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RAPPORTO 38 CENSIS 2004

 

GLI ITALIANI TEMONO LA POVERTA' E NON CREDONO ALLA POLITICA

 

ROMA 03 DIC 2004 - La felicita' e' poter contare su un sistema di welfare: per un italiano su due (49,4%), la disponibilita' di servizi sanitari e pensionistici e' fonte della propria serenita' e di quella della famiglia. Lo rileva il Censis nel rapporto, l'annuale appuntamento, il 38mo, sullo stato sociale del paese, presentato oggi. Il rapporto 2004 evidenzia la sfiducia nei confronti della classe politica e la crescita di un pessimismo per il futuro prossimo. Quest'ultimo registra, nel 2004, ben 8 punti percentuali in piu' rispetto al 2001. Chi ha aspettative migliori per i prossimi cinque anni e', invece, passato dal 54% al 45%, registrando un -9%. Il saldo fra ottimisti/pessimisti e' col segno negativo, -17. La maggioranza degli italiani (seppure con una flessione dello 0,9% in tre anni) continua a pensare che e' meglio avere meno servizi pubblici a fronte di meno tasse (era il 54,4% nel 2001, e' il 53,5% nel 2004); aumenta dello 0,9% chi pensa il contrario, ossia che sia meglio avere piu' servizi pubblici ed allo stesso tempo pagare piu' tasse. Per il Censis, se si considera che il 62% degli italiani ha migliorato la propria posizione sociale rispetto ai genitori, sul pessimismo pesa ''il ridotto incentivo a sfidarsi per il futuro''. Oltre ai servizi del welfare (apprezzati perche' danno il benessere e la felicita' dal 71,4% di chi ha piu' di 65 anni, dal 53,1% fra i 45 e 65; dal 49,6% fra i 30 e 44; dal 38,6% fra i 18 e 29), per il 20,3% degli italiani, il benessere e la felicita' fa riferimento ad un contesto urbano piu' vivibile, meno caotico; per l'11,5% e' invece importante la disponibilita' di nuovi beni e servizi a prezzi bassi. Ed e' ancora il welfare a catalizzare l'attenzione delle riforme necessarie: per il 37,3% degli italiani c'e' bisogno di una riforma della sanita', per il 34,3% della previdenza, per il 28,4% del lavoro. Quest'ultima riforma e' richiesta dal 41,4% dei giovani (eta' fra 14-29 anni). Italiani poco fiduciosi verso la politica. Il 60,7% degli intervistati afferma di avere poco o per niente fiducia nella classe politica (e' al 65,7% fra gli over 65). Tuttavia, ben il 60,2% ritiene che sia ancora il voto a determinare il futuro del paese. Il 42,7% va a votare per far sentire la propria voce, il 40,6% per dovere. Ecco altri dati dal rapporto del Censis. - GLI ITALIANI SEMPRE AMANTI DEI BORGHI : I piccoli centri sono sempre apprezzati. Il motivo e' da rintracciare in una maggiore facilita' nella mobilita' e nel parcheggio. Inoltre, il piccole centro e' piu' vivibile (il 67% degli abitanti nelle aree metropolitane lamenta problemi di inquinamento, il 54% sporcizia delle strade, il 59% rumore eccessivo). - BADANTI IRREGOLARI : Si stima che 200 mila addetti ai servizi alla persona, come le badanti, sono ancora irregolari. Sul fenomeno immigratorio, il paese continua ad essere diviso: per il 50,6% (era il 50,7% nel 2001) crea problemi di ordine pubblico e toglie lavoro agli italiani. - IN AUMENTO I FRUITORI DELLE NUOVE TECNOLOGIE : Dal 2000 al 2004, sono cresciuti del 20,7% gli utenti di Internet; del 30,8% i fruitori del pc; del 9,8% gli utilizzatori di carte di credito; dell'11% chi ricorre al Bancomat. - LA LICEALIZZAZIONE DELLE SCELTE SCOLASTICHE : I licei piacciono di piu': dal 19% dell'anno scolastico 1994-95 al 20,7% del 2001-2002. L'istruzione tecnica ha avuto una sensibile contrazione delle iscrizioni al primo anno (-3,8%) successivamente all'entrata in vigore della riforma Moratti. - I LIMITI DELLA RICERCA ITALIANA : I ricercatori italiani sono 2,8 ogni mille appartenenti alle forze di lavoro, contro i 5,7 a livello europeo, 9,4 del Giappone e i 13,8 della Finlandia; il numero di brevetti italiani registrati all'European Patent Office e' di 64,6 ogni milione di abitanti contro i 103,6 a livello europeo e i 140 per il Giappone; la spesa pubblica per la ricerca e' pari all'1,07% del Pil (1,98% a livello europeo); la spesa privata e' pari allo 0,57% del totale del valore aggiunto dell'industria contro il 4,78% della Svezia e il 2,55% degli Usa. - ITALIANI DIPENDENTI DALL'AUTO : Record dell'Italia nel panorama europeo: quasi 700 auto ogni mille abitanti a Roma contro le 240 di Londra, le 260 di Parigi, le 325 di Berlino ed Amsterdam. - IL SISTEMA SANITARIO PIACE : L'88,5% delle persone che ha avuto un rapporto con l'ospedale esprime un giudizio positivo. La centralita' dell'ospedale si riconferma anche nella graduatoria dei servizi che andrebbero potenziati: al vertice c'e' l'ospedale per anziani (33,2%), quelli pediatrici (27,3%). - AUMENTA IL CONSUMO DI CIBI BIOLOGICI : Il 54,4% degli adulti italiani ritiene che le abitudini siano un fattore importante per favorire un buon stato di salute. Sono sempre di piu' le persone che consumano prodotti biologici con regolarita' (formaggi, 43,5%; vini, 31,3%). Il 24,3% dichiara di frequentare agriturismi.  

 

 

COLDIRETTI, 8 ITALIANI SU 10 TEMONO MANIPOLAZIONE CIBO - "Per quasi 8 italiani su 10 la manipolazione e la contaminazione degli alimenti fa più paura delle epidemie, degli incidenti, della povertà, della perdita del lavoro e degli immigrati extracomunitari". E' quanto afferma la Coldiretti, sulla base del 38mo Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese del Censis. "Se i recenti avvenimenti internazionali inducono a temere maggiormente la violenza sottoforma di criminalità organizzata, guerra e attacchi terroristici, gli italiani -sottolinea la Coldiretti- confermano grande contrarietà nei confronti del biotech nel piatto e ritengono fondamentale la garanzia della qualità degli alimenti dalla quale dipende in grande misura la salute".
''Una domanda di sicurezza alla quale
-continua l'organizzazione- le istituzioni devono rispondere con responsabilità come dimostra l'impegno di 14 regioni, 27 province e 1744 comuni a proteggere il proprio territorio dai rischi di contaminazione da biotech nei campi e il decreto legge sulla regolamentazione delle coltivazioni Ogm''. Ma occorrono passi ulteriori, sottolinea la Coldiretti, come ''applicare al più presto la legge che obbliga l'indicazione sulle etichette dell'origine di tutti gli alimenti''. Una legge ''che pone l'Italia all'avanguardia a livello europeo perché consente ai consumatori di conoscere la provenienza dei prodotti acquistati, proteggendoli anche dai rischi per la salute dovuti alle emergenze sanitarie che si rincorrono. ''Si tratta -conclude Coldiretti- di un provvedimento che deve essere completato con l'emanazione dei necessari decreti applicativi per i singoli prodotti e che accelera il percorso già iniziato a livello europeo''.

 

 

AUMENTANO I REATI, MA GLI ITALIANI SI SENTONO PIU' SICURI

 

ROMA 03 DIC - Aumentano i reati, ma gli italiani si sentono piu' sicuri. E' uno dei ''paradossi della sicurezza'' evidenziati nel 38mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese, realizzato dal Censis.
Nel 2003 - si legge nel rapporto -
sono stati denunciati 2.456.887 reati, il 10% in piu' rispetto all' anno precedente. Sono cresciuti, in particolare, quelli legati alla criminalita' predatoria: gli omicidi (+11,4%), le rapine (+4,4%), i borseggi (+4,4%), i furti in appartamento (+2,2%). Il maggior numero di reati si concentra nelle aree piu' densamente popolate: il 30,5% dei delitti denunciati in tutta Italia riguardano le province di Roma, Milano, Torino e Napoli.
Se i reati aumentano,
rileva il Censis, diminuiscono pero' gli italiani che si sentono insicuri: gli individui convinti che la criminalita' rappresenti il principale problema sono calati dal 28% al 23%. Una quota che e' al di sotto della media europea (26%).
Nel panorama delle paure degli italiani, negli ultimi anni, acquistano una rilevanza crescente il timore della guerra e quello degli attacchi di terrorismo. Gli attacchi terroristici, che nel 2001 erano indicati dall' 80,1% degli italiani come uno degli eventi piu' temuti, sono citati nel 2003 da una quota ancora superiore (82,5%), mentre la guerra, temuta nel 2001 dal 76,8% degli intervistati, viene indicata nell' ultima indagine dall' 84,7%.
Gli italiani, evidenzia il rapporto, sentendosi piu' sicuri, sembrano aver anche recuperato il piacere di uscire e riacquistato l' abitudine a frequentare i luoghi pubblici e gli spazi aperti. La maggiore propensione ad uscire di casa, in particolare di sera, quando dovrebbe essere maggiore la paura di subire un reato, secondo il Censis, emerge da alcuni segnali, in primo luogo dalla tendenza a partecipare a manifestazioni di piazza: tra il maggio 2003 ed il maggio 2004 sono stati oltre 6 milioni (il 12,8% della popolazione) gli italiani scesi in piazza nel corso di 72 manifestazioni.

 

 

POLITICA ECONOMICA POCO BRILLANTE, FOCUS SU PMI

 

ROMA 3 DIC - Se l'Italia vuole agganciare ''la pallida ripresa che si profila nel breve periodo'' deve assolutamente invertire rotta e modificare una politica economica finora ''poco brillante''. E non v'e' dubbio che la via maestra da seguire e' scommettere sempre piu' sulla piccola e media impresa; quella che, nonostante tutto, continua a far registrare performance, queste si' ''brillanti'', a fonte della grave crisi che attanaglia molte grandi aziende. A tali conclusioni giunge il Censis che, nel Rapporto 2004 sulla situazione sociale del Paese, non nasconde la preoccupazione per l'eccessiva ''polverizzazione'' del nostro sistema produttivo cui corrisponde una ''impressionante destrutturazione'' del tessuto socio-economico. Il Censis sottolinea poi il crescente allarme per il gap di ricerca e innovazione che divide le nostre imprese dal resto d'Europa, a tutto discapito della competitivita' del sistema Italia. - PMI, UNA GRANDE RISORSA : Nel rapporto si sottolinea come ''gli interventi e gli indirizzi di politica economica varati nel corso del 2004 abbiano generato risultati poco brillanti, in uno scenario in cui produzione e consumi non riprendono slancio, cosi' come in vasta parte del contesto europeo''. Dunque, per il Censis ''se il 2004 e' stato contrassegnato da situazioni di grave crisi di alcune grandi e medie aziende a forte impronta familistica (a cominciare da Parmalat), la grande maggioranza delle oltre 3.000 medie imprese di cui oggi il Paese dispone registra performance brillanti, e su di esse - si insiste nel rapporto - vale la pena di scommettere, cosi' come sulle molte piccole imprese che innervano il territorio e che in modo poco esplicito, ma ugualmente efficace, innovano processi e prodotti cogliendo la sfida complessa della globalizzazione''. I numeri, del resto, parlano chiaro: nonostante la spinta contenuta alla sperimentazione e all'innovazione tecnologica nel nostro Paese, piu' del 25% delle microimprese manifatturiere investe in innovazione, cosi' come il 60% delle microstrutture operanti nei settori di alta tecnologia. - IMPRESE TROPPO PICCOLE : In cima alle preoccupazioni del Censis c'e' ''la progressiva polverizzazione del sistema produttivo del Paese. Il panorama imprenditoriale italiano - si legge nel rapporto - ''resta caratterizzato dalla larghissima prevalenza di aziende che non raggiungono i dieci addetti'', circa il 95% del totale delle imprese. Negli ultimi dieci anni, infatti, la crescita delle unita' produttive ha avuto come principali protagoniste le imprese individuali, col risultato che la dimensione media delle aziende italiane si e' ulteriormente abbassata: dai 4,4 addetti del '91 ai 3,8 del 2001; calo, peraltro, registratosi in tutti i comparti produttivi. A cio' si aggiunge ''la moltiplicazione esponenziale delle figure lavorative''. ''Tutti sintomi palesi - sottolinea il Censis - di un tessuto socio-economico che da'' segni di un'evidente destrutturazione''; un fenomeno ''che ormai ha assunto proporzioni impressionanti''. - LA VIA DELL'INNOVAZIONE : I dati sono sotto gli occhi di tutti e sono ''allarmanti''. La spesa in ricerca e sviluppo effettuata dalle imprese italiane - ricorda il Censis - ammonta allo 0,5% del Pil, contro l'1,3% della media Ue-15. Inoltre, il personale addetto ad attivita' di ricerca nei diversi settori produttivi pubblici e privati costituisce lo 0,9% del totale della forza lavoro a fronte dell'1,4% dell'Ue-15 e delle elevati percentuali dei Paesi scandinavi ad alta vocazione tecnologica. Ma anche in questo caso emerge il ruolo positivo svolto dalle imprese piu' piccole: infatti, se il 73% degli investimenti in ricerca nel 2003 e' stato realizzato dalle imprese con piu' di 500 addetti, a spendere di piu' in termini percentuali sono le imprese di minori dimensioni, con un incremento tra il '98 e il 2003 del 126,5% nelle aziende fino a 49 addetti (passate dai 170 milioni di euro investiti nel '98 ai 390 milioni del 2003).

 

 

CONSUMI, DOMANDA ACQUATTATA,MENO SIGARETTE PIU' ALCOL

 

ROMA 3 DIC - Italiani in attesa di tempi migliori. La loro voglia di consumare resta immutata, ma la carenza di risorse la restringe, pronta a balzare di nuovo appena le circostanze lo consentiranno. Nel frattempo la domanda ''appare acquattata piu' che depressa'' e seleziona i beni da acquistare. Il ceto medio continua una sua spasmodica e ormai ''ansiosa'' ricerca dell'acquisto della casa nonostante i prezzi delle abitazioni restino sempre molto alti. Ancora molta diffidenza circonda invece i servizi avanzati su cui si registra ancora molta diffidenza, anche presso le imprese, che si sono fermate ad una informatizzazione di base, ad un elementare utilizzo delle nuove tecnologie. L'analisi e' del Censis e sottolinea come gli italiani abbiano ridotto (tendenzialmente o nella sostanza) i consumi per l'abbigliamento (-1,8%), le scarpe (-2,9%), gli alimentari (scesi da un +0,8 a un +0,5 per cento). In calo anche il ricorso a servizi ospedalieri (-1,7%) e ad andare al ristorante (-0,1%); scendono infine i soggiorni in albergo (-1,7%) e le spese per assicurazioni (-1,7%). Ma sono i consumi di tabacco a segnare l'arretramento piu' forte con il calo del 6,1%. A compensare i ribassi di questo tipo di consumi ci sono i beni per i quali si e' speso come nel passato o in alcuni casi di piu': in testa le bevande non alcoliche (+2,1%) e quelle alcoliche (+3,5%), anche se a registrare i balzi in su piu' significativi sono state le tariffe dell'elettricita' e del gas (+6,1%) seguite da quelle per la fornitura di acqua (+2,9%) e sopravanzate dai costi per gli elettrodomestici e le loro riparazioni (+9,6%). Anche per l'istruzione si e' speso maggiormente: il 3,1%. Strettamente legata alla crisi, almeno momentanea, dei consumi e a quella ormai duratura dei mercati finanziari e' la preferenza per la liquidita' (cash e depositi a breve in special modo) mostrata dalle famiglie che cosi' si indirizzano ancora e comunque sul mattone. Tendenza solo in parte compensata da un aumento della previdenza complementare fai-da-te e da un ritorno ai fondi di investimento dopo due anni di ''forti delusioni'' come le definisce il Censis. Aumentano le compravendite di case per vacanza e di immobili diversi dalle abitazioni (box, terreni). Contro l'incertezza della borsa aumenta anche il ricorso all'acquisto di oggetti preziosi e altri beni rifugio: ne sono prova anche un consistente apprezzamento dei metalli pregiati e il ricorso a valute pregiate e hedge fund, caratterizzati da elevati livelli di rischio, ma estremamente remunerativi. Tra quanti comprano casa si registra una tendenza verso il basso dell'eta' dei proprietari: ben il 38,4% ha meno di 34 anni e solo il 27,4% ha piu' di 45 anni. La fascia piu' giovane e' maggiormente rappresentata nei comuni tra i 10 e i 30 mila abitanti (42,5% degli acquirenti). L'appeal dell'accesso alla proprieta' e' piu' che mai forte soprattutto per le coppie giovani - rileva il Censis - che rappresentano il 22% di quanti acquistano spinti dal desiderio di possedere la prima abitazione. Nonostante il massiccio investimento nelle case il problema abitativo viene ancora considerato elevato da circa la meta' degli italiani, complice anche il costante e continuo calo degli appartamenti in affitto. La questione riguarda essenzialmente le grandi citta' e provoca forti ripercussioni sull'economia perche' frena la mobilita', soprattutto giovanile, e ritarda l'uscita dei ragazzi dal nucleo familiare. L'assenza di un'offerta mobiliare economicamente sostenibile alimenta inoltre il progressivo esodo dei giovani verso l'hinterland delle grandi citta' - sottolinea lo studio - che segna un impoverimento demografico delle grandi metropoli e delle medie citta' e un aumento dello stressante pendolarismo. Se e' difficile pensare ad una maggiore incisivita' del settore pubblico nelle politiche abitative, suggerisce il Censis, si pone comunque e ugualmente la questione di una maggiore incisivita' dell'azione pubblica in un paese connotato da una generale debolezza delle politiche abitative per le fasce medio-basse. ''Si segnala - si legge infine nel rapporto - la necessita' di una rinnovata attenzione al tema degli affitti, questione che interessa una fascia vastissima di cittadini, per lo piu' giovani, che non hanno risorse sufficienti per accedere all'acquisto''.

 

 

NAPOLI CAPITALE OMICIDI E RAPINE, ROMA DEI FURTI

 

ROMA 3 DIC - Napoli in testa per omicidi e rapine nel 2003. Roma prima per furti d' auto, furti in appartamento e per totale di reati commessi. E' quanto emerge dal 38/o Rapporto sulla situazione sociale del Paese realizzato dal Censis. Nel 2003 in provincia di Napoli ci sono stati 83 omicidi (l' 11,6% del totale di quelli commessi in Italia, pari a 714), seguono Milano (50), Roma (36), Foggia (32), Caserta (30), Reggio Calabria (27), Bari (25), Torino e Catania (22), Bologna (18). Sempre nella provincia napoletana i furti sono stati 11.554 (il 27,7% di quelli commessi in Italia, pari a 41.747); seguono - a grande distanza - Roma (3.904), Milano (3.825), Torino (3.346) e Caserta (1.652). Per i furti d' auto, Roma e' in testa con 37.131 (il 16,8% del totale), seguita da Napoli (31.094) e Milano (28.283). La Capitale primeggia anche nel numero dei reati complessivi commessi, con 236.206, il 9,6% del totale. Seguono Milano (221.338), Torino (148.888) e Napoli (141.793). In base ai reati denunciati, il rapporto ha suddiviso le province italiane in 5 gruppi: LE METROPOLI DEL DISAGIO - Il primo gruppo e' composto da 12 province dove vive il 31,4% della popolazione italiana. In queste aree si registrano mediamente 580,9 rati per 10.000 abitanti (la media italiana e' di 424,4), con un aumento del 3,5% negli ultimi 5 anni. LA CRIMINALITA' IN PROGRESS - Si compone di 9 province medio-piccole, che comprendono il 5,5% della popolazione italiana. Il gruppo e' caratterizzato da un' incidenza degli episodi criminali inferiore alla media nazionale, ma da un' elevata dinamicita': un aumento del 35,4% tra il 1999 ed il 2003 della criminalita' predatoria ed un aumento del 50,2% del totale dei reati denunciati). LA CRIMINALITA' A TUTTO CAMPO - Comprende 26 province che rappresentano il 21,7% della popolazione italiana. Hanno un' incidenza dei reati leggermente al di sotto della media nazionale, ma hanno fatto registrare negli ultimi 5 anni un aumento della criminalita' del 14,6%. LA RIPRESA DELLA SICUREZZA - Ne fanno parte 26 province che rappresentano il 23,2 della popolazione italiana e sono per lo piu' situate al Nord. In questo gruppo risulta in calo sia la criminalita' in genere (-6,6%) che quella predatoria (-25,1%). LE CAPITALI DELLA SICUREZZA, REALE O APPARENTE - Sono 30 province, dove vive il 18,2% della popolazione italiane, situate quasi tutte al Sud. Ci sono livelli piu' bassi della criminalita' e registrano una dinamica in netta diminuzione.

 

 

TV, UN PUBBLICO MATURO E NON PASSIVO

 

ROMA 3 DIC - Una platea televisiva molto meno passiva di quel che si dice, che spegne se il programma non gli piace e con una fetta (il 30% tra i giovani) che sceglie persino il tg da seguire dopo aver visto piu' di una scaletta. L'Italia del 2004 disegnata dal 38/o rapporto Censis, smentisce piu' d'un luogo comune sulla comunicazione, in particolare su quella che viaggia sul piccolo schermo. Non e' una sorpresa, invece, che il web e i telefonini di nuova generazione siano il regno dei giovanissimi e che a frenarne la diffusione sia soprattutto un problema di costi. ''La vecchia televisione, analogica, povera e in bianco e nero si era attribuita l'obiettivo di unificare gli italiani e la loro lingua. La nuova... condensa tutte le sue potenzialita' in un'indistinta distribuzione di denaro (lotterie e quiz) e in una sorta di laboratori sulla fuga in vitro dalla realta' chiamati con giusto paradosso 'reality''', osserva il rapporto Censis e ci informa che si va affermando ''un lucido atteggiamento da parte degli utenti che comporta modalita' d'uso piu' mature e individualizzate''. Cosi', spegne la tv se non trova nulla che gli piace il 42,2% (oltre il 50% tra il pubblico piu' istruito e gli under 30); solo il 5,1% non guarda mai i tg ed il 26,5% ne vede piu' d'uno, addirittura tra i giovani il 30,6% seguono la scaletta per decidere se vale la pena di vedere un tg piuttosto che un altro; la maggior parte degli spettatori (61%) segue un programma d'approfondimento solo quando tratta un tema che lo interessa e solo il 14,1% non perde mai una puntata del suo salotto preferito (sia Vespa o Costanzo o il Ballaro' di Floris). Vista questa capacita' di scegliere, non e' piu' sorprendente che la platea non sia fatta essenzialmente di casalinghe e pensionati: gli spettatori meno assidui, rivela il Censis, sono i giovani tra i 18 e i 29 anni e tra coloro che vedono la tv almeno tre volte a settimana ci sono il 93,4% di diplomati e il 91% di laureati. ''Internet deve trasformarsi per crescere'', afferma il rapporto Censis e spiega che tre italiani su quattro ancora non si connettono mai e il 74% di costoro perche' non sa usare un pc. Un altro ostacolo alla diffusione e' dato dal fatto che il 72,6% dei navigatori si connette sulle linee telefoniche normali e il 70% da casa (pagando quindi salate bollette). Ma sul web, come sui telefonini, e' determinante la fascia d'eta': cosi' a scaricare la posta sono il 60,6% del totale con poche differenze tra giovanissimi e adulti, uomini e donne, piu' o meno istruiti, ma a chattare sono il 46,5% dei giovanissimi e il 16,2 % degli adulti, a scaricare musica il 44,2% dei giovanissimi e il 12% degli adulti, a leggere i quotidiani on line il 10,1 della media totale e lo 0% dei giovanissimi. Per i telefonini, gli sms sono utilizzati dal 95,1% dei giovanissimi e dall'83,6% degli adulti, gli mms dal 10% dei giovanissimi e il 6% degli adulti, la musica dal 6,3% dei giovanissimi e dal 2,4% degli adulti. Perche' il 61% dei possessori di telefonino non utilizza le molte funzioni che questo offre? Perche' ne teme i costi.

 

 

REGIONALISMO IN CRISI E VOGLIA DI PROVINCIA

 

ROMA 3 DIC - Dal centro alla periferia: una sorta di spinta inerziale che ha portato, negli ultimi anni, ad un governo locale sganciato da un ordinamento gerarchico ritenuto ormai invecchiato, ad un ''policentrismo istituzionale'', ad un nuovo regionalismo italiano. Nello stessa spinta, il Censis - nel suo 38mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese - sente levarsi i primi segni di logoramento ma anche una diffusa domanda di provincia. Passando attraverso temi come la collaborazione tra pubblico e privato nei grandi progetti urbani o il ruolo del turismo nel governo dell'economia locale.  REGIONALISMO? ARRIVANO I PRIMI ACCIACCHI : Sono 9 e sono i fenomeni che hanno caratterizzato in senso negativo gli ultimi anni del nuovo regionalismo italiano. Primo tra tutti, la ''deriva nominalista'', approdo dei riflettori accesi sulle istituzioni regionali: ecco cosi' che i governatori diventano presidenti e le costituzioni regionali fanno Statuti. Seguono la contrapposizione tra Consigli e Giunte, il sindacalismo istituzionale, la ''vertenzialita''' Stato-Regioni. E, poi, tutta una serie di incertezze e mancanze: dalla farraginosita' del processo di revisione statutaria alle incertezze sui meccanismi di finanziamento; dalla parziale attuazione di un'ulteriore devoluzione verso le autonomie locali alla mancanza di una saldatura tra sfera politica e amministrativa; fino all'assenza di una corretta procedura di misurazione delle politiche regionali, in termini di efficienza ed efficacia.  VOGLIA DI PROVINCIA : La domanda di provincia c'e', e si vede: solo lo scorso maggio sono nate 3 nuove amministrazioni, quella di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani. Gli enti locali non vengono piu' percepiti come macchine burocratiche inutili bensi' sono considerati organismi territoriali intermedi, ponte di raccordo tra i Comuni e le Regioni. PROBLEMI? LE RISPOSTE SI CHIAMANO PROJECT FINANCING E STU : Problemi su finanziamento, creazione e gestione di nuove infrastrutture? La soluzione e' il ricorso al project financing e a strumenti come la Societa' di trasformazione urbana (Stu) nel settore della riqualificazione delle citta'. Nel terzo trimestre del 2004 gli avvisi di gara pubblicati sono aumentati del 16,3%, con 278 gare indette sul territorio nazionale per un volume d'affari di quasi 3 miliardi di euro. Le Stu, invece, rappresentano un esempio della collaborazione tra i settori pubblico e privato per progetti finalizzati alla riqualificazione delle citta'. IL TURISMO NEL GOVERNO DELL'ECONOMIA LOCALE : Il sistema turistico Italia puo' contare tanto su una straordinaria concentrazione di risorse artistiche, storiche e paesaggistiche, quanto sull'organizzazione della consistente offerta ricettiva e sull'imprenditorialita' dell'accoglienza. E a sostegno della letteratura sul turismo, il Censis apre il portafoglio dei numeri sulle risorse del territorio. Quello che ne risulta e' una mappa dettagliata della ricettivita': 33.411 alberghi, 2.374 tra campeggi e villaggi turistici, 11.525 aziende agrituristiche, 4.920 bed and breakfast, 2.820 tra ostelli, case per ferie e rifugi montani. Nel tessuto naturalistico di questa particolare geografia si ritrovano, cosi', 22 parchi nazionali, 5.017 chilometri di costa balneabile, 86.751 chilometri di superficie forestale e 29.118 di aree protette. Non solo: perche' in Italia le chiese e le cappelle (85 mila) sono il doppio delle dimore storiche, tra ville e palazzi (40 mila) che a loro volta sono il doppio di rocche e castelli (20 mila). Seguono 4.203 tra musei e istituti e 2.100 tra siti e monumenti archeologici; in coda i conventi, 'appena' 1.500.

 

 

FAMIGLIE SPENDONO 700 EURO/ANNO PER SICUREZZA PRIVATA

 

ROMA 3 DIC - Cresce il mercato della sicurezza privata in Italia. Nel 2003 ogni famiglia ha speso in media 700 euro per dispositivi di tutela (serrature, allarmi, antifurti, porte blindate, ecc.), con un incremento del 7% rispetto all' anno precedente. E' quanto emerge dal 38mo rapporto sulla situazione sociale del Paese realizzato dal Censis. Da alcuni anni, rileva il rapporto, si e' sviluppata l' esigenza di affiancare al sistema di sicurezza garantito dallo Stato, strumenti di prevenzione e di difesa personale ritagliati su misura delle proprie esigenze. Il dispositivo piu' richiesto e' la porta blindata (ce l' ha il 40,8% delle famiglie). Seguono il sistema di bloccaggio alle finestre (adottato dal 26,4%) e le inferriate alle porte o alle finestre (21,4%). Quanto ai sistemi elettronici anti-intrusione, dal 1993 al 2003 si e' registrato un incremento del 108%, passando da 454 a 946 milioni di euro. Nel 2004 le aziende fornitrici di sistemi di sicurezza anti-intrusione, controllo degli accessi ed allarmi sono 599; quelle che forniscono serrature, casseforti e dispositivi di sicurezza sono 631, quelle che forniscono servizi di sicurezza e vigilanza sono 850. Per l' assicurazione contro i furti nelle abitazioni le famiglie spendono in media 596 euro l' anno.

 

 

INFLAZIONE PREOCCUPA PIU' DELLE PENSIONI - Non sono le pensioni il problema più importante per il Paese, semmai è l'inflazione, seguita dalla disoccupazione e dallo stato dell'economia. E' quanto emerge dall'indagine Censis 2004 su "Pensioni, il quieto approccio attuale e i rischi futuri". Solo l'11% degli italiani considera le pensioni il problema più importante per il paese, contro il 45% che parla dell'inflazione, il 34% della disoccupazione e il 29% della situazione economica. Relativamente al problema pensioni il 76% degli italiani è molto o abbastanza d'accordo con l'idea che l'ammontare della pensione erogata debba essere strettamente legata all'ammontare dei contributi versati. E' una percentuale, quella italiana, al primo posto in Europa, seguita da Danimarca (73%), Germania (70%) e Regno Unito (68%). Inoltre il 93% degli italiani ritengono che occorra attivare un meccanismo di integrazione del reddito per disoccupati e per settori di bassi redditi nel caso in cui non siano in grado di pagare i contributi e, anche in questo caso, il dato espresso dai cittadini italiani è il più alto in Europa.

 

 

90% ITALIANI CHIEDE A ISTITUZIONI TUTELA ANZIANI - Se si allunga l'età media della vita per la popolazione italiana diventano sempre più importanti e decisive le politiche di welfare legate alla tutela degli anziani ed al loro bisogno di assistenza. Spetta al ministero della salute e agli enti locali, secondo il 90% degli italiani, il compito di predisporre e governare gli strumenti adatti ad affrontare quella che si configura come l'emergenza del prossimo futuro, ossia la tutela degli anziani. E' quanto emerge dall'indagine Censis 2004 sulla vita degli anziani relativa a "La sfida ineludibile della long term care". Secondo l'indagine nel momento in cui si presenta per l'anziano la necessità di un aiuto, questo viene fornito dai familiari (40,8% da figli, 29,4% dal coniuge e 7,6% da parenti), amici (5,5%), mentre cresce il ricorso alle badanti (18,6%) e diminuisce la richiesta agli operatori dei servizi pubblici (5,5%).

 

 

 STUDENTI, SEMPRE PIU' LICEALI, SEMPRE PIU' IMMIGRATI - Le scelte scolastiche degli studenti italiani si "licealizzano" mentre sempre più ragazzi figli di immigrati siedono fra i banchi delle nostre scuole. E' il particolare più interessante della fotografia scattata dal Censis nel 38mo rapporto sulla situazione sociale del paese, per quanto riguarda il mondo dell'educazione. Almeno da cinque anni a questa parte, ma la riforma della scuola sembra avere incentivato questa propensione, i nostri giovani si iscrivono sempre di più alle diverse tipologie di licei, a scapito dell'istruzione tecnica. Dal 19% di iscritti ai licei dell'anno scolastico 1994-95 si è passati al 20,2% dell'anno 1999-2000, una quota riconfermata successivamente e superata nel 2003-2004 con il 20,7% di iscritti. Gli istituti tecnici sono interessati da un costante e progressivo decremento: da metà degli anni '90 al 2003 hanno perso 7 punti percentuali passando dal 44,4% di iscritti al 36,7%. L'istruzione tecnica ha riportato una contrazione sensibile delle iscrizioni al primo anno (-3,8%) successivamente all'entrata in vigore della riforma Moratti. Sempre più ragazzi con cittadinanza non italiana frequentano il nostro sistema scolastico e la progressione dell'incremento è velocissima: superata la quota dei 200 mila nell'anno 2002-2003 ci si avvicina ormai ai 300 mila ragazzi non italiani nelle nostre aule, provenienti da 191 paesi di origine: una quota che rappresenta il 3% del totale degli studenti. Le previsioni da qui a quindici anni prospettano una presenza oscillante di ragazzi stranieri fra il mezzo milione e le 700 mila unità. La quasi totalità (90,8%) frequenta le scuole del nord (67,3%) e del centro (23,5%). Prima regione ad ospitarli la Lombardia, seguita da Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.

 

 88,5% ITALIANI SODDISFATTI DEGLI OSPEDALI - Gli italiani sono soddisfatti degli ospedali, per come sono gestiti e per i servizi che offrono: l'88,5% delle persone che hanno avuto infatti un rapporto con l'ospedale esprime un giudizio positivo su di esso. E' quanto emerge dall'indagine Censis relativa all'impatto della qualità localistica della vita sulla sanità. Il 56,4% dei cittadini è contrario alla chiusura dei piccoli ospedali per trasformarli in ambulatori o in strutture per lungodegenti proprio perché considera centrale e cruciale la presenza e il ruolo dell'ospedale. Il 41,6% valuta quindi positivamente le cure ospedaliere come le migliori per la maggior parte dei mali, il 29,7% le considera appropriate per interventi chirurgici, malattie gravi o accertamenti molto complessi ed il 28,7% ritiene che potrebbero essere sostituite nella maggior parte dei casi da altre forme di assistenza domiciliare diurna. Insomma la centralità dell'ospedale si riconferma - sancisce l'indagine Censis - anche dalla graduatoria dei servizi che andrebbero potenziati a cominciare dagli ospedali per anziani (33,2%), seguiti da quelli per i bambini (27,3%) e dallo screening per la prevenzione delle malattie (27%).

(Aggiornato il 03 Dicembre 2004 ore 10:00)

 

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Ultimo aggiornamento: 04-12-04.

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