Gabriele D'Annunzio

Il dannunzianesimo – intendendo con questo termine una vasta gamma di atteggiamenti mentali e pratici: dal vagheggiamento di una vita vissuta con pienezza e con scarse remore etiche al culto della bellezza e alla contaminazione tra vita e arte, dall’esaltazione del mito dell’avventura al superomismo – è stato un dato fondamentale della società e dello spirito pubblico italiano.
D’Annunzio esercitava questa sua suggestiva influenza sia con la sua vita (brillante mondanità, avventure amorose con donne fatali, duelli e scandali), sia con la sua produzione letteraria, soprattutto romanzesca, nella quale trasferiva in una prosa di estrema ricercatezza gran parte delle sue esperienze biografiche e creava personaggi, nei quali la sensibilità e i gusti del decadentismo trovavano incarnazione ed esemplificazione.
Attorno agli anni Novanta lesse le opere di Nietzsche, e innestò sul ceppo della cultura e della sensibilità decadente l’ideologia del superuomo (che assimilò in forma superficiale), un ideale umano proteso all’affermazione del sé, al di là di ogni ordine morale e sociale.
Questo mito umano che D’Annunzio elabora sia nei romanzi sia nelle opere teatrali si accompagna con l’elaborazione di un altro mito umano, ma al femminile, cioè con una galleria di donne fatali, donne vampiro, che nella sua produzione si pongono come forza antagonista, come ostacolo al maschio teso alla propria autoaffermazione.
Si tratta di una sorta di superomismo al femminile, di una tipologia di donna che nelle sue varie incarnazioni deriva la sua fatalità dall’oscura e invincibile forza dell’eros, dall’ossessione carnale mediante la quale avvince e limita l’antagonista.
Ma D’Annunzio non fu solo romanziere e autore di testi teatrali: fu soprattutto (a parere di molti) un poeta. Mentre alcuni grandi poeti hanno pochi temi di fondo, costantemente approfonditi in tutta la loro produzione, D’Annunzio ha una pressoché inesauribile varietà e disponibilità tematica: può cantare l’ardore sensuale e la bramosia di godimento di tutti gli aspetti della natura; indulgere a toni di malinconico distacco e a desideri di rigenerazione; può farsi celebratore di avventure eroiche; oppure assumere il ruolo di vate dei destini della nazione. Ma sempre, pur nella molteplicità dei temi, è alla costante ricerca di una forma raffinata e insolita, di un amore sensuale della parola, e dei suoni nei quali si articola.
Qualcuno ha visto in questa facilità inventiva il limite specifico dell’arte dannunziana, che non consisterebbe in altro che nella ricerca di raffinate e squisite sensazioni, indipendentemente dal tema trattato; altri, in tempi più recenti, hanno cercato di cogliere un filone “autentico” in questa variegata produzione, e lo hanno individuato nel così detto D’Annunzio notturno: nelle pagine di interiore ripiegamento, di malinconico distacco dai miti superomistici, di constatazione della sconfitta che si ritrovano soprattutto nel Notturno, ma che non sono assenti in altre sue opere dei primi anni del Novecento.

 

Cronologia Essenziale

 

1863

Nasce a Pescara, il 12 marzo.

1874

Viene iscritto al collegio Cicognini di Prato, dove resta sino al completamento degli studi liceali (1881).

1879

Pubblica una raccolta in versi, Primo vere, che esce in seconda edizione l’anno seguente; sul Fanfulla della domenica Giuseppe Chiarini scrive che l’Italia ha un suo nuovo poeta.

1881-1891

Periodo Romano:

1882-1883

Pubblica le raccolte poetiche Canto Novo e Intermezzo. Lo scandalo della sua relazione con la duchessina Maria Hardouin di Gallese si conclude (1883) col matrimonio.

1889

Il Piacere.

1891-1894

Periodo Napoletano: la relazione con Barbara Leoni, iniziata all’incirca nel 1886 sta già per finire agli inizi degli anni 90: non se ne avvantaggia comunque la vita coniugale (da cui sono nati tre figli). Si trasferisce a Napoli: collabora al Corriere di Napoli, diretto da E. Scarfoglio e M. Serao; inizia una relazione con Maria Anguissola, principessa Gravina.

1892

Pubblica il romanzo L’Innocente e la raccolta di liriche Elegie Romane.

1893

Pubblica la raccolta di liriche Poema Paradisiaco.

1894

Pubblica il romanzo Trionfo della morte.

1895

Compie un viaggio in Grecia sullo yacht di Scarfoglio.

1897

La relazione con la principessa Gravina, dalla quale ha avuto due figli è vicina alla conclusione. Inizia la frequentazione con Eleonora Duse, la divina. Partecipa alle elezioni, e viene eletto deputato, con un programma “al di là della destra e della sinistra”, di chiara impostazione nazionalistica.

1898-1910

Periodo de “La Capponcina”: vive a Settignano (vicino a Firenze), nella villa “La Capponcina”, che ha lussuosamente arredato; la Duse, con cui ormai intrattiene un rapporto amoroso risiede lì vicino, nella villa “La Porziuncola”.

1899

L’opera teatrale La Gioconda ottiene notevole successo, interprete la Duse.

1900

Il romanzo Il Fuoco fa scandalo per le spregiudicate rivelazioni sugli amori con la Duse.

1903

Pubblica i primi tre libri delle Laudi (Maia, Elettra, Alcione).

1904

Successo dell’opera teatrale La figlia di Jorio. Continua a produrre per il teatro (La fiaccola sotto il moggio, La Nave), ma coltiva anche più relazioni amorose (con Alessandra di Rudinì, poi con la contessa Giuseppina Mancini), si circonda di lussi di ogni genere e si dà a spese smodate. Ad un certo punto, non potendo più tenere a bada i creditori, è costretto ad abbandonare la Capponcina, i cui arredi vengono sequestrati, e l’Italia (ma egli parlerà di volontario esilio).

1910-1915

Periodo francese: vive a Parigi e ad Arachon (in riva all’Atlantico). Scrive in francese Le martyre de Saint Sébastien, musicato da Debussy, e La Pisanelle; compone le Canzoni per le gesta d’oltremare ad esaltazione dell’impresa libica, pubblicate sul "Corriere della Sera". 

1915

Ritorna in Italia: dopo che la monarchia si accolla i suoi debiti torna in Patria e partecipa attivamente alla propaganda interventista, col discorso a Quarto, e con allocuzioni al popolo romano che sono vere e proprie istigazioni alla violenza contro Giolitti e i neutralisti. Partecipa alla guerra. Durante un atterraggio di fortuna rimane ferito ad un occhio: con gli occhi bendati e servendosi si strisce di carta che contengono una sola riga inizia (1916) a scrivere il Notturno, che sarà edito nella stesura definitiva nel 1921. Nel febbraio 1918 compie la così detta Beffa di Buccari, nell’agosto dello stesso anno sorvola Vienna lanciando manifestini.

1919

Nel settembre, a capo di volontari e di forze regolari, occupa militarmente Fiume, in opposizione al governo italiano: la abbandonerà di fronte all’intervento dell’esercito, solo nel dicembre 1920 (il famoso Natale di sangue).

1921-1938

Periodo del Vittoriale: si trasferisce a villa Cargnacco, sul lago di Garda, che trasforma in “un luogo di misteri e prodigi”: il Vittoriale degli Italiani. Relegato dal fascismo, e da Mussolini che ne teme il fascino e l’irruenza, in un forzato “splendido isolamento”, accetta comunque le gratificazioni offertegli dal Regime (la nomina a presidente dell’Accademia d’Italia nel 1937) e ne celebra le avventure (1936: Teneo te Africa, per la conquista dell’Abissinia).

1938

Muore di emorragia cerebrale il 1° marzo, seduto al suo scrittoio.

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