Olio d'oliva, un'annata a cinque stelle     

Raggiunti i livelli d'eccellenza nonstante il maltempo. Ma il raccolto sarà scarso.

ROMA - I gourmet dell'extravergine sono avvertiti: se anche quest'anno vorranno farsi una piccola scorta domestica del prezioso liquido verde dovranno affrettarsi a trovare il frantoio giusto. E prepararsi a spendere qualcosa in più. Ma ne varrà la pena. Perché se la produzione si preannuncia un po' scarsa, il primo olio del nuovo Millennio sarà decisamente buono, con punte di eccellenza in quelle regioni - Toscana, Umbria e Liguria - dove la coltivazione dell'ulivo è una vera e propria religione. Dal lago di Garda al Trapanese, siamo nel pieno della raccolta delle olive. Una campagna che, secondo le stime dell'Ismea (Istituto per gli studi sui mercati agricoli) e dell'Unaprol (una delle maggiori associazioni tra i produttori) si collocherà sotto la media: poco meno di 5 milioni di quintali di olio d'oliva (-32%), contro gli oltre 7 milioni del '99, che però fu un'annata eccezionale come quantità. Il calo più vistoso colpirà la Puglia, ma i segni meno sono generalizzati in quasi tutt'Italia. Tra le regioni vocate l'unica in controtendenza è la Liguria ("15%), il cui peso nella mappa produttiva italiana è però modesto.

Oltre al naturale fenomeno dell'alternanza del ciclo produttivo - questo è un anno di "scarica", come si dice in gergo - sul raccolto hanno pesato le avverse condizioni atmosferiche. La prolungata siccità estiva ha causato parecchi problemi nella fase di allegagione dei frutti, mentre il maltempo delle ultime settimane sta provocando in alcune aree la cosiddetta "cascola" delle olive.

Se in questo modo l'Italia sarà costretta a cedere per un anno alla Spagna lo scettro di maggior produttore mondiale, in compenso le temperature sopra la media di questo pazzo autunno hanno favorito la maturazione precoce delle drupe. E questo significa ottime caratteristiche organolettiche e bassa acidità: proprio quello che ci vuole per un olio a 5 stelle.

"Da noi - dice Marco Caprai, presidente del Centro agroalimentare dell'Umbria - è decisamente una grande annata sotto il profilo della qualità". Che, però, si paga con prezzi più alti rispetto allo scorso anno. "Chi vuol comprare l'olio buono al frantoio dovrà rassegnarsi a pagarlo sulle 18-20.000 il litro". Prezzi più o meno allineati a quelli della vicina Toscana, che sconta un calo produttivo del 30-40%. "Lo standard qualitativo è però su livelli medio-alti - giura Giampiero Cresti, direttore degli Olivicoltori toscani associati (25.000 aziende) -. E senza le piogge delle ultime settimane avremmo raggiunto il top". Come si spiega allora che al supermercato si trovano bottiglie a 5-6.000? "Vorrà dire che si tratta di miscele con oli raffinati, magari d'importazione - replica Caprai -. Chi cerca la qualità, non può scendere sotto un certo prezzo".

Ed è in nome della qualità che le associazioni dei produttori e quelle degli industriali stanno stringendo i tempi per arrivare alla firma di un accordo per la tutela dell'olio "made in Italy". "Se Bruxelles non cambia le norme - sottolinea Nicola Ruggiero, presidente dell'Unaprol - saremo noi a dare ai consumatori le garanzie sull'origine del prodotto. Servono regole certe e più controlli per dare trasparenza al mercato".

Giancarlo Martelli

 

26 novembre 2000  - Corriere della Sera

  webmaster@olio-oliva.it