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Poetica dell'acqua

Attraverso il lavoro dell’acqua nella fisica delle immagini poetiche inizia un patto fra l’uomo e l’elemento teso a frantumarsi nelle infinite duttilità della lingua che trova nel mare la dismisura, il riverbero metafisico e la continua ininterrotta frangenza dell’onda che porta con sé nel suo moto le possibilità metaforiche e conferisce una metamorfosi che è ritmo per il pensiero che fluisce ascoltandone le variazioni di senso della voce.
La natura ha insegnato il canto delle acque agli uccelli secondo un mito della sua unità e nella lingua ci sono elementi sonori di fonesi che sono in grado di offrire una corrispondenza che rende lo scorrere, il flusso, il passaggio, la mutevolezza. L’acqua del fiume porta lontano il paese delle fonti dove la poesia ha attinto la felicità che ora è nell’apparenza visiva della superficie, mentre l’invisibile ha spinto ad una navigazione verso l’ignoto, all’ultimo viaggio che raccoglie in sé l’enigma vitale.
L’acqua ha dato alla morte un suono, ha restituito schiuma ad un solco profondo che si è richiuso.Narciso è stato ammaliato dalla sua trasparenza.Nella poesia cortese il rivo ha argini di marmo e il paesaggio circostante ha la luce delle miniature. La luce e l’acqua si afformano nello specchio dell’io e ne riverberano immagini fuggitive : riflessi del cielo, nuvole passeggere ed anche ondulazioni di tremiti liquidi neutri e opachi.
La bellezza di un lago confina con la malinconia, replica uno sguardo che è da sempre spalancato sul mondo. L’essere guardati dall’acqua comporta un turbamento, la scoperta di un nuovo paesaggio che ha i contorni imprecisi della lontananza mentre la pioggia arriva a cadenzare la freschezza ritrovata dei ricordi. La dolce corrente del tempo promette una foce, così come l’avventura marina trova una spiaggia d’accoglienza o di naufragio, un porto che compia l’orizzonte doloroso dell’esistenza.Nell’etimo della parola avviene un passaggio dal suono gutturale C del sanscrito in P o F che nello zendo Afs è propriamente l’umore che corre serpeggiando : a questo muoversi del liquido biologico del corpo già la derivazione della lingua dorica presenta affinità con la parola che indica le onde, èghes.
Rimanere nella naturalità dell’acqua significa rimanere nella nascita : la piccola acqua dell’amnio materno per i poeti è divenuta la grande acqua dell’anima, ha portato ad un altro mondo, ad un’altra realtà che si lascia contattare nella sua fenomenologia di riverberi, rifrazioni, riflessi bagnati dalla luce. L’oblio e la memoria nel gioco delle loro figurazioni danzano sull’acqua con creazione che sospinge verso un femminino creaturale.
Così San Francesco le attribuisce una castità nella sua lode del cantico dei cantici, mentre la melusina e le altre ninfe marine che si immergono nell’elemento al quale esse stesso appartengono, restituiscono la poesia al mito intatto della fluida bellezza che odora di salsedine, come la nausicaa concupita da Ulisse.
Per un poeta salernitano le acque restituiscono al sogno, alle statue di sale che hanno compiuto una metamorfosi marina e ne portano scolpita la memoria. Nell’ascolto dell’acqua la conchiglia marina è in grado di meravigliare, secondo il poeta lirico greco Alceo, la mente dei fanciulli e così il primo stupore di fronte al mare è una poesia che infinitamente si scrive nella natura delle cose.

(Alberto Mori)