' stato ottenuto dal gruppo di Elisabetta Vegeto, coordinato da
Adriana Maggi, grazie a un finanziamento di Telethon per lo studio di nuovi
bersagli farmacologici per la cura della malattia di Alzheimer. Allo studio
hanno partecipato Silvia Belcredito, Sabrina Etteri, titolare di una borsa di
studio Telethon, Serena Ghisletti e Paolo Ciana.
La scoperta dell'ormone che protegge i neuroni, ha proseguito la
ricercatrice, ''apre la strada alla ricerca farmacologica e allo sviluppo di
nuovi farmaci piu' intelligenti e mirati contro il recettore ER alfa, che
potrebbero prevenire la morte dei neuroni tipica di queste malattie''. Finora
l'ormone femminile 17b-estradiolo era noto soprattutto per avere un ruolo
protettivo contro le malattie vascolari. Adesso si e' scoperto che svolge
un'altra importantissima funzione nel cervello, dove agisce come un
antinfiammatorio e un agente protettivo contro l'insorgenza di malattie
neurodegenerative come quella di Alzheimer, la sclerosi multipla e l'ischemia
cerebrale.
I ricercatori hanno scoperto anche il meccanismo molecolare che
accompagna questo fenomeno e, soprattutto, il partner con cui l'ormone
interagisce: ricerche su modelli animali hanno permesso di scoprire che
l'ormone agisce legandosi al suo recettore, chiamato ER (estrogen receptor)
alfa, che si trova nelle cellule della microglia, quelle che scatenano i
processi infiammatori nel cervello. I ricercatori hanno infatti osservato che
animali privati del recettore ER alfa non avevano piu' alcuna protezione
contro i processi infiammatori dannosi per il cervello. Secondo gli autori
della ricerca, avere identificato il partner con cui interagisce l'ormone
rappresenta un passo molto importante dal punto di vista farmacologico:
progettare farmaci che agiscano specificamente contro di esso vorrebbe dire
trovare una soluzione alternativa nella terapia delle malattie a carico del
cervello provocate da processi infiammatori.
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