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"Minturnae"

Sito archeologico

a cura di Mario Rizzi

A est di Marina di Minturno, in prossimità del fiume Garigliano che divide il Lazio dalla "Campania Felix",  sorge l'antica "Minturnae". 

Tito Livio scrive che la città aurunca iniziò i primi contatti con Roma nel 504-503 a.C. Essa faceva parte della "Pentapoli Aurunca" con Vescia, Ausona, Sinuessa e Sessa. Nel 315 a.C., essendosi schierate con i Sanniti contro Roma, Minturnae, Ausona e Vescia furono completamente distrutte dai Romani.

Dopo la costruzione della via Appia (Regina Viarum) voluta da Appio Claudio Grasso, detto il Cieco, nel 314-312 a.C., "Minturnae" fu ricostruita e ripopolata con la deduzione di una colonia romana del 295 a.C. Altri due invii di coloni furono effettuati sotto l'età di Cesare e di Augusto.

"Minturnae" (quarta città più importante d'Europa dopo Roma) come centro ebbe una notevole importanza e, con alterne vicende, fu abbandonata solo nel 590 d.C. per colpa dei Longobardi che la vulnerarono dopo aver tagliato l'acquedotto Vespasiano lungo 11 Km costruito in calcestruzzo e rivestito di conci scuri di tufo in opera reticolata. Dopo la distruzione i superstiti si rifugiarono sul vicino colle dando origine all'antica "Traetto".

Nell'88 a.C. le paludi di "Minturnae" diedero rifugio a Caio Mario, dichiarato nemico pubblico da Silla. Scoperto, i magistrati di "Minturnae" decretarono la sua morte per mano di uno schiavo cimbro. Caio Mario, il cui busto bronzeo trovasi allogato nella Sala Comunale, riuscì a sfuggire alla morte perché intimorì lo schiavo con la seguente frase "Homo audes occidere Cajum Marium?". I minturnesi, mossi a compassione, aiutarono Caio Mario a imbarcarsi su una nave per l'Africa.

Nella zona archeologica sorge il maestoso Teatro romano, costruito alla fine del regno di Augusto o all'inizio del regno di Tiberio (1° secolo d.C.). All'interno degli scavi troviamo un pezzo originale dell'antica via Appia costruita in blocchi di lava basaltica ; il Bidental (pozzo sacro) ; il Foro Imperiale ; il Decumano Massimo ; il Capitolium ; il Foro Repubblicano ; il Ninfeo ; la Fontana Pubblica ; il Quadriportico (arco romano) dell'età tiberina ; il Macellum (mercato) ; le Tabernae ; le Terme Pubbliche e un ambiente con putti vendemmianti a mosaico. Negli spazi sottostante la càvea è allogato l'Antiquarium che accoglie numerosi reperti e monete della città antica.

Nel 1817 il generale austriaco Laval Nugent fece effettuare degli scavi e portò nel suo castello di Tersatto (Trieste) ben 158 statue, vendute, dopo la sua morte, al Banato di Zagabria in Jugoslavia.

Nel 1931-1933 l'americano Johnson, dell'Università di Philadelphia, effettuò degli scavi portando in America nove teste. Nel museo   Nazionale di Napoli sono allogate ben 104 statue. Altre si trovano nella Gyptotek della Ny Carsberg di Copenaghen in Danimarca. Infine due sarcofagi sono conservati nel duomo di Gaeta. Molto materiale di spoglio dell'antica città è stato utilizzato per la costruzione della chiesa di S. Pietro di Minturno. Qua e là nei nuclei delle vecchie costruzioni furono inseriti materiale di recupero, sicché è possibile scorgere, negli angoli dei vicoli, frammenti di decorazioni marmoree, capitelli, mezze colonne, tutti provenienti da "Minturnae".

Verso la foce del fiume Garigliano si trovano i resti del tempio della ninfa Marica.

Per comunicazioni:

Mario RIZZI via Monte Ducale, 20
04026-MINTURNO (LT)
Tel: +39 (0) 771-65348 

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