Giovanni Giolitti

(Mondovì, Cuneo 1842 - Cavour, Torino 1928), uomo politico italiano. Eletto deputato nel 1882, fu ministro del Tesoro nel governo Crispi (1889-90). Nel maggio del 1892 formò il suo primo governo e in qualità di presidente del consiglio riconobbe agli operai il diritto di sciopero. Fu costretto a dimettersi perché coinvolto nello scandalo della Banca Romana. Ministro dell'Interno nel gabinetto Zanardelli (1901-1903), Giolitti guidò tre ministeri tra il novembre 1903 e il marzo 1914, salvo brevi interruzioni.Questo periodo fu caratterizzato dalla statalizzazione delle ferrovie e delle assicurazioni sulla vita e dall'introduzione del suffragio universale maschile.

Nel 1911-12 coinvolse l'Italia in una guerra contro la Turchia, che portò all'annessione della Libia, di Rodi e del Dodecaneso. Allo scoppio della prima guerra mondiale, Giolitti cercò di mantenere l'Italia in una posizione di neutralità, ma fu sconfitto dal prevalere della posizione interventista. Nuovamente presidente del consiglio negli anni tumultuosi del dopoguerra (giugno 1920 - giugno 1921), tenne un atteggiamento cauto nei confronti del fascismo che di fatto segnò il suo ritiro dalla politica.

Di lui sono state date due opposte valutazioni: da una parte lo si giudica un illuminato e lungimirante statista, capace di coinvolgere l'opposizione socialista in un progetto di ammodernamento dell'Italia; dall'altra sono stati condannati i suoi metodi di governo, in particolare la spregiudicata manipolazione del voto popolare del Sud (lo storico e meridionalista Gaetano Salvemini lo definì "ministro della malavita").