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CUCINA MEDITERRANEA

Una variante di queste consumazioni consisteva popolarmente nel mischiare tale puree con il latte e per gli invalidi o i bambini di aggiungere del miele, nutriente aggiuntivo particolarmente utile per entrambe le fasce di età. In quei lontani giorni, il cosiddetto pane era sconosciuto; giacché il ritrovato tecnologico per ottenere una fine macinatura non era stato ancora trovato, ma allorché tale processo di tritatura migliorò, il grano ottenuto del " PULMENTIUM ", venne trasformato in farina genuina e quindi conservata in appositi contenitori, prima di essere adoperata per la manifattura dei primi pani. Per quanto concerne l'avanzo del pane, esso veniva impiegato, dopo opportuno rimpasteggio, per l'ottenimento del lievito. Questa farina raffinata era inoltre dalle ricche Matrone come civettuola cosmesi per incipriarsi il naso. Oltre alla polenta ed al pane quale risorsa principale di mantenimento, i Romani consumavano grosse quantità di formaggio pecorino prodotto per così dire in casa ( o fattoria ) di alto tenore nutritivo, e altro prodotto in casa, l'applicazione della viticoltura appresa a sua volta dagli Etruschi, fruttifera esperienza che ben presto seppero apprezzare e ben applicare quale prodotto giornaliero di alto consumo. Ma poiché il vino si rivelò presto un prodotto costoso, e alla sola portata delle classi più agiate, alle classi povere venne riservata una bevanda ottenuta dal residuo macinato dell'uva e dei raspi di essa, ai quali veniva aggiunta dell'acqua. Come già detto, gli Antichi Romani allevavano pecore, sia per ottenere la lana, destinata a multiuso, sia per arrostire le carni, e come i Greci prima di loro, spiedi di bronzo e ferro per arrostire, e recipienti dei medesimi minerali per la bollitura delle carni di montone, consentendo loro di anticipare di quasi mille anni i Francesi in questa primitiva tecnologia culinaria, i quali Francesi, fino al XII sec. continuarono invece a cucinare le loro carni d'allevamento o di cacciagione, unicamente tramite gli spiedi, edendo in tal modo il succo della carne nel fuoco. Allorché i metodi dei Romani evolsero in tecnica ed esperienza culinaria anche la maniera di trattare e combinare la verdura, subì un processo di miglioria ed accudimento. Nel senso che essa in molte specie venne opportunamente coltivata per poi essere preparata e servita a tavola sia come contorno, sia come piatto principale. Sino al III sec. A.C. la conquista Romana si era espansa per tutta la Penisola Italiana, eccettuato l'estremo Nord. Assieme al percorso di questo assoggettamento dei territori conquistati si verificò anche la conseguente specializzazione della cucina locale e dei metodi di coltivazione dei prodotti vegetali, quali il cavolo; l'insegnamento tratto dalle aree di conquista Medio Orientale porta invece alla conoscenza di spinaci, fave e, in campo fruttifero, delle mele. Dai siti dell'Armenia, le albicocche e le pesche, dalla Persia, dalla vicina Africa i datteri, mentre a parte i fichi che erano prodotto nostrano, importarono i meloni dalla Persia.


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Michael Alexander Barnes