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Le nostre ricerche

 

IL PRESEPE VIVENTE DI GRECCIO E S. FRANCESCO D’ ASSISI

 

Il presepe come lo vediamo realizzare ancora oggi ha origine, secondo la tradizione, dal desiderio di S. Francesco di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme, con personaggi reali, pastori, contadini, frati e nobili tutti coinvolti nella rievocazione che ebbe luogo a GRECCIO la notte di Natale del 1223. Greccio è un paese del Lazio, posto al confine con l’Umbria, in provincia di Rieti.

Giovanni Velita aiutò S.Francesco a realizzare il presepe vivente. S. Francesco era tornato da poco dalla Palestina, dove era riuscito a visitare i LUOGHI SANTI grazie ad un salvacondotto concessogli miracolosamente dal Sultano ed ancora aveva nel cuore le commoventi visioni di quella terra.

Pensava certamente a Betlemme quando, in prossimità del Natale, chiamò l’amico Giovanni Velita e gli disse che avrebbe desiderato celebrare la messa di Natale nel bosco di Greccio, di fronte alla grotta che si trovava sulla collinetta che egli aveva donato ai frati. S.Francesco espresse il desiderio che in quella grotta ci fosse una mangiatoia, un bue e un asinello, come quando era nato Gesù il Salvatore.

Da allora ogni notte di Natale a Greccio si rivive l’atmosfera di quella notte santa del 1223 con la nascita di  Gesù Bambino che viene mostrato al popolo.

Il grande pittore Giotto dipinse un affresco che riproduce questo avvenimento nella Basilica di Assisi.

   

Come immaginiamo il Presepe di Greccio (clicca sulla miniatura)

 

IL PRESEPE NAPOLETANO

 

Il presepe napoletano nasce come rappresentazione della Natività nel 1470 per mano dei fratelli Giovanni e Pietro Alemanno. Questo primo presepe era formato da figure di legno a grandezza quasi naturale. Nel corso del Cinquecento compaiono i primi mutamenti. Troviamo, difatti, i primi accenni di scenografia con qualche paesaggio e, oltre al bue e all’asinello, sempre affiancati alla Sacra Famiglia, ci sono anche altri animali quali il cane, la capra e le pecore, due pastori e tre angeli.

La struttura del presepe presenta la grotta in primo piano affiancata da pastori in adorazione ed angeli, quindi il Sacro monte con altri pastori accompagnati da greggi ed angeli che annunciano la buona novella ed , in lontananza il corteo dei Re Magi.

È nella prima metà del 1600 che incomincia a nascere la figura dell’artista che si dedica anche alla creazione di pastori.

Michele Perrone fu uno di questi.

Accanto a quelli di legno, nella seconda metà del secolo, iniziarono a comparire pastori di cartapesta più piccoli rispetto ai primi, ed ancora manichini di legno con arti snodabili (che si muovono) e vestiti di stoffa. Erano proprio questi manichini di legno snodabili che segnarono la svolta del presepe del Settecento: la natività posta nella grotta-stalla, l’annunzio della buona novella ai pastori dormienti, la taverna con gli avventori che cenano. Sono questi i tre momenti che domineranno il presepe napoletano nel Settecento.

 

 

UNA NOTA DI STORIA LOCALE

 

Abbiamo condotto una ricerca su alcuni testi di storia di Viggiano ed abbiamo scoperto che nei presepi napoletani appare di frequente, oltre allo zampognaro, la figura dell’arpista, che è un suonatore appartenente alla nostra tradizione musicale. Approfondiremo presto queste notizie con un lavoro particolare, dedicato alle tradizioni del nostro paese.

 

 Coppia di arpisti nel presepe “Cuciniello”, Museo di S.Martino – Napoli. (clicca sulla miniatura)

 

A LECCE: IL PRESEPE DI CARTAPESTA

 

A Lecce, in Puglia, il presepe è più che un rito o un’abitudine, una passione inestinguibile (che non finisce mai), un amore grandissimo, un tarlo roditore (una fissazione), un virus contagioso.

A Lecce, quasi tutti, nascono o diventano modellatori o scalpellini.

I fabbricatori dei presepi sono proprio i poveri scalpellini, progenitori dei maestri cartapestai.oggi c’è una grande tradizione della cartapesta e dell’artigianato. Si contano una decina di professionisti e una sessantina di dilettanti che sono ferrovieri, falegnami, pensionati, impiegati, persino professori che hanno ereditato quel famoso gene del saper modellare, dipingere, creare figurette gentili per far corona a Gesù Bambino. E per tutto l’anno, nel tempo libero, sono indaffarati a manipolare terracotta e cartapesta, a decorare, dipingere, collocare, architettare, costruire. Tutto in vista di quel fatidico 12 dicembre quando scocca l’ora magica della fiera di S. Lucia, luogo e tempo che da secoli è deputato al mercato dei pastori del presepe.

 

  Zampognaro in cartapesta (clicca sulla miniatura)

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