Cocktail anno 8 numero 1

Cine News

CRUEL INTENTIONS

Non è stata una cattiva idea quella di prendere il romanzo di Pierre Choderlos De Lados, Le relazioni pericolose, di trasferirlo dalla fine del Settecento ai giorni nostri e di ambientarlo a Manhattan fra ricchi, svogliati e perversi teen-ager dell'alta società che, senza adulti in vista, tramano nefandezze nella loro palazzina "new-gotica" sulla 5th Avenue. Parliamo dell'affascinante Sebastian Valmont e della sua tenebrosa sorellastra Kathryn Mertenil che, abbandonata dal fidanzato Court Reynolds per l'ingenua Cecile Caldwell, per vendetta spinge il fratellastro a corteggiare Cecile fino a conquistarla. Se lui riuscirà nel suo intento, lei gli si concederà per una notte; altrimenti lui le regalerà la sua costosissima Jaguar. Non completamente soddisfatto dalla scommessa, Sebastian decide di alzare la posta in gioco e di sedurre anche la casta Annette Hargrave, interpretata dalla zuccherosa Reese Witherspoon. Man mano che il racconto procede, però, il gioco diventa sempre meno divertente e sempre più drammatico e pericoloso. Infatti l'insensibile Sebastian finirà per innamorarsi di Annette e compromettere così tutta la sua vita per lei. Non vi diciamo altro, soltanto: "Portatevi i fazzoletti!".

Dalla semplice visione del trailer, Cruel Intentions potrebbe sembrare un film alquanto squallido e torbido. Ma non è così. Gli elementi che più possono trarre in inganno sono l'ormai famoso bacio tutto al femminile e alcune battute non proprio raffinate che non possiamo assolutamente trascrivere. Per il resto un ottimo ritmo, una colonna sonora onnipresente e veramente degna di nota (canzoni dei Verve e degli Skunk Anansie) e un cast giovane, fresco e all'altezza di ogni aspettativa. Primo fra tutti emerge Ryan Philippe (ve lo ricorderete in So cos'hai fatto): bello, dannato, intrigante, elegante e perverso, il classico diavolo con la parvenza di un angelo. Le sue labbra e il suo sedere sono già leggenda. Per la cronaca: dimenticatevelo! È già sposato con Reese Witherspoon, sua partner nel film, ed è persino un papà felice da due mesi.

Forse a causa del comportamento troppo sdolcinato, la figura di Annette risulta alquanto scialba e fa del suo personaggio un ruolo dimenticabile. Chi invece non passa sicuramente inosservata è l'altezzosa Kathryn, interpretata da una Sarah Michelle Gellar in gran forma e insolitamente bruna. Un consiglio: rimani così che stai meglio. Molto azzeccato il guardaroba dei due protagonisti, che passano da raffinate divise collegiali a sofisticati abiti d'alta moda. Per lui giacche a tre bottoni, pantaloni dal taglio classico, splendidi cappotti, scarpe lucide e polo modello Armani; per lei profonde scollature, intriganti trasparenze, corpetti settecenteschi (finezza cinematografica) e una gamma illimitata di accessori fra cui almeno dieci paia di scarpe e borse abbinate (per non parlare degli occhiali da sole e dei cappelli). Nel guardaroba femminile non vanno poi dimenticati i tailleur modello Yves Saint Laurent e gli indimenticabili tubini Givenchy stile Audrey Heapburn. L'oggetto da rubare? Gli occhialini dalla sottilissima montatura, che sapevano molto di professore di matematica, ma che erano usati da lui per far intendere ben altro. Per farvi capire ciò che pensiamo di questo film, vi diremo solamente che il sogno della nostra vita è proprio questo: vivere in quel luogo, in quella società, in quel modo, con quei vestiti, e soprattutto… con lui.

Giulia & Fausta

 

IL XIII GUERRIERO

Superati i pesanti tendaggi bordeaux che vi separano dalla sala cinematografica, vi abbandonate su una poltroncina della fila centrale, distendete le gambe e tutti i muscoli del corpo, tirate un profondo respiro e via…

Vi ritrovate improvvisamente catapultati in un veliero vichingo, avvolto dalle feroci onde del mare in burrasca, e sentite, come sottofondo, la voce del protagonista che narra il principio della sua disavventura. E chi poteva essere il protagonista, bellissimo saraceno, se non uno splendido Antonio Banderas, perfettamente calato nel personaggio di Eban (nome datogli dai compagni di viaggio, incapaci, come me, di pronunciare il suo nome arabo)?

Abile poeta e compositore, Eban abitava a corte in un regno lontano. Commise però l'errore di amare la donna di un altro e per questo venne nominato ambasciatore e allontanato dalla sua vita e dal suo amore.

In terra lontana, la sua strada si incrocia con quella di un gruppo di normanni, popolo rozzo e selvaggio. Giunge un messaggero in cerca di soccorso per il suo regno: il male è tornato a mietere stragi fra gli uomini. Vengono designati dodici uomini normanni, ma "il tredicesimo guerriero non deve essere un settentrionale", deve essere uno straniero: Eban.

Il regno che implora soccorso è insidiato da un antico pericolo: una popolazione di uomini (o meglio, mezzi uomini e mezzi bestie) che dilaniano chiunque si trovi sul loro percorso quando cala la bruma, lasciando come segno una statuetta votiva decapitata della loro dea madre. Loro trofei sono le teste di coloro che uccidono.

In seguito i tredici guerrieri scoprono che non si tratta di creature immonde o di esseri soprannaturali, ma di uomini che abitano una caverna che sprofonda nelle viscere della terra. Uccisa la loro "madre" durante un agguato, dimezzato il gruppo normanno, Eban e i pochi superstiti si trovano a dover combattere ancora un'ultima battaglia, quella finale, nella speranza di morire con onore. Ormai gli uomini sono uniti in un'unica realtà, quella della battaglia. Nonostante i loro mondi siano così differenti, sono riusciti a creare uno stretto legame di forte amicizia e fratellanza, tanto che Eban viene chiamato dagli altri "fratellino".

Cosa aggiungere? È un film avvincente, carico di suspance, con un Bnaderas più "agguerrito" che mai in un ruolo che gli calza perfettamente, quello del cavaliere dal cuore nobile. Indimenticabile la preghiera dell'ardito poeta prima dell'ultima battaglia: "Per tutto quello che avremmo dovuto pensare, e non abbiamo pensato. Per tutto quello che avremmo dovuto dire, e non abbiamo detto. Per tutto quello che avremmo dovuto fare, e non abbiamo fatto. Per questo, mio signore, io ti prego: per il perdono".

Pamela Calamida

 

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