1911-1912:

L'Italia alla conquista della Libia.

 

 

    Oltre che dai nazionalisti, Giolitti č sollecitato ad un'azione coloniale anche dai gruppi di funzionari legati alla Santa Sede ed al Banco di Roma; essi premono per un intervento militare in Libia che protegga ed ampli gli investimenti che il Vaticano vi ha giā intrapreso.Anche la borghesia industriale del Nord, interessata ad ottenere commesse di armi ed attrezzature militari guarda con favore il progetto. La Libia, che fa parte di un impero ottomano oramai in crisi e impossibilitato a difenderla, sembra una facile conquista, utile anche come sbocco per l'emigrazione.

    La regione libica č l'ultima zona nord-africana, fra la Tunisia francese e l'Egitto inglese, non ancora controllata da altre potenze. La politica estera di Giolitti ha giā preparato un terreno favorevole all'eventuale conquista. Il governo italiano, pur non disdicendo la Triplice Alleanza con Germania e Austria, č ora in rapporti amichevoli con l'Inghilterra e si č riavvicinata alla Francia, riannodando le relazioni commerciali. Senza eccessivo entusiasmo Giolitti dā il via alla conquista (1911). Le uniche critiche parlamentari gli sono venute dal PSI e da esponenti radicali, come Gaetano Salvemini: questi osserverā amaramente che l'Italia si appresta a calpestare diritti di popolazioni libere, per conquistare oltretutto nient'altro che "uno scatolone di sabbia".

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