LO SCAFANDRO E LA FARFALLA

Presentato in concorso e premiato per la miglior regia al Festival di Cannes 2007

Regia di: Julian Schnabel
Attori: Mathieu Amalric (Jean Do/Jean-Dominique Bauby), Emmanuelle Seigner (Céline Desmoulin), Marie-Josée Croze (Henriette Durand), Anne Consigny (Claude), Patrick Chesnais (Dottor Lepage), Niels Arestrup (Roussin), Olatz Lopez Garmendia (Marie Lopez),Jean-Pierre Cassel (padre Lucien), Marina Hands (Josephine) e Max Von Sydow (il papà)
Sceneggiatura: Ronald Harwood
Fotografia: Janusz Kaminski
Montaggio: Juliette Welfling
Titolo originale: Le scaphandre et le papillon
Titolo internazionale: Butterfly
Origine: Francia 2007
Distributore: Bim
Link: www.lescaphandre-lefilm.com www.bimfilm.com www.pathe.com www.pathe-uk.com
Durata: 112’
Produzione: Pathe Renn Production, Crrav e France 3 Cinema
Programmato dal 15 febbraio 2008

Jean-Do si ritrova in ospedale, completamente paralizzato. Era redattore capo della rivista ELLE Francia e adesso non può muovere un muscolo. Riesce giusto a muovere un occhio, e anche quell’altro è messo male. Non riesce a muoversi. Non riesce a muoversi, mannaggia. Unico conforto sono le due fisioterapiste della riabilitazione, giovani e carine. Per il resto può comunicare solo sbattendo la palpebra di un occhio, una volta per il si e due per il no. Pensa molto ma non può più dire tutto quello che gli passa per la mente. E’ disperato perché ha solo 42 anni e adesso comincia a vivere di rimpianti, per tutto quello che non potrà mai più dire e fare e rimediare alle cose lasciate in sospeso per pigrizia. Girato praticamente tutto in soggettiva, da quell’unico occhio che gli rimane per stare in contatto col mondo, trasmette tutta la paura legata all’ictus, l’impotenza del non potersi più muoversi e pensare. Per quanto tutto scassato, ogni tanto se la ride per le assurdità che gli prospettano quelli che gli stanno davanti. Magari in fondo pensa che forse quella è un’occasione unica per evadere dal suo scafandro (cioè la prigione del suo corpo), e diventare una farfalla (come lui chiamava la sua libertà interiore). Circondato da un esercito di storpi, comincia a capire che può risalire la china riabilitativa e non gli spiace neanche troppo l’idea di onorare il suo impegno di scrivere un libro, visto che il contratto era già stato firmato. Se il corpo è impossibilitato, almeno la fantasia può galoppare.

 

 

Grande Amalric e anche tutto il contorno, a cominciare da Max von Sydow nella parte del padre amareggiato per non poter più vedere e abbracciare il figlio. La carrellata dei sentimenti e delle sensazioni c’è tutta, dall’entusiasmo alla disperazione, dalla paura alla rassegnazione, dall’impotenza alla forza di continuare e lottare, dividendosi tra l’amante e la madre dei suoi tre figli. Pur essendo Julian Schnabel americano, la produzione del film è interamente francese. Anche se non si ha voglia di sentire parlare di certi argomenti, qui i sentimenti sono intensi: se ne sta tutto il giorno fermo nel letto, tutto quello che può fare è muovere un occhio, il resto del corpo non risponde. Fino al giorno prima era un giovane pieno di vita, e adesso ciao. Che gli serve l’essere accudito teneramente dalle infermiere, amici, figli, mogli e amanti, se può volar via solo con la fantasia? E’ un tetraplegico, inserito in una storia coinvolgente e commovente, piena di vita, con una sceneggiatura accorta, dove al protagonista viene concesso di "dire" l’ultima parola, in una serena, gioiosa e calibratissima esposizione di emozioni e ragioni. Capace di una fisicità rinnegata, gli basta alzare a metà una palpebra per farci partecipi del suo dolore interiore.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 10 luglio 2008 e successivamente nell'archivio.

 

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