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Cofferati e D'Alema a Ballarò su Rai3
A "Ballarò" il difficile dialogo tra l'ex leader della Cgil e il presidente Ds
L'ex sindacalista: "A Firenze nessuna
incoronazione, voglio unità"
Le due strade della sinistra
Il leader della Quercia: "I movimenti vogliono
delegittimare
il gruppo dirigente. Basta parlare del passato"
Duello tv Cofferati-D'Alema?
ROMA - Dicono tutti e due basta. D'Alema lo dice tre volte: "Basta,
basta, basta parlare del passato, mettiamoci una pietra sopra come dice
anche Prodi". Cofferati risponde con un altro stop: "Non dovete più
tacciarmi di scissionismo, siamo liberi di esprimere opinioni diverse. Il
vostro atteggiamento è strano, giovedì ero quello che sfascia la sinistra,
sabato una personalità importante e il giorno dopo arriva la proposta
della gestione unitaria. Facciamola finita con questa storia". Va in onda,
finalmente, il vero braccio di ferro diessino tra il presidente della
Quercia e il più famoso impiegato della Pirelli. Due ore di botta e
risposta tra Gengis Khan ("Sono diventato una risorsa per la Mongolia",
scherza il Cinese) e il professionista della politica ("Mi dispiace che
Cofferati sia in collegamento da Milano, mi sarebbe piaciuto guardarlo
negli occhi. Lo so che lavora alla Pirelli, ma anche noi lavoriamo"). Li
ospita la trasmissione di Raitre "Ballarò" condotta da Giovanni Floris.
È un confronto duro, giocato sul filo dei sorrisi tirati, ma per il
momento è un derby perché sia Cofferati sia D'Alema affermano di giocare
per la stessa città, cioè lo stesso partito. Ma su come starci dentro
hanno idee diverse. Indicano due strade molto lontane per la sinistra e
l'Ulivo: sulle riforme, sulla società civile, sui rapporti con tutto
quello che si muove all'esterno, persino sui sentimenti. Per l'ex premier
il problema è chiarissimo: "I movimenti vogliono delegittimare il gruppo
dirigente. Ma per mandare a casa Fassino, un segretario eletto
democraticamente, o si chiede un nuovo congresso o si assaltano le sedi,
non ci sono altri modi".
Comincia così quando si accendono le telecamere. Cofferati: "A Firenze non
c'è stata l'incoronazione di un leader. Io voglio solo l'unità". D'Alema:
"Innanzitutto, ciao Sergio". Parte la sfida a colpi di fioretto. Per il
presidente della Fondazione Di Vittorio nei girotondi, nei no global, nei
movimenti in genere c'è la "passione, l'energia, una novità forte che non
vuole diventare partito, ma chiede di partecipare". D'Alema ribatte: "I
movimenti sono importanti, ma non sono un fatto epocale. Firenze? Anche a
noi è capitato di stare fino all'una di notte in un'assemblea, molte
volte. E nessuno ha il monopolio delle passioni. E noi non siamo
monolitici e stalinisti". E Cofferati risponde sulle ultime vicende del
partito: "Io sarei felicissimo di realizzare l'unità della Quercia, ma si
devono creare le condizioni. C'è un deputato dei Ds che mi insulta un
giorno sì e l'altro pure e poi mi chiede di fare un gesto conciliante".
Qui scatta l'appello a seppellire le polemiche del passato. "Io ho subito
attacchi al limite delle calunnie", ricorda D'Alema. "Ma l'importante -
aggiunge - è non essere spettatori perché volendo o non volendo noi siamo
protagonisti in Parlamento e nel Paese". Anche sulle riforme, soprattutto
sulle riforme invoca il presidente diessino. "Mi si domanda se ho fiducia
in Berlusconi? No, anche per esperienza personale. Ma abbiamo il dovere di
essere presenti con una nostra proposta, anche nel caso si andasse al
referendum".
Cofferati la pensa diversamente: "Quella maggioranza è inaffidabile, non
se andando al referendum dopo aver dato l'impressione di un confronto
siamo avvantaggiati o meno". Il confronto si scalda, dopo qualche battuta
defatigante come quella su un convegno comune delle due fondazioni. È la
proposta di D'Alema. Cofferati sorride: "Ne possiamo fare dodici di
convegni non è questo il problema". Per l'ex premier sarebbe importante,
ma insomma si capisce che non è sufficiente. "Sottovaluti il nostro mondo,
non siamo burocrati. E nel vecchio Pci è capitato tante volte che un
dirigente scaldasse il cuore, facesse piangere la gente con un discorso,
ma non per questo sono diventati segretari del partito". Con la sua
imperturbabilità Cofferati insiste sul coinvolgimento dei movimenti,
sull'apertura a forza fresche. E D'Alema ammette: "Tu sei una forza
fresca, forse noi abbiamo avuto un logoramento e infatti ilo oggi sono
solo presidente del mio partito, una carica che conta poco". E Cofferati,
pronto: "Tanto che l'avete offerta anche a me". "Allora toglietemi dai
vostri bersagli preferiti". Per quello, è la replica del Cinese, ognuno se
la cava da solo".
Per D'Alema è inaccettabile che il confronto a sinistra avvenga su un
piano etico, addirittura sul primato etico. "Con Flores ci conosciamo da
anni, facciamo tutti e due parte della sinistra da tempo. Non accetto però
che ora lui si presenti come il paladino della società civile e io sarei
il rappresentante della partitocrazia corrotta". E torna il tema della
delegittimazione: "Il problema è che quel gruppo così facendo rimane al
suo posto e si dà un vantaggio a Berlusconi". Con un sospiro Cofferati
ammette: "Sì, se si facesse un congresso vincerebbe ancora la stessa
maggioranza". Ecco perché la partita è anche fuori dal Botteghino.
(Aggiornato il 15 Gennaio 2003 ore 10:00)
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Ultimo aggiornamento:
15-01-03.