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La Guerra e le paure dei Bimbi
Come spiegare a tuo figlio il perchè della guerra?
UNA GUERRA DA SPIEGARE
Le immagini della televisione, i nostri commenti preoccupati: attenzione alle paure dei bambini
Allarmi aerei, palazzi in fiamme, soldati armati, cingolati in avanzata,
missili che solcano il cielo. E poi ancora commenti concitati, racconti di
notti passate nel terrore, indiscrezioni sulle numero delle prime vittime,
previsioni di possibili attentati anche nelle nostre città. Da giorni la
televisione racconta la guerra lontana, la porta in casa con una
spettacolarizzazione discutibile ed un carico di ansia, di dolore e di
angoscia dal quale è necessario proteggere i bambini.
Evitate una sovraesposizione televisiva
Sebbene quello che sta avvenendo sia grave, potete comunque rinunciare a
qualche telegiornale o all’ennesimo approfondimento. Soprattutto durante il
pranzo e la cena, che potete utilizzare, invece, proprio per parlare con i
figli di quello che sta avvenendo. Il problema non è solo quello di limitare
la quantità di immagini di guerra, ma anche quello di evitare che una
ripetizione continua finisca per rendere “normale”, accettabile, quotidiana
l’atrocità della guerra.
Non lasciateli soli davanti alla televisione
La regola, sempre valida, va rispettata ancora di più in queste ore. Il
pericolo non è rappresentato tanto dalle immagini dei bombardamenti, che un
bambino può anche elaborare associandole all’universo fantastico di un
videogioco, ma dalle scene di dolore: soldati uccisi, colonne di profughi,
grandi e bambini in lacrime. I bambini devono sentirvi vicini, avervi
fisicamente accanto, pronti ad intervenire con una riflessione, un commento,
una spiegazione.
Attenti ai vostri commenti
Attenzione però, perché i vostri commenti, sono in una situazione del genere,
molto importanti. Soprattutto i commenti spontanei, che vi possono sfuggire
senza accorgervi della presenza dei bambini. I figli sono delle spugne,
assorbono tutto, senza però avere la capacità di contestualizzare
correttamente quanto hanno sentito. Frasi come “Chissà ora cosa succede?”,
“Speriamo che non ci siano attentati”, “Sarà sicuro viaggiare in questi
giorni?”, possono trasmettere al bambino un sentimento di incertezza e di
ansia che ha direttamente a che vedere con la quotidianità, con la vostra
sicurezza, con le sue paure. I bambini hanno bisogno di essere rassicurati,
non allarmati.
Aiutateli ad esprimere i loro sentimenti
Una preoccupazione non condivisa è una preoccupazione destinata a trasformarsi
in ansia. Per questo i bambini più grandi, in età scolare, vanno aiutati ad
esprimere i propri sentimenti, i propri timori, le proprie paure. In questi
giorni cercate di dedicare un po’ più di tempo ai vostri figli, giocate di più
con loro, lasciateli parlare, domandate loro cosa pensano di quello che sta
accadendo. Fatelo però con misura, senza insistere: per evitare che siano
proprio le vostre domande a suscitare un’ansia ingiustificata. Se vi accorgete
che il bambino è preoccupato ma non riesce ad esprimere con chiarezza i propri
timori, fatelo disegnare: valutando poi la possibilità di commentare insieme,
in seguito e con calma, il disegno realizzato.
Rispondente con semplicità alle loro domande
Rispondete alle domande che i vostri figli vi faranno sulla guerra e siate
pronti ad affrontare domande “scomode”. Potranno chiedervi perché i grandi
fanno la guerra quando insegnano ai bambini a non farla, a non litigare, a
fare pace. Rispondete con semplicità e con coerenza rispetto al vostro
pensiero, perché non accada che i bambini vi sentano dire cose diverse dalla
risposta che gli avrete dato.
Rispettate le loro idee e le loro paure
Il dialogo con i figli più grandi, nella fase preadolescenziale e
adolescenziale, prevede l’assoluto rispetto da parte nostra delle loro idee,
anche quando dovessero essere completamente diverse dalle nostre. Di fronte a
figli adolescenti che esprimo il desiderio di “fare qualcosa”, di non essere
solo spettatori passivi, di partecipare alle iniziative organizzate
nell’ambito scolastico o cittadino bisogna porsi con disponibilità, mettendo
da parte anche i nostri eventuali timori. Condividere con il proprio gruppo di
riferimento un sentimento vuol dire imparare a gestire, in maniera sana e
costruttiva, le proprie ansie e le proprie paure.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Psicologo - Psichiatra - Psicoterapeuta
Consulente del Tribunale di Roma
(Aggiornato il 23 Marzo 2003 ore 12:00)
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Ultimo aggiornamento:
25-03-03.