Made in Italy? L'etichetta può ingannare     

Dalla parte dei consumatori

Si fa presto a dire extravergine. Taggiasca, Rotondella, Coratina: in Italia le varietà di olive sono tante e - come i vitigni nel caso del vino - danno vita a oli diversi. C'è quello dal sapore delicato e dolcissimo, quello fruttato, quello che sa di mandorla, quello giallo oro, quello verde con riflessi color arancio. Differenze che vengono esaltate ancora di più dalle condizioni climatiche e geografiche di ogni regione, paese o singolo uliveto. Risultato: una ricchezza di gusti, profumi e sensazioni che rende gli extravergine italiani unici rispetto a tutti gli altri oli del Mediterraneo.

LA TIPICITA' - Attenzione, però: se volete un prodotto tipico, cioè tutto italiano, bisogna andarci con i piedi di piombo. Leggere l'etichetta non basta. Secondo le norme europee (contro le quali l'Italia ha fatto ricorso alla Corte di giustizia), la dicitura "made in Italy" non deve necessariamente indicare il luogo da dove provengono le olive, basta quello del frantoio. Può capitare, così, di comperare un extravergine ottenuto da materia prima che arriva da altri Paesi ma trasformato in Italia. In molti casi si tratta di prodotti ottimi, certamente validi, ma che sarebbe azzardato definire italiani al cento per cento.

L'ORIGINE - Per non avere sorprese, dunque, la prima regola è chiedere al commerciante o direttamente al produttore. A meno di non trovarsi davanti a bottiglie Dop o Igp: le denominazioni e le indicazioni d'origine, autorizzate dall'Unione europea. Quelle italiane sono fino ad oggi 24, ma parecchie altre sono già in lista d'attesa.

L'ETICHETTA - Se ingannevole sulla zona d'origine, essa contiene comunque molte indicazioni utili. Per esempio, dice se si tratta di olio extravergine, d'oliva, o di sansa d'oliva. Poi è possibile trovarvi il nome del produttore, la località dove è stato confezionato e la data di scadenza (generalmente, non deve essere superiore ai 18 mesi dall'imbottigliamento). Alcune bottiglie riportano anche un numero verde, accorgimento utile visto che le norme sulle etichette non sempre sono chiare e obbligatorie.

IL PREZZO - Molti sono i fattori che influenzano il prezzo al consumo. A cominciare dalla quantità della produzione che è diversa da zona a zona. Conta molto, poi, da dove proviene la materia prima e l'immagine: marchi particolari possono spuntare cifre notevolmente più alte. Mediamente, le imprese di marca propongono oli extravergine mediterranei dalle 8 alle 13 mila lire. Nel caso di prodotto interamente italiano si parte dalle 13 mila; ma quest'anno la qualità elevata farà probabilmente salire i prezzi.

L'ACIDITA' - E' la percentuale di acido oleico su 100 grammi di olio. Negli extravergine deve essere al massimo dell'1%. In quelli al top si ferma anche allo 0,1. Attenzione al metodo di trasformazione: l'olio deve essere ottenuto con procedimenti a freddo, in frantoio o con altri sistemi della tradizione (percolamento, affioramento).

LE GUIDE - Per i consumatori più esigenti da quest'anno per la prima volta sono disponibili due guide specifiche redatte sull'esempio di quelle pubblicate per i vini: L'Extravergine a cura dell'Unione mediterranea assaggiatori di olio (Edilibritalia, 28 mila lire), e Gli oli di Veronelli (Veronelli editore, 33 mila lire). Contengono una selezione di oli extravergini italiani, con note tecniche, degustazioni organolettiche e abbinamenti.

Renzo Ruffelli

26 novembre 2000  - Corriere della Sera

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