(di Gino Strada)
Khartoum, (Sudan) 26 Nov 2004 - La guerra, ancora una
volta.
Sono ormai più di centosessanta le guerre scoppiate
dal 1945, “nel dopoguerra”. Generazioni che crescono conoscendo solo la
guerra. Come possiamo pensare che possano riuscire a vivere senza usare
violenza, quando l’unica vita che hanno visto e vissuto è stata una catena
infinita di violenze? La guerra civile in Darfur sta portandosi via decine
di migliaia di vite umane, e infliggendo atroci sofferenze, in un luogo
dove l’assistenza sanitaria è quasi inesistente, e non è gratuita. Al
Fashir è la capitale del Darfur del Nord.
E’ il luogo ottimale per un Centro Chirurgico di
Emergency, perché quello è il punto di riferimento per i feriti della
regione, per fornire loro assistenza altamente specializzata in un
ospedale pulito, bello, efficiente, gratuito.
Emergency, nei dieci anni di vita, non solo ha accumulato una grande
esperienza internazionale e la più ampia casistica scientifica nel
trattamento dei feriti di guerra. In Emergency è anche cresciuta la
convinzione che solo ospedali rispettosi della persona umana e dei suoi
diritti siano in grado di assolvere i pieno il proprio compito: quello di
essere luoghi davvero “ospitali” dove si praticano rapporti umani basati
sulla solidarietà e sul rispetto reciproco.
Di fronte alla guerra, ci è sembrato sensato non limitarci all’assistenza
chirurgica ai feriti, ma proporre la pratica dei diritti in campo
sanitario. Nel nostro lavoro, vorremmo vedere realizzato il diritto ad
essere curato per chi è ferito e per chi è ammalato: sentiamo come nostro
dovere il fornire assistenza sanitaria di alto livello e gratuita. Perché
i diritti non solo non hanno prezzo, ma non si possono pagare: i diritti
sono dovuti, per questo devono essere gratuiti. E devono essere uguali.
Non vogliamo una sanità per i ricchi del nord del mondo – evoluta,
sofisticata, tecnologica – e una sanità di scarto per i poveri, per i
Paesi più disperati dove raramente si vive fino a quarant' anni, e dove si
possono curare – a volte - solo diarree e polmoniti.
Abbiamo disegnato un grande progetto, un centro di chirurgia cardiaca a
Khartoum.
Un Centro di eccellenza, di altissima tecnologia,
dove si possa eseguire tutta la cardiochirurgia per bambini e per adulti.
Un centro gratuito a disposizione anche dei Paesi confinanti, dove i
pazienti verranno selezionati, trasferiti a Khartoum per l’intervento
chirurgico, e poi seguiti dal personale del Centro di Khartoum.
Un progetto complesso e difficile, ma anche un cammino stimolante, perché
contiene semi di pace: mostrare che riconosciamo ai cittadini di quei
Paesi gli stessi diritti che pretendiamo per noi stessi, che vogliamo
condividere i benefici della scienza medica, che non riserviamo loro solo
una “medicina” di seconda scelta.
Un progetto dove il ritrovarsi tra pazienti e sanitari di etnie e culture
diverse possa essere un segnale di collaborazione e di solidarietà. Per
questo il Centro di Cardiochirurgia di Khartoum si chiama Salam, pace.
In Sudan come in altri Paesi, le popolazioni scappano, sono in fuga per
sopravvivere alla politica dei governi e dei signori della guerra. Milioni
di persone – in maggioranza donne e bambini – esposti alla fame e alle
malattie che sempre accompagnano le “operazioni militari”, che hanno
abbandonato i propri villaggi nel Sud del Sudan, segnati da vent’anni di
guerra, e che ora affollano le periferie della capitale.
Altre vittime di guerra, falciate dalla malnutrizione e dalle malattie
infettive. Fornire assistenza agli sfollati, soprattutto in campo
pediatrico, è un modo per ridurre “gli effetti collaterali” della guerra,
per alleviarne la capacità distruttiva
Gino Strada
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