CALA IL SIPARIO SULLA STRAGE
A Milano il 12 dicembre 1969, ore 16:30, 17 morti e 84 feriti
ROMA 04 MAG - La Cassazione
conferma le assoluzioni decise in appello nel 2004 per i tre neofascisti -
Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni - condannati in primo
grado all' ergastolo per la strage di Piazza Fontana e fa calare il
sipario, creando un ombra oscura, su una delle pagine più nere della
storia dell'Italia Repubblicana. Dopo 11 processi, si chiude
definitivamente senza risposte la vicenda giudiziaria per individuare i
responsabili dello scoppio della bomba che a Milano il 12 dicembre 1969 a
Milano provocò 17 morti e 85 feriti. I giudici della seconda sezione
della Cassazione sono rimasti in camera di consiglio otto ore per decidere
di respingere il ricorso presentato dalla procura generale di Milano e
dalle parti civili contro le assoluzioni, e condannare le parti civili -
tra le quali i familiari delle vittime, la Provincia di Milano e Lodi e il
Comune di Milano - al pagamento delle spese processuali.
Il verdetto a molti lascia l' amaro in bocca e riapre antiche ferite.
L' unico ad esultare
per la sentenza e' Carlo Maria Maggi. ''Nonostante le accuse infamanti,
che per anni mi hanno perseguitato, ho sempre avuto dalla mia parte i miei
pazienti, con i quali stasera vado a brindare - ha detto il medico
veneziano di 77 anni -. E' incredibile come dei giudici, che sono persone
perbene, per tanti anni abbiano creduto alle menzogne grossolane di un
poveraccio come Carlo Digilio". Maggi, infine, si "equipara" alle
vittime della strage e dice di non ''sentirsi per niente risarcito da
questa tardiva assoluzione definitiva".
Di "familiari nauseati" parla Federico Sinicato, l'avvocato che ha
rappresentato in tutti i gradi di giudizio i parenti delle vittime.
''Avevamo presentato - spiega - altri riscontri e altri documenti alle
prove, contro gli stragisti la Cassazione non le ha volute leggere. E' un
altro pezzo di storia coperto dal mistero".
"Ora non c'è più niente da fare: il discorso su piazza Fontana è
definitivamente chiuso. Rimane l'amarezza per una strage,
ufficialmente, senza colpevoli", aggiunge il professor Franco Coppi,
difensore di alcuni familiari delle vittime. ''Questo verdetto me lo
aspettavo, lo temevo anche se naturalmente - commenta - un pò delusione
c'è lo stesso anche perchè la lunghezza della camera di consiglio faceva
ben sperare".
Dice di non potersi sentire contento della decisione e di aspettare le
motivazioni (per le quali bisognerà attendere almeno 30 giorni) per
valutarla l'avvocato dello Stato Massimo Gannuzzi, che ha rappresentato in
Cassazione la presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero
dell'Interno.
"E' la decisione di una Corte di legittimità che ha agito secondo
diritto: ed è l'ultima parola su Piazza Fontana, a meno che non
emergano altre prove, cosa che mi pare difficile", commenta, invece, il
sostituto procuratore generale della Cassazione, Enrico Delehaye, subito
dopo la lettura del verdetto.
Per il sostituto procuratore generale di Milano, Laura Bertolè Viale,
che in corte d'assise d'appello aveva chiesto l' ergastolo per i tre
imputati, e aveva fatto ricorso in Cassazione contro le assoluzioni, gli
elementi per ritenere responsabili gli imputati erano più che sufficienti
''ma evidentemente e' destino che quell'episodio, che segnò la storia del
nostro Paese, non trovi un chiarimento definitivo".
Non si è fatto attendere anche il commento degli anarchici che parlano
di "cronaca di una ingiustizia annunciata". "La decisione su piazza
Fontana e' il rovesciamento tra vittime e carnefici, di carnefici assolti
e le vittime che restano vittime senza il riconoscimento dell' ingiustizia
subita", dice Mauro Decortes, portavoce del Circolo Anarchico Ponte della
Ghisolfa Milano. Decortes, che e' stato amico di Pietro Valpreda, aggiunge
che domani alle 11, con gli esponenti dell' Osservatorio Democratico, gli
anarchici del Circolo terranno una conferenza stampa sulla questione
davanti alla lapide che ricorda Giuseppe Pinelli in piazza Fontana. ''Come
anarchici - ha aggiunto - non possiamo che ribadire che la strage di
Piazza Fontana resta una strage di stato. Così come ribadiamo l'innocenza
di Valpreda e il fatto che Pinelli fu assassinato. La sentenza della
Cassazione è un esempio emblematico per ricordare che ci sono state e che
ci sono ingiustizie".
Il Gip di Milano, Guido Salvini, che da giudice istruttore seguì le
più importanti inchieste sull'eversione di estrema destra,
resta dell' idea che nonostante la conferma delle assoluzioni per i tre
imputati, gli attentati del 12 dicembre del 1969 furono opera dei gruppi
di Ordine Nuovo. "La verità giudiziaria non si esaurisce sempre nella
condanna dei singoli responsabili - commenta Salvini -. Mi sembra che la
sentenza di Appello che ha assolto i singoli imputati abbia affermato
chiaramente che gli attentati del 12 dicembre, come quelli
precedenti, furono opera dei gruppi di Ordine Nuovo e questo rimane
così un punto fermo. Nel caso di piazza Fontana resta in più anche la
provata responsabilità di Carlo Digilio, che era di Ordine Nuovo e non
certo anarchico, la cui dichiarazione di colpevolezza contenuta nella
sentenza di primo grado seguita da dichiarazione di prescrizione per la
sua collaborazione, non e' stata toccata dalle sentenze successive".
(Aggiornato
il 04 Maggio 2005 ore 10:00)
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