IL REGISTA DI MATRIMONI
Presentato nella sezione "Un Certain Regard" al Festival di Cannes 2006

Regia di: Marco Bellocchio
Attori: Sergio Castellitto (Franco Elica), Donatella Finocchiaro (Bona Gravina), Sami Frey (Il Principe di Gravina di Palagonia), Gianni Cavina (Orazio Smamma), Maurizio Donadoni (Micetti), Bruno Cariello (Enzo Baiocco, il regista di matrimoni), Simona Nobili (Maddalena, la moglie di Baiocco), Claudia Zanella (Fara Domani - Lucia Mondella), Silvia Ajelli (Gioia Rottofreno - Monaca di Monza) e i giovani sposi: Aurora Peres e Giacomo Guarneri
Soggetto e sceneggiatura: Marco Bellocchio
Fotografia: Pasquale Mari
Scenografia: Marco Dentici
Costumi: Sergio Ballo
Montaggio: Francesca Calvelli
Musica: Riccardo Giagni
Produttori: Marco Bellocchio e Sergio Pelone
Titolo internazionale: The Wedding Director
Origine: Italia e Francia 2006
Distributore: 01 distribution
Link: www.celluloid-dreams.com www.raicinema.it www.01distribution.it
Durata: 102’
Produzione: Filmalbatross, Rai Cinema, Dania Film, Surf Film e Filmtel (Francia)
Programmato dal 21 aprile 2006

Si comincia con un matrimonio dove regista Franco Elica sta sposando la figlia. Ha la faccia da scazzato. Infatti è in crisi perché la figlia ha sposato un fervente cattolico. Anche sul lavoro le cose non vanno un granché bene, infatti controvoglia sta cercando di mettere insieme l’ennesimo progetto sui "Promessi sposi", indubbio segno di una sua crisi artistica, malgrado fino a quel momento abbia dato prova di essere un regista di successo. Ha addirittura uno studio con segretarie per filtrare tutte le attrici che devono essere selezionate per Lucia o la Monaca, due dei personaggi del suo prossimo film. Fra tante ragazze tutte uguali compare una novità, una donna bruna saltata fuori dal nulla e che altrettanto improvvisamente scompare. In realtà buona parte della colpa dipende da Micetti, selezionatore del cast che gli aveva raccontato di questa fuggitiva, omettendo particolari raccapriccianti su inventate tendenze sessuali del regista. Messa insieme la crisi creativa con questo fatto di accusa di violenza carnale, che l’ha messo nei guai, e una visitina della Guardia di Finanza negli studi, Elica decide di tagliare un po’ di ponti e di concedersi una pausa in un paesino della Sicilia barocca, profonda e misteriosa. Ogni tanto ha delle visioni cinematografiche, la sua mente vira verso visioni del film in bianco e nero del "Promessi Sposi" di Mario Camerini del 1941, mischiate ad altrettanti alterazioni della realtà, ma questa volta vere. Infatti incontra Baiocco, che si guadagna da vivere in modo modesto girando filmini di matrimoni. E’ solo uno specialista in riprese per matrimoni, però vorrebbe ogni tanto girare qualche scena originale: il lavoro è quello che è, ma bisogna fare quello che il cliente chiede. Dalle pose più classiche Elica si lascia coinvolgere in qualche ilare suggerimento da artista di fama e gli propone qualche nuovo modo di vedere gli sposi davanti alla cinepresa. Niente di ché, ma per Baiocco sembra il massimo. Incontra anche il regista Orazio Smamma che si spaccia per morto per vincere un premio postumo, dopo tante delusioni in vita, convinto che in Italia siano i morti che comandano. Elica stando sul posto viene riconosciuto e finisce per accettare di coordinare le riprese del matrimonio di Bona, una principessa triste figlia di un principe spiantato ma aristocratico discendente di un potere antico, oggi solo in parte decaduto e sicuramente pieno di debiti. La sposa è la stessa che inizialmente era sfuggita ai due tipi che la inseguivano durante il casting. Lei avrebbe voluto cambiar vita, e faceva affidamento su quel film, con quel soggetto che conosceva a memoria. Elica si accende di passione per quella ragazza e vive un amore furtivo con la vergine ardente, cercando di sottrarla ad un matrimonio di interesse con lo sposo, ebete avvocato palermitano, grazie ad una direzione della cerimonia indirizzata proprio a far finire la sposa nelle sue braccia.

 

 

Il matrimonio ricorre più volte nel percorso di questo Castellitto regista, convinto che gli si debba dare un significato più vero di quello che gli appare davanti, da lui visto come tradizione travisata, religiosa e sociale, intima di un cattolicesimo conformista e portatore di restrizione e di privazione. Una luce penetrante accompagna un mondo fuori dalla logica frenetica del giorno d’oggi e il regista va in crisi, con l’artista portatore della crisi della società in cui vive, indeciso tra un film che nasce dal deserto delle idee creative e la voglia di ritrovare una certezza fatta di meraviglie e fantasie. L’attrazione indomabile delle immagini è l’altro elemento portante del film, rielaborate e poi restituite all’osservazione di tutti: Bellocchio prosegue la sua esposizione di storie particolari, con in più, rispetto ai precedenti, una dichiarazione d’amore verso il cinema, con Elica che ogni tanto confonde la realtà col film dei Promessi Sposi. Si ha come l’impressione di respirare l’atmosfera del "Mistero dei Giardini di Compton House", coi fantasmi e la voglia di riprodurre la realtà, senza alterarla con fantasie da artista, che però irrompono continuamente. Il cerimoniale canonico da seguire si mischia con capricci da idiota (ma il regista vede quello che i comuni mortali non vedono), così asserisce il padre della sposa. Il risultato è incostante, grottesco (con un sottotesto satirico) e creativo, molto più appassionante di quasi tutto il cinema in circolazione (trattato con scherno nell’incontro con Smamma), ma che richiede interpretazione e una visione più attiva del solito, capace di sottrarsi alle interruzioni e di reggere alla sfida ed alla provocazione, ideologica e d’autore.

Maurizio Ferrari

Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

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