Elettrotreni ETR.220

La storia

 

Gli ETR.220 derivano dalla trasformazione degli ETR.200, realizzati in 18 esemplari dalla Breda tra il 1936 ed il 1941. 

La messa a punto degli originali ETR.200 fu piuttosto lunga, ed i primi 6 esemplari fecero da spartiacque per gli esemplari successivi, effettuando tra l'altro corse di prova con velocità comprese tra i 180 ed i 201 km/h. 

Il progetto innovativo con il frontale spiccatamente aerodinamico e i finestrini rialzati, fecero di questo elettrotreno a tre elementi bloccati il fiore all'occhiello delle ferrovie italiane grazie anche ad interni dotati di ogni confort e caratterizzati da poltrone con rivestimenti in velluto e vani portabagagli con retina. 

Da un punto di vista strettamente meccanico, tuttavia, le Ferrovie dello Stato riuscirono comunque a migliorarne ulteriormente la funzionalità solo con la consegna dei treni di seconda serie.

 

16 giugno 1996

L'ETR 232 lascia con il suo inconfondibile frontale affusolato la stazione di Trevi.

Foto: Luca Catasta

 

Numerati ETR.207 - 214, subirono infatti l'irrobustimento dei carrelli, il miglioramento delle sospensioni, la modifica dell'impianto frenante e la razionalizzazione degli interni al fine di migliorare il servizio offerto. 

L'ETR.212, appartenente a questa serie, resterà famoso per la corsa record effettuata il 20 luglio 1939 tra Firenze e Milano alla media di oltre 165 km/h e con una punta di 203 km/h, stabilendo il primato italiano di velocità. Il successo di questi elettrotreni fu tale che l'ETR.209 venne addirittura inviato all'Esposizione Universale di New York del 1939, con relativo caricamento dello stesso sul transatlantico Rex per il trasbordo nell'altro continente.

 

1 giugno 1991

L'ETR.234 a Milano Centrale è in procinto di partire per l'ultima volta in direzione di Merano come IC 1781 Freccia Atesina. Tale treno fu soppresso con l'orario estivo in vigore dal 2 giugno 1991.

Foto Paolo Ciochetta

 

La terza serie contenente gli elettrotreni numerati ETR.215 - 218 fu tra tutte quella decisamente più sfortunata. La sua consegna, avvenne infatti nel bel mezzo del secondo conflitto mondiale e due esemplari su quattro (ETR.216 e 218) furono demoliti poco tempo dopo a causa dei danneggiamenti subiti dai copiosi bombardamenti subiti. 

Questa serie, in ogni caso, apportò notevoli ed innovative modifiche, come l'ulteriore miglioramento dei carrelli e della stabilità di marcia, modifiche queste che furono successivamente estese a tutte le altre unità.

Nel 1960, per far fronte ai problemi di capienza, si decise di aggiungere ai tre elementi costituenti l'elettrotreno un altro elemento rimorchiato: nascevano così gli ETR.220.

Con l'occasione si decise di abbandonare la livrea castano/isabella, tipica dei rotabili di quell'epoca, in favore della caratteristica livrea grigio nebbia/verde magnolia, introdotta dali ETR.300 "Settebello", che conferiva al convoglio una veste ancora più aerodinamica e slanciata.

A partire dal 1968 i "nuovi" ETR.220 tornarono in officina per adottare i carrelli tipo Z 1040, i nuovi motori T 165 ed i pantografi "tipo 52" già in dotazione sugli ETR.250 e sulle ALe 601. Nacquero così le versioni 220 P (potenziato) e 220 AV (alta velocità) composta quest'ultima di 6 complessi dotati anche di frenatura elettrica per poter viaggiare effettivamente a 180 km/h.

 

29 marzo 1994

L'ETR 232 in piena corsa è ripreso nei pressi di Cupra Marittima.

Foto Luca Catasta

 

Nel 1986, per il problema della limitata capienza di questi elettrotreni, 7 ETR.220 P furono trasformati con posti di I e II classe. 

Era il preludio alla fine: gli ETR.220 erano rimasti vittima del successo di pubblico che loro stessi avevano contribuito a creare. Scaduti di revisione, sono iniziati gli accantonamenti e con essi le demolizioni. Attualmente solo 3 ETR.220 non sono ancora finiti sotto la fiamma ossidrica: l'ETR.226 (già cannibalizzato e pronto per la demolizione), l'ETR.232 e l'ETR.233 accantonati presso la rimessa Vallone del Deposito Locomotive di Roma San Lorenzo.