DIARIO DI GUERRA SPERANDO LA PACE

 

12 marzo 2004 - … credo che la reazione dei popoli oppressi sia simile, su scala minore, a quelle delle persone che soffrono molto nella loro vita. Non so se c'e' speranza, non la sento, credo che il livello di stanchezza e di sofferenza sia tale che l'unico desiderio sia quello di pace e tranquillità. I risvolti sono molto pesanti, oggi ho saputo che l'aspetto religioso ormai sta diventando molto pesante, i sunniti dicono" non abbiamo paura tanto gli americani non vogliono uno stato religioso", ma intanto la scia avanza, al posto della foto del presidente ora ci sono le foto degli imam religiosi e tutto diventa espressione di una forma religiosa che prima era latente ma ora e' esplosa. Le donne vengono rapite per riscatti , dopo aver subito violenza, ed anche gli uomini ed i bambini sono oggetto di scambi economici. Per noi donne e' vietato girare da sole ed ormai sembra necessario mettere il velo anche per andare in centro. In alcune scuole non entri se non hai il chador, la mia amica Mariam, che si occupa di ristrutturare alcune scuole e' obbligata a mettere il velo ed il chador e loro ringraziano per il rispetto che mostriamo. Questo e' quello che ho colto oggi in centro.

 

16 marzo 2004 - Cara, qui sta crescendo una certa tensione. Gli stranieri hanno paura, si sente nell'aria un crescendo di odio e di ira verso l'occidente, soprattutto da parte degli sciiti. Ormai occidentale per loro significa americano o americhia, come dicono loro. Ieri hanno ammazzato un tedesco ed un olandese, sempre ieri 4 missionari americani battisti (spero solo che non cercassero di fare proselitismo, anche se ne dubito) sono stati ammazzati nel Nord del paese. Sono stata in una scuola sciiti ieri ed una bambina di 6 anni ha inveito contro gli occidentali dicendo il popolo iracheno resistera' contro gli americhia, ero in mezzo alle donne irachene e non si e' accorta di nulla. Sempre in una scuola sciita i bambini girano con la maglietta con la scritta " solo la morte" ed altri si flagellavano nel cortile simulando i grandi durante la celebrazione dell'ashura, che dura 40 giorni e dovrebbe finire ai primi di aprile. La prima domanda che rivolgono a noi che andiamo nelle scuole  e' " sei musulmana?" perche' indossi il chador ed il velo, cosa ormai di obbligo per noi donne. Lo senti nell'aria che qualche cosa sta per succedere, quando non senti aerei o elicotteri passare o non senti spari o esplosioni dici "cosa sta per accadere?"  Ovunque sventolano bandiere nere in segno di lutto e bandiere rosse, in segno del martirio di Imam Hussein, le scritte del martirio che trovi ovunque riportano il nome dell'Imam in rosso colante, segno del sangue che scende da questo orribile martirio. Il 20 marzo e' una data che ci spaventa un po' tutti, sembra ormai lontana l'epoca in cui Il rais governava, anzi ti sembra che non ci sia stata. Molti iracheni cristiani e sunniti lo odiano per come li ha abbandonati, speravano in una resistenza che non c'e' stata e dicono : ci ha venduti! Sanno che gli americani hanno fatto un accordo con gli sciiti, speravano che comunque tutto fosse sotto controllo, in maggio mi dicevano "gli americani non accetteranno mai uno stato islamico sciita" ma adesso hanno paura che accada come in Afghanistan, che la situazione sfugga di mano. La gente gira con magliette raffiguranti l'imam che e' stato amico di studi di Imam Komeini e che ora e' la loro guida spirituale Imam Sistani. E' anziano e vive nascosto dalla gente, vive nel cuore del Islam sciita, Najaf, ma riesce a controllare tutto.

Per ora e' tutto, io non ho paura degli iracheni, ma il 20 marzo puo' essere una data molto delicata che cade proprio nel periodo dell'Ashura.

 

16 marzo 2004 - Questa notte c'e' stato un passaggio continuo di elicotteri, i cani del vicinato che latravano a lungo e mi sono chiesta se io soffro cosi' cosa hanno sofferto e vissuto gli iracheni? Mi sento una vigliacca, a volte penso torno  a casa , non riesco a sopportare questa vita, la paura di finire su una bomba, la paura che di notte entrino dei Ali Baba a rubare , la paura di una sparatoria, ma poi penso agli iracheni e non posso mollare, sono qui per loro. Il giorno porta sempre una speranza. Ieri hanno posteggiato 4 camionette di americani a ridosso della nostra casa, musica rap a tutto volume ,i soldati ci guardavano ironici, ormai sono un potenziale esplosivo, eppure non li puoi mandare via, anzi ti sfidano con i loro sguardi. Io insieme agli iracheni ero li' a guardarli, avrei voluto dire qualche cosa, in quanto occidentale, ma gli iracheni mi hanno fermato dicendomi: " Lasciali, loro sono gli occupanti e noi non possiamo dire niente" ed ho provato una rabbia mista  frustrazione, minima cosa per quello che vivono gli iracheni ogni giorno. L'occidente opulento, strafottente e l'oriente, saggio, pacato paziente ma mai sottomesso, ho preferito essere come loro, imparare da loro.

Abbiamo distribuito materiale per pulire i libri della biblioteca. La polvere, la fuliggine, hanno provocato eritemi e profonde ferite nelle mani delle persone che stanno cercando di far rivivere la Bilbioteca Nazionale di Baghdad.

 

17 marzo 2004 - E' stata una esperienza terribile, ho sentito l'impotenza dell'uomo. Sono giorni che c'e' una tensione continua, si avvicina il 20 marzo e questo sigla il nuovo corso della storia dell'Iraq. Ho paura di non poter essere utile al popolo iracheno che amo profondamente, in questo momento essere straniera significa essere un possibile target e allora cosa dobbiamo fare noi del Ponte, restare comunque, anche quando mettiamo involontariamente a repentaglio gli amici iracheni e la nostra vita chiudendo ogni possibilita' futura? Non so se rimango ancora, e' stato scioccante, credetemi.

 

18 marzo 2004 - Oggi splende il sole qui a Baghdad,tutto sembra normale. Ma nell'aria c'e' odore di bruciato e questo ci ricorda cosa e' accaduto ieri sera. L'esplosione fortissima tutti i vetri caduti le urla della gente ed il fuoco. In un attimo tutto finisce. Gli iracheni che ci conoscono sono venuti a rincuorarci, sanno che la situazione e' pericolosa, che noi possiamo essere il prossimo target, ma anche loro ogni  giorno rischiano la vita e allora ci si chiede perche'? Abbiamo avuto paura ieri sera, un ambulanza e' stata rubata nella confusione, sara' la prossima bomba? E la psicosi dell'auto bomba cresce, dove, quando? tocchera' a noi? A pochi metri di distanza sono morti iracheni, arabi in un sacrifico che non ha prezzo. Questa notte i cani latravano e c'era un silenzio terribile, gli apasche non hanno volato, tutto era immobile. Il 20 marzo si avvicina ed abbiamo paura che qualche altra cosa accada, e' passato un anno dall'inizio della guerra e sembra una eternita' , la vita e' un crescendo di violenza e di oppressione, ieri nelle strada accanto a quella in cui ero io hanno sparato, forse un contenzioso, un uomo per superare la mia macchina ci ha puntato il fucile. E' questo e' il prezzo della liberta' imposta. La gente mi dice: " Anna quando esci prega che Dio ti faccia tornare intera" loro lo fanno sempre da quando c'e' stata l'invasione.

 

22 marzo 2004 - Cara, le tue parole mi infondo un calore che mi commuove. In realta' ieri ero proprio agitata ed ho cercato la persona che sento piu' vicina a me scaricandoti tutte le miei paure. Era rabbia per quello che sto vivendo e che tutti vivono come noi se non peggio. Mi sto scoprendo vigliacca perche' appena posso penso beh, torno a casa, ma poi vedo gli iracheni e penso no non posso, sono qui per loro. Loro mi dicono, Anna vai a casa, ora puoi essere piu' utile a casa che qui, non so cosa fare. La notte e' terribile perche' non sai cosa ti puo' capitare. E molte volte le passo in bianco alla finestra cercando di vedere se qualche ombra si avvicina o qualche macchina. Sento l'impotenza di noi esseri comuni, la propaganda che fanno i mass media italiani e' terribile, ho visto ieri con i miei occhi i giornalisti spaventati con i giubbetti anti proiettile che si muovono in un ambiente falso, l'unico super protetto, ma quella non e' Baghdad! e poi alla televisione nessuno ha il coraggio di denunciare questo, altro che pace, altro che democrazia! Tu esci di casa e non sai se torni o se torni se trovi la casa, e' cosi' capita anche a me. O per strada ti guardi in giro temendo che qualcuno si avvicini, ti spinga in macchina o  ti punti un fucile per spararti. Per quale motivo? per causa dell'occidente. Questa e' la realtà, per quelli che hanno voluto questa guerra, per quelli che hanno manifestato e poi basta, per quelli che vogliono i carabinieri. Non critico noi, ma siamo pochi. Questo e' quello che spero di dire quando torno. La paura, l'impotenza per una morte stupida.

Ecco perche' non ho fiducia in quello che facciamo o meglio vorrei che fosse continuato, invece ci strumentalizzano sempre e noi non abbiamo voce.  Pensi che ci sara' un seguito dopo il 20? No, anzi si parla oggi sui giornali di Fassino e chi parla di questo? vorrei cercare una soluzione, penso che l'unica cosa sia portare avanti in Italia un programma continuativo, aperto a tutti i livelli, con prove concrete e smentire le menzogne che ci stanno affogando. Credo sia piu' utile lavorare politicamente fuori dall'Iraq. Sto cercando piu' materiale possibile da portare in Italia. E bisogna farlo anche verso quella sinistra falsa e ipocrita, verso quelle associazioni perbeniste che hanno paura di cambiare. So che posso contare su di te e su tutti voi, ma mi resta sempre la rabbia, la paura del giorno, di superare la notte, di non sentire gli apache che girano sulla tua testa, o gli spari fuori casa, o gli scoppi, o missili, o i cani che ogni sera latrano, quello che gli iracheni stanno provando da un anno.

Abbiamo messo una pellicola sui vetri per proteggerci dal prossimo scoppio! MA e' vita questa?
Parto il 31 marzo, se ci sono problemi scappo ad Amman.

 

22 marzo 2004 - Oggi sono stata per la prima volta a cena fuori! e sono andata nell'unico luogo sicuro di Baghdad il Palestine. Ero a cena con il giornalista di rai 1 ed il suo cameramen. Per arrivare abbiamo preso una macchina, fatto strade secondarie poiche' la notte e' chiusa quella principale causa autobombe, poi arrivati vicino bisogna scendere, attraversare del filo spinato, poi un check point, poi percorrere i muri fatti ad hoc, altro check point altro filo spinato per arrivare all'albergo, come andare da piazza San Giacomo a Piazza Liberta', ci abbiamo inpiegato 10 minuti. E questa e' la liberta'? e questa e' la pace? Ora gli hotel hanno un doppio muro per evitare le autobombe.

 

23 marzo 2004 - Jihad : la nuova guerra che sulle masse povere e popolari sta prendendo piede. Combattere lo straniero, non solo il militare, ma anche lo straniero, invasore. Ecco il pericolo. Per soldi, per indottrinamento, queste persone, tra le piu' povere e senza cultura sono pronte ad immolarsi e noi siamo tutti un mezzo per raggiungere il Paradiso.

 

24 marzo 2004 - Stanotte alle 4.00 eravamo tutti in piedi, una grossa esplosione, seguita da spari, poi l'allarme, poi il silenzio. Di nuovo un albergo, ma questa volta senza feriti.

Ma i nostri nervi stanno cedendo, ieri per andare al Palestine, di fronte all'albergo bombardato questa notte, ci siamo trovate 40 americani militari che correvano in assetto di guerra con i fucili spianati accanto a noi, cosa fai in quel momento? Tiri dritto e se ti fermano vedremo. Poi al rientro di nuovo ci siamo trovate con la macchina in una strada buia con gli americani che stavano rastrellando la strada.

 

24 marzo 2004 - Ieri ero a cena con La Botteri, Duilio, TG1 e sinceramente credo che sia il momento di spingere. Loro cercano di farlo ma come sai non possono, il sistema !!!!!

Ma noi possiamo, perche' siamo liberi!.

 

BASSORA 6 APR (ANSA) - Bassora ''e' tornata alla normalita', la situazione e' sotto controllo e da questa mattina non si sono udite esplosioni''. E' la testimonianza di Fabio Alberti, presidente dell'organizzazione ''Un ponte per Baghdad'', che ieri aveva assistito in prima persona all'occupazione da parte degli sciiti radicali della sede del governatore e a scambi di colpi di arma da fuoco tra iracheni e militari britannici. La seconda citta' dell' Iraq e' tornata sotto il controllo della polizia irachena in seguito ad un accordo ''amichevole - conferma Alberti – concluso ieri sera tra la coalizione e seguaci di Moqtada Sadr, in base al quale le truppe britanniche avrebbero accettato di sospendere le operazioni di pattugliamento della citta'. Secondo l' esponente dell'associazione umanitaria,l' accordo dimostra che un' intesa politica ''puo' portare a buoni risultati'' come conferma quella di Bassora ''al contrario a Nassiriya - precisa Alberti -, si e' preferito attaccare invece che dialogare e questo ha consentito alla situazione di degenerare nel peggiore dei modi''. A parere del testimone italiano in Iraq, e' in corso ''una guerra civile, e gli italiani vi stanno partecipando, agli occhi dei civili iracheni, come truppe di occupazione e non di pace''. A Bassora arrivano notizie preoccupanti di quello che sta accadendo a Falluja ''da ieri e' chiusa e' sigillata anche a giornalisti; voci parlano di cadaveri di civili per le strade. Questo dopo che gli americani hanno imposto il coprifuoco sulla citta' interamente circondata lasciata senza acqua ed elettricita' ''. (ANSA).

 

7 aprile - Le notizie che giungono dall’Iraq , ed in particolare da Nassiriya,  sono tragiche.

La morte di civili iracheni , tra cui  una donna e due bambini, durante una battaglia tra i militari italiani e le forze sciite, non può che evidenziare, ancora una volta, come la popolazione irachena sia esposta, adesso più che mai, ad una nuova guerra e che, dopo un anno dall’occupazione delle forze di coalizione, il popolo iracheno si trovi in uno stato di precarietà e di sofferenza che mai aveva raggiunto, neanche dopo anni di embargo.

La presenza di militari ha portato uno stato di tensione molto alto tra la popolazione civile, al punto tale che tutti i militari sono visti come truppe di occupazione e non di pace.

Ribadiamo la necessità assoluta del ritiro dei militari dall’Iraq e della presenza dell’ONU come unico organismo in grado di mediare con la popolazione civile, in particolare in questo momento, e ribadiamo la necessità di cercare un dialogo e non di affrontare i problemi con le armi.

 

10 aprile 2004 - Cara, ti dico la verità: ho il cervello vuoto. Mi è giunta la comunicazione che stanno evacuando l'ufficio di Baghdad, il 13 tutti saranno fuori Baghdad, fuori dall'Iraq. Abbandoniamo una terra che dal 1992 seguiamo passo passo con i suoi dolori, le sue sconfitte e le sue paure. Sarà una carneficina, se nessuno interverrà a livello mondiale ci saranno fiumi di sangue, ancora. Gli americani, dice Fabio Alberti, non hanno cercato la mediazione, ma lo scontro e ciò prelude ad una guerra molto pesante. La mia amica Mariam mi ha detto un giorno: è la stagione dei fiori, adesso, ma anche i fiori hanno paura di nascere in Iraq. E' così.  Gli innumerevoli appelli che arrivano mi fanno sentire ancora più frustrata, forse adesso è il momento di muoversi, è il momento di fare qualche cosa e non le solite parole. Ma cosa? Mentre qui si parla, in Iraq la gente muore e non posso dare torto alla loro apatia, al credere poco a ciò che facciamo. Perchè hanno perso la fiducia in noi occidentali, perchè non abbiamo saputo scegliere una via pacifica alla lotta, ma solo parole.

Sono disperata.

 

Quello che vi abbiamo inviato è parte di quello che Anna avrebbe voluto dirvi, sono le sue riflessioni, le sue paure, la sua testimonianza.

Anna ha chiesto più volte di poter parlare di quanto sta succedendo in Iraq. Lo ha fatto prima di rientrare in Italia e dopo. Contava su un’attenzione che nemmeno umanamente le è stata concessa.

Abbiamo provato a darle voce almeno così, attraverso le sue e-mail.

L’Udine Social Forum ha chiaramente manifestato una forte predisposizione alla riflessione interna più che una volontà di agire pubblicamente e questo seppur con sofferenza lo abbiamo accettato da tempo. Quello di cui non riusciamo a capacitarci oggi è che si riesca a trovare il tempo per intavolare una disquisizione estetica sul termine “compagno”, ma non si spendano due righe personali o di associazione su quanto sta succedendo nel mondo.

Questa mail non è stata scritta in un impeto di polemica, ma è il frutto della  tristezza che nasce a fronte dell’indifferenza. Ognuno di noi per strade diverse è giunto alla stessa conclusione: non scrivere, non dire, conservare dentro di sé l’amarezza è anestetizzarsi, è diventare a nostra volta indifferenti. Non ce la siamo sentita di rimanere in silenzio.

Un Ponte per Tenda della Pace

Vientos del Sur

 

Abbiamo pubblicato le sopra descritte testimonianze dirette, per dare risalto ad un aspetto che la stampa internazionale censura. NOI vogliamo dare risalto alla testimonianza diretta di persone che rischiano la vita e con i propri occhi raccontano quello che è la realtà quotidiana in Iraq.

 

-----------------------------------------

  Torna indietro      Torna su ˆ

Copyright © Umby.    

Per problemi o domande su questo sito Web contattare
Ultimo aggiornamento: 22-04-04.

http://web.tiscali.it/byumby        http://web.tiscali.it/umby

---------------------------