Il ricorso ad “attacchi preventivi” e la massima risolutezza nel rispondere "con tutte le opzioni possibili", nucleare compreso, all'eventuale uso di armi di distruzione di massa contro le truppe Usa o contro gli alleati degli Usa sono alcuni trai capisaldi evidenziati nel testo. “Gli Stati Uniti si riservano il diritto di rispondere con un'enorme forza - compreso il ricorso a tutte le nostre opzioni - all'uso di armi di distruzione di massa contro gli Stati Uniti, le nostre forze all'estero e i nostri amici ed alleati", si legge nel documento.

Questo è il passaggio che ha destato pù clamore. Infatti, non viene escluso l’uso delle armi nucleari. Un elemento che, in realtà, non rappresenta una novità nella strategia difensiva americana, che non ha mai escluso - neanche in passato - il ricorso al nucleare come risposta ad attacchi chimici, biologici, nucleari. Lo stesso presidente Clinton, che preferì escludere dalla risoluzione di strategia adottatata dalla sua amministrazione nel 1993 ogni riferimento a una risposta nucleare, ribadì più di una volta che non avrebbe esitato a rispondere con armi atomiche a possibili attacchi con armi di distruzione di massa.

Secondo molti funzionari dell'amministrazione Bush, il documento ricorda molto da vicino l'avviso privato che il segretario di Stato, James Baker III, mandò a Saddam Hussein più di dieci anni fa alla vigilia della Guerra del Golfo. Nel suo libro di memorie "The Politics Of Diplomacy", l'ex segretario di Stato ricorda che nella lettera spedita a Saddam “si lasciava deliberatamente capire che se avesse usato agenti chimici o biologici avremmo reagito con armi nucleari tattiche".

(Aggiornato il 11 Dicembre 2002 ore 10:20)