Liceo "Da Ponte"   


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Jacopo da Ponte, detto Il Bassano

 

Bassano, famiglia di pittori italiani attivi dai primi del XVI sec. agli inizi del XVII, così chiamati dal loro luogo d’origine. La famiglia ebbe il suo massimo esponente in Jacopo da Ponte detto il Bassano. (Bassano, 1517 circa - 1592), figlio di Francesco il vecchio, mediocre pittore che operò tra il 1501 e il 1540, fu.allievo a Venezia di Bonifacio de’ Pitati e sensibile in seguito agli influssi del Pordenone, del Tiziano e del Tintoretto, Jacopo rivela già nelle sue prime opere (" Madonna di Soranzo ", "Fuga in Egitto ", 1536 - 37, al Museo di Bassano e "Adorazione dei Magi", 1530 - 40, alla National Gallery of Scotland di Edimburgo) eccezionali doti di colorista e una netta tendenza a trasformare anche la pittura sacra in scena di genere.

Un colore corposo e violento, in cui si alternano toni freddi e caldi, una composizione libera e sciolta, una luce che si frange sulle vesti dei personaggi e si riflette nei fondi, in cui appaiono orizzonti lontanissimi, caratterizzano anche le sue opere mature (la " Decollazione del Battista " a Copenaghen, le " Adorazioni dei Pastori " a Stoccolma e alla Galleria Borghese di Roma, il " Riposo in Egitto " alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano). Nelle opere più tarde (come il " San Teomisto " e la " Crocifissione", 1562, al Museo Civico di Treviso, e San Rocco fra gli appestati ", 1576, Milano, Brera) Jacopo giunse quasi all’astrazione nell’uso di larghe zone o macchie di colori puri (verdi, rossi, gialli) su fondi indeterminati. Dei suoi figli, Francesco (1549 - 92) fu il più vicino al padre, nella collaborazione e nello stile. Di lui ricordiamo La presa di Padova " nel palazzo Ducale di Venezia; Leandro (1553 - 1622), riprese l’ultima maniera del padre orientandosi verso la pittura di genere, la natura morta e il ritratto; Giambattista e Girolamo eseguirono specialmente repliche e copie.

Il grande numero di opere - elencate in un inventano - che si   trovavano alla morte di Jacopo nella bottega e l'immagineche di essa ci restituisce il testamento dell'artista, da poco ritrovato, dicono della sua intensa attività fino all'estremo.

Il 13 febbraio 1592 Jacopo muore nella sua casa presso il Ponte, dopo aver trascorso l'intera vita nella città, tanto amata, i cui splendidi paesaggi aveva immortalato in moltissime opere. Bassano d'altra parte non lo aveva mai disconosciuto e gli aveva concesso privilegi e benemerenze.

Gli affreschi da lui dipinti sui muri della città e le numerose tele per le chiese (in parte finite al Museo civico con la soppressione napoleonica o con altre vicende) contribuirono certamente ad educare nei bassanesi, anche nei più umili, il sentimento del bello.

La sua lunga giornata terrena coincide con quasi tutto il secolo che ha visto crollare le certezze dell'uomo del Rinascimento. Di tutti gli sconvolgimenti e i drammi del Cinquecento troviamo rispondenza nella sua arte, che giunge a posizioni anticlassiche per forma e contenuto, perché essa non è più fondata sul rapporto tra teoria e prassi, ma sull'esperienza totale della vita e della realtà.

All'immenso patrimonio di immagini inventato da Jacopo attingeranno i figli e i tardi epigoni seicenteschi, dando luogo a quel fenomeno chiamato "bassanismo", che si caratterizza per i temi tratti dal mondo popolare veneto e bassanese. E una produzione che con il suo vasto repertorio - di lavori dei campi, elementi, cucine rustiche con rami ed altri arredi, contadini, pastori e tanti animali -costituisce un importante documento di costume e anticipa, in un certo senso, la pittura di genere. Questa "civiltà delle immagini" trova nella città di Bassano una humus particolarmente favorevole