Appunti
per la tesi di laurea in Storia del Teatro
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Tratti
d al seminario del prof. Alberto Bentoglio destinato agli studenti
laureandi in discipline teatrologiche presso il dipartimento di Storia
dell'Arte, della Musica e dello spettacolo dell'Università degli
Studi di Milano.
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Dopo
avere definito il tema da trattare, procedere alla stesura
dei capitoli esponendo l'argomento secondo un ordine cronologico.
Da ultimo stendere le conclusioni. Non pretendere di fare
il contrario: è faticoso e inutile. È, quindi, consigliabile
partire dall'inizio, e cioè dal capitolo I.
Dare
sempre un titolo ai capitoli e scrivere
i titoli dei vari capitoli con lo stesso carattere di stampa.
Non dare titoli a caso, ma fare in modo che abbiano un rapporto
diretto con quanto analizzato e studiato in quel capitolo.
Meglio è scrivere i titoli in grassetto/neretto tutto maiuscolo
e centrato. Ricordarsi che dopo il titolo del capitolo o
del paragrafo non si mette mai il punto.
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Esempio:
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CAPITOLO
I IL TEATRO DI LUIGI PIRANDELLO |
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Ogni
capitolo può essere eventualmente suddiviso a sua volta in
una serie di paragrafi, con un titoletto ciascuno scritto
con il carattere maiuscolo/minuscolo (alto/basso) in grassetto. |
Esempio:
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Paolo
Grassi o il sale della cultura |
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nota:
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Se
necessario (ma sta a voi stabilirlo), i paragrafi si
possono numerare: 1.1, 1.2. , etc. |
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Per
capoverso si intende un rientro grafico di un certo numero
di battute. Tale rientro può essere stabilito di norma di
cinque battute. Se si usa il tasto tabulatore del computer,
il rientro è automaticamente prestabilito. Usare il rientro
in modo appropriato, non a caso, andando a capo solo quando
serve a staccare dal discorso che precede |
Lunghezza
dei periodi e punteggiatura
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Non
fare periodi di una pagina intera. Una media di 4/5 periodi
per ogni pagina è buona. Poi dipende da scelte personali.
Bisogna, tuttavia, evitare di scrivere pagine senza mai
andare a capo. Cercare di non fare mai periodi troppo lunghi
né troppo brevi. I
puntini di sospensione, se si usano, sono sempre e solo
tre …
In una
citazione si usa [...] quando si omette qualcosa (una parola,
una frase) o quando una citazione piuttosto lunga principia
con la lettera minuscola perché se ne omette la prima parte.
I tre puntini vanno sempre fra parentesi quadre (cercarle
nella tastiera e non sostituirle con le tonde).
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Esempio:
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Peculiare
è il modo in cui Kleist tende a cancellare "[…] i confini
tra tragedia e commedia nelle sue opere più mature".
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Esempio:
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Pur
ammettendo che […] il testo fu di frequente rimaneggiato. |
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nota:
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Non
mettere mai la virgola prima della parentesi tonda o
quadra. |
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I trattini
- - hanno lo stesso scopo della parentesi, ma sono stilisticamente
più belli. Vanno usati in coppia e va lasciato uno spazio
prima e dopo il trattino. I trattini non devono essere preceduti
o seguiti da segni di punteggiatura.
Usare
le virgole in modo appropriato. Nelle enumerazioni, dopo
un richiamo, prima di un pronome relativo, per introdurre
una subordinata, per staccare due frasi tra loro, etc. etc.
Se si hanno dubbi, consultare una grammatica.
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Attenzione
ai due tipi di accento: grave
in particolare per le è
= verbo essere
e acuto
per parole come affinché,
poiché, benché, né.
Se si hanno dubbi e incertezze, controllare sempre sul dizionario
o usare il correttore automatico previsto nella maggior
parte dei sistemi di WORD. Ricordarsi che alcune
voci verbali hanno l'accento (dà terza pers.
singolare verbo dare) altre no (fa terza persona singolare
verbo fare).
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Non
usare mai il tutto maiuscolo, usarlo solo se compare nella
citazione originale dell'autore. Prestare sempre attenzione
all'uso del maiuscolo/ minuscolo: con i nomi e i titoli
delle opere:
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Esempio:
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- Gianfranco
de Bosio non è
Gianfranco De Bosio
-
Il Conte di Carmagnola
è differente da
Il conte di Carmagnola
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Il
corsivo non si usa a caso. Si usa: quando dobbiamo introdurre
nel discorso parole in lingua straniera (anche in latino),
tranne nel caso in cui siano citazioni di brani molto lunghi
(oltre le tre/quattro righe).
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Esempio:
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Nel
prologo emerge un aspetto peculiare della Weltanschauung
di Goethe. |
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Per
indicare i titoli dei testi (ma anche dei singoli capitoli
o delle singole voci di un'opera complessiva) |
Esempio:
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Albarosa
Camaldo nel suo volume Il teatro di Alberto Nota
analizza… |
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Per
indicare i titoli di tutte le opere teatrali e opere in generale. |
Esempio:
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Nel
comporre La battaglia di Legnano, Verdi non può
non considerare... |
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"
"
si usano per le citazioni brevi e per i titoli di riviste
e quotidiani. |
Esempio:
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Come
ricorda Benedetto Marcello, i "protettori del teatro
andranno incontro alle virtuose " |
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Esempio:
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"La
Perseveranza"; "Sipario" |
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<<
>>
(uncinate doppie) si usano più raramente e soltanto quando
all'interno di un testo citato vi sia un'altra citazione. |
Esempio:
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Secondo
Camus "l'arte è anch'essa quel movimento che a un tempo
esalta e nega <<Nessun artista tollera il reale>>,
dice Nietzsche". |
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'
' si
usano per sottolineare la valenza particolare che si vuole
attribuire a una parola. Pertanto, non si deve in
nessun caso utilizzare il corsivo o il sottolineato
per mettere in evidenza un termine. |
Esempio:
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In
generale, una costante si può cogliere nell' 'uso' dell'arte
nel corso dei secoli. |
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Ci
sono, infine, le uncinate semplici ‹ › che si usano quando
dobbiamo completare una citazione introducendo qualche cosa
di nostro. |
Esempio:
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Ed
ecco tra noi riaprirsi i passaggi pubblici e riaprirsi
i teatri. Dopo l'I. R. teatro alla Scala, ieri sera
si riaperse il R. teatro della Canobbiana e il Carcano.
Entrambi erano affollati ‹di ufficiali austriaci› malgrado
il cattivo tempo. |
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Citare
gli anni sempre per esteso: scrivere 1993-1994, non
'93-'94.
Citare i secoli per esteso: scrivere l'Ottocento
(con la maiuscola), non l'800. Citare le pagine per esteso:
pp. 310-311 e non pp. 310-11.
Citare le date per esteso: scrivere 2 dicembre 1996,
non 2.12.1996.
I nomi dei mesi vanno scritti con la lettera minuscola.
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nota:
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Quando
si indicano atti e scene, la cifra romana designa la
suddivisione più grande: l'atto; la cifra in numero
arabo indica la scena. Per indicare un verso (solo quando
è necessario) si usa ancora la cifra araba. Ogni numero
va separato da una virgola. |
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Esempio:
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Vittorio
Alfieri, Bruto secondo, II, 1, 11 sta a indicare atto
II, scena 1, verso 11 |
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Prima
regola: le citazioni devono essere sempre di
prima mano e devono essere tratte da edizioni importanti,
filologicamente valide. Non da edizioni economiche, spesso
altrettanto valide ma meno attendibili. E' chiaro che pochi
eletti posseggono tali edizioni. Bisognerà quindi recarsi
in Biblioteca.
Seconda
regola: nelle citazioni non si va mai a capo.
Se la
citazione non supera le due/tre righe si può inserire nel
corpo del testo, mettendola fra virgolette.
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Esempio:
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La
Canobbiana necessita e ottiene numerose riparazioni,
di cui è difficile precisare l'entità, in quanto, genericamente
definite, in un documento datato luglio 1852, "[…] opere
di riparazione e miglioramento proposte nell'I. R. Teatro
alla Canobbiana", e per le quali sono stanziate £ 373,30. |
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Quando
la citazione è più lunga allora va rientrata rispetto al testo
a destra e a sinistra e scritta con interlinea e carattere
minore. |
Esempio:
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Noi,
dunque, giovani studenti eravamo assai male collocati
così: fra un teatro, che non ci toccava di entrarci
se non cinque o sei sere in tutto il carnovale;
fra paggi, che atteso il servizio di corte, le cacce,
le cavalcate, ci pareano godere di una vita tanto
più libera e divagata della nostra.
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Per
citazioni molto ampie (tre o quattro pagine) - per esempio
il contratto di ingaggio di un attore, un capitolato d'appalto,
etc., etc. - è consigliabile riportare in appendice tutto
il testo e citarne nella tesi solo alcuni brani.
Per
citare un testo teatrale: scrivere il nome del personaggio
che pronuncia la battuta in tutto maiuscolo, la didascalia
va scritta in corsivo fra parentesi tonde (le parentesi
non vanno scritte in corsivo), poi scrivere la citazione.
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Esempio:
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NORA
(senza lasciarsi interrompere): Voglio dire che dalle
mani di mio padre, sono passata nelle tue. Tu hai sistemato
tutto secondo i tuoi gusti, e io li condividevo, o almeno
facevo finta di accettarli. Non lo so. Forse un po'
una cosa, e un po' l'altra. |
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Per citare i versi: i versi vanno staccati con /
senza andare a capo alla fine del verso. |
Esempio:
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MEFISTOFELE
/ Passato! Che parola sciocca! Perché ‹‹passato››? /
Passato e puro nulla: identità completa. / Questo perpetuo
creare, allora, perché? / Per travolgere nel nulla quel
che è stato creato? / ‹‹È passato!›› Come dobbiamo intenderla
/ questa parola? È come non fosse mai stato / eppure
s'agita in cerchio, come esistesse. / Preferirei, fossi
io, il vuoto eterno. |
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Ogni
citazione, ogni riferimento hanno bisogno di una convalida
in nota.
I vari tipi di note che possono essere utilizzati nella redazione
della tesi sono i seguenti: |
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Note
esplicative: servono a chiarire qualcosa del testo. |
Esempio:
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Savinio
ricorda di avere conosciuto "uno degli ultimi esemplari
del dotto di stampo antico", il suo professore di
latino (1).
(1)
Savinio si riferisce a Domenico Fava, di cui è allievo
nel 1909
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Note
bibliografiche: indicano la fonte da cui è stata
tratta la citazione. |
Esempio:
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Nonostante
secondo Ricordi non sia "il caso ancora di pensare
a portare questa roba sul teatro"(1), Savino afferma:
"Il Ricordi mi ha promesso di far di tutto per darla
alle scene" (2)
(1)
Sandro Franchi Una conversazione con Tito Ricordi,
in "Corriere della Sera", 17 ottobre 1907.
(2) Sandro Franchi Il compositore quindicenne,
in "Corriere della Sera", 19 ottobre 1907
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Note
biografiche: sono da compilare per tutte (o quasi)
le persone che si citano nella tesi, e devono contenere dati
biografici o, nel caso di personaggi di grande notorietà,
rimandi bibliografici del personaggio in questione. Indicare
tutte le notizie che trovate sulla persona citata nel testo. |
Esempio:
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Ella
stessa ammette di essere cresciuta molto in seguito
all'incontro con Lea Padovani(1).
(1)
Lea Padovani (Montaldo di Castro 1920 - Roma 1991),
attrice, esordisce nel 1946, etc. etc.
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Esempio:
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Pirandello
scopre le grandi capacità di Marta Abba(1) nel 1924.
(1)
Sulla figura artistica di Marta Abba si veda e qui
indicare alcuni rimandi bibliografici.
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nota:
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E'
inutile raccontare tutta la vita di Marta Abba, in
quanto si presume che gli studiosi di teatro la conoscano.
E' utile indicare anno nascita e morte e gli studi
più recenti a lei dedicati. Se su alcuni personaggi
citati non si trova niente, è bene dire comunque che
nonostante le ricerche non si è trovato nulla.
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Nelle
note, come nelle citazioni, non si va mai a capo. Le note
si scrivono sempre a piè di pagina con il numero di richiamo
al testo. L'esponente di nota va messo sempre prima del segno
di punteggiatura (punto, virgola) e dopo le virgolette e parentesi.
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Esempio:
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L'esasperazione
lo porta a esclamare: "non ce la faccio più, lascio!"(1).
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Per
indicare un volume da cui abbiamo tratto una citazione o
al quale abbiamo fatto riferimento dobbiamo scrivere: nome
e cognome dell'autore, titolo completo in corsivo mantenendo
la stessa punteggiatura. Indi, di seguito la città di pubblicazione,
la casa editrice, l'anno di pubblicazione, infine il numero
di pagina o pagine a cui si fa preciso riferimento, il tutto
separato dalla virgola.
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Esempio:
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Paolo
Bosisio, La parola e la scena. Studi sul teatro
italiano tra Settecento e Novecento, Roma, Bulzoni,
1987, p. 35
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nota:
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p.
35 per indicare una pagina singola
pp. 36-38 se si tratta di più pagine a cui
si fa riferimento.
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Se
gli autori sono due o tre, vanno citati tutti. Se gli autori
sono numerosi (come nel caso degli atti di un convegno) si
usa AA.VV. = Autori vari |
Esempio:
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AA.VV.,
Massimo Castri e il suo teatro, a cura di Isabella
Innamorati, Roma, Bulzoni, 1993, p. 76.
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Per
citare un saggio, un articolo o un capitolo all'interno
di un libro si deve procedere così: Mariagabriella Cambiaghi,
Le serve di Castri o dell'immaginario femminile,
in AA.VV., Massimo Castri e il suo teatro, a cura
di Isabella Innamorati, Roma, Bulzoni, 1993, pp. 73-81.
Il
curatore va sempre indicato. Il traduttore lo si può indicare
se è importante in modo particolare.
Per
indicare un'opera in più volumi: dopo l'anno si indica:
vol. IV, p. 55, se si tratta di più volumi si scriverà:
voll. IV-VII Cfr.
significa: "confronta, si veda al proposito" e va posto
davanti all'indicazione bibliografica per indicare: sull'argomento
si veda anche...
Quando
abbiamo a che fare con opere monumentali in cui è previsto
un ordine alfabetico, come enciclopedie o dizionari biografici,
è sufficiente indicare il compilatore della voce:
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Esempio:
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Si
veda la voce curata da Silvio d'Amico per l'Enciclopedia
dello spettacolo, Roma, Le maschere, 1961, s.v.
(s.v. significa sub vocem e va in corsivo perché parola
straniera - è latino -)
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Se un
testo è citato più volte si può scriverlo come segue: Paolo
Bosisio, La parola e la scena. Studi sul teatro italiano
tra Settecento e Novecento, cit., p. 286. Mariagabriella
Cambiaghi, Le serve di Castri o dell'immaginario femminile,
cit., p. 77. Il cit.
sostituisce città, casa editrice, anno nel primo
caso, anche titolo e curatore della collana nel secondo.
Ibidem:
va scritto in corsivo, significa nello stesso luogo e si
usa quando la nota viene dalla stessa fonte della nota immediatamente
precedente. Ibidem., p. 240.
Per
citare un saggio che compare in una rivista:
autore, titolo, in "Annali di storia del teatro",
IV, pp. 430-432. A volte fra il numero della rivista - indicato
in cifra romana o araba - e il numero delle pagine si può
inserire l'anno. Per
le riviste non si indica editore e luogo di edizione.I
titoli delle riviste e dei quotidiani vanno sempre scritti
fra virgolette non in corsivo.
Per
i quotidiani, non si indica il numero della pagina ma la
data di pubblicazione. All'interno di una nota non si va
mai a capo.
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Esempio:
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Tommaso
Chiaretti, L'unico sano è il matto, cioè l'attore,
in "La Repubblica", 27 ottobre 1984.
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Quando
un'opera o un fondo archivistico è citato più volte nella
tesi, allora si può predisporre un elenco
di abbreviazioni che si porrà all'inizio del lavoro.Se
si cita da fogli manoscritti, questi fogli si chiamano carte
che possono essere numerati e scritti davanti e dietro (recto,
verso). Sarà indicato così: C. 3 v. = Carta 3 verso |
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Meglio
sempre le forme
intere alle forme tronche:
meglio essere
di esser avere
di aver etc.etc.
Non
usare il verbo venire come ausiliare, ma usare essere.
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Esempio:
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Non:
I testi che vengono presi in esame.
Ma: I testi che sono presi in esame.
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Quando
è possibile, non
separare il soggetto dal verbo. |
Esempio:
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Bentoglio, purtroppo, non completa l'informazione.
meglio: Purtroppo, Bentoglio non completa l'informazione
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Non
usare la preposizione articolata col. E' sempre meglio usare
con il.
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Esempio:
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Non:
Esce di scena col mantello adagiato sulla spalla.
Ma: Esce di scena con il mantello adagiato
sulla spalla.
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Tra
si utilizza tra due oggetti o persone. |
Esempio:
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Stringe
la sella tra le gambe.
L'attore fuma tenendo la sigaretta tra pollice e indice.
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Fra
si utilizza fra più oggetti o persone. |
Esempio:
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Si
passa una mano fra i capelli.
Fra gli allievi si fa notare per la sua eleganza
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E'
sempre preferibile non usare di, dei/degli e delle con valore
partitivo, ma sostituirli con fra
i e
fra le. |
Esempio:
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La
più capace delle attrici della Compagnia
meglio: La più capace fra le attrici della
Compagnia
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