Il mito
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Dai dialoghi del Crizia e del Timeo, scritti da Platone
attorno al 340 avanti Cristo, a parlare è Crizia, parente del filosofo, il
quale racconta che un secolo prima circa, nel 590 a.C., il legislatore Solone
si era fermato nella capitale amministrativa dell' Egitto, Sais. Qui
aveva cercato di impressionare i Sacerdoti del tempio della Dea Madre Neith illustrando le
antiche tradizioni greche, ma uno di loro affermò che
quello greco era un popolo giovane in confronto di un altro, su cui
gli Egizi possedevano molta documentazione scritta. Secondo il sacerdote, una civiltà evoluta era esistita per secoli su
un'isola andata distrutta novemila anni prima da un immane cataclisma insieme a
tutti i suoi abitanti.
Crizia
descrive la fertilità delle sue terre popolate anche dagli elefanti:
"Dal
mare, verso il mezzo dell'intera isola, c'era una pianura; la più bella
e la più fertile di tutte le pianure, e rispetto al centro sorgeva una
montagna non molto alta." Atlante
non è da identificarsi con il gigante omonimo figlio di Giapeto e di
Climene, alcuni aspetti della vita dell'eroe sono interessanti: secondo
la mitologia si trova nell'estremo occidente, nel paese delle Esperidi.
Zeus lo condannò a reggere sulle spalle il cielo, dopo la vittoria sui
giganti. Da questa leggenda vennero denominati i monti marocchini
d'Atlante, Erodoto fu il primo a dare questo nome a questa catena
montuosa. L'isola era ricca di metalli e ve ne erano di ogni tipo, il
più famoso e misterioso era l'oricalco. Non si sa di preciso quale tipo
di metallo sia, sono state avanzate alcune ipotesi. Secondo un passo di
Filopono, l'oricalco era in realtà l'ottone. Secondo altri era una lega
di bronzo simile all'oro, formata da rame e da piccole parti di stagno,
piombo e zinco.
...L'isola ,
in cui stava la reggia , aveva il diametro di cinque stadi (888 metri) . Questa d'ogni
intorno e le cinte e il ponte largo un peltro (29,60 metri ) li
rivestirono da una parte e dall'altra con un muro di pietra , imponendo
torri e porte sui ponti lungo tutti i passaggi del mare . E d'ogni
intorno sotto l'isola , ch'era nel mezzo , e sotto le cinte di fuori e
di dentro tagliarono delle pietre , alcune bianche , altre nere , altre
rosse , e così scavarono nell'interno dell'isola due bacini profondi
con la stessa roccia per copertura . E gli edifizi , alcuni ne formarono
semplici , altri per diletto con varia mescolanza di pietre , dando a
ciascuno la sua giocondità naturale...
La città quindi
era
ben fortificata e munita di torri. Questo fa capire che Atlantide era
costantemente in guerra per il predominio politico ed economico. Le
pietre bianche, nere e rosse sono colori di pietre tipicamente
vulcaniche che sono abbondanti ad Atlantide, essendo isola vulcanica.
Sappiamo grazie al Berlitz che: questo particolare accenno alle pietre
con cui venivano costruiti gli edifici di Atlantide trova un'inaspettata
conferma nei colori prevalenti delle rocce presenti nelle isole Azzorre:
anch'esse bianche, nere e rosse.
Aristotele,
discepolo di Platone, non diede molta importanza al suo
Maestro, e questa non-opinione ebbe un peso determinante nel Medio Evo
cristiano. Aristotele, infatti, era considerato un'autorità indiscussa,
e per di più l'esistenza di un
continente distrutto novemila anni prima non coincideva con la data
della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata nel 3760 a.C.
Platone
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Platone nacque ad Atene
nel 428 a.C./347 a.C. periodo che coincide con la crisi dell'età d'oro
della Grecia periclea, il suo vero nome era Aristocle;
Il padre vantava tra i suoi antenati il re Codro, la madre vantava una
parentela con Solone. E' quindi ovvio che Platone vedesse fin da giovane
nella vita politica il proprio ideale.
Aristotele ci riferisce che Platone fu dapprima discepolo di Cratilo e
poi di Socrate. E' certo, che Platone frequentò Socrate, con lo stesso
intento con cui lo frequentò la maggior parte degli altri giovani, cioè
per prepararsi all'attività politica.
Nel 409-407 Periodo della efebia. Stando ad Aristosseno, Platone avrebbe
preso parte per tre volte a campagne militari: a Tanagra, a Corinto e a
Delio.
Si conclude la guerra del
Peloponneso e si impone la supremazia di Sparta;
un primo contatto diretto con la vita politica Platone lo dovette avere
nel 404/403 a.C.,
ad Atene assumono il governo gli oligarchici con i cosiddetti
"Trenta tiranni", fra cui
vi era proprio Crizia, zio di Platone, che lo invitò a partecipare nel governo
oligarchico, da cui, peraltro, questi presto si ritrasse deluso.
Il disgusto per la politica praticata ad Atene dovette raggiungere il
culmine nel 399 a.C., quando Socrate fu condannato a morte. E della
condanna di Socrate furono responsabili i democratici.
Dopo il 399 a.C. Platone fu a Megara con alcuni altri socratici, ospite
di Euclide. Nel 388 a.C., cioè sui quarant'anni, partì alla volta
dell'Italia. Se, come ci è riferito, Platone fu anche in Egitto e a
Cirene, ciò dovette avvenire prima del 388 a.C.; ma di questi viaggi
non dice nulla.
A spingerlo in Italia dovette essere certamente il desiderio di
conoscere le comunità dei Pitagorici, tra i quali Archita.
Al ritorno ad Atene fondò l'Accademia, in un ginnasio sito nel parco
dedicato all'eroe Accademo, donde il nome di Accademia, e il Menone è
verosimilmente il primo proclama della nuova scuola.
Nel 367 a.C. Platone si recò una seconda volta in Sicilia. Era morto
Dionigi I e gli era succeduto il figlio Dionigi II. Ma il nuovo tiranno
si rivelò di possedere la stessa natura del padre.
Nel 361 a.C. si recò una terza volta in Sicilia. Infatti, tornato ad
Atene, vi trovò Dione che ivi si era rifugiato, il quale lo convinse ad
accogliere un nuovo pressante invito di Dionigi. Ma fu un grave errore
credere nei mutati sentimenti di Dionigi. Platone avrebbe addirittura
rischiato la vita, se non fossero intervenuti Archita e i Tarantini a
salvarlo.
Nel 360 Platone ritornò ad Atene e vi rimase alla direzione
dell'Accademia, fino alla morte, avvenuta nel 347 a.C.
Ipotesi sul
luogo di Atlantide
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Una corrente di pensiero, composta dal sismologo Angelos Galanopoulos e dell'archeologo greco Spiridon
Marinatos, insieme con l'irlandese J. V. Luce, ha avanzato l’ipotesi
che un tempo Atlantide fosse l’isola greca di Thira (Santorini) nel
mar Egeo, sepolta da un’eruzione vulcanica verso il 1500 a.C., la civiltà di Akrotiri,
nell'isola greca, fu effettivamente distrutta da
un'eruzione vulcanica. Per un espediente narrativo, Platone l'avrebbe
trasportata al di là delle colonne d'Ercole, l'avrebbe ingrandita a livello di continente e avrebbe ambientato l'episodio in un epoca assai
precedente.
Santorini, l'isola più misteriosa e suggestiva dell'intero arcipelago
delle Cicladi è il risultato della più grande esplosione vulcanica mai
vista. Un tempo a forma circolare e dominata dal vulcano, l'isola prendeva il nome
di Stronghyle, la rotonda. In seguito prese il nome di Kallisti, la più
bella.
I veneziani la chiamarono Santa Irene, nome che conserva tuttora. L'isola presenta il surreale paesaggio lunare della caldera, corona
lavica esterna del vulcano che corre lungo tutta la falce di luna
rimasta: all'interno, il mare profondo.
Oppure secondo l'italiano Flavio Barbero, Atlantide si sarebbe trovata in
Antartide. In tempi remoti il clima di quel territorio era temperato, e
una civiltà vi ci si sarebbe potuta tranquillamente sviluppare; poi le
glaciazioni l'avrebbero completamente distrutta.
Un altra recente teoria identifica Atlantide con Tartesso, prosperosa città-stato di
origine fenicia costruita su un'isola alle foci del Guadalquivir. Nel V secolo
a.C. la città venne completamente distrutta,
probabilmente da un attacco cartaginese, lasciando sicuramente dietro di
sé la leggenda di una grande civiltà scomparsa all' improvviso.
Intorno al 1920 l'archeologo tedesco Adolf Schulten ne identificò la
posizione: sarebbe sorta nei pressi di Cadice, l' antica Gades, e, in
effetti, Platone parla nel suo racconto di un re chiamato Gadiro.
Tartesso presenta qualche analogia con la città descritta dal filosofo
greco: era irrigata da canali, era fertile e ricca di minerali, e
sopratutto andò distrutta in brevissimo tempo.
Per la Francia le cose andarono diversamente, il botanico D. A. Godron
fondò la "Scuola dell' Atlantide" in Africa nel 1868,
collocando la città perduta nel deserto del Sahara, i francesi
possedevano molte colonie in Nord Africa, ed una possibile collocazione
di Atlantide in quel territorio solleticava, il loro nazionalismo. Si
spiegano così le numerose spedizioni alla ricerca della città perduta
nel massiccio dell'Ahaggar. Coincidenza o no vuole che, i famosi nomadi
del deserto, i "Tuareg", si tramandano di padre in figlio una
leggenda, in cui si narra che essi sono i discendenti di un popolo
proveniente dal mare, la cui terra natia fu distrutta da un tremendo
cataclisma e la loro regina si chiamava "Antinea".
Stranamente il nome è identico a quello della regina d’Atlantide, com’è
viene descritto da Platone nei suoi racconti.
In
Inghilterra localizziamo Atlantide, al largo delle coste della Cornovaglia dove è sprofondata la mitica
città di Lyonesse, alcuni Grandi Iniziati Atlantidei, tra cui il Mago
Merlino, sopravvissuto alla distruzione, fondano il centro magico
di Avalon, ove ripristinano gli antichi culti esoterici del Continente
Perduto, scegliendosi dei discepoli come Artù che portino avanti la
Tradizione. Gli Atlantidei si mescolano con i Celti, e si diffondono per
tutta l'Europa, dove elevano megaliti a simboleggiare il culto del Sole.
Nel 1935
il medium americano Edgar Cayce affermò in stato di trance che Atlantide
era stata distrutta a causa del cattivo uso di oscure forze da parte di
malvagi sacerdoti, e predisse che alcune parti del continente perduto
sarebbero riemerse entro pochi anni al largo della costa della
Florida. In
effetti, nel
maggio 1969, l'archeologo
subacqueo Manson Valentine rinvenne alcune costruzioni sommerse nei
fondali di Bimini, presso l'arcipelago delle Bahamas
le tracce di una larga strada costituita da enormi blocchi
di roccia perfettamente incastrati, correva rialzata sul fondo sabbioso
per qualche centinaio di metri ed era simile a un "saché", la
strada cerimoniale dei Maya. Secondo alcuni sarebbe una pur inconsueta
formazione geologica; secondo altri, la testimonianza di una civiltà
estremamente progredita dal punto di vista tecnologico: la mitica
Atlantide. Da
allora nell'oceano Atlantico, si susseguono le spedizioni per ritrovare
Atlantide. L'ultima, capitanata da Boris Asturua, egli avrebbe
identificato a 400 miglia al largo del Portogallo, una serie di
strutture architettoniche che, comunque, la quasi totalità degli
archeologi interpellati continua a ritenere banali formazioni
vulcaniche. Prima di lui un altro ricercatore, Maxine Asher, aveva avuto
la stessa risposta per una serie di "piramidi" sottomarine,
localizzate un centinaio di chilometri al largo dello Yucatàn. Secondo
l'ipotesi extraterrestre;, Atlantide sarebbe invece stata una
base di alieni, distrutta a causa di un cattivo uso dell'energia nucleare.
Ulteriori
Atlantidi sono state collocate in luoghi spesso ancor più fantasiosi: in
Brasile, Nord America, Ceylon, Mongolia, Sud Africa, Malta, Palestina,
Prussia Orientale, Creta. Studiosi russi, affermano che Atlantide sarebbe stato un vero e proprio
ponte fra due mondi. Infatti, secondo queste teorie, dove oggi si
trovano gli oceani, un tempo potevano esserci ampi lembi di terraferma
in seguito inabissatisi. Carta
del geografo tedesco Sebastian Munster (1540 circa) Atlantide, il ritorno
indice
Nell'Ottobre
del 1492, Cristoforo Colombo scoprì che, al di là dell'Atlantico,
esisteva davvero una terra: il filosofo inglese Francis Bacon suggerì
che avrebbe potuto trattarsi del continente descritto nel Crizia.
Molte opinioni cominciarono a modificarsi, tanto che nel XVI e XVII
secolo Guillaume Postel, John Dee, Sanson, Robert de Vangoudy e molti
altri cartografi chiamarono le Americhe con il nome di Atlantide.
Dopo la Conquista, si scoprì pure che un antica leggenda degli indigeni
del Messico, trascritta nel Codice Aubin , iniziava con
queste parole:
"Gli Uexotzincas, i Xochimilacas, i Cuitlahuacas,
i Matlatzincas, i Malincalas abbandonarono Aztlan e vagarono senza
meta".
Aztlan era un'isola dell'Atlantico, e le antiche tribù
avevano dovuto lasciarla perché stava sprofondando nell'oceano.
Dall'isola i superstiti avevano preso il nome: si facevano infatti
chiamare Aztechi, ovvero "Abitanti di Aztlan".
Per la cronaca,
in Messico questa teoria viene
insegnata a scuola; al
Museo di Antropologia di Città del Messico sono esposti molti antichi
disegni che descrivono la migrazione.
Nel 1815, Joseph Smith, contadino quindicenne di Manchester, nella
Contea di Ontario a New York, ebbe un primo incontro con un angelo di
nome Moroni che gli promise rivelazioni straordinarie. Molti anni dopo
l'angelo gli mostrò il nascondiglio di alcune preziose tavole scritte
in una lingua sconosciuta, che Smith, si mise diligentemente a tradurre. Nel 1830 uscì
Il libro di
Mormon, vera e propria bibbia della setta dei Mormoni, che descrive
una distruzione con caratteristiche del tutto simili alla ipotetica
distruzione di
Atlantide.
"Nel trentaquattresimo anno, nel primo mese, nel quarto giorno,
sorse un grande uragano, tal che non se ne era mai visto uno simile
sulla terra; e vi fu pure una grande e orribile tempesta, e un orribile
tuono che scosse la terra intera come se stesse per fendersi (...). E
molte città grandi e importanti si inabissarono, altre furono in preda
alle fiamme, parecchie furono scosse finché gli edifici crollarono, e
gli abitanti furono uccisi e i luoghi ridotti in desolazione (...) Così
la superficie di tutta la terra fu deformata, e scese una fitta
oscurità su tutto il paese, e per l' oscurità non poterono accendere
alcuna luce, né candele né fiaccole" ... I superstiti, il popolo di Nefi, si erano rifugiati in tempo "nel
paese di Abbondanza", dove avevano costruito templi e città,
tra cui quello di Palenque e una grande fortezza identificata successivamente
con Machu Picchu.
Qualcuno comincia a rilevare alcune analogie tra la civiltà
dell'antico Egitto e quelle dell'America Centrale: costruzioni
piramidali, imbalsamazione, anno diviso in 365 giorni, leggende,
affinità linguistiche. Atlantide sarebbe stata dunque una sorta di
ponte naturale tra le due civiltà, esteso, probabilmente, tra le
Azzorre e le Bahamas.
Nel 1847
uno
studioso francese, l'abate Charles-Etienne Brasseur, scoprì la "prova definitiva" del
collegamento tra Mediterraneo, Atlantide e Centro America.
Le sue teorie
furono immediatamente screditate, ma ispirarono Ignatius Donnelly a
scrivere Atlantis, the Antediluvian World (1882). Secondo
Donnelly, Atlantide era il biblico Paradiso Terrestre, e là si
erano sviluppate le prime civiltà. I suoi abitanti si erano
sparpagliati in America, Europa e Asia; i suoi re e le sue regine erano
divenuti gli Dèi delle antiche religioni. Poi, circa tredicimila anni
fa, l'intero continente era stato sommerso da un cataclisma di origine
vulcanica.
Per
lo studioso Nikolaj Jirov il sito più probabile per la localizzazione
di Atlantide è l’attuale altipiano subacqueo sul quale si trovano le
isole Azzorre, questo luogo infatti sembra corrispondere alla
descrizione fatta da Platone.
Particolari
della storia narrata da Platone stanno acquisendo verosimiglianza man
mano che il fondo del mare rivela all'uomo i suoi segreti; inoltre, come
abbiamo già anticipato coincidenze, affinità culturali, architettoniche, linguistiche e
biologiche, legano i popoli del "nuovo" e "vecchio"
mondo, tanto che molti studiosi affermano che in un periodo precedente
ai biblici "giorni contati" (dal 3500 avanti Cristo a oggi)
una civiltà si muovesse davvero da un lato all'altro dell'Atlantico
passando attraverso le isole del "continente scomparso".
Il primo ritrovamento
risale al 1898, e avvenne per caso: durante la posa di una linea
telegrafica uno dei cavi, deposto a 2800 metri di profondità su un
fondale dell'Atlantico, da allora chiamato "Platea del
Telegrafo", si spezzò. Le sue estremità furono fortunosamente
recuperate dall'abisso con particolari attrezzature che portarono in
superficie anche una strana roccia. Qualche anno più tardi, Paul
Tremier, direttore dell'Istituto oceanografico di Francia, tenne a
Parigi una conferenza che fece scalpore: quella roccia era di chiara
origine vulcanica ma aveva una particolarità: non si era solidificata
in acque profonde bensì all'aria aperta; doveva provenire, cioè, da un
vulcano con uno sbocco al di sopra del livello del mare. Essa, inoltre,
aveva bordi taglienti, non ancora smussati dall'erosione marina:
analizzandone il profilo, Tremier stimò che non dovesse avere più di
15 mila anni. Ulteriori prelievi sottomarini confermarono che lo stesso
tipo di roccia era presente in un'area vastissima di quei fondali
atlantici.
Ad
avvalorare questa tesi il fatto che la struttura dei fondi oceanici in
coincidenza con la catena sommersa Nord atlantica è composta
prevalentemente da basalto, un composto di roccia vulcanica che, in
prossimità di un oceano, tende ad essere instabile. I continenti più
antichi sono, invece, composti di granito, una roccia molto più solida.
Ben
presto il mondo accademico si divise nettamente tra chi asseriva che si
era finalmente trovata la prova scientifica dell'inabissamento di
Atlantide e chi, invece, sosteneva che quelle rocce magmatiche
provenivano dalle coste islandesi, inglobate da iceberg che si erano poi
sciolti. La polemica stava scemando quando trivellazioni effettuate a
sud delle Azzorre dalla nave oceanografica Gauss nella cosiddetta
"Fossa di Romanche", a una profondità di 7300 metri,
rivelarono la presenza di strati di argilla rossa contenenti numerosi
fossili di globigerine, protozoi microscopici che normalmente vivono in
profondità comprese tra i 2000 e i 4500 metri. Quindi, quello strato di
sedimenti argillosi doveva essere sprofondato, in un'epoca relativamente
recente, di almeno 2800 metri:lo stesso valore trovato da Paul Tremier
per la "Platea del Telegrafo".
Anche la biologia sembra voler confermare l'ipotesi del ponte naturale,
farfalle, lombrichi e formiche
tipiche delle Azzorre e delle Canarie si trovano infatti anche in
America Centrale.Per
non parlare dell’enigma degli elefanti. È lo stesso Platone a parlare
dei pachidermi ad Atlantide. Nel mondo antico questa specie non
esisteva, mentre compare più tardi in Africa.
Il cataclisma
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Ammessa l'esistenza di Atlantide, gli Atlantidisti sono abbastanza
concordi nel sostenere che l'avvenuta distruzione di Atlantide avvenne
intorno a 10.000 anni fa, più o meno nel periodo descritto da
Platone.
Per
quanto riguarda le cause, le ipotesi sono molteplici: dall'eruzione
vulcanica, a una guerra nucleare, alla caduta di un asteroide.
E' ormai certo
che con la fine dell'ultima glaciazione, ci siano stati molti
sconvolgimenti di natura climatica e geografica su tutta la terra. Lo
scioglimento dei ghiacci deve aver sommerso molte terre in molti luoghi
del pianeta e provocata l'emigrazione di centinaia di migliaia di
persone verso altre zone asciutte (ad esempio, le isole britanniche,
Scandinavia ed Europa erano unite, la Sicilia era unita alla Calabria ,
le isole Bahamas erano costituite da una grande massa di terra, ecc...).
Questo grande
scioglimento dei ghiacci, con conseguente enorme innalzamento delle
acque e queste apocalittiche alluvioni sono state ricordate dall'uomo
come il diluvio universale. La leggenda del diluvio è presente in quasi
tutte le culture del mondo esistono, manufatti non inquadrabili in modo
canonico come prodotti di civiltà note.
I miti
raccontano che prima del diluvio " il cielo cadde sulla
terra" e che "la terra si era inclinata".
Inoltre si dice che un grande oggetto di fuoco abbia solcato il cielo
portando grandi catastrofi e distruzioni. Tutto questo può far
ipotizzare che un meteorite cadde sulla terra con conseguente
scioglimento dei ghiacci.
Come si può
leggere nel "Timeo", il sacerdote di Sais e Solone discussero
sul mito di Fetonte e il primo disse a Solone che questo mito voleva
solo spiegare come una cometa, deviata dall'orbita originale, fosse
caduta sulla terra.
Il meteorite,
proveniente dalla Zona degli Asteroidi, dovrebbe essere caduto
nell'emisfero boreale, probabilmente nell'Oceano Atlantico
settentrionale esso avrebbe causato la fine dell'ultima glaciazione. Otto
Muck, ha ricostruito con complessi calcoli basati sul calendario Maya
addirittura il giorno esatto della catastrofe: il 5 giugno del 8498 a.C.
L'impatto del meteorite con l'Oceano avrebbe creato un enorme
maremoto ed il calore dello stesso avrebbe provocato perturbazioni
violentissime e devastanti che si sarebbero abbattute su tutto il mondo.
I <<sopravissuti>> si recarono in luoghi più
sicuri ad esempio nell'America centrale e meridionale, dove
probabilmente diedero un primo impulso a future civiltà.
La scomparsa di un continente
dovuta ad un cataclisma sopra ipotizzato modificherebbe innanzitutto le
correnti oceaniche, mutando in modo radicale le situazioni climatiche ,
creando nuove glaciazioni e nuove zone desertiche.
Insomma, se Atlantide fosse stata distrutta in un giorno e una notte,
come Platone asserisce, la Terra avrebbe conosciuto necessariamente
un'era di barbarie, e una nuova civilizzazione non avrebbe potuto
evolversi prima di cinque-seimila anni.
A
parte alcune intuizioni del racconto di Platone (per esempio quella di
un vero continente al di là dell'oceano ), le
uniche prove a favore sono di carattere
puramente indiziario.
Se le prove pro-Atlantide sono poco
convincenti, altrettanto lo sono quelle contro.
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