L'ARCO
Presentato nella sezione "Un Certain Regard" al Festival di Cannes 2005

Regia di: Ki-duk KIM
Attori: Han Yeo-reum (la ragazza), Jeon Sung-hwan (il vecchio) e Seo Ji-jeok (il ragazzo)
Titolo originale: Hwal
Titolo internazionale: L’arc / The bow
Origine: Corea del Sud 2005
Distributore: Mikado
Link: www.mikado.it www.cineclickasia.com www.tfmdistribution.com
Durata: 120’
Programmato dal 21 ottobre 2005

Kim Ki-Duk riesce ad essere un autore di successo in occidente per il suo modo di proporre storie, così diverso da quasi tutto il panorama cinematografico occidentale, per diventare quasi un regista col quale confrontarsi inevitabilmente. "L’arco" porta in mare aperto una storia di sentimento e passione tra un vecchio pescatore sessantenne e una giovane. Lei era una bambina di sei anni quando, senza più nessuno ad accudirla, era stata portata sull’imbarcazione. Entrambi adesso vivono sulla barca di lui, ancora più vecchia, se possibile, del vecchio, che vorrebbe sposarla al compimento del diciassettesimo anno. L’arco del titolo è quello che lui usa per tirare frecce per diletto, ma anche per intimorire e cacciare dal suo barcone un gruppo di giovani venuti fin lì per dilettarsi nella pesca con la canna, ed è un arma che ama particolarmente, e lascia parlare proprio quell’arco e le sue frecce al posto delle parole, per tenere alla larga chi non gli aggrada, per ribadire la sua concezione di un piccolo mondo da proteggere da qualsiasi minaccia esterna, per farci della musica suonando la corda dell’arco e un tamburello a far da cassa armonica, per fare predizioni per il futuro insieme alle frecce e all’altalena, in un gioco molto pericoloso ma dai risvolti eccitanti, e per comunicare col mondo esterno. Il vecchio la lava, la protegge, l’accudisce, ma praticamente la segrega, non facendola mai scendere dal barcone e infatti a causa di una certa rapacità di lui, i due vivono praticamente isolati. Naturalmente per quanto questi continui a vigilare sulla ragazza, questa non è molto propensa a farsi tenere con delle briglie troppo strette e non è indifferente alla proposte di alcuni coetanei, per i quali si sente molto più attratta. Oltretutto anche chi passa di lì, principalmente pescatori, ma anche gente comune nei pochi momenti di attracco della barca per rifornimenti, avanza molti dubbi e perplessità sulla liceità di tutta la faccenda, soprattutto per la differenza di età tra i due. Ed è proprio la presenza di un giovane rivale che spinge il vecchio a trasformare i suoi sentimenti, passando dall’amore a fobie, ossessioni, voglia di suicidio, minacce di omicidio o per lo meno di gravi lesioni nei confronti dei tipo e di tutto il resto della giovane marmaglia che gira intorno a quella che ormai considera una proprietà privata. Comunque per quanto faccia e per quanto usi l’arco per dissuadere il giovane pretendente, alla fine scopre che l’arco di fatto non ha alcun potere dissuasivo nei confronti del giovane pretendente.

 

 

Come al solito il cinema di Kim Ki-duk è fatto di pochi elementi. A questo procedere molto tranquillo e minimalista del film, si oppone nel finale l’esplosione di colori dei vestiti da cerimonia dei due, dove finalmente di scopre che potrebbe quasi essere pronti per una cerimonia matrimoniale, se solo lei lo volesse. E’ un film intriso di fantasmi del passato e di richiami sessuali, con tutti quei giovanotti che ronzano intorno a quella ragazza che col suo atteggiamento sembra provocare, e naturalmente con vecchio che continua ad allontanarli per cercare di ribadire la sua esclusiva su quel territorio di caccia. Il ritmo del racconto non possiede tutta l’aurea tipica del miglior Kim Ki-duk, che al contrario qui appare essere piuttosto in tono minore, quasi a voler inseguire un suo pubblico ormai consolidato. Con questo dodicesimo film, Kim Ki-duk ribadisce gli argomenti che predilige e con i ritmi che gli appartengono, mettendo crudelmente a confronto il vivere giovane e quello anziano, buttandola sul disincanto e sull’amarezza, delegando quasi tutto ai silenzi e concedendo pochissimi dialoghi, anche se qualche battuta aggiunta non avrebbe guastato l’economia generale della vicenda. Al solito l’acqua costituisce un basilare elemento narrativo, qui unito ad una diffusa sensualità, soprattutto determinata dalla protagonista femminile, che si era fatta conoscere per il precedente La samaritana, Orso d’Argento quale premio per la Miglior Regia al 54° festival Internazionale del Film di Berlino.

Maurizio Ferrari

 

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