IL PADRE DEI MIEI FIGLI
Presentato nella sezione "Un certain regard" al Festival di Cannes 2009

Regia di: Mia Hansen-Løve
Attori: Chiara Caselli, Louis-Do de Lencquesaing, Alice de Lencquesaing, Alice Gautier, Manelle Driss, Eric Elmosnino, Sandrine Dumas, Dominique Frot, Djamshed Usmonov, Igor Hansen Love, Magne Håvard Brekke, Eric Plouvier, Michael Abiteboul, Philippe Paimblanc, André Marcon, Antoine Mathieu, Elsa Pharaon, Olivia Ross, Jamshed Usmonov, Cori Shim, Yejin Kim
Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve
Titolo originale: Le père de mes enfants
Origine: Francia e Germania 2009
Distributore: Teodora
Link: www.teodorafilm.com www.filmsdulosange.fr www.lesfilmspelleas.com www.teodorafilm.com/film/leperdemesinfants
Durata: 120’
Produzione: Les films Pelléas
Programmato dal 11 giugno 2010

Grégoire è un produttore di successo. I suoi film hanno un forte impatto nella distribuzione francese. Mette anima e corpo nel suo lavoro, anche a scapito della famiglia che ama. La moglie italiana e le tre figlie lo capiscono. Il suo è un lavoro che porta via molto tempo, anche se parte di questo dovrebbe invece essere dedicato a loro. La fama e una famiglia che lo adora, eppure... I numerosi film prodotti hanno richiesto l'impiego di enormi finanze e per assolvere a ciò Grégoire ha investito in anticipo, riempiendosi di debiti, e il ritorno in soldoni tarda ad arrivare. Il fallimento è alle porte e questo lui non lo può sopportare. La sua scelta finale è un gesto estremo.

 

 

Il film racconta della vera tragedia di Humbert Balsan, soprannominato "produttore gentiluomo". Già attore per Robert Bresson, Balsan diventa suo assistente alla regia, per infine compiere l'ulteriore passo che lo vede produttore di Ivory, Chaine, Suleiman, Claire Denis e tanti altri autori, compresa Mia Hansen-Løve nella sua prima regia.

Il mondo che viene descritto è quello del cinema indipendente d'autore francese e non poteva essere altrimenti, visto che la regista Mia Hansen-Løve è stata anche attrice per Olivier Assayas, autore eccellente, e ha seguito il classico percorso scrivendo per i Cahiers du Cinema, perciò questo ambiente lo conosce bene.

Chiara Caselli è anche lei un'interprete di film d'autore, in Italia citiamo Bellocchio, Bechis, Maselli, Del Monte, Nuti, Argento. Ma anche Gus Vant Sant, Antonioni, Wenders. E però il suo lavoro la porta spesso all'estero, in Francia, perché per le attrici (quelle vere, che non sono nei film per grazia velina) italiane è difficile trovare un ruolo nel nostro paese.

Marcello Moriondo

Dalle note di regia:
Louis-Do de Lencquesaing, che interpreta Grégoire Canvel, è un attore eccellente, ma soprattutto possiede, come nessun altro a mio avviso, una presenza aristocratica essenziale al suo ruolo. L'avevo già incontrato in precedenza e sapevo che poteva avere quel fascino magnetico proprio del personaggio, ma intuivo anche che in lui avrei trovato un altro requisito fondamentale: la sofferenza, una sofferenza dissimulata ma profonda. Louis ha compreso subito dove volevo condurlo e durante le prove ha raggiunto le sfumature giuste in un batter d'occhio.

Riguardo il personaggio di Sylvia, ho fatto delle lunghe ricerche, finché mi è apparso il viso di Chiara e mi ha sedotto. Una bellezza singolare, qualcosa di intenso emanava dalla sua persona: ho voluto vederla in alcuni film, quindi sono andata a Roma a più riprese per incontrarla, e le mie impressioni iniziali sono state confermate. Forza, calma, intelligenza. Proprio come volevo che fosse Sylvia. E anche nello sguardo di Chiara c'è una malinconia discreta che sembra rivelarsi proprio quando il resto di lei suggerisce il contrario.

Dopo Tout est pardonné non potevo immaginare di non lavorare nuovamente con dei bambini. Il disordine, l'allegria e la fragilità che i bambini portano su un set sono estremamente preziosi. Sono una soffio meraviglioso di aria fresca in un'atmosfera che spesso può essere irrespirabile. I loro ruoli nel film sono molto vicini a quanto rappresentano realmente per me! Ognuno di loro esprime la sofferenza in modo diverso e tali differenze diventano più chiare sul set. Alla fine del film, Clémence (Alice de Lencquesaing) acquista un ruolo prominente che riflette la sua progressiva emancipazione, nonché l'assunzione di un'eredità spirituale paterna legata anche al rapporto che nasce con Arthur, il giovane regista. In questo senso, Il padre dei miei figli rispecchia il mio primo film.

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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