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Il Forum Economico di Davos

SI CHIUDE FORUM INCERTEZZA, TRA GUERRA E MERCATI

DA LULA A POWELL, DA LOTTA ALLA FAME A SEMINARIO SU OBESITA'

DAVOS 28 GEN - Davos saluta il Forum dell'incertezza, dominato dai venti di guerra verso l' Iraq, ma anche dalle richieste che arrivano dai movimenti no-global e dalle esigenze dei paesi poveri. I ''Grandi della Terra'' hanno in gran parte fatto le valigie e il World Economic Forum chiude i battenti. E il meeting - anche se continua a miscelare la lotta con la fame con seminari sull' obesita', le paure dei consumatori con una sessione sull' umorismo in azienda - si scopre comunque diverso. Le certezze tecnologiche del passato hanno lasciato il passo ai dubbi, tra investimenti che stentano e mercati al ritmo di lumaca. I temi no-global, poi, sono entrati dalla porta principale, con l' intervento del presidente Brasiliano Louis Inacio Lula de Silva, ma anche vicino al congress center con la marcia del gambero di 3.000 manifestanti. Ci sono poi i timori della guerra in Iraq che hanno toccato il punto piu' alto con l' intervento del Segretario di Stato Colin Powel ma che sono entrati trasversalmente in tutti i dibattiti, dal petrolio alla fiducia dei consumatori. C'e' poi una sensazione nuova: al forum, da sempre tacciato di filo-americanismo, inizia a serpeggiare un desiderio maggiore di riequilibrio che in alcuni momenti diventa un vero e proprio scollamento dal ''consensus'' che caratterizzava le analisi di solo qualche anno fa. Ecco allora una breve carrellata sul World Economic Forum dell' incertezza. - LULA LA STAR: Il presidente operaio era il piu' atteso. Con un volo su un aereo di linea tra Porto Alegre e Davos ha rappresentato il ponte tra le richieste dei no-global e quelle del mercato. Ha sorpreso i presenti parlando di ''commercio libero'' ma senza paesi di serie A, che possono fare protezionisti, e altri di serie B. Ma ha colpito al cuore parlando della lotta alla fame, alla necessita' di un fondo internazionale creato dal G7 con l' appoggio di investitori internazionali. - DALLA FAME ALL' OBESITA': Il Forum parla ai ''grandi'' ai ''ricchi''. Cosi',insieme ai pericoli per chi muore di fame, viene affrontato anche il tema dell' obesita'. Il seminario dal titolo ''piu' grandi non significa sempre migliori'', ha spiegato che l' ''obesita', che e' legata a malattia cardiache e al diabete, uccide sempre piu' persone ogni anno, e non solo nei paesi occidentali''. Il richiamo e' ad un uso delle giuste quantita' di cibo. - LA ''DIPLOMAZIA'' DI POWELL: La colomba Usa di qualche hanno fa ha cambiato le piume. A Davos il Segretario di Stato Usa e' l' altro protagonista. Parla dei rischi della guerra, chiede a Saddam il disarmo, spiegandogli che il tempo sta per scadere. Ma soprattutto dice che gli Stati Uniti sono pronti ad agire anche da soli, pur ribadendo l' inossidabilita' dell' alleanza con i paesi europei. Ma il tono del suo discorso e' da grande potenza e cosi' nel parterre di capi di Stato e di top manager gli applausi non vanno oltre il dovuto. - L' INCERTEZZA E I MERCATI: I temi della guerra in Iraq e del confronto Usa-Europa, ma anche la lotta al terrorismo e gli scandali societari degli Usa, attraversano tutti i dibattiti economic. I mercati - dice il finanziere George Soros - hanno gia' registrato i contraccolpi di un possibile conflitto in Iraq e spingono Bush a decidere in fretta la questione. Il miliardario Bill Gates parla di economia piatta e di investimenti che non crescono. I ''grandi del Petrolio'', tra cui l' italiano Roberto Poli (Eni), spiegano che a pesare sui prezzi potrebbe essere l' eventuale ricostruzione in Iraq, nel caso di una guerra breve, mentre i rischi aumenterebbero con un conflitto prolungato. E anche l' indice che misura la fiducia dei consumatori reagisce male ai timori del conflitto. - LA FESTA NON C'E' PIU': Niente piu' festa il sabato sera.

 

SOROS; TOBIN TAX VA BENE, MA DIFFICILE APPLICARLA

SERVIREBBE ACCORDO INTERNAZIONALE, PER UN SOLO PAESE NON VA BENE

DAVOS 27 GEN - La Tobin Tax ''va bene'' ma ''sara' difficile applicarla perche' richiede un accordo internazionale''. Il finanziere internazionale George Soros conferma la sua opinione favorevole alla tassa voluta dai No-Global ma vede seri problemi nella sua introduzione. ''Sulla Tobin Tax - dice al World Economic Forum di Davos rispondendo ad una specifica domanda - sono rimasto della stessa opinione. Va bene. Non si capisce perche' si debba pagare l' Iva per tassare le merci e non prevedere una tassazione per i capitali''. Ma - aggiunge - ''proprio perche' i capitali si muovono velocemente da un paese all' altro, non sara' possibile applicarla per un solo paese. Sara' difficile quindi introdurla perche' richiede un accordo internazionale, richiede un coordinamento mondiale. E se questo si riuscisse a raggiungere sarei favorevole alla Tobin Tax''.

 

DOCOMO; UMTS, 2003 ANNO DI SVOLTA,ARRIVA VIDEO E-MAIL

I DUBBI SU FUTURO TLC; PRESTO E-COMMERCE DAL TELEFONINO

DAVOS 27 GEN - Il prossimo passo sono le video e-mail. E poi la possibilita' di effettuare tramite il telefoni acquisti secondo i criteri dell' e-commerce. Il numero uno della DoCoMo Keiji Tachikawa, la societa' che per prima ha attivato l' Umts in Giappone, annuncia le prossime novita' e soprattutto che, superate le difficolta' tecniche, ''il 2003 si conta di avere per la prima volta un numero sufficiente di clienti''. Quest' anno, in pratica, sara' un anno di svolta: e non solo in Giappone ma anche in Europa. Il World Economic Forum si interroga sul futuro delle telecomunicazioni. E il panorama che viene descritto da alcuni dei principali protagonisti - da David Dorman presidente dell' americana Att, a Volker Jung del consiglio esecutivo della Siemens - non e' tranquillo. La concorrenza nel settore delle telecomunicazioni sara' spietata. Le difficolta' non sono ancora passate e sono acuite da una parte dalla necessita' di investimenti e dall' altro da una regolamentazione troppo stringente. La ricetta sembra chiara per tutti. Ma le insidie anche sono note. Il futuro e' rappresentato dalla larga banda e pian piano non ci saranno piu' cambiamenti tra il telefono fisso e il cellulare. Ma sara' necessario aumentare gli incassi e la strada da percorrere non puo' che essere quella del ''money for service'', soldi in cambio di servizi. I servizi di telecomunicazione si differenzieranno sempre di piu' tra serie A e serie B, e la qualita' - ma anche la velocita' - dovra' essere pagata in modo differente. La gente e' pronta a pagare se i servizi funzionano. L' esempio dell' Umts e della DoCoMo e' illuminate. Dice Tachikawa: ''per i telefonini di terza generazione fino al 2001 non abbiamo avuto successo. Ma sapevamo quale erano le difficolta'. Ma da quest' anno abbiamo risolto molti problemi e pensiamo che avremo clienti a sufficienza''. Certo il target di clienti e' diminuito da 1 milione 380 mila a 320.000 ma - afferma - ''pensiamo che l' Umts abbia successo e non solo in Giappone ma anche in Europa''. Del resto i problemi risolti non sono da poco: la copertura che prima era del 69% del territorio e' salita al 91% e sara' del 97% nel 2004; le batterie, necessarie per i nuovi equipaggiamenti, hanno ora tempi piu' lungi, fino a 180 ore; la velocita' delle trasmissione e' 14 volte piu' alta di quella dei telefonini di seconda generazione''. La situazione non e' pero' sempre cosi' positiva. Volker Jung della Siemens dice senza troppi giri di parole che ''il business si e' per noi ridotto del 50-60%''. Il numero uno di Att non descrive per gli Usa una situazione migliore e accende una luce nuova sugli effetti del ''Chapter 11'' la procedura in caso di bancarotta, che blocca le richieste dei creditori. In Usa sono molte le societa' fallite e continuano ad operare grazie al Chapter 11 senza pagare i creditori. Gli altri -anche se non lo dice - hanno cosi' una concorrenza sleale. Poi ci sono le regole spesso troppo pesanti: ''Recentemente e' stata necessaria una circolare di 700 pagine per spiegare una norma che comunque ha creato conflittualita' legale che si risolvera' solo tra anni''. I guadagni del futuro dipendono allora dalla capacita' che le compagnie avranno di dare servizi veloci, abbattendo cosi' anche i propri costi. L' Sms e' l' esempio: ''i clienti pagano e le compagnie hanno bassi costi perche' l' impegno delle reti e' velocissimo'', dice Dorman. Se i servizi non sono elaborati - dice Edward Tian, presidente della China Netcom - le persone non pagano. ''Non vedo cambiamenti per quest' anno - afferma - Ma le cose cambieranno tra due-tre anni''. Nell' aria non ci sono piu' ''tariffe piatte'', e meno che mai per i telefonini. I ricavi potranno venire dalla differenziazione di servizi, tra prima e seconda categoria.

 

FIDUCIA CONSUMATORI SENTE GUERRA;MA VISA,+17% CONSUMI

SECONDO FOSLER (CONFERENCE BOARD), DOMANI DATI PIU' RIFLESSIVI

DAVOS 27 GEN - Il clima di fiducia dei consumatori divide i partecipati al World Economic Forum di Davos. Il presidente della Visa, Malcolm Williamson, afferma che i consumi registrati dalla propria carta di credito nel mondo sono saliti del 17% nel 2002. Ma per Gail Fosler, capo economista della Conference Board che calcola l' indice mensile della fiducia dei consumatori Usa, l' indicatore e' piatto sulla linea della recessione anche se il dato che sara' diffuso domani ''sara' piu' riflessivo'', guardera' con maggiore attenzione ai rischi della guerra ma terra' conto anche delle aspettative sull' occupazione. Per la Fosler l' arrivo della guerra sara' valutato in modo ''non positivo'' dai consumatori, ma la vera' base su cui le decisioni vengono prese sono legate all' osservazione dall' andamento dell' economia, dell' occupazione e delle aspettative di guadagno. In questo contesto ''i tagli alle tasse programmati da Bush sono stati decisi proprio per dare piu' fiducia nel futuro ed hanno un impatto perche' danno benefici tangibili''. Decisamente piu' ottimista e' il ''numero uno'' della Visa. ''Dopo l' 11 settembre avevamo rivisto le previsioni - ha detto Williamson - ma poi a sorpresa si e' tornati velocemente ai vecchi livelli, dopo cinque mesi. Il 2002 e' finito per Visa con una crescita degli acquisti del 17% nel mondo''. Tra le diverse aree l' Europa e' andata bene. Secondo il Ceo della societa' di carte di credito, ''e' ora di riflettere sul futuro: per questo le prospettive del lavoro sono importanti. Ma sulla guerra si sta esagerando. E, poi, quando si parla di consumi bisogna tener conto che i giovani spendono molti soldi''. Le carte di credito - ha pero' spiegato la cap economista del Conference Board - non sono un buon indicatore: ''Non si compra l' auto con la carta di credito e non si paga nemmeno la sanita' con la carta di credito. Semmai si iniziano ad affrontare le spese scolastiche per diluire il costo su piu' mesi''. Secondo la Fosler, invece, a pesare sulla fiducia sono stati gli scandali societari e c'e'la richiesta di maggiori regole, ma anche di maggiore lavoro. ''Il calo di fiducia e' drammatico e' la tendenza e' quella di una fiducia fragile''. Con la mano l' economista segna una linea piatta e aggiunge ''vicino alla recessione''. E del resto - spiega - ''la guerra e' gia' reale, compare ogni giorno sulle prime pagine dei giornali ed ecco perche' l' indice della fiducia ha gia' reagito ed e' vicino al pavimento''.

 

PORTO ALEGRE: LULA, HO UN SOGNO, SCONFIGGERE LA POVERTA'

Porto Alegre 25 gen - E' stato un vero e proprio bagno di folla per il presidente brasiliano Lula, che ieri sera ha tenuto un discorso a Port Do Sol, a Porto Alegre. Davanti a cinquantamila persone che lo acclamavano, Lula ha ammesso di avere un sogno: "Sapere che non ci sono bambini che alzano gli occhi e allungano una mano per chiedere l'elemosina".
E su questo, sulla lotta alla poverta', ha incentrato tutto il suo discorso, assicurando che queste istanze arriveranno oggi a Davos, dove e' in corso il forum economico. "A Davos - ha spiegato Lula - diro' della fame, della necessita' di un nuovo ordine mondiale, della distribuzione delle ricchezze. Diro' che i bambini del Sudamerica e dell'Africa debbono avere la stessa possibilita' di vita di quelli del nord del mondo. E diro' anche che il mondo non ha bisogno di un'altra guerra ma di pace".

 

PENSIONI, MONTI, BRUXELLES POTREBBE GUIDARE PROCESSO RIFORMA

NESSUNA EMERGENZA MA PROBLEMA PUO' CREARE SCONQUASSI

DAVOS 24 GEN - Il problema delle pensioni ''non ha le caratteristiche dell' emergenza'' e, ''al limite, se gli Stati fossero d' accordo, potrebbero conferire all' Unione europea questo compito di dare degli imperativi'': ''la riforma delle pensioni guidata da Bruxelles sarebbe, credo, benefica strutturalmente per l' economia europea e per le economie nazionali''. A sostenerlo, in una intervista a Radio Radicale, e' il commissario europeo Mario Monti. Il problema pensioni - spiega Monti - ''non ha le caratteristiche dell' emergenza nel senso che succedono cose nei prossimi tre mesi se non si fa. Questo e' il guaio di queste emergenze che richiedono tempi piu' lunghi, ma che poi manifestano sconquassi grandi''. Secondo Monti, allora ''per questo tipo di riforme occorre pre-veggenza e la consapevolezza, non troppo tardiva, che l' emergenza arrivera'. Al limite gli Stati, se fossero d'accordo, potrebbero anche conferire all' Unione Europea questo compito di dare degli imperativi e bisogna anche tenere presente che Bruxelles nei decenni si accolla volentieri il compito di fare il cattivo''. ''La riforma delle pensioni guidata da Bruxelles - afferma Monti - sarebbe, credo, benefica strutturalmente per l' economia europea e per le economie nazionali. Stiamo attenti a non caricare troppo le spalle di Bruxelles dei compiti sgraditi e impopolari. Possiamo farlo. Non sorprendiamoci poi se l' idea d' Europa qualche volta diventa meno popolare nella mente dei cittadini se sistematicamente tutte le cose gradevoli vengono erogate dalle capitali nazionali e sistematicamente tutte le cose sgradevoli vengono imputate a Bruxelles''.

 

ITALIANI SOGNANO LA CINA; SPAGNA AL TOP PER CRESCITA

LE PREVISIONI DEI MANAGER EUROPEI PER INVESTIMENTI E SVILUPPO

DAVOS 23 GEN - Niente piu' Europa dell' Est. Gli imprenditori italiani sognano la Cina. E' questo il paese che per gli italiani rappresentera' l' opportunita' di investimento piu' attraente nei prossimi tre anni. Ma in Europa, invece, chi crescera' di piu'? La risposta dei top manager europei e' univoca: la Spagna. Sono due delle curiosita' contenute nella tradizionale inchiesta ''Europe Business Monitor'' commissionata dalla Ups in occasione di Davos. L' indagine ha raccolto le opinioni di 1.452 top manager di societa' europee, con un fatturato medio di 1,66 miliardi di euro e circa 3.600 dipendenti. Secondo gli imprenditori europei nei prossimi tre anni sara' la Spagna il paese che mostrera' un maggiore tasso di crescita (il voto e' 51) seguita da Regno Unito, Francia e Germania rispettivamente con 33, 32 e 30 punti. L' Italia e' al quarto posto ma a quota 17 punti, cioe' tre volte di meno della Spagna, ma anche tre volte di piu' della Grecia (6 punti) e quattro volte piu' del Belgio (4 punti). Ma i manager europei rispondono anche alla domanda su quale sara' il paese dove si pensa che gli investimenti possano diventare piu' appetibili. Per il 57% dei manager rimangono i paesi dell' ex blocco sovietico, anche in previsione dell' adesione ormai vicina all'UE. A livello di singoli paesi e' la Spagna a puntare decisamente sull'Europa dell'Est (74%), seguita da Belgio e Germania (62%). Sempre tenendo presente il dato europeo globale, nella classifica dei paesi appetibili si posizionano la Cina (54%), il Far East (27%), l'Europa Occidentale, le Americhe (15%), l'India (12%). L Italia e' invece in controtendenza. Per i top manager nostrani sara' la Cina il principale catalizzatore degli investimenti mondiali nei prossimi tre anni (58%). A breve distanza si confermano i paesi dell' Europa Orientale (50%). Piu' staccate le altre aree (Estremo Oriente - esclusi Cina e Giappone - con il 22%, l'India con il 12%, l'America Centro-meridionale con l'8%). Del resto l' accesso della Cina all' Organizzazione Mondiale del Commercio, infatti, e' stato uno dei maggiori successi della Conferenza di Doha: con l' adesione della Cina, il 97% del commercio mondiale passa per paesi aderenti alla WTO. Il fatto che la Cina sia stata accettata all'interno di un sistema consolidato, fa s' che si apra un potenziale di espansione enorme per i flussi di merci e servizi a livello mondiale.

 

TOP MANAGER ITALIANI, PRESIDENTE UE ELETTO DAL POPOLO

INDAGINE UPS; RICHIEDONO ANCHE NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA

DAVOS 23 GEN - I poteri dell' Unione Europea andrebbero rafforzati con una nuova costituzione che accompagni anche l' Unione Monetaria. E il presidente dell' Ue? Meglio se eletto direttamente dai cittadini. Sono queste le indicazioni fornite dai manager italiani intervistati nella ricerca annuale Europe Business Monitor che Ups presenta in occasione del World Economic Forum di Davos. L' indagine, compiuta su 1.452 top manager europei, incorona gli italiani come i piu' europeisti. I capitani d' industria europei indicano al primo posto tra i loro desideri ''il rispetto scrupoloso delle normative UE'', cioe' la traduzione delle direttive in norme nazionali: e' una priorita' per il 58% degli intervistati. Segue al secondo posto, col 44% di voti, l' estensione dell' euro nei paesi non ancora membri dell' unione e, al terzo (43%), la nascita di una costituzione Costituzione Eeuropea per riequilibrare il potere tra UE e governi nazionali. Gli imprenditori italiani indicano pero' in percentuale maggiore (48%), ponendola al primo posto, l' adozione di una Costituzione in grado di armonizzare le diverse legislazioni. Anche una forte figura di riferimento  un Presidente eletto direttamente dai cittadini dell' Unione  viene considerata una priorita' dai manager europei. Anche in questo caso gli italiani sono quelli piu' favorevoli al presidenzialismo: il 46% dei top manager della penisola pensa che sia 'molto importante' avere un Presidente voluto eletto dalla popolazione europea. Le percentuali sono molto piu' basse negli altri paesi: dopo gli italiani ci sono gli spagnoli (36%) mentre tedeschi e olandesi si attestano su valori minimi (17% e 10% rispettivamente).

 

I GIOVANI, I GRANDI DEL FUTURO, SARANNO NO-GLOBAL

MASSIMA FIDUCIA PER NON GOVERNATIVE, MINIMA SU MULTINAZIONALI

DAVOS 23 GEN - I futuri ''leader'' europei saranno senza alcun dubbio dei no-global. Ad avere il massimo della loro fiducia (con un 'voto netto' dell' 82%) sono le organizzazioni non governative, quelle che danno corpo alla protesta contro la globalizzazione, mentre al punto piu' basso della classifica, con il massimo della sfiducia, sono le multinazionali (a zero punti). A delineare un futuro no-global per i leader europei del futuro e', a sorpresa, proprio il World Economic Forum in una indagine compiuta tra i 1.000 giovani tra i 18 e i 25 anni, scelti in 33 paesi europei, che rappresentano i futuri ''opinion leader'' dei loro paesi. Il tema ''ricostruire la fiducia'' e' il leit motive del forum di Davos che ha aperto stamattina i suoi lavori. E, in controtendenza con l' immagine del ''Vertice dei Grandi'' molto legato alle multinazionali, arriva l' indagine compiuta tra i giovani europei uniti dal progetto ''bridging europe''. In testa alla classifica ci sono le organizzazioni non governative per il quali hanno detto di nutrire fiducia il 91% degli intervistati, contro un 9% di scettici: il ''voto netto'' e' quindi pari all' 82%. Seguono in classifica l' Unione europea e l' Organizzazione delle Nazioni Unite, rispettivamente con un ''voto netto'' del 74% e del 58%. Le istituzioni internazionali mostrano cosi' di avere un maggiore appeal di quelle nazionali. A riporre fiducia nei governi locali sono il 59% dei giovani ai quali si contrappone un 41% del campione: il 'voto netto' calcolato dal World Economic Forum e' cosi' del 18%, non lontano comunque da quello dei parlamenti (voto netto 22%). Nella parte piu' bassa della tabella sono invece le multinazionali (il campione si e' diviso esattamente a meta' sulla fiducia, portando cosi' il ''voto netto' a zero. Lo stesso vale per le istituzioni religiose. Tra le curiosita' si scopre che i giovani potenziali leader hanno una maggiore fiducia nelle forze armate che nei sindacati (36% contro 26%); piu' nei mass media (34%) che nelle grandi compagnie nazionali (26%), piu' nella giustizia (+30%) che nella polizia (20%).

Ecco la tabella: no fiducia fiducia voto netto

Org. non governative 9 91 82 Scuola 24 76 52 Forze
Ue 13 87 74 Onu 21 79 58 Mass Media 33 67 34
Forze Armate 32 68 36 Giustizia 35 65 30
Polizia 40 60 20 Sindacati 37 63 26
Governi nazionali 41 59 18 Sanita' 38 62 24
Multinazionali 50 50 0 Parlamento 39 61 22
Grandi imprese nazionali 42 58 26 Istituzioni religiose 50 50 0

(Aggiornato il 28 Gennaio 2003 ore 10:00)

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