SENZA TITOLO (da Deserti)

Accorre la bimba verso la grande serra.
Ha mani appena colte e un dialogo fermo
nel mezzo delle labbra. La mente dei fiori
si posa sui suoi riccioli.
Tutto il resto è polline, il più leggero
apparire dell’anima.

(Dino Azzalin)

SENZA TITOLO 

per  non  finire
come l’inizio lo spazio è aperto
cercando il Punto geometrico
vedo elementi terrestri
e tu inciampi percorsi diversi
svolgimento della scala di Babele
quale lingua quale tempo
qualcosa per vivere

(Ottavio Rossani)

IL TESTIMONE

Giorno di capodanno.
Seduto sui gradini dell’Hotel
cala il sipario.
I ricchi sono già a godersela a mare
o i  qualche fazenda.
Gli impiegati tornano i  fretta
nelle loro case.
I  negozi hanno fretta di chiudere.
Al calar del giorno restano solo i barboni
e i ragazzi della strada
e rompono tutto quello che gli passa
tra le mani.
I barboni rompono sacchi della spazzatura:
l’odore lo senti da lontano
e ti dà persino il vomito.
Loro la mangiano questa spazzatura.
Dove c’è abbondanza
qualcuno si riempie la borsa
per poi dividerla.
Sotto qualche grondaia
qualcuno fa anche l’amore.
E così abbiamo chiuso l’anno.
E così il giorno dopo ricominceremo.

(Giacomo Ghezzi)

HO VISTO

Ho visto un  mio collega devastato
dalla pederastia. E’ ancora giovane
però tutto scarnito e il riso ambiguo,
le membra disossate;  non  ha un  soldo!
Dipingeva cravatte e le vendeva,
ora  non  una  n’ha da annodarsi
e stringer forte che sarebbe meglio,
e mostra il petto rastremato, pallido;
virilità distrutta e senti l’urlo:
io sono morto, però ancora sveglio.

(Arcidio Baldani)

Milano 8 dicembre 1983; 21 aprile 1984;
21 ottobre 198 ; 1  dicembre 198 ;
2  febbraio 1986; 8 marzo 1986.

LA VEGLIA (da "Come can e gato)

eppur la vedova
gavessi dovudo capir
che scazzar via el gato
iera farghe un  torto
al morto
cussì quando poco dopo
lo gò visto tornar
come sempre i gati
ostinadi  nel loro voler
me se gà verto el cuor
el ghe xè saltà su
distirandose su quele man
quasi a volerle scaldar
e mi lo gò carezzà
pian
per tanto tempo
lui
e quele man  frede
che tante bestiuzze
gaveva curà

(Alessandro Paronuzzi)

IN MORTE DI BIANCO PEDONE

Sospinto da mano tremante
muovesi bianco pedone
guarda con  circospezione
baldo alfiere aitante
Parte con  sette fratelli
fronte al  nero  nemico
guerra  nel borgo antico
manipolo porta sfracelli
Le quadre caselle al sapore
d’acciaio di zolfo sangue
ai bordi cavallo esangue
sprizzano i corpi sudore
Scorre il tempo precoce
batte così l’orologio
avanza pedone adagio
spinto da mano veloce
L’ottava traversa è la meta
il sogno, l’arrivo, il porto
appresso il pedone è risorto
in donna di seta vestita
Ma muoversi cinta turrita
possente e di nero dipinta
mortale la presa avvinta
del bianco pedone la vita
Ai bordi del quadro maniero
sta il bianco pedone sfinito
pazienza se il sogno è svanito
riprovaci con  fiero cipiglio

(Ernesto Cervini)

LA GRAZIA INVOCATA

(Un  piccolo canzoniere per Maria Grazia)

Conosci la bellezza del tuo nome?
          Ave Maria, piena di Grazia -
Ti gridano e sussurrano i mortali
nel mare tempestoso e  nell’assenza
di venti sulla immobile bonaccia.
Sei luce di preghiera e di speranza
per l’uomo solo e per i condannati
a soffrire le pene in  comunione.
Se ripeto il tuo nome a fior di labbra
nei travagliati giorni del dolore,
nelle notti di angoscia senza fine,
mi sembra di ricevere dal Cielo
la tua promessa di Resurrezione
nei chiari prati della giovinezza.
Se un giorno le catene scioglieranno
i polsi tormentati dal martirio
crederò in te, fanciulla del miracolo,
angelo fedele dei miei giorni
liberati dal giogo della colpa.

(Enzo Zerbini)

POLONORD

Sarà
un ben smerigliato
muto silenzio (si prevede)
un ghiaccio sgocciolante
Polonord cinto d’assedio.
Confluiscono lì
i dopomorti quasi vivi
consistendo il tutto
(senz’animali e vegetali)
in solo sé,
paradisino oh
paradisino calmo.

(Guido Oldani)

SOLITUDINE

Cammino
mi giro
non vedo nessuno.
Quei passi li ho dentro
e fanno soffrire.
Un  giorno dirò:
è tutto passato.
Cammini
mi giro
e non vedo nessuno.

(Daniella Avino)

IN UN PUNTO

I cieli
si radunano
sopra la mia testa
mentre io aspetto
che stillino
rugiada
sulla mente
fatta deserto.
Ovunque sabbia
rocce desolate
vento
radente
e crepitii
improvvisi.
Tutto il Cielo
si raduna
in un punto
della mia anima
l’unico
ancora vivo
in  tanta
immensa
mortalità.

(Chicca Canger)