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La Crisi  Pirelli

Pianificati 2400 tagli

La crisi dei cavi soffoca la Pirelli

Il mercato si è fermato ma c'è anche il peso dello squilibrio dell'operazione Olimpia-Olivetti che preme sulle casse del gruppo. Tronchetti Provera: "Accorciare il controllo resta obiettivo strategico"

L’arrivo di Marco Tronchetti Provera in Pirelli ha segnato una rinascita tecnologica ed industriale dell’azienda. Significativi investimenti hanno permesso di sviluppare decisamente il settore cavi, sia di potenza che di segnale, portando questo settore a prevalere, rispetto a quello pneumatici, come core-business dell’azienda.

Accanto a cavi che utilizzano materiali e disegno innovativi, la Pirelli ha voluto anche sviluppare i cavi della prossima generazione, ovvero i cavi a superconduttore: la Pirelli è stata la prima azienda al mondo ad installare e mettere in servizio (in USA) questo tipo di cavi, sia pure a scopo di sperimentazione.

Per raggiungere questo lusinghiero risultato, che potrebbe aprire la porta ad un nuovo modo di trasmettere l’energia, con perdite minime e con massima compatibilità ambientale, la Pirelli ha investito forti capitali ed anni di ricerca, contribuendo allo sviluppo dei materiali superconduttori e realizzando strutture completamente innovative per cavo, giunti e terminali.

L’impetuoso sviluppo industriale voluto da Tronchetti-Provera ha portato alla recente acquisizione del settore cavi energia della Siemens, il che ha fatto della Pirelli S.p.A. il maggiore produttore mondiale di cavi energia, con 64 stabilimenti in 21 Paesi dei 5 Continenti e circa 20.000 dipendenti.

Tutto improvvisamente è crollato e la borsa spinge indietro il titolo Pirelli consigliando uno 'strong sell' dei suoi titoli. Il vertice accelera un piano di ridimensionamento che coinvolgerà 2400 unità lavorativa gran parte delle quali dislocate all'estero. Il taglio colpirà i manager e i colletti bianchi. Il fatturato consolidato accusa una flessione dell'11%.

Ma da dove viene la crisi? Effettivamente dal mercato del cablaggio? La crisi viene da lontano, da quando Pirelli e Benetton hanno dato la scalata, la scorsa estate, a Olivetti. Dopo avere incassato il via libera dell'antitrust europea, e aver registrato il passaggio della quota rimanente di proprietà di Bell in Olimpia, società creata per l'operazione e posseduta da Pirelli con il 60%, da Edizione Holding con il 20%, e da Intesa BCI e Unicredito con il 10% ciascuno.

Olimpia detiene il 27% del capitale di Olivetti oggetto della scalata; grazie a questa quota, i nuovi azionisti sono in grado di controllare una catena di società quotate che capitalizzano in Borsa, complessivamente, decine e decine di miliardi di lire.

In realtà il problema è nato quando Olimpia ha dovuto pagare il peso degli oneri finanziari e di ristrutturazione. Da qui nasce lo squilibrio e la necessitante ossessione di accorciare la 'catena di Sant'Antonio' delle società controllate.

Con l'ingresso, non ancora ufficializzato, di Enrico Gnutti in Olimpia, la cassaforte ritornerebbe florida e solo allora Tronchetti Provera potrà procedere al processo di fusione che culminerà con la mega operazione Pirelli-Telecom.

(Aggiornato il 12 Novembre 2002 ore 14:00 )

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Ultimo aggiornamento: 13-11-02.

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