LA PRIMA COSA BELLA

Regia di: Paolo Virzì
Attori: Valerio Mastandrea (Bruno Michelucci (2009), Micaela Ramazzotti (Anna Nigiotti in Michelucci (1970-1980), Stefania Sandrelli (Anna Nigiotti in Michelucci (2009), Claudia Pandolfi (Valeria Michelucci (2009) e Marco Messeri (Il Nesi)
Soggetto e sceneggiatura: Francesco Bruni, Francesco Piccolo e Paolo Virzì
Fotografia: Nicola Pecorini
Scenografia: Tonino Zera
Costumi: Gabriella Pescucci
Montaggio: Simone Manetti
Musiche: Carlo Virzì
Organizzatore. Ferdinando Bonifazi
Direttore di produzione: Alessandro Mascheroni
Origine: Italia 2010
Distributore: Medusa
Link: www.medusa.it
Durata: 116’
Produzione: Medusa Film, Motorino Amaranto e Indiana Production
Programmato dal 15 gennaio 2010

Una mamma e due figli nel 1971 e oggi, a Livorno. Due spaccati di società del prima e del dopo, del come eravamo (ingenui) e del come siamo (disillusi). Molto agitato e ridondante, mischia vari soggetti, avendo il coraggio di non far aderire i caratteri fisici nel passare del tempo, ma trovando una continuità nel carattere psicologico dei personaggi. Come da titolo, la prima cosa bella (un successo di Nicola di Bari) rimanda ai tempi di quando i due ragazzini vivevano con la madre ipervitale, tutti scappati da un padre violento e insopportabile, in una estate segnata da Miss Spiaggia e da Miss Mamma, che trova eletta la protagonista Anna e che presto deciderà di sparire con figli da un marito geloso. Stupenda l’aderenza e la ricostruzione del tempo, i primi anni ’70, con le canzoni, in un "come eravamo" puntuale. La realtà dell’oggi è invece un guardare in faccia la morte con una mamma malata di cancro allo stadio terminale (ma non ci si crederebbe) e un infelice figlio anaffettivo e incasinato sentimentalmente.

 

 

Il passaggio dal passato al presente non è unico ma tanti sono gli andirivieni. Quello che resta è l’amore fraterno, forte e capace di resistere a tutte le prove della vita, trasformando anche il ricordo più sgradito in una affezione nostalgica di grande bellezza. La percezione del tempo filmico appare dilatata a dismisura, grazie ai continui salti temporali e al gran numero di ambientazioni, imponendo allo spettatore una partecipazione impegnativa. Paolo Virzì pareggia i conti con la sua Livorno tredici anni dopo Ovosodo, romanzandone il vissuto e ripensando sentimentalmente ai ritmi della provincia, dove i lavori e i lavoratori scarseggiano come già in Baci e abbracci e Tutta la vita davanti ma restano gli affetti famigliari, gioie, dolori e uno sguardo dolceamaro da commedia all’italiana (senza la pretesa di riscriverla), mettendo come perno centrale l’amore smisurato di una mamma per le sue creature, da difendere, crescere e proteggere con i pochi mezzi a disposizione, come fascino e bellezza disinibita.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 6 luglio 2010 e successivamente nell’archivio.

 

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