Comune di Curìnga


Antonio Francesco PARISI
Il 12 marzo 1918 Antonio F. Parisi nasceva a Màida, città che aveva svolto un importante ruolo politico-amministrativo già dagli ultimi secoli bizantini, ma soprattutto a partire dall'avvento dei Normanni, fino ai primi decenni del XIX secolo come capoluogo di feudo.
Ampiamente noto alle riviste calabresi per i suoi saggi di storia, che egli veniva pubblicando perlomeno dai primi anni Cinquanta, mantenendo con la Calabria un rapporto che il passare del tempo non illanguidiva, ma rendeva più forte, sempre sostanziato, peraltro, di un'alta tensione intellettuale e morale, A. F. Parisi concludeva i suoi giorni il 4 settembre 1994 a Pinerolo.
A Nicastro frequentava la scuola media inferiore ed il liceo. E già a quell'epoca era chiaramente nata in lui la passione per le vicende storiche del Basso Lametino, che nella maturità costituiranno l'oggetto privilegiato delle sue ricerche.
Conclusi gli studi superiori, si iscriveva alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Torino più per accontentare il padre Vito, che lo voleva avvocato prestigioso, che per intima convinzione.
La soluzione al suo problema, per così dire, vocazionale, si profila quando, ancora iscritto all'università, sosteneva e vinceva un concorso per un incarico nelle biblioteche pubbliche governative. Nel 1939 iniziava il suo servizio presso la Biblioteca Universitaria di Torino: Ma, intanto, chiamato alle armi per la seconda guerra mondiale, doveva interrompere gli studi e il lavoro e faceva anche l'esperienza della prigionia. Si laurea in legge, sempre all'università di Torino, nel 1946: Riprendeva nello stesso torno di tempo il suo lavoro in mezzo ai libri, che gli consentivano di dedicarsi agli studi preferiti.
Nel 1955 conseguiva il diploma di paleografia e diplomatica e, negli anni che seguivano, vinceva due successive borse di studio del Centro Italiano di Studi per l'Alto Medioevo. Sempre nel 1995 veniva nominato accademico cosentino e deputato della Deputazione Subalpina di Storia Patria, nel 1957 deputato della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e la Lucania.
Intanto, nel 1951 era chiamato a ricoprire a Pinerolo l'incarico di direttore della Biblioteca "Alliaudi", dell'Archivio Storico e del Museo Civico.
A quell'epoca risalgono i sui primi scritti noti.
Gli interessi del ricercatore si sono equamente divisi tra il campo della storia civile ed il campo della storia ecclesiastica.
In quest'ultimo settore, il corpo più consistente è certamente quello degli studi sul monachesimo italo-greco.
Risale al 1953 il primo scritto sul monachesimo basiliano di Santa Parasceve di Màida, il più noto ed il più longevo cenobio femminile bizantino calabrese.
Altri studi monografici verranno dedicati dal Parisi a singoli monasteri dell'ex feudo di maidano o di altre aree della Calabria lungo l'intero corso del quarantennio della sua attività.
Un piccolo capolavoro, piccolo per quanto attiene alla mole, è il saggio S. Maria de Canne del 1987, nel quale, in una decina di pagine appena, il nostro autore riesce a tracciare l'intera parabola storica di quello che fu, a nord di Lacconìa, prima una grangia di S. Parasceve di Màida, poi monastero autonomo documentato fino al XIV secolo, con un riferimento fitto e puntualissimo a cose e persone, all'interno di un maglia complessa di istituzioni e rapporti e, sullo sfondo, uno squarcio assai vivo di storia del paesaggio, in particolare della copertura vegetal colturale: tutto questo in una esposizione accessibile e anzi assai piacevole e insieme ineccepibilmente accompagnata da un ricchissimo corredo di note bibliografiche e di fonti d'archivio.
A più riprese il ppParisi si occupa della visita del Calceopilo.
Sull'argomento basiliano, oltre che monografie dedicate a questo o a quel monastero, a questa o quella figura, A. F. Parisi destinò corpose indagini d'insieme ai cenobi di varie aree.
Di tale gruppo di opere, il più degno di rilievo è senz'altro "I monasteri basiliani del Carrà" che comprende anche il Cartario (1953-1955).
Oltre che del monachesimo italo-greco, il Parisi si occupò costantemente, dal 1953 al 1992, per quarant'anni circa, dunque, di altri aspetti di storia della Chiesa.
Nei primi anni della sua attività di ricercatore il Parisi si occupò anche di aspetti vari della vita culturale in Màida nei secoli passati; scrisse, pertanto, sul Vianeo e sulla invenzione della chirurgia plastica, sull'attività letteraria e sulle vicende sentimentali di un rimatore del Cinquacento, Alfonso Mantegna, sulla misica, infine Francesco de Fiore nei suoi rapporti con Francesco Fiorentino; e, naturalmente, di biblioteche, come nello studio "Una biblioteca calabrese: la libreria Farao".
Assai stimolanti e vivaci sono gli articoli che il Parisi dedicò alla vita economica di Lacconia e di Màida nel XV secolo e che delineano un quadro complessivo ampio e variegato in base ai dati attinenti a due importanti documenti, lo "Jnventario de la terra de Mayeda ed (de) li soi casali ed de la mocta de Lacconia", del 2 giugno 1466, conservato nell'Archivio di Stato di Napoli, ed i Capitoli concessi da Federico d'Aragona all'Universita di Maida il 21 settembre 1485, restituiti da una pergamena che fu in origine dell'archivio di S. Parasceve di Maida e che si trova attualmente alla Braaidense di Milano.
Alla sua Màida il Parisi dedicò alcune tra le sua opere più ampie e meglio costruite, pubblicate in volume, oltre che importanti saggi sulle riviste.
Tra il 1989 e il 1990, su vari numeri di Historica, pubblicherà la monografia "Princeps Maydae", un gioiello nel suo genere, che segue le vicende dei feudatari Loffredo.
Tra il 1958 ed il 1960 vedranno la luce le sue due opere più ampi sull città, "Il feudo di Maida" pubblicato in volume, per l'appunto, nel 1958, che copre il lungo arco di secoli che va dal dominio bizantino ai primi asnni del XIX secolo e "Maida dallo smembramento dello Stato all'Unità d'Italia", che tratta la storia di quel centro nell'Ottocento.
Nel 1986 ha riassunto lo svolgimento e i tratti più rimarchevoli della storia dell'antica e gloriosa di quella comunità nel volume "Lacconia un antico insediamento" pubblicato nell'anno successivo dalla casa editrice Laruffa per conto del Comune di Curìnga.
Per i lettori del Parisi, appartenenti ad una generazione che ha vissuto il periodo tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, vero svincolo epocale per la Calabria, come linea di displuvio tre due culture, nelle zone in cui egli era nato ed a cui dedicò in fondo tutte le sue energie intellettuali (non si fa cenno per ovvi motivi in questa sede delle sue ricerche pinerolesi e della sua opera, assai qualificata, di bibliotecario, su cui esiste già qualche scritto) egli fu da guida nel senso vero e pieno del termine anche se nelle forme più rigorose e discrete.
Nell'impatto sempre più tumultuoso, contraddittorio, spesso soffocante, se non implacabilmente distruttivo delle civiltà dei consumi e dei mass-media con un assetto urbano, morale, culturale che si era lentamente sedimentato attraverso i secoli nei paesi meridionali e calabresi, il riferimento alle analisi storiche del Parisi ha costituito un supporto intellettuale e spirituale di grande valore, che ha aiutato nello sforzo di non lasciarsi travolgere, per tentare di ordinare e dominare cose ed eventi per mezzo del pesnsiero.
Storico di un'area ben definita della Calabria, il parisi ha sempre saputo volare alto sui rischi inesorabilmente connessi al mestiere di quello che viene abitualmente definito, avendo presente, un cliché che è quasi una caricatura, lo "storico locale". Nulla in lui del campanilismo goffo, sussiegoso, velleitario, nulla degli antistorici rimpianti di un passato idilliaco in verità mai esistito, nulla di dilettantesco e di approssimativo nel metodo, nulla di retorico nella forma. Sorretto da letture assai qualificate e da studi rigorosi, egli vaglia sempre documenti, informazioni, tradizioni, pretese col severo crivello del metodo critico. E. pur essendo legato da profondi rapporti affettivi con la sua materia, pur apparendo, oggettivamente, il continuatore di una dignitosa tradizione municipale di studi storici locali e di memorialistica della sua Màida (si pensi, solo per fare pochissimi nomi, a Francesco de Fiore, con la sua Monografia di Maida per l'Ottocento ed a Giuseppe Barone per il Novecento e, inoltre, ad Aristodemo Cervadoro, Tommaso Chiricao, Nicolino Ciriaco, Andrea, Francescantonio, Giacinto Fabiani, Bartolomeo, Francesco Deodato, Francesco Saverio Romeo), ha sufficiente ampiezza di cuore e di mente per considerare il microcosmo del villaggio della memoria con le preoccupazioni, le ansie, i pensieri, le attrese di chi si sente cottadino dell'unico grande villaggio che è oggi il mondo.
(Testo liberamente tratto profilo bio-bibliografico di Antonio F. Parisi scritto nel 1995 da Sebastiano Augruso).
Ad Antonio F. Parisi è stata intitolata la Biblioteca Comunale di Màida, mentre l'Amministrazione Comunale di Curìnga gli ha dedicato una strada.

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