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Può darsi che tu non ce le abbia, e allora il citato piacere diventa vano, come si può dire: una falsa opinione, perciò stesso fonte di gravissime perturbazioni dell'anima.

Ma è molto più probabile che, pur avendole, spendere 430 mila per una bottiglia di vino ti crei qualche problema interno (non parliamo poi del cazziatone che ti farà tua moglie o delle maldicenze di qualche "amico" moralista), tutto sta a vedere quanto grossi saranno questi problemi.

Se sei un avaro anche la spesa di 4.300 per una bottiglia di vino ("è di tre quarti, capisci!") ti sembrerà inconcepibile, figuriamoci poi il barolo! Quel piacere per te sarà completamente vano, come del resto tutti gli altri che hanno un qualsiasi costo.

Se sei ancora incerto nell'arte della meditazione, può darsi che la spesa ti procuri non pochi rimorsi ed una certa agitazione che poi finisce per impedirti di cogliere il piacere.

Se invece sei maturo al punto giusto, saprai che il piacere naturale e necessario viene da sè, ti sceglie, tu devi soltanto predisporre le cose in modo che esso arrivi ed essere preparato ad accoglierlo con la giusta tensione, ma senza alcuna intenzione.

Noi sappiamo che ad un certo punto si crea l'occasione, il momento arriva, il mondo ci appare lontano e noi siamo completamente distaccati, non c'è alcuna intenzione nei nostri gesti, ma per incanto appare la bottiglia, emerge dalle tenebre di una cantina oscura in cui era stata amorevolmente tenuta, curata, vezzeggiata; eccola lì!

Chi la offre non ricorda più quanto l'ha pagata, il denaro è fuori di questa stanza!

Viene degustata, il piacere arriva: esso è buono, infinitamente buono; è naturale, perché elimina il dolore fisico e le perturbazioni dell'anima; è necessario, almeno una volta ogni tanto, perché rinsalda il tuo legame con la vita e la rende ancora più bella.

Sulla seconda questione io, uomo del vecchio PCI, ora DS, non mi sento sufficientemente accreditato e capisco di poter urtare la sensibilità "dell'umile scivano di Melindus", ma una cosa mi sento di dire:

Il comunismo che abbiamo conosciuto è stato soprattutto ingenuo e inconcludente, quello irrealizzato, quando verrà, non lo riconosceremo.

Bisogna ritornare ai "Manoscritti giovanili" di Marx per cogliere il senso di quello che voglio dire.

Le questioni di fondo sono l'alienazione, la reificazione dell'uomo, il togliere, cioè, all'uomo ciò che di più bello ha, la sua vita ed il suo tempo, per piegarli ad una logica di mercificazione e di accumulazione del capitale.

Il Comunismo avrebbe dovuto liberare i rapporti umani e creare delle sovrastrutture nuove, capaci di rendere possibile lo sviluppo di tutte le dimensioni dell'essere e di tutte le libertà.

Questo è il messaggio ancora moderno ed attuale del Marxismo, ma esso giace dimenticato sotto le rovine del muro di Berlino e le vergogne dei Gulag.

Il fatto è che, da Lenin in poi (unica eccezione Antonio Gramsci), il comunismo ha finito per attaccarsi alle miserie del mondo, nel peggiore dei casi per conquistare il potere e piegarlo a logiche spietate, nel migliore per tentare di scimmiottare il capitalismo, nella sua indiscussa capacità di produzione di beni e servizi (accumulazione socialista in regime di dittatura del proletariato), e competere con lui su questo terreno estremamente sfavorevole.

Il comunismo, invece, avrebbe dovuto essere più furbo, lasciare ai capitalisti, sporchi, piccoli e borghesi (come direbbe …qualcuno), il compito di produrre la ricchezza, fare sindacalismo, si, per difendere gli operai e per spingere i padroni ad essere più efficienti e competitivi, ma lasciare a loro tutte le incombenze dello sviluppo produttivo.

Noi avremmo dovuto, poi, attaccarci alla ricchezza del mondo per trasformarla, nel senso di una più alta qualità, e per piegarla all'obiettivo dello sviluppo integrale dell'uomo e delle sue libertà.

I comunisti della quarta generazione queste cose le capiranno, saranno più intelligenti di noi e dei capitalisti della quarta generazione (che già si preannnciano come autentici coglioni), essi avranno un obiettivo qualitativamente più alto, egemonizzeranno i nodi intelligenti della rete e ci faranno vincere, peccato che noi non li riconosceremo!

Una cosa è certa: in questo contesto a rischiare non saranno Biondi Santi e &, ma quelli che producono vini di bassa qualità, perciò tranquilli: le buone cantine saranno sempre più floride e lussureggianti e i "vedovi neri", sempre più numerosi, saranno sempre li a far loro le fusa.

L'equilibrio sia con voi.

                                                                                         L'anziano

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