XXY Regia di: Lucia Puenzo In Argentina c’è Alex, nome che potrebbe significare tanto Alessandro che Alessandra. Dall’aspetto si direbbe un tipo tranquillo ma lunedì verrà buttata fuori da scuola per aver rotto il naso al suo miglior amico. E’ una ragazza tribolata perché soffre del suo stato di doppia sessualità di ermafrodita. La città era troppo stretta per la sua famiglia e così avevano lasciato Buenos Aires per sparire tra le dune e le spiagge uruguayane Vivono in un posto di mare, dove sono quasi tutti pescatori. Quando i genitori di Alex ricevono la visita di una coppia di amici, Alex si interessa molto al figlio Alvaro, e dopo averlo stuzzicato per un po’, se lo porta a letto. Insomma non è un letto, lei non è proprio una donna, quello non la prende ma si fa prendere, in una sessualità che non può essere repressa, acerba e che procede per tentativi ma comunque insopprimibile. |
Tra consigli di operazioni e castrazioni e coltelli che tagliano dita mentre stanno affettando carote, il film rimane sospeso nel limbo delle buone intenzioni che non si esprimono appieno e che non si dichiarano apertamente, prendendo una posizione meno ambigua di quello che appare come risultato finale un ossessivo e morboso interesse della gente. Il film costituisce un valido rappresentante del giovane cinema argentino e segna l’esordio della scrittrice e sceneggiatrice Lucìa Puenzo, figlia del regista Luis, qui a ricoprire il ruolo di produttore. Si affrontano argomenti altrimenti scabrosi, dall’ermafroditismo ai suoi commentini a bassa voce, dai contrasti in seno alla famiglia a quelli dei vicini di casa, ma dalla registra trattati invece con buon gusto, stando alla larga da bigotteria o sufficienza. Maurizio Ferrari Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio. |
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