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ATLANTIDE, La storia nella leggenda

“Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [..] In tempi posteriori [..], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [..] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve”.

L'Insula Atlantis disegnata da Athanasius Kircher nel 1678

INDICE

Il mito........................................................................................

Platone.......................................................................................

Ipotesi sul luogo di Atlantide.........................................................

Atlantide, il ritorno.......................................................................

Il cataclisma................................................................................

Links e riferimenti.........................................................................

Le piramidi di Yonaguni...........................................................

 

Il mito                                                        indice

Dai dialoghi del Crizia e del Timeo, scritti da Platone attorno al 340 avanti Cristo, a parlare è Crizia, parente del filosofo, il quale racconta che un secolo prima circa, nel 590 a.C., il legislatore Solone si era fermato nella capitale amministrativa dell' Egitto, Sais. Qui aveva cercato di impressionare i Sacerdoti del tempio della Dea Madre Neith illustrando le antiche tradizioni greche, ma uno di loro affermò che quello greco era un popolo giovane in confronto di un altro, su cui gli Egizi possedevano molta documentazione scritta. Secondo il sacerdote, una civiltà evoluta era esistita per secoli su un'isola andata distrutta novemila anni prima da un immane cataclisma insieme a tutti i suoi abitanti. 

Crizia descrive la fertilità delle sue terre popolate anche dagli elefanti: 

"Dal mare, verso il mezzo dell'intera isola, c'era una pianura; la più bella e la più fertile di tutte le pianure, e rispetto al centro sorgeva una montagna non molto alta." 

Atlante non è da identificarsi con il gigante omonimo figlio di Giapeto e di Climene, alcuni aspetti della vita dell'eroe sono interessanti: secondo la mitologia si trova nell'estremo occidente, nel paese delle Esperidi. Zeus lo condannò a reggere sulle spalle il cielo, dopo la vittoria sui giganti. Da questa leggenda vennero denominati i monti marocchini d'Atlante, Erodoto fu il primo a dare questo nome a questa catena montuosa. L'isola era ricca di metalli e ve ne erano di ogni tipo, il più famoso e misterioso era l'oricalco. Non si sa di preciso quale tipo di metallo sia, sono state avanzate alcune ipotesi. Secondo un passo di Filopono, l'oricalco era in realtà l'ottone. Secondo altri era una lega di bronzo simile all'oro, formata da rame e da piccole parti di stagno, piombo e zinco.

...L'isola , in cui stava la reggia , aveva il diametro di cinque stadi  (888 metri) . Questa d'ogni intorno e le cinte e il ponte largo un peltro (29,60 metri ) li rivestirono da una parte e dall'altra con un muro di pietra , imponendo torri e porte sui ponti lungo tutti i passaggi del mare . E d'ogni intorno sotto l'isola , ch'era nel mezzo , e sotto le cinte di fuori e di dentro tagliarono delle pietre , alcune bianche , altre nere , altre rosse , e così scavarono nell'interno dell'isola due bacini profondi con la stessa roccia per copertura . E gli edifizi , alcuni ne formarono semplici , altri per diletto con varia mescolanza di pietre , dando a ciascuno la sua giocondità naturale...

La città quindi era ben fortificata e munita di torri. Questo fa capire che Atlantide era costantemente in guerra per il predominio politico ed economico. Le pietre bianche, nere e rosse sono colori di pietre tipicamente vulcaniche che sono abbondanti ad Atlantide, essendo isola vulcanica. Sappiamo grazie al Berlitz che: questo particolare accenno alle pietre con cui venivano costruiti gli edifici di Atlantide trova un'inaspettata conferma nei colori prevalenti delle rocce presenti nelle isole Azzorre: anch'esse bianche, nere e rosse.

Aristotele, discepolo di Platone, non diede molta importanza al suo Maestro, e questa non-opinione ebbe un peso determinante nel Medio Evo cristiano. Aristotele, infatti, era considerato un'autorità indiscussa, e per di più l'esistenza di un continente distrutto novemila anni prima non coincideva con la data della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata nel 3760 a.C. 

Platone                                                      indice

Platone nacque ad Atene nel 428 a.C./347 a.C. periodo che coincide con la crisi dell'età d'oro della Grecia periclea, il suo vero nome era Aristocle;
Il padre vantava tra i suoi antenati il re Codro, la madre vantava una parentela con Solone. E' quindi ovvio che Platone vedesse fin da giovane nella vita politica il proprio ideale.
Aristotele ci riferisce che Platone fu dapprima discepolo di Cratilo e poi di Socrate. E' certo, che Platone frequentò Socrate, con lo stesso intento con cui lo frequentò la maggior parte degli altri giovani, cioè per  prepararsi all'attività politica.


Nel 409-407 Periodo della efebia. Stando ad Aristosseno, Platone avrebbe preso parte per tre volte a campagne militari: a Tanagra, a Corinto e a Delio. 

Si conclude la guerra del Peloponneso e si impone la supremazia di Sparta; un primo contatto diretto con la vita politica Platone lo dovette avere nel 404/403 a.C., ad Atene assumono il governo gli oligarchici con i cosiddetti "Trenta tiranni", fra cui vi era proprio Crizia, zio di Platone, che lo invitò a partecipare nel governo oligarchico, da cui, peraltro, questi presto si ritrasse deluso.


Il disgusto per la politica praticata ad Atene dovette raggiungere il culmine nel 399 a.C., quando Socrate fu condannato a morte. E della condanna di Socrate furono responsabili i democratici.
Dopo il 399 a.C. Platone fu a Megara con alcuni altri socratici, ospite di Euclide. Nel 388 a.C., cioè sui quarant'anni, partì alla volta dell'Italia. Se, come ci è riferito, Platone fu anche in Egitto e a Cirene, ciò dovette avvenire prima del 388 a.C.; ma di questi viaggi non dice nulla.
A spingerlo in Italia dovette essere certamente il desiderio di conoscere le comunità dei Pitagorici, tra i quali Archita.
Al ritorno ad Atene fondò l'Accademia, in un ginnasio sito nel parco dedicato all'eroe Accademo, donde il nome di Accademia, e il Menone è verosimilmente il primo proclama della nuova scuola.
Nel 367 a.C. Platone si recò una seconda volta in Sicilia. Era morto Dionigi I e gli era succeduto il figlio Dionigi II. Ma il nuovo tiranno si rivelò di possedere la stessa natura del padre.
Nel 361 a.C. si recò una terza volta in Sicilia. Infatti, tornato ad Atene, vi trovò Dione che ivi si era rifugiato, il quale lo convinse ad accogliere un nuovo pressante invito di Dionigi. Ma fu un grave errore credere nei mutati sentimenti di Dionigi. Platone avrebbe addirittura rischiato la vita, se non fossero intervenuti Archita e i Tarantini a salvarlo.
Nel 360 Platone ritornò ad Atene e vi rimase alla direzione dell'Accademia, fino alla morte, avvenuta nel 347 a.C.

Ipotesi sul luogo di Atlantide                  indice

Una corrente di pensiero, composta dal sismologo Angelos Galanopoulos e dell'archeologo greco Spiridon Marinatos, insieme con l'irlandese J. V. Luce, ha avanzato l’ipotesi che un tempo Atlantide fosse l’isola greca di Thira (Santorini) nel mar Egeo, sepolta da un’eruzione vulcanica verso il 1500 a.C., la civiltà di Akrotiri, nell'isola greca, fu effettivamente distrutta da un'eruzione vulcanica. Per un espediente narrativo, Platone l'avrebbe trasportata al di là delle colonne d'Ercole, l'avrebbe ingrandita a livello di continente e avrebbe ambientato l'episodio in un epoca assai precedente.


Santorini, l'isola più misteriosa e suggestiva dell'intero arcipelago delle Cicladi è il risultato della più grande esplosione vulcanica mai vista. Un tempo a forma circolare e dominata dal vulcano, l'isola prendeva il nome di Stronghyle, la rotonda. In seguito prese il nome di Kallisti, la più bella.

I veneziani la chiamarono Santa Irene, nome che conserva tuttora. L'isola presenta il surreale paesaggio lunare della caldera, corona lavica esterna del vulcano che corre lungo tutta la falce di luna rimasta: all'interno, il mare profondo.

Oppure secondo l'italiano Flavio Barbero, Atlantide si sarebbe trovata in Antartide. In tempi remoti il clima di quel territorio era temperato, e una civiltà vi ci si sarebbe potuta tranquillamente sviluppare; poi le glaciazioni l'avrebbero completamente distrutta.

Un altra recente teoria identifica Atlantide con Tartesso, prosperosa città-stato di origine fenicia costruita su un'isola alle foci del Guadalquivir. Nel V secolo a.C. la città venne completamente distrutta, probabilmente da un attacco cartaginese, lasciando sicuramente dietro di sé la leggenda di una grande civiltà scomparsa all' improvviso. Intorno al 1920 l'archeologo tedesco Adolf Schulten ne identificò la posizione: sarebbe sorta nei pressi di Cadice, l' antica Gades, e, in effetti, Platone parla nel suo racconto di un re chiamato Gadiro. Tartesso presenta qualche analogia con la città descritta dal filosofo greco: era irrigata da canali, era fertile e ricca di minerali, e sopratutto andò distrutta in brevissimo tempo.

Per la Francia le cose andarono diversamente, il botanico D. A. Godron fondò la "Scuola dell' Atlantide" in Africa nel 1868, collocando la città perduta nel deserto del Sahara, i francesi possedevano molte colonie in Nord Africa, ed una possibile collocazione di Atlantide in quel territorio solleticava, il loro nazionalismo. Si spiegano così le numerose spedizioni alla ricerca della città perduta nel massiccio dell'Ahaggar. Coincidenza o no vuole che, i famosi nomadi del deserto, i "Tuareg", si tramandano di padre in figlio una leggenda, in cui si narra che essi sono i discendenti di un popolo proveniente dal mare, la cui terra natia fu distrutta da un tremendo cataclisma e la loro regina si chiamava "Antinea". Stranamente il nome è identico a quello della regina d’Atlantide, com’è viene descritto da Platone nei suoi racconti.  

In Inghilterra localizziamo Atlantide, al largo delle coste della Cornovaglia dove è sprofondata la mitica città di Lyonesse, alcuni Grandi Iniziati Atlantidei, tra cui il Mago Merlino, sopravvissuto alla distruzione, fondano il centro magico di Avalon, ove ripristinano gli antichi culti esoterici del Continente Perduto, scegliendosi dei discepoli come Artù che portino avanti la Tradizione. Gli Atlantidei si mescolano con i Celti, e si diffondono per tutta l'Europa, dove elevano megaliti a simboleggiare il culto del Sole.

Nel 1935 il medium americano Edgar Cayce affermò in stato di trance che Atlantide era stata distrutta a causa del cattivo uso di oscure forze da parte di malvagi sacerdoti, e predisse che alcune parti del continente perduto sarebbero riemerse entro pochi anni al largo della costa della Florida.

In effetti, nel maggio 1969, l'archeologo subacqueo Manson Valentine rinvenne alcune costruzioni sommerse nei fondali di Bimini, presso l'arcipelago delle Bahamas le tracce di una larga strada  costituita da enormi blocchi di roccia perfettamente incastrati, correva rialzata sul fondo sabbioso per qualche centinaio di metri ed era simile a un "saché", la strada cerimoniale dei Maya. Secondo alcuni sarebbe una pur inconsueta formazione geologica; secondo altri, la testimonianza di una civiltà estremamente progredita dal punto di vista tecnologico: la mitica Atlantide.

Da allora nell'oceano Atlantico, si susseguono le spedizioni per ritrovare Atlantide. L'ultima, capitanata da Boris Asturua, egli avrebbe identificato a 400 miglia al largo del Portogallo, una serie di strutture architettoniche che, comunque, la quasi totalità degli archeologi interpellati continua a ritenere banali formazioni vulcaniche. Prima di lui un altro ricercatore, Maxine Asher, aveva avuto la stessa risposta per una serie di "piramidi" sottomarine, localizzate un centinaio di chilometri al largo dello Yucatàn.

Secondo l'ipotesi extraterrestre;, Atlantide  sarebbe invece stata una base di alieni, distrutta a causa di un cattivo uso dell'energia nucleare.

Ulteriori Atlantidi sono state collocate in luoghi spesso ancor più fantasiosi: in Brasile, Nord America, Ceylon, Mongolia, Sud Africa, Malta, Palestina, Prussia Orientale, Creta.

Studiosi russi, affermano che Atlantide sarebbe stato un vero e proprio ponte fra due mondi. Infatti, secondo queste teorie, dove oggi si trovano gli oceani, un tempo potevano esserci ampi lembi di terraferma in seguito inabissatisi.

Carta del geografo tedesco Sebastian Munster (1540 circa)

Atlantide, il ritorno                                   indice

Nell'Ottobre del 1492, Cristoforo Colombo scoprì che, al di là dell'Atlantico, esisteva davvero una terra: il filosofo inglese Francis Bacon suggerì che avrebbe potuto trattarsi del continente descritto nel Crizia. 

Molte opinioni cominciarono a modificarsi, tanto che nel XVI e XVII secolo Guillaume Postel, John Dee, Sanson, Robert de Vangoudy e molti altri cartografi chiamarono le Americhe con il nome di Atlantide.

Dopo la Conquista, si scoprì pure che un antica leggenda degli indigeni del Messico, trascritta nel Codice Aubin , iniziava con queste parole: 

"Gli Uexotzincas, i Xochimilacas, i Cuitlahuacas, i Matlatzincas, i Malincalas abbandonarono Aztlan e vagarono senza meta"

Aztlan era un'isola dell'Atlantico, e le antiche tribù avevano dovuto lasciarla perché stava sprofondando nell'oceano. Dall'isola i superstiti avevano preso il nome: si facevano infatti chiamare Aztechi, ovvero "Abitanti di Aztlan". 

Per la cronaca, in Messico questa teoria viene insegnata a scuola; al Museo di Antropologia di Città del Messico sono esposti molti antichi disegni che descrivono la migrazione.

Nel 1815, Joseph Smith, contadino quindicenne di Manchester, nella Contea di Ontario a New York, ebbe un primo incontro con un angelo di nome Moroni che gli promise rivelazioni straordinarie. Molti anni dopo l'angelo gli mostrò il nascondiglio di alcune preziose tavole scritte in una lingua sconosciuta, che Smith, si mise diligentemente a tradurre. Nel 1830 uscì Il libro di Mormon, vera e propria bibbia della setta dei Mormoni, che descrive una distruzione con caratteristiche del tutto simili alla ipotetica distruzione di Atlantide.


"Nel trentaquattresimo anno, nel primo mese, nel quarto giorno, sorse un grande uragano, tal che non se ne era mai visto uno simile sulla terra; e vi fu pure una grande e orribile tempesta, e un orribile tuono che scosse la terra intera come se stesse per fendersi (...). E molte città grandi e importanti si inabissarono, altre furono in preda alle fiamme, parecchie furono scosse finché gli edifici crollarono, e gli abitanti furono uccisi e i luoghi ridotti in desolazione (...) Così la superficie di tutta la terra fu deformata, e scese una fitta oscurità su tutto il paese, e per l' oscurità non poterono accendere alcuna luce, né candele né fiaccole"  ... I superstiti, il popolo di Nefi, si erano rifugiati in tempo "nel paese di Abbondanza", dove avevano costruito templi e città, tra cui quello di Palenque e una grande fortezza identificata successivamente con Machu Picchu.

Qualcuno comincia a rilevare alcune analogie tra la civiltà dell'antico Egitto e quelle dell'America Centrale: costruzioni piramidali, imbalsamazione, anno diviso in 365 giorni, leggende, affinità linguistiche. Atlantide sarebbe stata dunque una sorta di ponte naturale tra le due civiltà, esteso, probabilmente, tra le Azzorre e le Bahamas.

Nel 1847 uno studioso francese, l'abate Charles-Etienne Brasseur, scoprì la "prova definitiva" del collegamento tra Mediterraneo, Atlantide e Centro America. 

Le sue teorie furono immediatamente screditate, ma ispirarono Ignatius Donnelly a scrivere Atlantis, the Antediluvian World (1882). Secondo Donnelly, Atlantide era il biblico Paradiso Terrestre, e là si erano sviluppate le prime civiltà. I suoi abitanti si erano sparpagliati in America, Europa e Asia; i suoi re e le sue regine erano divenuti gli Dèi delle antiche religioni. Poi, circa tredicimila anni fa, l'intero continente era stato sommerso da un cataclisma di origine vulcanica. 

Per lo studioso Nikolaj Jirov il sito più probabile per la localizzazione di Atlantide è l’attuale altipiano subacqueo sul quale si trovano le isole Azzorre, questo luogo infatti sembra corrispondere alla descrizione fatta da Platone.

Particolari della storia narrata da Platone stanno acquisendo verosimiglianza man mano che il fondo del mare rivela all'uomo i suoi segreti; inoltre, come abbiamo già anticipato coincidenze, affinità culturali, architettoniche, linguistiche e biologiche, legano i popoli del "nuovo" e "vecchio" mondo, tanto che molti studiosi affermano che in un periodo precedente ai biblici "giorni contati" (dal 3500 avanti Cristo a oggi) una civiltà si muovesse davvero da un lato all'altro dell'Atlantico passando attraverso le isole del "continente scomparso".

Il primo ritrovamento risale al 1898, e avvenne per caso: durante la posa di una linea telegrafica uno dei cavi, deposto a 2800 metri di profondità su un fondale dell'Atlantico, da allora chiamato "Platea del Telegrafo", si spezzò. Le sue estremità furono fortunosamente recuperate dall'abisso con particolari attrezzature che portarono in superficie anche una strana roccia. Qualche anno più tardi, Paul Tremier, direttore dell'Istituto oceanografico di Francia, tenne a Parigi una conferenza che fece scalpore: quella roccia era di chiara origine vulcanica ma aveva una particolarità: non si era solidificata in acque profonde bensì all'aria aperta; doveva provenire, cioè, da un vulcano con uno sbocco al di sopra del livello del mare. Essa, inoltre, aveva bordi taglienti, non ancora smussati dall'erosione marina: analizzandone il profilo, Tremier stimò che non dovesse avere più di 15 mila anni. Ulteriori prelievi sottomarini confermarono che lo stesso tipo di roccia era presente in un'area vastissima di quei fondali atlantici.

Ad avvalorare questa tesi il fatto che la struttura dei fondi oceanici in coincidenza con la catena sommersa Nord atlantica è composta prevalentemente da basalto, un composto di roccia vulcanica che, in prossimità di un oceano, tende ad essere instabile. I continenti più antichi sono, invece, composti di granito, una roccia molto più solida.

Ben presto il mondo accademico si divise nettamente tra chi asseriva che si era finalmente trovata la prova scientifica dell'inabissamento di Atlantide e chi, invece, sosteneva che quelle rocce magmatiche provenivano dalle coste islandesi, inglobate da iceberg che si erano poi sciolti. La polemica stava scemando quando trivellazioni effettuate a sud delle Azzorre dalla nave oceanografica Gauss nella cosiddetta "Fossa di Romanche", a una profondità di 7300 metri, rivelarono la presenza di strati di argilla rossa contenenti numerosi fossili di globigerine, protozoi microscopici che normalmente vivono in profondità comprese tra i 2000 e i 4500 metri. Quindi, quello strato di sedimenti argillosi doveva essere sprofondato, in un'epoca relativamente recente, di almeno 2800 metri:lo stesso valore trovato da Paul Tremier per la "Platea del Telegrafo".

Anche la biologia sembra voler confermare l'ipotesi del ponte naturale, farfalle, lombrichi e formiche tipiche delle Azzorre e delle Canarie si trovano infatti anche in America Centrale.Per non parlare dell’enigma degli elefanti. È lo stesso Platone a parlare dei pachidermi ad Atlantide. Nel mondo antico questa specie non esisteva, mentre compare più tardi in Africa.

Il cataclisma                                                                                        indice

Ammessa l'esistenza di Atlantide, gli Atlantidisti sono abbastanza concordi nel sostenere che l'avvenuta distruzione di Atlantide avvenne intorno a 10.000 anni fa, più o meno nel periodo descritto da Platone. 

Per quanto riguarda le cause, le ipotesi sono molteplici: dall'eruzione vulcanica, a una guerra nucleare, alla caduta di un asteroide.

E' ormai certo che con la fine dell'ultima glaciazione, ci siano stati molti sconvolgimenti di natura climatica e geografica su tutta la terra. Lo scioglimento dei ghiacci deve aver sommerso molte terre in molti luoghi del pianeta e provocata l'emigrazione di centinaia di migliaia di persone verso altre zone asciutte (ad esempio, le isole britanniche, Scandinavia ed Europa erano unite, la Sicilia era unita alla Calabria , le isole Bahamas erano costituite da una grande massa di terra, ecc...). 

Questo grande scioglimento dei ghiacci, con conseguente enorme innalzamento delle acque e queste apocalittiche alluvioni sono state ricordate dall'uomo come il diluvio universale. La leggenda del diluvio è presente in quasi tutte le culture del mondo esistono, manufatti non inquadrabili in modo canonico come prodotti di civiltà note.  

I miti raccontano che prima del diluvio " il cielo cadde sulla terra" e che "la terra si era inclinata". Inoltre si dice che un grande oggetto di fuoco abbia solcato il cielo portando grandi catastrofi e distruzioni. Tutto questo può far ipotizzare che un meteorite cadde sulla terra con conseguente scioglimento dei ghiacci. 

Come si può leggere nel "Timeo", il sacerdote di Sais e Solone discussero sul mito di Fetonte e il primo disse a Solone che questo mito voleva solo spiegare come una cometa, deviata dall'orbita originale, fosse caduta sulla terra.

Il meteorite, proveniente dalla Zona degli Asteroidi, dovrebbe essere caduto nell'emisfero boreale, probabilmente nell'Oceano Atlantico settentrionale esso avrebbe causato la fine dell'ultima glaciazione. Otto Muck, ha ricostruito con complessi calcoli basati sul calendario Maya addirittura il giorno esatto della catastrofe: il 5 giugno del 8498 a.C. L'impatto del meteorite con l'Oceano avrebbe creato un enorme maremoto ed il calore dello stesso avrebbe provocato perturbazioni violentissime e devastanti che si sarebbero abbattute su tutto il mondo. I <<sopravissuti>> si recarono in luoghi più sicuri  ad esempio nell'America centrale e meridionale, dove probabilmente diedero un primo impulso a future civiltà.

La scomparsa di un continente dovuta ad un cataclisma sopra ipotizzato modificherebbe innanzitutto le correnti oceaniche, mutando in modo radicale le situazioni climatiche , creando nuove glaciazioni e nuove zone desertiche.

Insomma, se Atlantide fosse stata distrutta in un giorno e una notte, come Platone asserisce, la Terra avrebbe conosciuto necessariamente un'era di barbarie, e una nuova civilizzazione non avrebbe potuto evolversi prima di cinque-seimila anni. 

A parte alcune intuizioni del racconto di Platone (per esempio quella di un vero continente al di là dell'oceano ), le uniche prove a favore  sono di carattere puramente indiziario. 

Se le prove pro-Atlantide sono poco convincenti, altrettanto lo sono quelle contro. 

 


 

 

 

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