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DI PIETRO : IN ARRIVO LA DEPENALIZZAZIONE DEL REATO DI BANCAROTTA
Roma, 15 gen - Nel "silenzio" piu' assoluto
dell'informazione di regime un'altra "frittata" sta per essere portata a
termine da quelli della "Casa delle Impunita'" (pardon, della Liberta'): la
sostanziale depenalizzazione del reato di bancarotta fallimentare.
Ci sono - o meglio fino a poco tempo fa c'erano - migliaia di "bancarottieri"
in Italia. Sono quei furbi che aprono una ditta, si prendono i soldi dei
ricavi (a volte anche truffando chi li paga) e non pagano le spese
(soprattutto quelle per i servizi pubblici, come le tasse, l'Inps, l'Iva e
cosi' via).
Insomma ci riferiamo a quelle persone che "spogliano" l'azienda e la lasciano
con un sacco di debiti cosi' da costringerla al fallimento (ed al relativo
licenziamento dei lavoratori che vi erano impiegati e che su quel lavoro
avevano programmato la propria esistenza).
Per l'amor di Dio, "tipi" cosi' ce ne sono dappertutto nel "mondo capitalista"
ed in questi ultimi tempi si stanno facendo ancora piu' avventurieri. Pensate
al caso "Enron" scoppiato in America. Il Presidente Bush ha definito questi
personaggi "mele marce" del capitalismo e per combatterli ha di recente varato
una riforma rigorosissima, innalzando fino a 25 anni le pene previste per le
frodi societarie e per i trucchi contabili. Da noi la pena massima prevista
arriva (arrivava) fino a 12 anni per i bancarottieri incalliti. Ora, con la
riforma "polista" al massimo si arrivera' a tre anni o poco piu'. Con buona
pace dei circa 4.000 bancarottieri nostrani che ogni anno finiscono (rectius
finivano) sotto processo.
Ovviamente la "nuova" legge italiana ha previsto (come astrattamente e' giusto
che sia) che le nuove norme devono avere "effetto retroattivo" e quindi
varranno anche per le bancarotte passate (cosi' sara' contento anche quell'anima
candida di Licio Gelli, il venerabile maestro della P2).
A questo punto c'e' da chiedersi: perche'? Quali ulteriori interessi
particolari ci possono essere dietro quest'altra "trovata" berlusconiana?
Non e' che per caso anche quest'altra riforma (sic!) alla fine giovera'
soprattutto a qualche amico suo? In attesa di trovare l'arcano vediamo chi per
intanto si sta "fregando le mani" alla luce della lieta notizia.
Certamente saranno contenti gli Onorevoli Gaspare Giudice e Giovanni Mauro,
entrambi di Forza Italia, sotto processo in Sicilia proprio con l'accusa di
bancarotta fraudolenta.
Un sospiro di sollievo potra' tirarlo anche il Senatore della Casa delle
Liberta' Giampiero Cantoni che e' inquisito per fatti analoghi a Piacenza. E
che dire del deputato azzurro Antonio Arnaldi, pure coinvolto per una vicenda
di dissesto finanziario o del responsabile comunicazione di Forza Italia Paolo
Romani, tirato in ballo nell'inchiesta per bancarotta dell'emittente Lombardia
7?
Chissa' poi se anche questa volta l'On. le Dell'Utri rimarra' impassibile o
non gli scappera' invece un sorrisino di compiacimento visto che cosi' potra'
sbarazzarsi prima e meglio almeno di uno dei tanti processi in cui e'
coinvolto, quello per il crack Bresciano. Oddio, per quelle stesse vicende
probabilmente si rallegrera' della lieta novella anche un altro vecchio
compagno (addirittura dai tempi di scuola) del Presidente del Consiglio
Berlusconi, tale Romano Comincioli, gia' noto alle cronache giudiziarie.
E che dire dell'attuale Ministro per le Pari Opportunita' Stefania
Prestigiacomo che, vedendo finalmente uno spiraglio per il padre inguaiato
dalla rovina di un'azienda di famiglia, potra' ora dedicarsi con piu' energia
a favore della riapertura delle "case chiuse", da lei fortissimamente voluta.
Volendo, potremmo andare ancora avanti ma e' tempo di tirare le somme.
Morale della favola (che poi favola non e'): il Governo Berlusconi continua a
fare leggi in materia di Giustizia che - di riffa o di raffa - finiscono
sempre per favorire amici e compagnucci suoi. In queste condizioni, che senso
ha allora sedersi con lui al "tavolo delle riforme"? Certo che abbiamo bisogno
di fare riforme, ma nell'interesse di chi? Piu' passa il tempo e piu' ci
accorgiamo che il nostro Presidente del Consiglio bada solo ai suoi
particolari interessi. Ed allora che senso ha mettersi a dialogare con lui
come vorrebbero tante anime "candide" del centrosinista? E' come se l'agnello
abboccasse all'invito del lupo a farsi una passeggiata con lui.
Riflettete, "riformisti" della sinistra, riflettete e ricordatevi che in
questo periodo siete "agnelli" anche se vi mettete il manto di pelo del lupo.
Antonio Di Pietro
(Aggiornato il 15 Gennaio 2003 ore 10:00)
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Ultimo aggiornamento:
15-01-03.