HANNO DETTO DEL CORO AURORA ...
Cantare la Bibbia e ... Guccini
Dal Quotidiano Avvenire del 10 Dicembre 1996
Il vecchio e il bambino insieme alla Creazione, Auschwitz con la Fuga
in Egitto. Ovvero Francesco Guccini unito quasi liturgicamente al
Vecchio e al Nuovo Testamento. Un matrimonio celebrato in nome della
musica, della parola che si fa arte del suono, da un coro polifonico
di ventennale esperienza, attivo a Caronno Pertusella, alle porte
di Milano.
Il coro si chiama Aurora e aurorale è il cammino che ha intrapreso :
mettere in polifonia, a quattro voci (soprano, contralto, tenore
e basso), alcune canzoni del maestro ("soltanto elementare" precisa
Guccini) di Pavana. L'idea è nata qualche anno fa, Guccini ha dato
l'assenso e l'anno scorso è uscito un CD ("Il Coro Aurora canta Guccini"
etichetta EMI) che comprende, oltre altre due canzoni succitate, Primavera
di Praga, L'Ubriaco, Dio è Morto, Canzone per Piero, Canzone per
un'Amica e Canzone della Vita Quotidiana.
Ma rispetto ad allora, alle versioni del primo lavoro, c'è una novità
che nemmeno l'autore conosceva prima di sabato sera. Così, dalla
vicina Cantù, dove Guccini ha avviato venerdì scorso la sua nuova
tournèe, il maestro ha fatto visita a suoi trascrittori contrappuntisti.
E lì, la sorpresa.
All'inizio dei suoi pezzi c'è ora una parte introduttiva in versione
religiosa : un recitativo tratto dalla bibbia sotto cui il coro ricama
a bocca chiusa, anticipando la melodia del brano gucciniano. Il testo
biblico sfocia poi in una parafrasi letteraria del testo di Guccini
prima che le quattro voci del coro attacchino il brano vero e proprio.
Sorpreso il nostro, ma soddisfatto. "E' la prima volta che mi trovo
al centro di omelia - ironizza - e la cosa comunque mi fa anche piacere.
Di questa versione paraliturgica in cui convivo con la Bibbia, semmai
potrebbe avere da ridire qualcuno più in alto".
Così finora non è stato, dal momento che il Coro Aurora ha già proposto
queste novità più volte in parecchie chiese. Il giugno, prossimi, anzi,
il direttore Andrea Arnaboldi le eseguirà persino nella basilica milanese
di Sant'Ambrogio (culla della tradizione), nell'ambito delle celebrazioni
santambrosiane.
"Sono contento che le mie canzoni piacciano - continua Guccini - e che siano
cantate in vari modi. La canzone del resto è volatile : nessuno ha diritto
di fissarla una volta per tutte. La mia, poi, è sostanzialmente popolare.
E una canzone popolare si può trovare persino in 150 versioni diverse".
Già, eppure proprio nella versione polifonica la canzone popolare
gucciniana viene inevitabilmente "fissata". E su questo aspetto il
cantautore muove il suo unico appunto: "Il coro ha esigenze che non
sono quelle del solista. Io le mie canzoni le cambio di volta in
volta, le trasformo a seconda delle serate, delle sollecitazioni del
pubblico, della mia vena del momento. Il coro deve fissarle, immortalarle.
Del resto è falso dire che la musica sia intercambiabile".
Ma l'esperimento di Arnaboldi (perfettamente consapevole "del rischio
della trascrizione e del passaggio da un genere all'altro") è molto
interessante e suggestivo perchè punta ad attualizzare, con la forza
espressiva e la carica realistica di un cantautore moderno e popolare,
un repertorio, quello polifonico, altrimenti condannato al passato.
"Fui io ad incoraggiare il maestro Arnaboldi nell'intraprendere questa
coraggiosa operazione - dice il musicologo Giorgio Vacchi - perchè alcune
canzoni di Guccini si prestano alla coralità, ma soprattutto sono stato
colpito dalla versione paraliturgica, davvero originale ed innovativa.
La canzone evolve, così anche i cori, che non sono soltanto quelli
alpini come la maggior parte della gente continua a credere, devono
evolversi se vogliono sopravvivere". Il Coro Aurora ci sta provando :
dopo Guccini presto toccherà a De Andrè. E anche lui sarà destinato ad
entrare il comunione con le Scritture. Gli estremi, in musica possono
anche toccarsi e fondersi. In nome, se non dell'identità, dell'immediatezza.
E del rinnovamento, come un moto perpetuo.
"L'uomo - dice Guccini parafrasando il profeta Isaia - è sempre tra
la notte che sta per finire e il mattino non ancora arrivato : il
nostro compito è insistere nel domandare".