IL MERCANTE DI PIETRE

Regia di: Renzo Martinelli
Attori: Harvey Keitel, Jane March, F. Murray Abraham e Jordi Mollà
Soggetto: dal romanzo di Carlo Calabrò "Ricorda di dimenticarla"
Fotografia: Blasco Giurato
Origine: Italia 2006
Distributore: Medusa
Link: www.medusa.it www.ilmercantedipietre.it
Durata: 107’
Programmato dal 15 settembre 2006

Renzo Martinelli è un regista che ama stupire, prima ancora che polemizzare. Con "Porzus" se la prese con i partigiani, mentre con "Vajont", più che puntare il dito sui responsabili di una strage, ne propose una versione spettacolare e spuntata. Infine, "Piazza delle cinque lune" avrebbe voluto fornire nuove verità sul rapimento di Aldo Moro, ma non riuscì nemmeno a sollevare nuovi dubbi, incartandosi sulle tesi fumose di Sergio Flamigni. I suoi lavori promettono tuoni e fulmini, ma poi si riducono a storie di genere, incapaci di insinuare disturbi di qualunque genere e lasciando in superficie l’analisi dei temi che mette in campo. Non fa eccezione "Il mercante di pietre", atto d’accusa verso la supposta barbarie dell’Islam e grido (strozzato) d’allarme a un Occidente che ne subisce la forza d’urto in omaggio alla multiculturalità. La figura centrale del film dovrebbe essere Ludovico Vicedomini, ex cristiano apostata, anticomunista e convertito all’Islam. Dietro l’attività di commerciante di pietre preziose, l’uomo nasconde l’appartenenza ad Al Qaeda. La sua strategia consiste nell’individuare una potenziale "colomba", ossia una persona da rendere inconsapevole vettore di ordigni da far esplodere nel mondo. L’ultimo bersaglio è la moglie di un professore universitario, reso gravemente handicappato dall’attentato del 1998 all’ambasciata Usa di Nairobi e da allora divenuto ancor più fanatico anti-musulmano. Il loro matrimonio è un po’ appannato e il seducente mercante avrà buon gioco nell’attrarre l’attenzione della donna. Il problema è che se ne innamorerà e questo complicherà le cose nei rapporti fra Vicedomini e i suoi referenti nell’organizzazione terroristica, al punto da rischiare di compromettere l’attentato già programmato sul traghetto che da Calais porta a Dover, attraversando il canale della Manica. Dopo aver introdotto il tema portante con un manicheismo che nemmeno papa Ratzinger e Vittorio Feltri avrebbero saputo usare, Martinelli cade fin troppo rapidamente nei suoi difetti storici, evitando accuratamente di affondare il colpo e ritirandosi nel più comodo dramma sentimentale. L’adulterio si vorrebbe ergere a metafora dell’Occidente che cede alle lusinghe della cultura "aliena", ma tutto resta al livello delle intenzioni e a risaltare sono soprattutto gli amplessi, lo sguardo allucinato del marito tradito e il rovello interiore dell’uomo innamorato che non vuole portare a termine la propria missione, a rischio del sacrificio personale. Ci vorrebbe del coraggio per portare fino in fondo i concetti esposti in questo film, il coraggio che certo non è mancato a Oriana Fallaci, la scrittrice scomparsa proprio in questi stessi giorni. In "Il mercante di pietre", l’invettiva resta un puro enunciato, spesso freddamente snocciolato dal professore in forma di pagina letta a memoria. Paradossalmente, è la figura di Shahid, ricco e acculturato arabo pronto a immolarsi per la causa, a stagliarsi per convinzione. Ed è tutto dire.

PER: Convincersi a vedere The road to Guantanamo.

Roberto Bonino

(Questa pagina è stata realizzata in collaborazione con www.lucidellacitta.net)
Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

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