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Oggi vi parlerò della raccolta differenziata.
Come ben sappiamo la raccolta differenziata dei rifiuti dell'umanità
trova radici profonde nel più antico pensiero filosofico dell'uomo.
Dopo che Socrate ha spiegato che vi è un'idea del bene, ma non di cose
come il fango e l'immondizia, Parmenide lo consiglia di non disprezzare
le cose più umili, perché solo da esse l'uomo trarrà maggior beneficio e
risolverà il problema delle discariche a vantaggio di un assesto geologico
vitale. Non solo. Parmenide esorta lo sfruttamento dei rifiuti organici
nell'agricoltura, costruendo lui stesso enormi vasche atte a raccogliere
il cosiddetto 'umido'.
Questa è la visione mistica del rifiuto, del bene sconosciuto alla bellezza
esteriore, del bene che si manifesta sotto le puzzolenti spoglie della
putredine e della, diciamolo pure, merda, per dare maggior rigogliosità alla
vita.
Il nostro riottoso avvicinamento a tutto ciò che è rifiuto, ci allontana
definitivamente da quella che Parmenide considerava la visione ascetica di una
realtà superiore:
la mondezza è distruttibile, mutabile, divisibile; è senza inizio e senza fine,
quindi dobbiamo porre rimedio a tutto ciò che il nostro corpo e la nostra
società secerne in modo, spesso, così sconclusionato.
Io credo che dobbiamo avere fede in queste forme di saggezza improvvisa che
colsero, fin dai tempi più remoti, i più alti pensatori dell'umanità.
Io credo, che chiunque sia capace di abbandonarsi a quest'intima passione
per la raccolta differenziata, deve sperimentare l'efficacia del compost,
deve tastare con mano l'humus che si forma nella decomposizione organica,
deve poter con gioia rigirare tra le dita deliziosi lombrichi, gradevoli
animaletti ermafroditi dai cinque cuori e dai sette fegati.
Ho conosciuto persone grette e stupide convertirsi alla filosofia mistica di
Parmenide dopo aver annusato estasiati i miasmi di una cloaca o dopo aver
infilato la mano in un secchio pieno zeppo di lombrichi sfamati da quattro
chili di fondi di caffè d'alta montagna.
E' solo attraverso la conoscenza diretta che l'uomo si libererà
dalle catene dell'ignoto, dal buco nell'Ozono e da Bush; occorreva
che queste calamità si manifestassero per poter urlare la nostra fede
nell'uomo e nel suo intrinseco desiderio di purezza.
Esiste ciò che conosciamo, diceva Hegel; ma signori miei, il buco
nell'Ozono e nel culo di Bush esistevano ancor prima che questi due
signori ce lo facessero vedere.
E allora è la fede nell'intuito che dobbiamo contrapporre alla conoscenza
analitica deduttiva; se noi avessimo avuto questa fede, avremmo continuato a
spalmarci grasso di maiale sui capelli ed evitato che Bush Senior scopasse con
Barbara; avremmo ottenuto tre risultati al prezzo di due: un buco in meno sopra
la testa, un coglione pericoloso in meno tra le palle e un vecchietto senza
fastidiosi tic da scopate traumatizzanti.
Signori miei, concludo questo mio primo intervento filosofico, invitandovi a
riflettere sulla realtà che ci circonda.
E' una realtà spesso viscida e maleodorante, ma è ciò che espelliamo; è
la nostra realtà.
Sta a noi dividerla, compostarla, amalgamarla, e come pensava Parmenide,
distruggerla sarebbe come chiudersi le palle nel cassettone della biancheria
estiva.
Alla prossima, con riguardoso saluto
Il vostro Prof. Bertrando Del Ruscello Del Poggetto.
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