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 L' ULIVO

Assemblea Ulivo, approvato nuovo regolamento

L'82% dei parlamentari dell'Ulivo ha approvato il regolamento della coalizione. La norma prevede il voto a maggioranza dell'assemblea dei parlamentari sulle questioni piu' importanti e l'eventuale nomina di portavoce unici per Camera e Senato. Lo ha annunciato al termine dello scrutinio delle schede il presidente dei deputati Ds, Luciano Violante.

(23/12/2002)

 

Dalle primarie alla leadership, grandi manovre alla vigilia dell'assemblea degli eletti Ulivo, Fassino lancia Prodi "E' il candidato naturale"
(18/12/2002)


ROMA - Coinvolgere "milioni di persone", studiare una "metodologia democratica". E' il via libera di Piero Fassino alle primarie per la scelta del candidato premier dell'Ulivo. Oggi il segretario dei Ds ne discuterà con D'Alema, Amato e Rutelli alla presentazione del progetto elaborato per Italiani- europei da Augusto Barbera e Stefano Ceccanti.

"Non dobbiamo scegliere dentro la stanza dei segretari di partito", dice il leader della Quercia. Ma poi indica un nome in grado di sbaragliare qualsiasi concorrenza e di decidere in partenza la partita delle primarie. "Se nel 2004 a Prodi non sarà rinnovato il mandato di commissario europeo - dice a Porta a porta - sarà lui il candidato naturale del centrosinistra".

Il Professore, nell'indentikit tracciato da Fassino, è l'uomo giusto per "fare il pieno dei voti a sinistra", ma anche per "conquistare la fiducia degli incerti e di spostare il voto anche di quelli del centrodestra". L'indicazione di Prodi arriva alla vigilia di una nuova assemblea dei parlamentari dell'Ulivo, la sede per decidere le regole della coalizione. Il voto a maggioranza, hanno stabilito ieri i capigruppo, sarà valido per "tutte le materie di rilievo".


E' stato così accolto un emendamento proposto dal correntone che si prepara all'eventualità di un intervento militare in Iraq ed è convinto della vittoria dei "no". Ma oggi l'assemblea dovrà anche esprimersi su un "preambolo ulivista" che ha come primo firmatario Achille Occhetto. Il documento propone una costituente dell'Ulivo, l'obiettivo finale di un soggetto politico vero e proprio, ha ottenuto l'adesione anche di Falomi, Solani, de Zulueta e Magistrelli e sembra ispirato da ambienti prodiani.

Oggi quindi altri parlamentari potrebbero sostenerlo. All'assemblea invece non ci saranno i parlamentari dell'Udeur. Fassino fa il punto sulla situazione dei Ds. Spiega il calo degli iscritti che alla fine dell'anno raggiungeranno quota 550-600 mila. "Sono più del 2000 e i Ds sono il secondo partito europeo per numero di tessere. Nel 2001 erano di più perché il congresso spinse molti ad impegnarsi". Non considera l'associazione "Libertà e giustizia" "un problema. Dobbiamo misurarci con le sue domande - dice - E se Berlusconi fa il premier vogliamo dare a De Benedetti il diritto di avere un'opinione?".

Più delicato il rapporto con i no global. "Ho le scatole piene di essere giudicato se vado o non vado alle manifestazioni del movimento. Io non giudico Caruso, ma non mi faccio neanche giudicare da lui".

(Aggiornato il 18 Dicembre 2002 ore 11:00)

 

DOSSIER del 17/12/2002
Un leader con le primarie la nuova sfida dell'Ulivo
Alla vigilia dell´assemblea dei parlamentari, ritorna attuale una proposta che unisce almeno sulla carta.

Sullo sfondo il ruolo di Cofferati, Prodi e quello di D´Alema, possibile king-maker. I timori dei fedelissimi del Professore su una discussione troppo anticipata


da Repubblica - 17 dicembre 2002

ROMA - L´Ulivo gioca la carta delle primarie. A circa tre anni dall´avvio della prossima campagna elettorale, il centrosinistra fa partire la corsa che porterà alla scelta del suo campione. Ossia dell´anti-Berlusconi. Sergio Cofferati ha posto la questione sul tappeto considerandola una "condicio sine qua non" per il successo. L´idea dell´ex segretario Cgil ha preceduto di qualche giorno l´illustrazione di una analoga proposta da parte di Massimo D´Alema e Giuliano Amato. Domani infatti i due ex premier presenteranno il progetto già esposto sulla rivista della loro associazione "Italianieuropei". Che, come ha fatto notare lo stesso D´Alema, è in edicola già da sabato scorso ed è quindi pubblica ben prima dell´intervento di Cofferati.
Le proposte in campo. Il progetto sostenuto da D´Alema e Amato prevede per la scelta del premier un sistema in cui chiunque potrebbe votare su base regionale i delegati a una Assemblea nazionale chiamata a pronunciarsi o proclamando il vincitore o scegliendolo direttamente. La 'rosa´ dei candidati verrebbe stabilita da una Autorità nazionale. I votanti dovrebbero «registrarsi» come elettori dell´Ulivo secondo modalità controllate da una «Autorità di coalizione» e in seguito al pagamento di quota di iscrizione.
Nell´Ulivo, poi, c´è anche chi immagina un sistema in cui il leader della coalizione venga scelto da alcuni 'Grandi elettori´. Ossia dalla platea degli eletti: parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali. Come dice Roberto Villetti dello Sdi, questo «offrirebbe garanzie» sulla onestà politica dei voti espressi.
Il dibattito nell´Alleanza. Il dibattito sulle primarie non cade in un momento qualsiasi della vita nell´Ulivo. Sempre domani, infatti, si terrà l´assemblea dei parlamentari, che traccerà le linee conduttrici per il prossimo futuro della coalizione. Cofferati ha posto l´esigenza di allargare la base elettorale delle primarie, estendendo il diritto di votare il leader non solo agli eletti, ma a tutta la società civile, cioè anche a tutti i movimenti e i cittadini che hanno votato per l´Ulivo. Questa sortita ha aperto l´ennesimo capitolo del duello a distanza con D´Alema. Molti hanno interpretato la mossa del Cinese come il tentativo di sganciare definitivamente la scelta del prossimo leader dalle segreterie dei partiti. «Perché - come spiega il Marco Rizzo - se si chiede ora alla gente normale chi ha in mente per la premiership, tutti rispondono Prodi e Cofferati». Rizzo fa anche capire che l´ex segretario Ds è invece interessato a utilizzare le primarie per presentarsi come il «king maker» nella scacchiera del 2006 e per creare una connessione con il tema dello speaker unico alla Camera e al Senato. «Questa nostra proposta - si è limitato a commentare proprio D´Alema - sta raccogliendo tanti consensi. Cofferati si dice d´accordo. Mi sembra importante».
L´ombra di Prodi. Ma che sulla vicenda si allunghi inevitabilmente la figura di Romano Prodi è evidente a tutti. Non a caso Luciano Violante dice a chiare lettere che «nessuno contesta la legittimazione di Prodi a guidare la coalizione». I prodiani temono che la partita sia stata avviata maliziosamente in anticipo per escludere il Professore. «Dopo il 2004 invece - osserva Enrico Letta - le primarie non potrebbero che incoronare Prodi».


I DS: "Platea ampia capo più forte"

«Noi siamo per la scelta del candidato premier con primarie di coalizione». Il coordinatore della segreteria Ds, Vannino Chiti, illustra così la posizione della Quercia sulle primarie. Alla scelta del candidato premier, che «dovrà avvenire dopo le elezioni europee del 2004», potranno partecipare «gli iscritti ai partiti dell´Ulivo, i soci delle associazioni che aderiscono all´Ulivo e i singoli cittadini che dichiarano di essere elettori dell´Ulivo». «Più è ampia la platea dei votanti - spiega - più è autorevole il leader».

MARGHERITA: "Un milione di votanti"

«Le primarie sono il modo migliore per indicare e dare forza al leader della coalizione». Ne è convinto Enrico Letta della Margherita, secondo il quale alla scelta del candidato premier «devono partecipare tutti gli elettori. Io penso che debbano essere almeno un milione i votanti». A suo giudizio, chi guiderà il centrosinistra sarà «più forte anche nella trattativa con gli alleati come Rifondazione». La scelta però, sottolinea l´ex ministro, «dovrà avvenire dopo il 2004».

Lo sdi: "Partecipino solo gli eletti"

«Il principio di una maggiore partecipazione dei cittadini è universalmente riconosciuto» ma risulta «difficilissimo stabilire chi partecipa». Roberto Villetti, dello Sdi, è favorevole all´idea di scegliere con un meccanismo elettorale il candidato premier ma non nasconde i suoi dubbi: «in assenza di una legge, l´unica platea che può votare non può che essere costituita dagli eletti. Ossia i parlamentari, i consiglieri regionali, eccetera. Altrimenti chi vota? Gli iscritti ai partiti? E chi controlla il tesseramento?».

I VERDI: "Favorevoli da sempre"

«Noi siamo stati storicamente favorevoli». Il segretario dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, non ha dubbi sul meccanismo delle primarie. A suo giudizio, però, «devono essere di coalizione: deve riguardare l´Ulivo allargato e non quello ristretto. Io non faccio le primarie se non vota anche Rifondazione comunista». Per il leader ambientalista, alla selezione del leader devono «partecipare tutti i cittadini. L´unica condizione, magari, è quella di pagare un euro. Così finanziamo la campagna elettorale».


IL PDCI: "D´accordo con Cofferati"

«Noi siamo d´accordo con Cofferati». Il capogruppo del Pdci alla Camera, Marco Rizzo, sintetizza così la posizione del suo partito sulle primarie. «Può votare chi pensa di votare per l´Ulivo - spiega - e la cosa migliore sarebbe che si possa scegliere tra più nomi». Secondo Rizzo, le primarie si dovrebbero svolgere nel 2005 e fino ad allora «si dovrebbe lavorare ad un programma elettorale». Importante è che tutte le scelte procedurali vengano prese «concordemente e non a maggioranza».


L´UDEUR: "È solo un bluff da accantonare"

«E´ tutto un bluff. Le primarie è meglio metterle da parte». Il segretario dell´Udeur, Clemente Mastella, non ha remore nel bocciare l´idea delle primarie. «Tutto - attacca - sottintende il partito unico. E poi le primarie sono l´anticamera del presidenzialismo». Secondo Mastella, inoltre, la coalizione ha bisogno del sostegno di tutti ed è impensabile scegliere il candidato premier e poi imporlo a Bertinotti. «Tra l´altro se ci fosse un candidato unico, a che servirebbero le primarie?».

Scelta del candidato, no di Mastella


«Primarie» tra gli elettori
Nell’Ulivo si apre la gara a chi le ha proposte prima

dal Corriere - 17 dicembre 2002

ROMA - Sergio Cofferati rilancia la proposta delle primarie, sostenendo che gli elettori dell’Ulivo «devono essere l’unica fonte di legittimazione» della leadership e tra i big dell’opposizione subito si apre una specie di gara. «A me - assicura Massimo D’Alema - fa molto piacere che ci sia questa larga convergenza. Poi, chi lo ha detto per primo è un problema secondario. Io l’ho proposto per legge cinque anni fa». Il segretario dei Ds Piero Fassino non solo si dichiara «d’accordo» sulle primarie, ma precisa che lui «modestamente» va dicendo «da molti mesi che è necessario darsi procedure per garantire un largo coinvolgimento di cittadini ed elettori nella scelta del leader della coalizione alle prossime elezioni». «Primarie per l’Ulivo? Proposte per la scelta della leadership» è anche il titolo dell’incontro che si svolgerà domani in Campidoglio in occasione del quinto numero di Italianieuropei , il bimestrale diretto da Massimo D’Alema e Giuliano Amato. Ci saranno anche Fassino e Rutelli. Nel centrosinistra il solo «no» arriva da Clemente Mastella: «Le primarie - sostiene il segretario dell’Udeur - funzionano se valgono per maggioranza e opposizione, come negli Stati Uniti». Ma dal centrodestra arriva - a sorpresa - il gradimento del neosegretario dell’Udc Marco Follini che giudica «ottimo il metodo» Cofferati. Il socialista Roberto Villetti invita l’opposizione a procedere: «passo dopo passo». E chiarisce: «Prima di occuparci di obiettivi lontani nel tempo, come le primarie, vediamo di affrontare, all'assemblea dell'Ulivo, la questione delle regole e dei portavoce».
Arturo Parisi, vicepresidente della Margherita, ribadisce di essere favorevole da tempo alle primarie per la scelta del candidato premier dell'Ulivo. «La mia posizione - aggiunge l’ex braccio destro di Prodi - è nota. Ho sempre immaginato che il compimento del processo di riforma istituzionale, e quindi il bipolarismo, dovesse mettere in conto di risolvere il problema della selezione dei candidati alle cariche pubbliche». Secondo Parisi è giusto prevedere l'allargamento a tutti: «Dobbiamo avere come punto di riferimento qualsiasi elettore che si dichiari pubblicamente per la coalizione».
Il sì alle primarie arriva anche da Alfonso Pecoraro Scanio, ma il leader dei Verdi lancia una provocazione: «Partire subito, dalle provinciali siciliane». Ed ecco la rasoiata ai partner dell’opposizione: «Le primarie raccolgono sempre molti apprezzamenti se viste in una prospettiva futura, ma vengono accuratamente evitate nei casi concreti...a Palermo - per esempio - Verdi, movimenti e associazioni continuano a proporre le primarie ma fino ad ora i partiti del centrosinistra di fatto si sono dimostrati contrari».

(Aggiornato il 17 Dicembre 2002 ore 08:00)

 

Terremoto
IN FINANZIARIA LE RISORSE PER LA RICOSTRUZIONE

Rutelli visita i comuni colpiti. "Centinaia le scuole insicure. Altro
che condoni, serve un censimento"

Il presidente della Margherita, Francesco Rutelli, è oggi in Molise per
visitare alcuni dei comuni colpiti dal terremoto.
Rutelli è accompagnato dal capogruppo della Margherita alla Camera,
Pierluigi Castagnetti, dai parlamentari Rosy Bindi, Cinzia Dato,
Albertina Soliani ed Enzo Carra, dal dirigente nazionale della
Margherita Francesco Borgomeo. In mattinata la delegazione della
Margherita ha incontrato a Termoli il vescovo della diocesi di Termoli-
Larino, Tommaso Valentinetti. Poi è arrivata al Centro operativo misto
(Com) di Larino per incontrare il capo dipartimento della protezione
Civile, Guido Bertolaso, e i sindaci di alcuni comuni colpiti dal
terremoto del 31 ottobre scorso. Rutelli, assieme agli altri
parlamentari, ha in seguito raggiunto San Giuliano di Puglia, il comune
molisano maggiormente colpito dal sisma. Infine, tappa a Santa Croce di
Magliano.
Per Rutelli, in Italia "abbiamo avuto tanti condoni edilizi che hanno
determinato la legalizzazione delle strutture, in particolare abitative,
che non sono certamente all'altezza". Rutelli ne ha parlato con i
giornalisti presenti nel Palasport di San Giuliano di Puglia.
Rutelli ha anche parlato della "necessità di avviare in Italia un
monitoraggio dell'edilizia pubblica e privata perché nel primo
dopoguerra - ha sostenuto - sono state realizzate costruzioni con
materiali poveri adottando criteri di sicurezza inadeguati".
Un invito alle forze politiche: "Maggioranza e opposizione, tutti
insieme, senza primi della classe, dobbiamo metterci al servizio di
questa gente e trovare, già nella legge finanziaria, anche facendo
sacrifici, delle risorse per iniziare prestissimo e in modo trasparente
la ricostruzione. Abbiamo deciso di essere qui in un momento in cui non
si devono spegnere i riflettori dell'attenzione nei confronti di questa
realtà".
"Adesso - ha affermato - si tratta di investire le risorse per
l'emergenza, di spendere bene questi quattrini per iniziare subito la
ricostruzione. Bisogna fare in modo che la gente da qui non vada via e
non si senta abbandonata. Siamo venuti ad ascoltare in sindaci, gli
amministratori, i responsabili della protezione civile, la voce dei
cittadini per raccogliere tutti i suggerimenti".
La proposta: "Bisogna fare subito un censimento della sicurezza in tutte
le scuole di Italia perché ci sono centinaia di scuole che non sono in
condizioni di sicurezza. Dobbiamo affidare alle Regioni e ai
provveditorati alle opere pubbliche un compito di controllo di
monitoraggio immediato per tranquillizzare le famiglie. Tante famiglia
sono preoccupate oggi nel nostro paese" per la questione legata alla
presunta insicurezza di alcuni edifici scolastici. "C'è anche, in questo
modo, del lavoro da dare ai progettisti, all'edilizia, per modernizzare
tanti complessi scolastici che oggi non danno le dovute garanzie".
Durante la visita nel Palasport di San Giuliano di Puglia, Rutelli è
stato avvicinato da Modesto Petacciato, il genitore di uno dei 26
bambini morti nel crollo della scuola 'Francesco Jovine'. L'uomo ha
detto a Rutelli di essere "rassegnato" per il lutto che lo ha colpito e
ha chiesto al leader della Margherita "giustizia" e di "vigilare
affinché queste tragedie non accadano mai più"
A proposito dello scambio dei documenti di due scuole compiuto dalla
commissione di inchiesta istituita dal ministero delle Infrastrutture,
Rutelli ha commentato: "Ha fatto bene il Governo a sostituire chi aveva
fatto quell'errore. Non vogliamo fare polemiche, non è questo il momento
delle polemiche. Questo è il momento di ricostruire insieme".


(16/11/2002)

 

Ulivo
IN PIAZZA CONTRO LA POLITICA ECONOMICA DEL GOVERNO

In conferenza stampa presentate le manifestazioni del 23 novembre a
Milano e Bari. Rutelli: Cresce il divario tra due Italie, chiediamo un
drastico cambiamento.

"Il fallimento della politica economica e sociale del governo Berlusconi
si riflette sulla vita delle famiglie" e le manifestazioni del 23
novembre segnano "la richiesta di un drastico cambiamento": così
Francesco Rutelli, in una conferenza stampa insieme a Piero Fassino e
agli altri leader del centrosinistra, sintetizza la piattaforma delle
due manifestazioni di Milano e Bari organizzate dall'Ulivo contro la
finanziaria.
"Questo - afferma Rutelli - è un governo che punta a dividere il paese.
Il centrosinistra vuole invece unirlo ed è per questo che abbiamo
promosso una manifestazione in contemporanea in due grandi città del
nord e del sud, per rilanciare la politica di coesione dell'Ulivo.
Cresce il divario tra due Italie: una che ha dei privilegi, nella
giustizia e nell'economia, ed un'altra che paga un prezzo sempre più
salato, mentre aumenta il gap tra il nord ed il mezzogiorno".
"La finanziaria - osserva Rutelli - è uscita dalla Camera con alcune
modifiche, molte delle quali sollecitate dall'opposizione, come quelle
contro la politica antimeridionalistica dell'asse Tremonti-Lega. Ma
tranne il salvare il salvabile, non si è registrato nulla di
significativo. Ecco perché - aggiunge Rutelli - la manifestazione segna
la richiesta di un drastico cambiamento rispetto al quadro della
finanziaria che arriva al Senato. Una richiesta che vogliamo fare con la
nostra gente e dimostreremo che c'è un'altra Italia che non dice solo
dei no, ma ha proprie idee e proprie proposte. Il presidente dell'Istat
ha calcolato che la crescita dell'inflazione costa 700-750 euro all'anno
a famiglia e questo aumento si mangia la riduzione fiscale sui redditi
più bassi asserita da Berlusconi. Una modesta riduzione delle tasse -
osserva Rutelli - non fronteggia tale situazione".
Il coordinatore dell'Ulivo e presidente della Margherita mette l'accento
su un altro punto che riguarda il terremoto in Molise: "Come Ulivo
avevamo dato disponibilità a sottoscrivere con la maggioranza
emendamenti per finanziare interventi in quelle aree. Purtroppo ciò non
è avvenuto e cogliamo l'occasione per ribadire che invece deve
avvenire".
Poi comunica la scaletta degli interventi fin qui definita, spiegando
che col passare dei giorni saranno resi noti i nomi delle personalità
che interverranno al di fuori dei partiti. "Alle manifestazioni di
Milano e Bari parleranno esponenti di tutti i partiti dell'Ulivo", ma
anche "esponenti della società civile, delle associazioni, di forze
produttive e sociali che daranno la loro adesione sulla base della
piattaforma". Le manifestazioni saranno concluse dagli interventi di
Rutelli a Bari e Fassino a Milano. Per i Ds è confermato che parlerà
anche Massimo D'Alema a Bari e per la Margherita Nicola Mancino a
Milano. Per il Pdci, Oliviero Diliberto a Milano e Marco Rizzo a Bari;
per l'Udeur, Clemente Mastella a Bari e Marida Dentamaro a Milano; per
lo Sdi, Enrico Boselli a Bari e Ottaviano Del Turco a Milano; per i
Verdi Grazia Francescato a Bari e Alfonso Pecoraro Scanio a Milano.
"Per quel che riguarda gli inviti rivolti ai partiti di opposizione -
ricorda Rutelli - ha accettato Di Pietro che parlerà a Milano". Rutelli
fa anche un accenno ad "esponenti della cultura e intellettuali che pur
aderendo alle manifestazioni non potranno esser presenti. Annunceremo
nei prossimi giorni appelli ai Comuni, sulla scuola, sul lavoro, la
sanità, per far sì che questa mobilitazione sia legata a temi specifici.
Renderemo noto tutto il panel di partecipanti nei prossimi giorni e
daremo notizie inerenti alle varie modalità di partecipazione. I nomi
degli oratori che rappresentano le forze sociali e civili sranno resi
noti nei prossimi dieci giorni, ma quando vedrete l'elenco capirete che
politicamente non ci sono problemi".
Rutelli annuncia che i cortei saranno tre, due a Bari (uno dei quali con
lavoratori della Fiat di Termini Imerese, Cassino e Melfi) ed uno a
Milano fino a piazza Duomo. E che già ora sono stati prenotati circa 800
pullman per chi vorrà raggiungere le due città sabato 23 novembre dalle
altre zone d'Italia.

(14/11/2002)

 

Rai
DOCUMENTO DELL'ULIVO: IL VERTICE VA CAMBIATO

"Amministratori super partes fino al varo della riforma sulle nomine"
"La Rai è in crisi totale, il vertice va cambiato". Sono le prime righe
del documento dell'Ulivo, sottoscritto da Francesco Rutelli, Piero
Fassino e dai leader degli altri partiti, in cui si chiede l'azzeramento
di tutto il vertice Rai.
Nel documento di una pagina si chiedono le dimissioni del presidente,
del consiglio di amministrazione e del direttore generale Saccà. E si
propone di affidare la Rai "ad una presidenza e ad una direzione
generale di garanzia, al di sopra delle parti, rispettate da tutti per
autorevolezza e qualità professionali".
"L'Ulivo - si legge nel testo - lo reclama ormai da mesi: la gestione di
Baldassarre e Saccà ha colpito il pluralismo, eliminato i giornalisti
scomodi per compiacere il governo, determinato difficoltà negli ascolti,
peggiorato la qualità dei programmi, prodotto caos gestionale e
soprattutto incertezza strategica nel governo dell'azienda".
"Questa crisi - prosegue il testo - è stata più volte denunciata e
documentata dai consiglieri Zanda e Donzelli. Si tratta oggi di mettere
le priorità giuste al posto giusto. E la priorità risiede nei contenuti
del messaggio alle Camere del presidente della Repubblica. Ciampi ha
richiesto pluralismo del sistema dell'informazione e nell'informazione Rai".
"La vera priorità è dunque ripristinare il quadro del pluralismo -
prosegue il testo - e la libertà di informazione gravemente compromessi
dall'emarginazione di numerosi professionisti che tanta parte hanno
avuto nella vita e nell'identità dell'azienda".
"Noi proponiamo - prosegue il testo - di stralciare immediatamente in
parlamento dalle proposte di legge già depositate sulla riforma del
sistema tv la questione dei criteri di nomina del cda Rai. In breve
tempo è possibile approvare nuovi criteri di nomina con un accordo tra
tutte le forze politiche che risponda alla giurisprudenza della corte
Costituzionale, oltre che al messaggio di Ciampi, fondato sulle basi
dell'autonomia del servizio pubblico dall'esecutivo e di garanzia del
pluralismo".
"Questo cambio di priorità - conclude il documento - è interesse della
democrazia italiana ed è interesse di una grande azienda pubblica che va
salvaguardata e fatta crescere e non distrutta. Sino all'approvazione
delle nuove norme e alla loro immediata applicazione la Rai deve essere
affidata ad una presidenza e direzione generale di garanzia, al di sopra
delle parti, rispettate da tutti per autorevolezza e qualità
professionali".

(08/11/2002)

 

Ulivo
Manifestazioni nazionali il 23 novembre e non il 16
Rinvio dovuto allo sciopero dei giornalisti. Rutelli: Non c’è preclusione per nessuno, basta aderire al nostro documento contro la Finanziaria

 

Le manifestazioni nazionali dell’Ulivo a Milano e Bari si terranno il 23 novembre e non più il 16: lo ha annunciato Francesco Rutelli al termine del vertice dell’Ulivo, spiegando che la motivazione è che il 16 novembre ci sarà lo sciopero dei giornalisti.
Alle manifestazioni potranno aderire, se sottoscriveranno la piattaforma dell’Ulivo, anche Di Pietro, Prc e tutti i movimenti, le categorie e i rappresentanti di forze sociali e produttive. “Non c’è preclusione per nessuno, per quanto riguarda gli interventi – ha detto Rutelli - Alla manifestazione del 23 parleranno diversi oratori, faremo in modo che l’Ulivo si presenti con un volto unitario e col segnale di allargamento in tutte le direzioni”. Non c’è preclusione neanche per un eventuale intervento di Sergio Cofferati dal palco? “No, non c’è nessuna preclusione, ma è evidente che parleranno i leader politici in primo luogo, e i rappresentanti di associazioni e movimenti. Discuteremo con tutti, ma sarà una manifestazione molto asciutta, con discorsi di cinque minuti l’uno per circa un’ora e mezza. Non ci saranno grandi comizi. Prenderanno la parola – ha aggiunto il presidente dielle – tutti i leader e coloro che aderiranno al nostro documento saranno invitati a partecipare”.
Sarà una manifestazione contro la finanziaria, che, ha spiegato Rutelli, “dovrà permettere di dare il senso dell’allargamento dell’Ulivo sulla politica, le idee, i progetti, le critiche al governo. Una manifestazione sulla finanziaria e le politiche sociali. Ci auguriamo il più largo consenso”.
La manifestazione sarà presentata in una conferenza stampa il 13 novembre.

(05/11/2002)

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(31/10/2002)

La riforma
ECCO LE PROPOSTE DELLA MARGHERITA SUL LAVORO

La nota dell’esecutivo DL: L’Ulivo trovi una posizione comune. Treu: La disponibilità di Maroni non esiste, forse voleva solo spaccare la coalizione. Gentiloni: Noi non facciamo inciuci, il ministro ha bluffato
 

Social Forum
I MINISTRI NON ALIMENTINO UN CLIMA NEGATIVO

Castagnetti: Palazzo Chigi deve essere coerente. Bindi: Sbagliato chiedere decisioni al sindaco. Lettera di Fioroni agli organizzatori: È in gioco la vostra credibilità

 

Croce Rossa
Chi ha deciso il commissariamento e in base a quali norme?

Interpellanza urgente dei deputati della Margherita Castagnetti, Loiero, Monaco e Boccia
 

IL CASO Bordon, capogruppo Margherita: "È mancato il numero legale tante volte"
"Pianisti, falsati i voti al Senato"

 

Partita a scacchi nel Palazzo di giustizia
Due anni di mosse e contromosse, aspettando la Cirami
 

L’INTERVISTA
Dini: tardi per rinviare ma tocca al sindaco decidere

ROMA - «Sì, effettivamente c’è un rimbalzo di responsabilità», secondo Lamberto Dini.
 

 

Il presidente DL al Lingotto  (28/10/2002)

LA CRISI FIAT, UN'OPPORTUNITÀ PER IL CAPITALISMO

Rutelli al "Salone del Gusto": Dobbiamo ottenere l'Agenzia europea per
la sicurezza alimentare a Parma. Torino deve restare città industriale

"Nel dramma che si vive oggi per la Fiat vi è anche un'opportunità per
capire se, dopo che i difetti strutturali sono venuti alla luce, il
capitalismo italiano saprà imboccare una strada nuova". Lo ha detto il
presidente della Margherita Francesco Rutelli.
Rutelli ha parlato a margine di un convegno su "Quale futuro per la
Fiat, quale sviluppo per Torino", organizzato a Torino dalla
Margherita. "La strada nuova - ha aggiunto - il capitalismo l'ha
imboccata a suo tempo con l'automobile, con Torino e con la Fiat. Ora ce
ne vuole una nuova per il secolo che è iniziato e tutti insieme ci
dobbiamo impegnare. L'Italia deve mantenere un polo produttivo per
l'auto. Per farlo ci vuole un progetto serio e non l'abbiamo ancora
visto nella sua natura strategica".
"Abbiamo visto dei flash, delle idee - ha sottolineato Rutelli - ma c'è
ancora molta strada da fare e l'opposizione è pronta a collaborare con
la maggioranza e con il governo per dare vita a un progetto serio che
non vuol dire statalizzazione, ingresso dello Stato nell'azionariato,
vuol dire fare patti chiari con quelli che saranno certamente i partners
futuri dell'operazione, cioè gli americani". È inoltre
necessario "capire se nel futuro dell'industria italiana, oltre che di
questo polo dell'auto che non può e non deve sparire e neppure essere
gravemente ridimensionato, ci sarà il modo per dar vita a una nuova
capacità industriale, imprenditoriale, di investire risorse,
intelligenze, tecnologie, ricerca perché ne va del futuro dell'Italia".
In precedenza Rutelli era intervenuto nella giornata di chiusura del
Salone del Gusto, rilanciando una proposta per il Paese. "La qualità è
una carta fondamentale per l'Italia. Dobbiamo ottenere a Parma l'Agenzia
europea per la sicurezza alimentare, è una battaglia che deve vedere
uniti maggioranza e opposizione; non capisco perché questo governo non
abbia fatto di più. Questo Salone - ha aggiunto il leader dell'Ulivo -
ha un valore straordinario, perché promuove la qualità. Qui è di scena
la qualità del settore agroalimentare, ma in Italia la qualità va vista
in un ottica di sistema, accanto ad altri settori come la moda e
l'industria".
"Nessuno ha capito - ha proseguito Rutelli - se il governo punti su
quella a Parma per la qualità alimentare o su quella a Genova per la
navigazione. Così si rischia di perderle tutte e due, bisogna
concentrarsi su una". Quindi ha ricordato la recente proposta di legge
Fistarol per istituire in Italia una doppia agenzia, una che si occupi
dell'aspetto scientifico della qualità, l'altra dei controlli per
salvaguardarla.
"Il futuro deve essere la difesa della biodiversità - ha detto ancora
Rutelli - non è possibile pensare che nei prossimi 20 anni restino 4 o 5
grandi gruppi alimentari che producano il cibo per il mondo intero. Una
delle cose che più mi hanno colpito di questa kermesse culinaria sono i
presidi, sia quelli nazionali sia quelli internazionali. È importante e
straordinario, per esempio, aiutare e promuovere un salume eccezionale
come il Violino di capra della Valchiavenna, ma anche risi e paste del
centro America, cioccolati e formaggi in via di estinzione, tutti di
cibi di qualità e di tradizione. Bisogna dare ancora più fiducia ai
consumatori in tutti i settori dell'agroalimentare, per esempio anche
per quanto riguarda la carne. In Italia la carne è sottoposta a norme di
tracciabilità ed etichettatura, tant'è che la carne italiana è una delle
più 'sicure' al mondo, ma non basta: in Italia si possono importare
carni non etichettate da paesi stranieri che non hanno le nostre leggi,
ecco perché credo che il nostro paese possa candidarsi a capofila di una
campagna internazionale per l'etichettatura di tutte le carni
commerciate".
Nel suo giro per gli stand, Rutelli si è soffermato, oltre che al
presidio per il Violino della Valchiavenna, un salume prodotto con la
spalla e la coscia di capra a forma di violini, in quello del formaggio
Bettelmatt, un prodotto d'alpeggio che si lavora solo d'estate in Val
d'Ossola, nello stand di presidio del lama andino e di quello indiano
dell'olio di senape. A chi ha chiesto se il futuro di Torino, così
toccata dalla crisi Fiat, possa trasformarsi anche alla luce del
successo del Salone del Gusto, Rutelli ha risposto: "Pensare che Torino
non sia più una città industriale per diventare qualcos'altro è
improponibile, si tratta di settori importanti che devono essere
paralleli. Il made in italy non è mai stato così alla ribalta
internazionale nonostante si sia in un periodo di crisi mondiale, è lì
che occorre lavorare".

 

L'interim alla Farnesina   (25/10/2002)
NON NOMINANO IL MINISTRO PERCHÉ SONO DIVISI

Rutelli alla Camera: L'assenza di un responsabile ci fa perdere
autorevolezza.

"Il presidente del Consiglio deve dirci, e deve dirlo in Parlamento,
quando avremo un ministro degli Esteri": Francesco Rutelli ribadisce in
aula alla Camera la necessità per il governo di nominare il responsabile
della politica estera e sottolinea la gravità che le divisioni interne
alla maggioranza comportino l'impossibilità di indicare il ministro.
Rutelli si è dichiarato insoddisfatto della risposta data dal ministro
dei Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi all'interpellanza
dell'Ulivo sull'attività della Farnesina.
"La mancanza di un ministro ci fa perdere peso, autorevolezza e quote di
mercato. Ci dite - rileva il presidente della Margherita - che siete in
attesa di creare le condizioni politiche perché qualcuno possa essere
nominato ministro degli Esteri: questa è irresponsabilità. Non avete
fatto la riforma della Farnesina, non avete migliorato minimamente
l'operatività del ministero né la capacità di penetrazione economica del
nostro paese all'estero, non siete in grado di presentarci un ministro.
Ma che governo è questo?".
"È come il gioco dell'oca - ironizza Rutelli - siamo tornati alla
casella di partenza. Il Presidente del Consiglio fa il Presidente del
Consiglio; non abbiamo un ministro degli Esteri e, non avendo un
ministro degli Esteri, non abbiamo proprio colui che si deve occupare
prioritariamente della politica estera in una vasta rete di relazioni.
Se si reputa che questo ruolo possa essere svolto dal Primo ministro,
non si vede per quale ragione non si proponga di abolire il Ministero
degli Affari esteri".
Per l'Ulivo invece "c'è bisogno di un ministro degli Affari esteri per
la quinta o sesta potenza industriale del mondo. Non si tratta di
sfiducia verso il Presidente del Consiglio che svolge e può svolgere
eccellentemente, ove sia in grado di farlo, le sue funzioni. Ma mi vuole
spiegare perché non c'è un altro paese al mondo nella situazione
dell'Italia? Me lo vuole spiegare? Non riuscite a mettervi d'accordo
sull'attribuzione di poteri - conclude Rutelli rivolgendosi alla CdL - e
non potete mettervi d'accordo per trovare un ministro degli Esteri che
non scombini tutta la traballante architettura dei vostri equilibri
politici".

 

Assemblea dell'Ulivo  (23/10/2002)
NON PERDIAMO L'OCCASIONE PER LA SVOLTA

Rutelli: L'unico metodo per decidere è il voto, non scambiamo le
decisioni democratiche con il centralismo democratico

"Non abbiamo imparato in sette anni a lavorare in modo efficace, non
perdiamo l'occasione di oggi": con queste parole, accolte da un
applauso, Francesco Rutelli ha concluso il suo intervento all'assemblea
dei deputati dell'Ulivo.
"Oggi deve essere la giornata - ha detto Rutelli - in cui sapremo dare
la svolta in direzione dell'efficacia, oltre allo spirito di unità e al
rispetto delle diversità". Rutelli ha sottolineato che dalla riunione di
oggi i parlamentari dell'Ulivo devono uscire con una
decisione. "Dobbiamo decidere oggi. Non credo che oggi possiamo tornare
indietro rispetto all'Ulivo, ma solo andare avanti".
Secondo il coordinatore dell'Ulivo è necessario darsi uno strumento
di "autodisciplina democratica". "Autodisciplina - ha spiegato - perché
è una parola antitetica a anarchia, democratica perché è antinomica
rispetto a autoritarismo e centralismo".
Rutelli ha ricordato la posizione unitaria sull'Iraq "frutto di una
grande fatica democratica, perché ciascuno ha ceduto sul qualche cosa.
L'obiettivo di questa assemblea è stabilire come si decide. Dobbiamo
stabilire come l'Ulivo deve fare il proprio cammino".
E una delle prime tappe importanti del cammino è dietro l'angolo: "Dalla
manifestazione del 16 novembre a Milano e a Bari emergerà la forza del
nostro linguaggio comune. Oggi avviene un fatto molto positivo: siamo
riuniti a discutere su come possiamo lavorare meglio insieme". E ha
ripercorso tutta una serie di decisioni "democratiche prese
all'unanimità dai segretari dei partiti e dal coordinamento nazionale",
con particolare riferimento a quelle "finalizzate a dare vita ad una
federazione dell'Ulivo". Abbiamo preso - ha osservato Rutelli - numerose
decisioni democratiche, legittime e vincolanti, ma non le abbiamo
applicate, non per un intoppo formale, ma per motivi politici. Il gruppo
Artemide - ha quindi rilevato Rutelli - lo si può più o meno apprezzare,
ma ha avuto spinta per esistere da questa inattuazione".
Il metodo? "Non conosco, dopo la fatica spesa per cercare una posizione
unitaria, altro metodo di decidere che il voto che salvaguardi posizioni
differenti. Non scambiamo le decisioni democratiche con il centralismo
democratico". E ha aggiunto, riferendosi anch'egli alle parole di
Cofferati: "Il piccolo Ulivo e il Partito unico dell'Ulivo sono due
elementi inesistenti: con questi schemi si perde e non penso che a
nessuno interessi percorrere questa strada". L'ex segretario Cgil "deve
poter partecipare" e l'Ulivo deve offrirgli le sedi nelle quali
farlo. "Deve partecipare in modo solare e aperto al dibattito
dell'Ulivo. È meglio se lo fa dentro luoghi delle politica dove si crea
la collaborazione della classe dirigente del centrosinistra".

 

Ddl Margherita sull'emittenza  (21/10/2002)
IL SERVIZIO PUBBLICO RESTA CENTRALE

Gentiloni e Mantini: La Rai deve tornare un punto di riferimento
culturale per il Paese, va riconosciuto il ruolo delle Regioni

Il disegno di legge di riforma del sistema radiotelevisivo proposto
dalla Margherita non intende abrogare totalmente la disciplina in
vigore, ma renderla coerente con la riforma costituzionale che assegna
competenze concorrenti alle regioni nell'ordinamento delle comunicazioni
e con il principio espresso dalla Corte Costituzionale in tema di
pluralismo. Il provvedimento, che ha tra i suoi primi firmatari Antonio
Maccanico, parte dal riconoscimento del "ruolo fondamentale del mezzo
radiotelevisivo nella formazione delle opinioni e quindi del consenso",
come hanno spiegato oggi i parlamentari Paolo Gentiloni, membro della
commissione di vigilanza Rai, e Pierluigi Mantini .
Col ddl si intende fare una "ricognizione dei principi che sono alla
base del sistema radiotelevisivo". Rimane centrale il servizio pubblico,
a cui viene garantita l'autonomia e il rafforzamento della sua posizione
di impresa multimediale. Fra i principi cardine del disegno di
legge "l'attuazione dell'articolo 117 della Costituzione e quindi il
riconoscimento del ruolo delle regioni sul sistema della comunicazione".
Grande importanza viene data ai limiti antitrust per l'emittenza
televisiva nazionale. In questo senso la Margherita propone due reti
terrestri in tecnica analogica; 10% delle frequenze digitali;
separazione della proprietà dei soggetti concessionari del settore
televisivo e concessionari di pubblicità; il divieto di trasmissioni
delle emittenti a pagamento in tecnica analogica sulle frequenze
terrestri e il divieto per chi controlla più del 20% del settore
televisivo di controllare quotidiani. C'è anche la proposta di eliminare
i limiti previsti per gli editori di giornali che voglio acquisire il
controllo di emittenti televisive.
"Il disegno di legge pone una grande attenzione al sistema
radiotelevisivo", hanno spiegato Gentiloni e Mantini. "Non possiamo
negare che le professionalità presenti all'interno della Rai siano
mortificate da una gestione attenta soprattutto agli indici d'ascolto -
peraltro in una logica di scontro che negli ultimi mesi ha visto
l'azienda spesso soccombere di fronte alla concorrenza - e tesa a negare
ogni strategia industriale diretta a valorizzare la qualità del
prodotto". Riguardo alla Rai, secondo la Margherita, "occorre una svolta
decisa. La Rai deve tornare ad essere un punto di riferimento culturale
per il paese e per fare questo deve riuscire a veicolare produzioni di
qualità in grado di ottenere il consenso del cittadino".

 

ORA È IL TEMPO DELL'UNITÀ

Sciopero Cgil  (18/10/2002)

"È da mesi che la gente è da insoddisfatta e furente nei confronti delle
politiche del governo ed è naturale che sia scesa in piazza numerosa
anche questa volta". Lo afferma Dario Franceschini, coordinatore
dell'Esecutivo della Margherita, interpellato sull'esito dello sciopero
generale della Cgil. "Detto questo - aggiunge Franceschini - speriamo
sia l'ultimo sciopero con un sindacato diviso e che dalla prossima
iniziativa in poi si ricomponga l'unità sindacale".
Anche Franco Monaco, vicepresidente dei deputati dielle, auspica che lo
sciopero della Cgil sia seguito dalla ricerca dell'unità d'azione fra i
sindacati. "Quale che sia il giudizio sull'opportunità dello sciopero
generale, esso è comunque un energico segnale di dissenso nei confronti
della politica economica del governo", premette Monaco, per il
quale "adesso viene il tempo della ricucitura dell'unità sindacale".
Unità che è, afferma Monaco, "un bene prezioso dei lavoratori e per
tutte le forze riformiste".
Secondo Monaco, le posizioni fra Cgil da una parte, Cisl e Uil
dall'altra, non sono poi così lontane, perché, "a fronte del dissenso
tra le confederazioni sul 'Patto per l'Italia', sta una larga
convergenza tra loro nel giudizio critico su gran parte delle direttrici
di azione dell'esecutivo, quali il Mezzogiorno, la sanità, l'istruzione,
la ricerca, e complessivamente - conclude Monaco - su errori e ritardi
nelle politiche di risanamento e di sviluppo".
Franco Marini lancia un appello: "Credo che la divisione dei sindacati è
sempre un male, anche per l'impresa, perciò dico a tutte e tre le
organizzazioni sindacali, a cominciare da quella di cui sono stato
segretario generale: fate ogni sforzo per superare le divisioni di
questo periodo. Ormai questo avvenimento si è consumato e non mi
appassiona, anche perché sono lontano, il giudizio su quanto sia
riuscito o meno. La divisione ha pesato e onestamente, nel momento in
cui auspico per la forza dei sindacati, per la nostra posizione di
riformisti e nell'interesse del paese, la ripresa del dialogo tra le
confederazioni, non mi sottraggo a dire che l'utilità di questa
iniziativa di lotta solo della Cgil non è straordinaria".
Rosi Bindi, responsabile della Margherita per le politiche sociali, vede
nello sciopero della Cgil un "fatto importante", che segna una sconfitta
per il governo, e offre ai sindacati un terreno per l'unità d'azione.
Rosi Bindi, al contrario, parla di un "successo dello sciopero", e
sostiene "che le ragioni della protesta sono state ampiamente capite e
condivise", tanto che "una parte grande e significativa del paese si è
fermata per dire 'no' ad una politica economica e sociale pericolosa".
Per la parlamentare "è ora più forte" l'opposizione in
parlamento "contro la finanziaria dei trucchi contabili e dei tagli alla
sanità, alla scuola e ai servizi per le famiglie", e "anche il sindacato
italiano può trovare nel merito della protesta di oggi il terreno
migliore per ricostruire l'unità sindacale".
Rosi Bindi parla poi del tentativo, "davvero penoso", di
alcuni "esponenti del governo" che tentano di "minimizzare e
delegittimare la mobilitazione di oggi. Il governo farebbe bene, nella
drammatica situazione in cui sta precipitando il mondo del lavoro, ad
usare toni più rispettosi e dare un segnale concreto di svolta nelle
politiche sociali ed economiche".
Per Giuseppe Fioroni, responsabile dielle Politiche delle
solidarietà, "lo sciopero è un'iniziativa contro questa politica e la
sua riuscita non può dispiacere a chi si oppone con fermezza a questo
governo". Però "solo dall'unità sindacale può venire la forza necessaria
per respingere gli attacchi al welfare e ai diritti di milioni di
cittadini italiani. La politica economica del governo è talmente
disastrosa e si abbatte come una mannaia su milioni di cittadini tanto
provocare comunque indignazione e bisogno di proteste forti".

 

 

UE     (17/10/2002)
COSTRUIRE ALLEANZE PIÙ LARGHE IN EUROPA

Rutelli al congresso ELDR in corso a Bath: Uno scenario nuovo in vista
delle elezioni
"La traccia da seguire è costruire alleanze più larghe e solide e
l'Ulivo deve dare un suo contributo anche per l'Europa": Francesco
Rutelli sintetizza così il senso del suo intervento al congresso dei
Liberal democratici europei in corso a Bath.
Nella città termale a un centinaio di chilometri da Londra Rutelli è
presente con una delegazione della Margherita: ci sono Lamberto Dini,
che presiede la sessione di oggi, Arturo Parisi e Antonio La
Forgia. "Oggi parte un percorso importante - spiega Rutelli - che
porterà alle elezioni europee. Comincia per l'Ulivo e certamente per la
Margherita la preparazione di un appuntamento decisivo che riguarda
l'allargamento di alleanze in Europa". Rutelli chiarisce meglio questo
concetto: "Con oggi si verrà delineando quello che penso essere uno
scenario nuovo. È un cammino che dovremmo fare e lavorerò che avvenga
qualcosa di significativo".
Poi Rutelli incassa un grande applauso durante il suo intervento, quando
afferma: "Non ci alleeremo mai con Berlusconi non solo per le cattive
performance del suo governo ma perché non sono state fatte le
liberalizzazioni e perché quello è un governo che fa leggi per difendere
gli interessi del premier".
Rutelli attacca Berlusconi sul conflitto di interessi perché "questa
concentrazione dei media non esiste neanche nelle repubbliche ex
sovietiche".
Nel suo discorso Rutelli affronta anche il tema dei rapporti con le
altre famiglie politiche europee: "Non ci piace il passaggio del Ppe da
partito pro-europa e centrista a contenitore confuso in cui prevalgono i
conservatori. E neanche le oscillazioni del Pse tra i nostalgici della
vecchia sinistra e i riformatori".
Il congresso dei Liberaldemocratici europei, che si tiene in
contemporanea con quello del Ppe, è per Rutelli "il punto di partenza
verso nuove alleanze in Europa, prendendo spunto dall'alleanza italiana
dell'Ulivo che unisce tante culture democratiche e riformiste".
Nella cittadina termale vicino Londra, in una pausa del congresso
dell'Eldr, il leader della Margherita trova il tempo per fare shopping
in euro invitato dal collega laburista Graham Watson. Insieme vanno a
visitare le terme romane di Bath e si fermano a fare acquisti nel
negozio di souvenir delle terme, il primo ad accettare gli Euro nella
città. "Questa è una città turistica e storica, creata dai romani -
commenta Rutelli - e avere qui la nostra moneta è un messaggio positivo.
Che abbiano invitato per questo gesto un italiano che crede nell'Europa
è un fatto simbolico e importante". Rutelli conclude con una
considerazione: "Attenzione, perché se oggi non ci fosse l'Euro ma la
vecchia liretta, con la situazione economica che c'è sarebbe un problema
per tutti noi".

 

 

Assemblea Federale  11/10/2002
ULIVO, DIELLE PER LE DECISIONI A MAGGIORANZA

Approvati il documento politico e lo statuto. Fiat, lunedì il presidente
DL a Termini Imerese. Rutelli: Noi coerenti sull'Afghanistan, abbiamo
rimesso l'Ulivo sulla strada del riformismo. Facciamo passare senza
ferite lo sciopero generale. Tremonti? Fa un errore dietro l'altro

L'assemblea federale della Margherita ha approvato con due voti contrari
un documento politico che condivide l'orientamento assunto nella
riunione dei capigruppo dell'Ulivo di martedì scorso in vista
dell'assemblea dei parlamentari del 23 ottobre. Nel documento si esprime
rammarico per lo sciopero della Cgil, un'aspra critica per la
finanziaria, si impegna la Margherita a sostenere le prossime iniziative
in direzione del rafforzamento dell'unità dell'Ulivo anche in
Parlamento. L'assemblea ha approvato anche lo Statuto Federale, che per
Francesco Rutelli "significa dare il via alla costituzione di un partito
che non è fatta di conte interne o di restrizioni all'esterno che
sarebbero esiziali".
Nel suo intervento, il presidente della Margherita ha riservato un duro
attacco alla politica economica del governo: "Tremonti ha infilato una
gigantesca serie di errori, una dopo l'altro, nell'illusione di una
ripresa per lui ineluttabile che gli ha fatto prendere solo
provvedimenti sbagliati. Sbagliando e risbagliando, non ne azzecca una".
Il ministro ha "aperto un vero buco nel bilancio. La 'condonite' da cui
è affetto fa crollare il gettito fiscale oltre che la credibilità dello
Stato". E ha aggiunto: "La crisi della Fiat rientra nella crisi della
grande industria legata per certi versi al nostro presidente del
Consiglio, un monopolista per eccellenza, l'uomo meno adatto a
promuovere trasformazione e liberalizzazione del sistema produttivo".
Lunedì alle 13 Rutelli sarà allo stabilimento Fiat di Termini Imerese,
dove continua il concentramento del lavoratori in sciopero.
Sullo sciopero generale indetto dalla Cgil, Rutelli ha lanciato un
invito: "Facciamo passare con meno ferite possibili la giornata del 18 e
ritroviamoci più uniti all'indomani"; lo sciopero è "un'iniziativa
pensata un secolo fa", sulla quale il problema non è "se aderire o no.
Perché gli scioperi riguardano la sovrana determinazione dei sindacati,
mentre i partiti possono a limite solidarizzare". Secondo Rutelli, "va
riaffermata la priorità dell'unità sindacale", anche perché il
governo "ha fin dall'inizio puntato a spaccare il sindacato. C'è dunque
una questione di principio e per questo avevo rivolto giorni fa l'invito
a ripensare questa iniziativa. Lo sciopero generale è stato indetto 4
mesi fa. Non si può pensare che noi andiamo a dire ai lavoratori, oggi
preoccupati o furenti, che devono dire bravi al governo. È evidente che
noi confermiamo poi il nostro no all'art.18 e che siamo totalmente
scettici su un patto tra governo e parti sociali con impegni scritti
sulla sabbia. Ma bisogna dare un riconoscimento parziale alla Cisl e
alla Uil per aver puntato alla riduzione delle tasse per i redditi bassi
e agli impegni per il sud. Noi vediamo buone ragioni per fare uno
sciopero contro il governo, ma molte di più per unire le forze sociali e
sindacali su obiettivi condivisi da tutti".
Lungo il passaggio dedicato all'Ulivo: "Molti si sono accorti che la
Margherita esiste e che c'è stata una effettiva unione dei tre partiti
promotori in un partito unico. Una settimana fa sull'Afghanistan ci
siamo trovati in uno dei punti più bassi mai toccati dal centrosinistra,
sia per il metodo, sia nel merito, che per il clima. Credo però che dopo
una settimana ci sia stato già un forte cambiamento positivo".
Rutelli ha difeso la linea della Margherita sull'Afghanistan augurandosi
che nell'Ulivo vengano riviste altre posizioni. "Non do pagelle a
nessuno, ma alcune chiavi di lettura anche nell'Ulivo devono essere
riviste. Vedrei con favore che nell'Ulivo vi fossero rivisitazioni di
alcune posizioni che consentirebbero un riavvicinamento dell'alleanza in
nome di una linea che considero giusta. Noi siamo stati coerenti con un
anno fa: siamo risoluti nel respingere azioni preventive e unilaterali,
critici verso l'esasperazione dei rapporti con il mondo arabo moderato,
determinati sull'importanza del ruolo dell'Europa. Ma questi rilievi non
possono non farci confermare il nostro impegno contro il terrorismo, la
cui minaccia va contrastata, saremo più forti e più credibili
nell'esprimere le nostre critiche quanto più saremo coerenti". Rutelli
ha anche voluto cogliere il segnale del ministro tedesco Fischer "che ha
rivolto sorprendentemente un elogio al tentativo fatto dalla
Margherita", che va letto "in una prospettiva europea".
Sul tema della leadership ha affermato: "Non ci sarà nell'Ulivo mai una
leadership alla Berlusconi: dobbiamo essere uniti su una dinamica
diversa. La leadership, quando sarà il momento, andrà affidata a chi si
candiderà a guidare il governo e quindi il paese. Ma intanto dobbiamo
ripartire dall'Ulivo dal basso valorizzando le nostre diversità".
Rutelli ha rivendicato alla Margherita di aver chiesto un anno e tre
mesi fa che in alcune circostanze parlasse solo uno a nome del
centrosinistra, "con grande progresso". E ha insistito sul ruolo della
Margherita: "Non a caso l'emendamento di ieri su cui l'Ulivo quasi ha
vinto è stato presentato da Fanfani e votato da 40 o 50 esponenti del
Polo: è il segno che quando ci si muove con spirito riformista e toni
giusti si aprono spazi autentici".
Insomma, nel complesso "l'iniziativa della Margherita ha forse
riassestato le posizioni dell'Ulivo per quel che riguarda il riformismo
e una prospettiva unitaria che sembrava affossata". Ma bisogna stare in
guardia "dal rischio in agguato di una contrapposizione tra riformismo e
minoritarismo. Non pensiamo di fare l'Ulivo solo con chi la pensa come
noi, ci vogliono alleanze più larghe possibili, ma l'impronta riformista
è quella che fa vincere e senza dare impronta si perde". Un accenno
anche alla problematica sollevata da Amato e D'Alema sul riformismo in
Europa: "Sulla natura delle famiglie riformiste bisogna aprire un grande
dibattito per formare un orientamento chiaro in vista delle europee".

 

 

Riunione della direzione DL  (17-09-2002)
COSTRUIRE L'ALTERNATIVA DI GOVERNO

La Direzione Nazionale della Margherita, riunita a Roma il 17 settembre
2002, ascoltata la relazione del Presidente Francesco Rutelli, la
approva;

La Margherita ribadisce il proprio giudizio negativo sull'operato del
governo che, a distanza di 16 mesi dal suo insediamento, mostra segni
di difficoltà e sfaldamento, dimostrando di essere assolutamente
inadeguato a guidare con efficacia e coerenza il Paese, tecnicamente
incapace, politicamente arrogante mentre impone alla società italiana
un'agenda di priorità non corrispondente alle domande dei cittadini;

La Margherita, dentro l'Ulivo, si impegna, nell'ambito dell'esame della
Legge Finanziaria, a garantire saldi di bilancio che consentano la
permanenza del nostro Paese nei parametri europei faticosamente
conquistati, a difendere da improvvisazioni e colpi di mano i settori
chiave della sanità, della scuola, della previdenza e del lavoro, degli
enti locali e ad avanzare proposte alternative sullo sviluppo e sul
Mezzogiorno, che la Margherita assume quale questione nazionale di
rilievo strategico per la propria proposta politica.

La Margherita conferma la necessità dell'impegno di sradicare le reti
del terrorismo internazionale operando all'interno di una vasta
coalizione internazionale che ne disarticoli l'organizzazione e ne
prosciughi le riserve.
A tal fine, accanto alle iniziative di prevenzione, repressione e contrasto
delle organizzazioni terroristiche, occorre affiancare un impegno
continuo e profondo, nelle sedi bilaterali e multilaterali, per rimuovere le
cause strutturali di sottosviluppo e di crisi che facilitano la
strumentalizzazione della disperazione.

Per quanto riguarda la questione irakena, la Margherita condanna la
brutalità politica del regime dittatoriale di Saddam Hussein, richiama
altresì le condizioni drammatiche della popolazione civile dopo dieci
anni di embargo da parte della comunità internazionale e giudica
importante l'accettazione senza condizioni del ritorno degli ispettori
ONU espresso nella lettera del ministro degli esteri irakeno al segretario
generale dell'ONU. Spetta all'ONU stessa verificare tale disponibilità e
assicurare che sia data efficace attuazione alle sue risoluzioni.

Ritiene che il governo debba - come ha esortato il presidente Ciampi -
adoperarsi per "far pesare in Europa e nel mondo la nostra visione di
pace", in coerenza con il dettato costituzionale e con una tradizione
politica e diplomatica che ha fatto del diritto internazionale e del
multilateralismo le proprie basi, e della promozione della sicurezza
internazionale il proprio obiettivo.

Per queste ragioni, sottolinea la non accettabilità dell' "attacco
preventivo", richiama il governo alla necessità di un urgente confronto
parlamentare che permetta di costruire una posizione responsabile, tale
cioè da non pregiudicare la larga alleanza internazionale costruita dopo
l'11 settembre e da non incendiare ulteriormente il Medio Oriente, che
va condivisa con i paesi partner dell'Unione Europea, confrontata con i
paesi arabi moderati, portata nella discussione alle Nazioni Unite, unico
luogo della formazione della volontà della Comunità internazionale.
Forte delle tradizioni culturali e politiche che in essa si raccolgono, la
Margherita è consapevole sia del valore dell'autonomia della società
civile, sia del valore di una cittadinanza attiva quale anima di una
democrazia partecipativa, sia del peculiare compito di fare sintesi - e
sintesi di governo - delle istanze sociali da parte delle forze politiche. La
Margherita ha chiarissima la distinzione tra il compito proprio dei
movimenti della società civile e quello che mette capo ai partiti
chiamati ad assumersi più complessive responsabilità entro le istituzioni
politico-rappresentative. Proprio il senso/valore di tale distinzione
propizia un positivo rapporto tra loro, nel segno di una feconda
complementarietà, e giova a fare più ricca e adeguata la risposta
politica e di governo alle domande, molteplici e parziali, di cui si fanno
portatori i movimenti.
Nell'orizzonte, da far lievitare, di quella che viene definita la nuova
"politica societaria".

E' appunto quel senso/valore, quella cultura dell'autonomia delle forze
sociali che mette al riparo dalle opposte tentazioni di chiudersi ai
fermenti rinnovatori o di proiettare su di essi pretese egemoniche, che
nuocciono ad entrambi (partiti e movimenti). E' esattamente quel
senso/valore di una reale, rigorosa autonomia che, di recente, nel vivo
di un aspro conflitto tra le organizzazioni sindacali, ci ha fatto adottare
una linea di rispetto, di non ingerenza e semmai di un supplemento di
impegno ad avanzare nostre, autonome proposte in sede politico-
parlamentare suscettibili di fare sintesi tra gli interessi e le posizioni in
gioco, in vista dell'interesse generale.

In questo senso, e nel pieno rispetto di questo valore dell'autonomia, la
Margherita auspica che le tre organizzazioni sindacali confederali
riprendano a discutere e a confrontarsi, così da non separarsi nelle
iniziative di lotta e da far prevalere il molto che unisce rispetto a quel
che divide.

Ora la parola passa all'opposizione parlamentare. Ce lo chiedono gli
stessi cittadini che si sono mobilitati. E noi dobbiamo fare tutta intera la
nostra parte non solo per contrastare un governo che nuoce al paese e
che già sconta vistosi sintomi di logoramento interno ed esterno, ma
per elaborare e proporre un'alternativa di governo.

Un'alternativa che faccia perno sull'Ulivo cui dare al più presto la forma
di una federazione disciplinata da regole che rispettino la pluralità dei
partiti, ma che la facciano idonea a prendere le decisioni comuni, senza
più paralizzanti diritti di veto. Il positivo test delle amministrative, la
spinta unitaria che ci viene dal basso, le disponibilità manifestate da
forze esterne all'Ulivo, i fallimenti della politica del governo e la
conseguente accelerazione della crisi di fiducia dell'esecutivo tra i
cittadini sono tutti elementi che ci impongono di procedere più
speditamente verso una più forte soggettività politica dell'Ulivo.
L'opposizione sarà competitiva e vincente solo se l'Ulivo, e la
Margherita in esso, riuscirà ad imprimerle il segno di una cultura di
governo e di un'ispirazione audacemente innovativa e riformista.
Dunque, una Margherita fattore di accelerazione verso un nuovo Ulivo
davvero portatore di una proposta di governo alternativa.
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