Un angelo protegge le incisioni rupestri

 

Sono stati recentemente pubblicati, a dieci anni dalla scomparsa dell'autore (che tutti ancora ricordano in Versilia), i taccuini di Bruno Antonucci, professore, archeologo, uomo politico, studioso.

Taccuini che ci riportano lo svolgersi di una attenta indagine sul territorio apuo-versiliese nel trentennio 1961-1991.

E' appunto in seguito alla lettura di alcune note, in più riprese nei taccuini, che ci siamo messi sulle tracce di un masso scolpito, identificato nel 1967 dall'Antonucci in una selva di Azzano.

Non solo identificato, ma "ripulito" dal professore e dal suo gruppo, che compirono anche intorno alcuni saggi di scavo. Alla fine venne concluso che il masso scolpito, definito anche "seggiolone" o "sorta di altare", era un oggetto che appariva misterioso, situato in una località meritevole di ulteriori indagini, data l'abbondanza, nei pressi del masso, di "cocci" non solo riferibili al basso medioevo, ma al vasto orizzonte ligure-apuano.

La segnalazione non ebbe seguito.

Cosi, nel 2001, eccoci a cercare il "seggiolone".

Non era facile, anche perché l'indicazione del taccuino, per quanto precisa e corredata da disegni e misure, parla di una mulattiera oggi sostituita da una strada asfaltata.

Un paio di giornate di cammino nelle selve abbandonate, furono senza risultato. C'è però un angelo protettore di noi ricercatori di tutto ciò che l'uomo ha prodotto nel tempo scalpellando le rocce.

Così, ecco che l'amico Augusto d'Angelo, della Comunità Montana, sente il discorso dalla maestra del luogo, attenta alle tradizioni; di un masso legato alla leggenda, di una gallina dalle uova d'oro, anch'essa d'oro, per la quale si celebrava la festa di primavera.

La signora Renza Neri, che ha raccolto la bella leggenda, indica il masso all'Augusto.

In breve, lui ci porta sul posto, a 380 metri di quota, sotto il paese di Azzano ed eccolo lì, semi coperto, il masso-altare che è davvero stupefacente e ben si comprende il persistere di una leggenda.

Riportiamo qui il disegno, eseguito a metà marzo 200I, dopo aver pulito con la massima attenzione il masso, tolta la terra alla base, studiato misure e proporzioni. E’ un inedito per i Colombani.

Quanto alle conclusioni… è presto.

Certo fa parte del patrimonio apuano e meriterebbe se ne occupassero "in alto loco".

Lo straordinario "Altare" di Azzano, in parte coperto da un muretto per sostenere un castagno, nonche da terriccio di riempimento nella zona anteriore,  fu certo testimone di culti antichissimi.

 Altre considerazioni, intanto, si possono fare: questo masso è nella selva di Azzano; perché parlarne attraverso Terrinca? Non solo perché Terrinca si fa in certo modo promotrice delle ricerche sulle incisioni rupestri in alta Versilia e sulle Apuane, ma anche per un altro perchè.

Ecco qua: in questi anni abbiamo rilevato (non ancora pubblicato) altri tre massi scolpiti e da noi interpretati -anche se con diverse tipologie- come massi-altare, in alta Versilia: due a quota 1000 metri circa, zona Arni, uno alla stessa quota zona Betigna.

Ci sembra, anche se è troppo presto per le illazioni, di notare la possibilità di interessanti considerazioni comuni.

I boschi raccontano...

 

Giorgio Citton – Isa Pastorelli

 

Le Coppelle
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