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Turrita 3 

seguito del 16/11/04

Non ci è noto quale famiglia l'abbia fatta costruire: forse quella dei Teobaldi, che aveva dei possessi nei pressi di Marcellina. Questa nostra supposizione potrebbe essere avvalorata dal fatto che nel Regesto della Chiesa di Tivoli (Bruzza, XVII, p. 76) in un documento dell'anno 1153-54, in cui si fa cenno ai beni del monastero S.Maria in Monte Dominici, si legge: "... totam possessionem positam monasterium sicut pertinet per viam calcariae, et usque ad trivium Iahannis Teobaldi". Ora questo trivio trovavasi nei pressi di Scalzacane ed era formato dalla strada che , per Vitriano (NDR Mitrianu), andava a ricongiungersi alla Tiburtina-Cornicolana, e da quella che biforcandosi saliva, una al castello di Torrita e l'altra per Cigliano e Sconciasanti, si dirigeva a Marcellina ed oltre. Il Trivio quindi, nel documento summenzionato, potrebbe aver preso il nome del proprietario del Castello innanzi detto.

La nobile famiglia dei Teobaldi era imparentata con i Marcellini, signori in quel tempo di Marcellina, ed ebbe tanta influenza sulle vicende storiche della città di Tivoli e un suo membro vi ricoprì la carica di Rettore, (Pacifici, Tivoli nel Medioevo, p 359).

Le prime notizie del castello di Torrita le abbiamo da un documento del 1030 (Bruzza, reg. Ch. Tiv., XII, p. 62-69) dal quale si rileva che AZONE, abate del monastero di S.Vincenzo sotto Montecelio, domanda ed ottiene la terza parte dei proventi spettanti al vescovo di Tivoli, che, per ragione dei funerali, si ricavavano nel territorio di Montecelio ed in altre pieve confinanti, tra cui: la plebania di formello, quella di S.Paolo, detta Lomerrago, l'altra di S.Giovanni dentro il castello di Torrita, l'altra ancora di S.Croce nella villa Augurini, la Chiesa di S.Angelo nella sommità del monte Guassero e la chiesa di S.Benedetto. "... et de venerabile ecclesia sancte dei genitricis semperque virginis Marie domine nostre qui dicitur de lomerrago, seu de plebe de sancto iohannes qui est posito intro castello qui dicitur de turita, et ecclesia, qui intro villa augurinj seu ecclesia sancti angeli qui ponitur in cacumine montium de guasseri, sive ecclesia sancti benedicti ..."

Questa concessione doveva aver durata di 29 anni, a cominciare dal primo di agosto e l'abate si obbligava a corrispondere dieci libbre d'argento annue a titolo di enfiteutico.

Nel documento figurano sottoscritti Ioannis episcopus domini gratia tiburtine ecclesie (Giovanni III che fu vescovo di Tivoli dal 1030 al 1059), - Natalis archipresbiter e cinque testimoni : Sangiorecto humilius filio quondam martinus, Bernardo humilis fili quondam iohannis grasso, Petrus filio Sengiotto, Crescentius humilis qui vocatur de britto, Guido humili qui vocatur fancello. Troviamo successivamente nominato il Castello in parola in Bolla del 1153-54 di papa Anastasio IV a Pietro Abate del Monastero S.Maria in Monte Dominici, della quale parleremo più dettagliatamente a suo tempo, con cui prende sotto la protezione di S.Pietro il monastero predetto, i suoi beni e le chiese che enumera tra le quali la " ecclesiam sancte Romule de Turrita" con " totam hereditatem quam habetis in Turrita".

Santa Romula è una delle tre vergini romane (Erundina, Romula e Redenta) morte ai tempi di S.Gregorio Magno, le cui reliquie furono contenute nella Basilica di S.Paolo sita nel centro della rocca di Tivoli.

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