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Turrita 4

Il nome di castello di Torrita si rileva inoltre in tutti gli atti concernenti il Castrum Marcellini ed il Monastero di S.Maria Montis Dominici, come appresso vedremo, e seguì le sorti, or liete or tristi, della famiglia Orsini, che l'ebbe prima in locazione o in enfiteusi da Bonifacio IX nel 1391, sottraendolo de pleno jure all'abbazia di S.Paolo fuori le mura, alla quale apparteneva, e poi in proprietà a seguito di istromento d'acquisto rogato dal notaio Nardo Vanettini il 4 luglio 1429 ed inserito nella Bolla di conferma di papa Eugenio IV del 6 aprile 1433 (Arch. Vatic. Later.; tom. 311,ff. 50-62). In questa bolla i confini del castello di Torrita, che a quell'epoca aveva perduta la sua fisionomia di fortilizio assumendo quella di Casale, sono segnati da un lato dal territorio di Tivoli, e dall'altro dal tenimento del Castello diruto di Saracinesco (n.d.r. Saracinesco vecchio), da un altro lato ancora dal tenimento del Monastero di S.Maria in Monte dominici e da ultimo dal Castello o casale di Marcellina: " .... quod casale Turrite cum suo tenimentum positum est inter hos fines, quibus ab uno latere tenet et est tenimento civitatis Tiburis, ab alio tenimentum dicti castri diruti Saracineschi, ab alio latere tenimentum monasterili predicti Sancte Marie Montis Dominici, ab alio tenimentum casalis Marcellini...".

Il castello fu distrutto nel XV secolo quando bollivano le ire tra i Colonna, i Savelli e gli Orsini ed una grande battaglia si svolse tra loro nella valle di Casal Battista come appresso vedremo.

Mezzo chilometro circa a sud dalla Stazione ferroviaria di Palombara-Marcellina, quasi in faccia al castello, si nota che la via antica si divideva in due rami, di cui uno - come abbiamo detto innanzi - si dirigeva verso il colle di Torrita e l'altro conduceva direttamente a Marcellina per proseguire verso Palombara.

Il diverticulum che menava al centro primitivo di Torrita, era sostenuto da muri poligonali, come si può osservare lungo le falde del colle stesso. Sotto questa strada si scorgono i resti di una costruzione antica, forse una piccola villa a due piattaforme basse in opera ciclopica. Addossati a quella superiore vi sono degli speroni - uno dei quali tuttora conservato sino all'altezza di quasi quattro metri - d'opera a sacco rivestita d'opera reticolata rozza a ricorsi di mattoni, che il Gell ritenne appartenere ad una tomba.

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