“Ian Wilmut? Un voltagabbana”. Il commento del ginecologo italiano Severino Antinori nei confronti del 'papa' di Dolly' che clonò la prima pecora e ora ha chiesto l'autorizzazione a creare embrioni umani per scopi terapeutici, riapre il dibattito sulla frontiera della ricerca scientifica.

“Nel '97 Wilmut – spiega Antinori che è presidente della World Association of Reproductive medicine - alla nascita di Dolly, aveva annunciato che mai la ricerca avrebbe potuto orientarsi verso la clonazione dell'uomo, perché disumana e mostruosa. Ad agosto 2001 si scagliava contro di me - prosegue il ginecologo - per i miei propositi di ricerca sulla riprogrammazione genetica, e nell'ottobre 2001 scriveva 'Don't clone the humans'. Oggi, a distanza di 16 mesi, il dottor Wilmut ha cambiato idea".

Da queste parole Antinori sembrerebbe un tipo che procede cauto sulle sperimentazione genetica, ma in breve ha anche lui il suo annuncio: il primo bambino frutto delle tecniche di clonazione riproduttiva nascerà all'inizio di gennaio.

 "La gravidanza - ha sottolineato - e' attualmente alla 33/ma settimana e procede regolarmente". il feto, di sesso maschile, e' sano e pesa 2,7 chilogrammi. Il parto avverrà in un paese straniero, che lo stesso ginecologo non ha voluto precisare.

Antinori aveva annunciato la prima gravidanza ottenuta con le tecniche della clonazione riproduttiva nel maggio scorso, ha precisato successivamente in un'intervista che "i realizzatori sono altri e non stanno in Italia. Io - ha detto il ginecologo - ho soltanto offerto loro la mia collaborazione culturale e scientifica".

Il discusso ginecologo italiano prosegue nella critica al collega Wilmut, il quale grazie ad una "sofisticata manipolazione da lui condotta sui media"  ha annunciato di aver richiesto all'authority britannica il permesso di creare embrioni con la partenogenesi.

"Si tratta di una presa in giro, perché la metodica annunciata e' solo una copertura di un programma vero e proprio di clonazione. La partenogenesi - spiega il ginecologo - permette di creare un embrione a sole 23 cellule, che non potrà' mai avere uno sviluppo nè un'applicabilita' terapeutica".