1912: Congresso di Reggio Emilia

 

    Le elezioni del 1913 riconfermano il governo di Giolitti, ma in una situazione politica confusa. I nazionalisti sono delusi per una guerra inconcludente: essa ha portato alla conquista di una terra povera (solo in anni recenti verranno scoperti ricchi giacimenti petroliferi) e desertica, con scarse possibilità d'insediamento e sfruttamento coloniale. I socialisti sono divisi al loro interno dal ricorrente contrasto tra l'ala riformista di Turati e l'ala massimalista guidata da Benito Mussolini. Nel Congresso di Reggio Emilia Turati e i riformisti sono messi in minoranza e i massimalisti assumono la direzione del partito. Mussolini diviene direttore dell'Avanti  e imprime al quotidiano uno spiccato indirizzo anti-giollittiano.

    Valutando ingovernabile la situazione parlamentare, Giolitti preferisce dimettersi temporaneamente ed è sostituito dal conservatore Antonio Salandra. Poco dopo, in quell'incerto clima politico, il ferimento di alcuni scioperanti da parte della polizia scatena in Romagna e nelle Marche un violento sciopero generale (giugno 1914): lo guidano il socialista Mussolini , il repubblicano Pietro Nenni e l'anarchico Enrico Malatesta. 

    L'eco di questa settimana rossa non si è ancora spento quando l'attentato di Sarajevo getta l'Europa nella Prima Guerra Mondiale.  

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