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Giornata della Pace 

Spetta solo all'Onu disarmare Saddam di KOFI ANNAN ...

Nel mondo 110 milioni in piazza per la pace
Mobilitazione senza precedenti a Londra
(dalla CNN)
 
MILANO 16 FEB -- Centodieci milioni di persone in tutto il mondo sono scesiin piazza, sabato, per marciare contro la guerra. Lo ha affermato la CNN, che ha stilato un bilancio di una giornata di manifestazioni in tutto il mondo, dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti.

L'Europa ha assistito alle più imponenti manifestazioni dai tempi della guerra in Vietnam. Il sindaco di Londra, Ken Livingstone, ha affermato che nelle vie della capitale britannica ha sfilato almeno un milione di inglesi, contrari alla posizione degli Stati Uniti e critici nei confronti dell'adesione del Governo inglese ai progetti bellici di Washington. Mille i pullman giunti nella capitale. Ore e ore necessarie per giungere al meeting point in Hide Park.

In Germania, c'era almeno mezzo milione di persone, giunte nella capitale per dare forza all'atteggiamento fortemente contrario a un conflitto del cancelliere Gerhard Schroeder. Tre ministri della coalizione di Governo, socialdemocratici e verdi, hanno preso parte alla marcia di Berlino, ribadendo la richiesta al capo del governo di stare fuori dal conflitto.

In Francia le manifestazioni sin sono svolte in 60 città sparse per tutto il territorio della nazione e hanno coinvolto centinaia di migliaia di francesi. Duecento mila persone hanno sfilato in silenzio nelle strade parigine. Nel resto del Paese le manifestazioni dovrebbero aver coinvolto altre centinai di migliaia di francesi.
Uno degli organizzatori della marcia della pace parigina, Pierre Villard, ha auspicato che l'iniziativa di sabato sia "un messaggio per il presidente Bush, ma anche per il governo francese, che deve, se necessario, far valere il diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell'Onu".

Roma, forse, è stata la città che ha ospitato la folla più ingente. Gli
organizzatori più entusiasti parlano di tre milioni di persone, mentre la questura limita a 750 mila il numero delle presenze.

L'eccezione Atene, teatro di scontri con la polizia. Le manifestazioni sono state quasi dappertutto pacifiche, ad eccezione di
Atene. La polizia ha dovuto sparare candelotti di gas lacrimogeno contro i cani sciolti che si sono staccati dalla manifestazione principale, formata da 50mila persone, e hanno iniziato a tirare bombe incendiarie e pietre. Nessun arresto, solo un'auto bruciata.

La Turchia ricorda i danni economici sofferti durante la Guerra del Golfo. A Istanbul, 5.000 turchi hanno manifestato violentemente contro gli Usa, chiedendo a Washington di abbandonare la via della guerra dopo che l'ultimo conflitto nel Golfo ha causato ad Ankara danni per milioni di euro (per le perdite sofferte dall'industria turistica). Il ministro degli Esteri, Yasar Yakis, ha concluso oggi, sabato, una serie di colloqui su un pacchetto di aiuti economici che sarebbe collegato all'invasione dell'Iraq.

Anche a Mosca i manifestanti contro la guerra hanno sfidato il freddo per manifestare davanti all'ambasciata statunitense. L'agenzia Interfax ha stimato i manifestanti attorno al migliaio.

Dalla CNN  (Aggiornato il 16 Febbraio 2003 ore 10:00)

 

  'No alla Guerra', da Roma "Siamo 3 milioni"

Roma 15 FEB - La capitale invasa da gente in festa per protestare contro la guerra all'Iraq. In tutto il mondo mobilitati 110 milioni di cittadini

La minaccia della guerra affolla le piazze di tutto il mondo. Nel simbolico passaggio di consegne, seguendo il fluire del fuso orario dalla Nuova Zelanda all'Asia, all'Europa, la bandiera della pace attraversa anche Roma in una giornata che anticipa la primavera, piena di sole e di colori.

In un'atmosfera serena e di festa le strade della capitale si sono riempite di gente, tre milioni secondo gli organizzatori. Da tutta Italia via treno, via mare, in autobus, in autostop, i manifestanti si sono ritrovati intorno alla pace che in queste ore vacilla dinnanzi ai proclami americani contro il regime iracheno.

Un obiettivo "generico" secondo i fautori dell'intervento militare "in grado di coalizzare tutti" e per questo "ovvio e banale".

Un momento storico "in cui può essere in grado di cambiare la storia" come dice chi  procede verso piazza San Giovanni.

L'11 settembre si staglia sull'orizzonte dell'mmediato destino del mondo mentre i paesi si dividono e con loro l'opinione pubblica che oggi, in modo più chiaro e definito di qualsiasi sondaggio, ha urlato no alla guerra come soluzione finale contro il nuovo volto del terrorismo internazionale.

Mentre Blix strappa altri 15 giorni all'Onu, di fronte al collasso imprevisto per portata ed effetto della Nato, mentre i soldati sono sul punto di affondare il colpo finale a Saddam Hussein, migliaia di mani si sono strette l'una all'altra come una diga umana di fronte all'ineluttabile procedere degli ultimatum di Bush al rais iracheno.

L'azienda municipale dei trasporti di Roma parla di 750 mila persone che hanno usufruito del servizio pubblico. I cori sono forse un pò datati; il più gettonato è 'Bella Ciao' che ha superato la barriera idelogica per diventare nenia della contestazione pacifista.

Ci sono tutti, di tutte le estrazioni sociali, come avviene in contemporanea nelle principali città europee. "Nè con Saddam, nè con Bush" ma tutti contro il terrorismo.

Insomma una spaventosa 'massa critica' che con i propri corpi e la presenza di oggi cercherà di bloccare l'orologio che sta scandendo il conto alla rovescia. Tireranno dritto i 'signori della guerra'? Probabilmente sì se la guerra sarà rapida e 'indolore' dal punto di vista della ricaduta mediatica.

Si intrecciano i motivi, le emozioni, le letture sulla massiccia presenza di tanta gente comune. Dall'altra parte c'è la consapevolezza di sdradicare ogni possibilità di altri '11 settembre'.

Molti manifestanti hanno deciso di non seguire il percorso canonico della manifestazione ed hanno pacificamente invaso i giardini intorno al Colosseo e quelli di Colle Oppio. Dalle balaustre i vessilli arcobaleno troneggiano sventolati dai molti che cercano di riposare dopo ore di fatica e lunghi viaggi.

Campeggia anche qualche immagine di Saddam tra i tanti striscioni fatti sfilare. Si parla del coraggio del Papa e di Tareq Aziz che intanto si è recato ad Assisi per pregare per la pace.

Si infiltra, pian piano, anche l'immagine di un rais 'vittima' di una guerra che "aiuterà la globalizzazione" e dove l'interesse per il petrolio (inizia l'allarme rosso delle riserve mondiali) ha superato da molto tempo il desiderio di giustizia per i morti delle torri gemelle.

Le chiavi di lettura sono svariate e forse per la prima volta anche grazie al passa parola internettiano dello 'Stop the War' ha dato definizione giuridica di fatto all'interlocutore globale pacifista. Cadono oggi le frontiere dei paesi di tutto il mondo e questo è un aspetto che non va preso sotto gamba.

(Aggiornato il 15 Febbraio 2003 ore 20:10)

 

   Manifestazioni in 351 città di 54 paesi di tutto il continente

Un "No alla guerra" da tutto il mondo 

Roma 15 Feb - In tutto il mondo sono molte le persone che hanno dato vita alle manifestazioni per la pace contro la guerra in Iraq. Il primo corteo è partito nella mattina neozelandese (stanotte in Italia); e l'ultimo si metterà in moto in Canada, mentre in Australia sarà già sorto il nuovo giorno. Le manifestazioni coinvolgeranno 351 città di 54 paesi in tutti e sette i continenti, fra cui 32 capitali, compresa Roma.

Le altre sono Londra, Parigi, Berlino, Bruxelles, L'Aja, Vienna, Madrid, lisbona, atene, berna, copenhagen, stoccolma, oslo, dublino, reikyavik, sofia, mosca, beirut, tel aviv, il cairo, kigali, islamabad, seul, tokyo, bangkok, manila, kuala lumpur, giacarta, canberra, citta' del messico, l'avana.

150 le manifestazioni che sfileranno in nord America, 105 in Europa, 37 in Asia, 34 in Oceania, 16 in America Latina, 8 in Africa e persino una in Antartide.

Massiccia l'adesione ai tre giorni di manifestazioni in Australia, paese strettamente alleato degli Usa e della Gran Bretagna nella crisi irachena ma dove l'opposizione alla guerra è molto forte. Melbourne è stata paralizzata da 100 mila pacifisti nella serata di venerdì 14 febbraio, mentre sabato tocca a Perth, Hobart e Canberra. Mentre domenica, manifestazioni contro la guerra sono attese a brisbane, darwin, adelaide e sydney.

Alcune migliaia di persone (forse 7 mila) hanno manifestato davanti al parlamento di Wellington, in Nuova Zelanda, ed altrettante sono sfilate per le strade di Auckland, dove si stanno svolgendo le regate della coppa america; qui l'organizzazione ambientalista Greenpeace ha fatto volare un aereo che trascinava uno striscione con la scritta "No alla guerra. Ora la pace".

In Giappone un corteo di circa 25.000 pacifisti è sfilato ieri sera nel centro di Tokyo e oggi alcune decine di persone hanno portato davanti all'ambasciata degli stati uniti - dove da oltre un mese è in corso un sit-in di protesta - uno striscione proclama "noi siamo con la vecchia Europa, dove la guerra non è una soluzione".

Circa 2.000 i pacifisti in piazza nella capitale sudcoreana Seul, fra i quali c'erano anche quattro volontari che partiranno per l'Iraq per servire da 'scudi umani'. In 3.000 in Thailandia hanno manifestato davanti all'ambasciata Usa di Bangkok. In 2.000 invece in Malaysia - paese a grande maggioranza musulmana - hanno sfidato il divieto di manifestare imposto dalla polizia nella capitale Kuala Lumpur.

Fra i manifestanti anche diversi cittadini americani, australiani e belgi che, braccio a braccio con malaysiani, hanno brandito cartelli contro la "aggressione americana" all'Iraq. "Fate cadere Bush, non le bombe", recitava uno di essi.

Un gruppo di circa 200 fra medici e infermieri ha inscenato una protesta a Giakarta, davanti all'ambasciata dell'Australia, in coincidenza con la visita in Indonesia del premier australiano John Howard. I manifestanti hanno liberato alcune colombe, simbolo di pace ed hanno manifestato solidarietà all'ambasciata di Francia per la posizione contraria alla guerra tenuta da Parigi.

In caso di attacco all'Iraq, in Indonesia - il più grande paese musulmano del mondo - sono attese grandi manifestazioni pacifiste. Manifestazione organizzate da un comitato contro la guerra sono previste oggi in una ventina di città del Pakistan, mentre in India - dove vive un'importante minoranza musulmana - i pacifisti sfileranno a Calcutta. Manifestanti - in numero limitato - stanno radunandosi a Hong Kong davanti ai consolati di Usa e Gran Bretagna.

(Aggiornato il 15 Febbraio 2003 ore 20:00)

 

 La Sporca guerra, i suoi retroscena

ROMA 15 FEB - Gli ipocriti editti dell'Impero tuonano verso l'Iraq ma sembra attendano una maggiore partecipazione degli alleati.
Ma l'attesa è dettata solo dalle avverse condizioni metereologiche. Certo stanno lavorando con i media per avere una parvenza di credibilità, ma ciò avviene mentre le 5 maggiori portaerei Usa si stanno posizionando. I cyber soldati, addestrati con mezzi sofisticatissimi, sfoggiano tutte le ultimissime meraviglie della tecnologia.
Le industrie americane che producono tali mezzi di morte sono legate a filo doppio con gli uomini del presidente. Una per tutte la Lockheed Martin. I missili Cruise e Tomahawk costano due milioni di dollari l'uno. L'aviazione statunitense ha acquistato nel 2002, 60 C-17 al costo di 232 milioni di dollari ciascuno. La Raytheon produce gli Egbu-28 (enhanced guided bomb unit), acchiappabunker da 2.500 chili.
Nel consiglio di amministrazione della Raytheon c'è John Deutch, già sottosegretario all'energia con l'ex presidente Ronald Reagan, consigliere per i servizi di sicurezza con George Bush senior. C'è poi il generale John Galvin, ex comandante supremo della Nato, oltre a diversi politici e militari legati ai Repubblicani. La Raytheon si è recentemente accaparrata infatti contratti pubblici per 6,3 miliardi di dollari. Sembra quindi che questa megaproduzione Usa debba per forza andare in porto. I media trarranno profitti notevoli. Ricordiamo Emilio Fede quando disse che per un giornalista come lui "La guerra è meglio di una scopata".
Le armi le hanno comprate tutti, compreso Saddam e dovranno usarle. Nessuno può rimetterci la faccia o il portafoglio.
Ma i pozzi saranno distrutti e il prezzo del greggio salirà alle stelle.
Altro affare colossale. Saddam verrà dato per morto e l'Iraq verrà detta liberata. Ma nessuna delle due cose avverrà davvero. Qual'è l'unica cosa che succederà veramente? La morte di innumerevoli civili iracheni. Dobbiamo stringere le file e prepararci a manifestazioni pacifiche gigantesche.
Subito dopo l'inizio del conflitto sono pronti i presidi permanenti in tutte le città del mondo. Le manifestazioni si faranno quotidiane. Gli scioperi e il malcontento devono portare la politica neo-liberista, ormai sganciata dalla volontà dei cittadini, di fronte a perdite economiche e di credibilità politica tali da far rimpiangere il varo della "filosofia" di guerra preventiva.
Ci prepariamo a paralizzare le città e le industrie e a boicottare qualunque iniziativa non umanitaria.
Nei prossimi mesi la sinistra deve compattarsi di fonte ad un progetto di vasta portata che riporti il neo-liberismo nelle fogne da dove è scaturito.
La sedicente sinistra che vorrà patteggiare e peccherà di criminale
attendismo sarà ricondotta alla sua condizione di alleanza con il
neofascismo. Ci aspettano tempi durissime di politica a tempo pieno.
L'economia neoliberista deve comunque vacillare e fare i conti col prezzo economico del disprezzo popolare.
La giornata del 15 febbraio a Roma è il primo atto di una campagna pacifista ma incessantemente logorante per i nuovi criminali di guerra, ovunque si annidino.
Daremo avvio ufficiale ad un lungo periodo di lotte su tutti i fronti nella pacifica convinzione e operazione che porterà i dollari che verranno incamerati con questa guerra a finire nella discarica che il dissenso aprirà sotto i piedi di tutti gli operatori economici che con questa guerra di sterminio d'innocenti vorrebbero arricchirsi.

(Aggiornato il 15 Febbraio 2003 ore 18:00)

 

CORTEO PACE: USIGRAI, 210 GIORNALISTI IMBAVAGLIATI IN VIDEO

Tirrenia (Pisa) 14 feb - Un videocomunicato, con i giornalisti Rai imbavagliati, da trasmettere nelle principali edizioni dei tg e gr di oggi. E' la forma di protesta che i 210 delegati dell'Usigrai, riuniti a Tirrenia per il congresso del sindacato, hanno deciso di mettere in atto contro la decisione di non trasmettere in diretta tv la manifestazione di sabato prossimo. Il segretario del sindacato, Roberto Natale, ne ha dato notizia con una lettera al direttore del personale Gianfranco Comanducci, in riferimento "agli accordi relativi alla trasmissione dei videocomunicati aziendali". "Siamo imbavagliati - recita il testo del videomessaggio - e domani noi giornalisti del servizio pubblico radiotelevisivo non potremo raccontare in diretta la manifestazione per la pace che si terra' a Roma e in altri 72 paesi del mondo. La Rai ce lo impedisce. Le voci e le ragioni di milioni di persone troveranno spazio solo nei notiziari e su satellite. Comunque la si pensi sulla eventuale guerra in Iraq, noi siamo dalla parte dei cittadini che hanno il diritto di essere informati nel modo piu' ampio possibile su una crisi internazionale che divide profondamente le coscienze. Secondo la direzione generale della Rai la diretta non si deve fare perche' potrebbe influenzare il dibattito politico. Una giustificazione - si legge infine mnel testo - che offende le istituzioni della Repubblica, i lavoratori della Rai e tutti i cittadini".

 

Le 136 firme per la Pace dei Parlamentari Italiani

Roma 13 Feb - Allo scopo che la gente ricordi, vi segnalo che, più di 130 Deputati e Senatori Italiani, delle diverse forze della sinistra e del centrosinistra si sono impegnati personalmente, così come è stato chiesto dagli organizzatori della giornata europea contro la guerra in Iraq del 15 febbraio, a votare in parlamento comunque contro la guerra e la partecipazione del nostro paese in qualsiasi forma alle azioni belliche.
Questo è l'impegno politico personale con il quale aderiscono alla
manifestazione del 15 febbraio al di là dell'adesione delle forze politiche a cui appartengono. Di seguito i nomi dei Deputati e Senatori:

Marisa Abbondanzieri (Ds), Maria Chiara Acciarini (Ds),
Mauro Agostini (Ds), Gabriele Albonetti (Ds), Andrea Annunziata (Margherita), Fulvia Bandoli (Ds), Fabio Baratella (Ds), Augusto Battaglia (Ds), Giovanni Battaglia (Ds), Alessandro Battisti (Margherita), Tino Bedin (Margherita), Katia Bellillo (Pdci), Giovanni Bellini (Ds), Fausto Bertinotti (Prc), Giovanni Bianchi (Margherita), Valter Bielli (Ds), Rosy Bindi (Margherita), Marco Boato (Verdi), Stefano Boco (Verdi), Marida Bolognesi (Ds), Massimo Bonavita (Ds), Daria Bonfietti (Ds), Paolo Brutti
(Ds), Gloria Buffo (Ds), Mauro Bulgarelli (Verdi), Claudio Burlando (Ds), Valerio Calzolaio (Ds), Francesco Carella (Verdi), Mario Cavallaro (Margherita), Aldo Cennamo (Ds), Paolo Cento (VERDI), Franco Chiusoli, (Ds), Massimo Cialente (Ds), Laura Cima (Verdi), Fiorello Cortiana (Verdi), Armando Cossutta(Pdci), Maura Cossutta (Pdci), Famiano Crucianelli (Ds),
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