IL MAL’IDER CAV 01/02

Il Mal’ider 01 ha avuta una gestazione lunga e laboriosa. I problemi principali da affrontare nella sua costruzione sono stati la mancanza di informazioni sui modelli già esistenti (Internet non era ancora così diffusa) e il limite di dover necessariamente sfruttare componenti a basso costo. Il progetto iniziale prevedeva una struttura in legno, ma quando è stata installata per la prima volta l’attrezzatura, l’albero massiccio, pesante e strallato del Vaurien, è parso subito evidente che occorreva un telaio più solido. Ci si è orientati allora su uno chassis in alluminio con profilati rettangolari cavi provenienti dal cassone di un camion e imbullonati e rivettati tra loro. L’asse posteriore deriva dal ponte di una Fiat Panda opportunamente tagliato; la stessa vettura ha donato anche ruote e gomme. Uno dei prossimi sviluppi del Mal’Ider prevede il passaggio a ruotini di scorta che offrono sia minor peso che minor attrito per il differente profilo dei pneumatici. La forcella anteriore è l’unica componente la cui realizzazione è stata affidata all’esterno. Il cannotto di sterzo è quello di una bicicletta al quale sono stati saldati tubi in ferro che convergevano in una ruota da ciclomotore. L’eccessiva distanza dell’asse di sterzo dal punto di contatto della ruota che conferiva scarsa manovrabilità al mezzo è stata la causa del fallimento del primo collaudo, terminato con un inglorioso schianto contro un muro. La versione attuale prevede una forcella più semplice con una ruota di carriola che ricalca le char a voile di Classe 4. La scelta dell’attrezzatura è caduta su quella del Vaurien solo per una questione di disponibilità e costi, ma non è certo l’ideale per la presenza di sartie e strallo. Oltre al peso maggiore di cavi e controventatura gli inconvenienti maggiori si presentano nelle andature a vela molto aperta, quando il boma e la vela comprimono la sartia sottovento, e nelle manovre rapide con vento forte, quando sorge il pericolo che con il carro su due ruote il profilato al quale sono fissati i cavi, piuttosto sporgente rispetto al triangolo dello chassis, si infili nella sabbia. Inoltre rende indispensabile l’aiuto di una seconda persona per il montaggio. La soluzione migliore sarebbe un’attrezzatura tipo Laser con albero scomponibile, che ha però un costo decisamente più elevato.

Il primo contatto con la sabbia il cav01/02 lo ha avuto il 19 dicembre 1999 sulla spiaggia di Lido dei Pini, scelta tra quelle del litorale a sud di Roma per accessibilità, relativa ampiezza e vicinanza al luogo di costruzione, dal momento che l’albero, lungo circa 6 metri e caricato sul portapacchi di una VW Polo, consiglia di evitare lunghi trasferimenti e possibili multe. L’assenza di vento costringeva a smontare il carro. Un gagliardo vento di tramontana soffiava però due giorni dopo, martedì 21 dicembre. Un vento parallelo alla spiaggia, quindi non ottimale, ma sufficiente per provare nuovamente quelle sensazioni che mi avevano esaltato sulla spiaggia di Saint Brevin. Il carro corre veloce senza evidenziare particolari problemi, soprattutto per quel che riguarda la resistenza della struttura. Lo sterzo dirige efficacemente il mezzo, ma gli spazi ristretti (nella parte più lontana dal bagnasciuga, dove la sabbia è meno battuta, perdendo velocità per manovrare, il carro prosegue diritto nonostante la ruota completamente sterzata) e il vento proveniente da una direzione poco favorevole hanno impedito strambate e virate e quindi di risalire il vento. Aspetto ora un buon traverso.
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