Arcipelago LOS ROQUES  (Il nord centrale)

  Mappa dell'arcipelago Los Roques

03 Gennaio 2001

In volo dall'aeroporto di Barcelona all'aeroporto Maquetìa di Caracas

Verso le 5,00 ci vengono a prendere e alle 06,30 saliamo in un vecchio bimotore per arrivare all’aeroporto Maquetìa di Caracas per voli nazionali. 

Al check in per il volo di Los Roques ci sono due ragazze senza computer o terminale. Fanno una gran confusione. Chiedono ad un assistente via radio se c’è ancora posto in aereo per sapere se fare ancora biglietti! Per fortuna avevamo già prenotato da parecchi giorni, altrimenti ci toccava stare a terra. Pesano i bagagli in una bilancia per persone e fanno pagare cifre non indifferenti per pochi chili in più. Prima d’imbarcarci la polizia esamina accuratamente i bagagli, a qualcuno li fanno aprire.

Finalmente, dopo lunghe attese, ci fanno salire. L’aereo è un vecchio DC3 ad elica della seconda guerra mondiale. Bisogna aiutare il personale a caricare il proprio bagaglio nella stiva dell’aereo! Ha ancora i sedili rivestiti di tessuto mimetico e i finestrini sono senza doppio vetro. L’aereo è senza pressurizzazione e per questo il tragitto lo facciamo ad una quota di circa 3-400 metri dal pelo dell’acqua.

Pochi minuti prima dell’atterraggio ammiriamo i piccoli atolli dell’arcipelago di Los Roques, in mezzo all’acqua cristallina.

Arriviamo verso le 11,00 all’Isola di GRAN ROQUE. L’aeroporto non esiste. C’è una fettina d’asfalto per il decollo e l’atterraggio. Non ci sono transenne, recinzioni, corridoi, strade… solo una sala d’aspetto senza pareti e nient’altro. Appena smontiamo bisogna arrangiarsi a ritirare il proprio bagaglio e mettersi in fila per pagare la tassa d’accesso, mi sembra sulle 30mila lire circa. Di fianco leggiamo un cartello: tutto l’arcipelago e le acque circostanti sono stati dichiarati parco nazionale nel 1972 e dal punto di vista amministrativo dipendono dal Distrito Federal. Dal lato del mare, vicino alla pista, la banchina del villaggio è piena di pescherecci, imbarcazioni, yacht in visita e tanti pellicani. Questa è l’unica isola di origine vulcanica. A differenza delle altre che sono sabbiose e completamente pianeggianti, Gran Roque presenta due gobbe rocciose sul capo occidentale e scogliere che si gettano quasi a picco sul mare.

la piazza di Los Roques - Plaza Bolìvar - il mattino presto

C’incamminiamo a piedi sulla strada d’accesso al centro abitato, ma….. è tutta sabbia! Non c’è asfalto, non ci sono auto, motorini, biciclette…. Wow!! Arriviamo alla piazza chiamata “Plaza Bolìvar”: qualche albero, una piccola pavimentazione in cemento circolare e tutt’intorno sabbia! Tutte le strade (sabbiose) sono fiancheggiate da case dai vivaci colori  e non risentono di alcun problema di traffico. L’unico veicolo che circola da queste parti è il camion della spazzatura. Vicino alla piazza c’è l’ufficio dell’Inparques, la stazione della Guardia Nacional, qualche negozio (gestito anche da italiani) e tre telefoni pubblici.

i vivaci colori della Posada    i vivaci colori della Posada (è un po' in ombra....)

Andiamo nella posada, ma subito ci avvisano che non è quella prenotata dall’Energy Tours perché è già piena. Strano ma non c’importa un picchio! Ci hanno assicurato vitto e alloggio in una poco lontana, siamo a posto! Entriamo nella nostra stanza: i letti sono due materassi appoggiati sopra una struttura di mattoni, la pala sul soffitto, il bagno in camera, qualche scaffale e….. e….. e…. Beh, direi che non manca nulla. In questo periodo l’aria condizionata non serve perché di giorno sei sempre in escursione, di notte la temperatura permette dei sonni tranquilli, l’acqua calda non serve perché quella della doccia non è mai fredda, non servono tanti armadi perché l’unica cosa che si usa sono pantaloncini corti, costume e t-shirts,……. meglio di così!!

isola di Madrizquì

Dopo pochi minuti (sono le 11,30 circa) vengono ad avvisarci che tra poco partiamo per l’escursione all’isola di “Madrizquì”. Saliamo in un piccolo motoscafo assieme ad un ragazzo giovane Venezuelano che parla abbastanza bene l’italiano: si chiama Rinaldo ed ha studiato la nostra lingua all’Isola Margarita. In poco tempo approdiamo all’isola in una spiaggia di soffice sabbia bianca. Non ci sono palme: solo qualche alberello. Nell’arco di circa 3-400 metri siamo solo la Gabri ed io. Nessun’altro. Rinaldo inizia a montare la tenda (di quelle rettangolari) che ci riparerà dal sole cocente, ci consegna il “frigo” da campeggio preparato apposta da loro con panini, frutta fresca, formaggio, qualche affettato, acqua e bibite in abbondanza. Ci accordiamo l’orario per venirci a prendere e se ne vanno.

Ecco,… qui possiamo dire che ci siamo rilassati. Ci voleva dopo le innumerevoli ed indimenticabili peripezie.

Ci stendiamo un po’ al sole con crema protezione 30 (trenta)!! Impossibile resistere! Sembra di essere allo spiedo! Facciamo 4 passi, anche verso l’interno: la vegetazione consiste principalmente in erba, cactus, cespugli bassi e mangrovie. Rinaldo mi spiegava che nell’arcipelago non esistono mammiferi nativi, ma ci sono quattro specie di tartarughe e alcune piccole lucertole, salamandre e iguane. Tornati alla nostra tenda mi stendo sullo sdraio e faccio un bel pisolo. Sfido chiunque a restare svegli: c’è una leggera brezzolina calda, nessun rumore, magari dopo aver fatto uno spuntino….

Verso le 16,30 vengono a prenderci e torniamo alla posada.

particolare della Posada

particolare della Posada

 Dopo una bella doccia girovaghiamo un po’, e noto come tutte le posadas sono costruite di un solo piano abitabile e quello superiore è adibito a terrazzo con i serbatoi dell’acqua. Per la maggior parte offrono vitto e alloggio. Il cibo è costoso e di reperibilità limitata perché tutto eccetto il pesce viene fatto arrivare dalla terraferma. Il minimo che si paga per una camera con bagno privato e trattamento di pensione completa, va da circa 70-80mila lire per persona. Il modo più economico di soggiornare nell’arcipelago è comunque offerto dal campeggio, che si può fare a costo zero su tutte le isole poste all’interno della “Zona de Recreacìon”, Gran Roque compresa. La Zona de Recreacìon è l’area aperta a tutti che comprende Gran Roque e le isole vicine, mentre la parte restante dell’arcipelago è zona ad accesso limitato e per visitarla è necessario uno speciale permesso.

particolare della Posada    particolare della Posada    particolare della Posada

Dopo cena, terminata assieme agli altri ospiti della posada, usciamo verso la piazzetta e, questo è il bello, in t-shirts e ciabatte. Stanno sistemando degli strumenti e qualche decorazione, per un concerto di musica caraibica che farà un loro connazionale abbastanza famoso anche all’estero.

gli abitanti di Los Roques che si avvicinano al palco

Per il momento incontriamo solo turisti. Parecchi italiani, tedeschi, anche venezuelani soprattutto di Caracas. Mezz’ora prima dell’inizio del concerto, iniziano ad arrivare, con tanta modestia, i veri abitanti dell’isola. Per loro è un occasione straordinaria. Non capita tutti i giorni che ci sia qualcosa di speciale da vedere o da fare a Gran Roques. Si raccolgono con ordine attorno alla piazza, si sente solo un leggero brusìo. Per l’occasione qualcuno ha indossato la camicia nuova, i jeans nuovi e qualcuno anche la giacca. Le donne e le ragazze indossano vestiti attillati, moooolto appariscenti, con colori vistosi.   

Pochi minuti dopo l’inizio, tutti sono posati e tranquilli. Dopo un po’ qualche ragazza accenna passi di salsa o merengue. Ad un certo punto la musica si fa un po’ più coinvolgente ed ecco che tutti, soprattutto i giovani, ballano. Qualche ragazza estera cerca di cimentarsi, sarà anche brava, ma di fronte a loro non c’è storia!!

Verso mezzanotte c’incamminiamo per un meritato riposo. Loro andranno avanti fino alle due circa.

04 Gennaio 2001

Il mattino dopo ci sveglia il sole che filtra dai balconi della nostra stanza. Non ho mai provato così tanto piacere alzarmi la mattina presto!! Apro la porta d’ingresso e siamo direttamente sulla spiaggia. Il mare di fronte a noi, calmo e piatto, è animato solo da qualche pellicano che si tuffa per prendere i pesci. Ci sediamo sugli scalini e restiamo lì ad ammirare questo posto meraviglioso. Ho cercato di imprimerlo nella mente per incoraggiarmi quando tornerò a casa con 2 o 3 gradi sotto zero!!

Dopo colazione, chiedo di fare un’escursione diversa dalla solita già prenotata, per poter visitare qualche altra isola. Paghiamo una piccola differenza e verso le 10,00 partiamo verso l’isola di “CAYO DE AGUA”.  E’ chiamata così perché verso l’interno c’è una pozza d’acqua dolce, tutt’ora potabile, che utilizzavano i pescatori durante le loro uscite. 

la spiaggia dell'isola Dos Mosquises    l'airone tranquillo nella SUA spiaggia    Stazione Biologica Marina all'isola di Madrizquì

Poi andiamo a “DOS MOSQUISES”, dove c’è una stazione biologica marina gestita dalla Fundaciòn Cientìfica Los Roques e aperta ai visitatori. Non c’è nulla di speciale. L’unica cosa che ci ha entusiasmato è la presenza di vasche in cui si allevano tartarughe e altre specie in pericolo d’estinzione che poi vengono liberate nei mari dell’arcipelago. Finora sono stati allevati e restituiti al loro ambiente naturale più di 5000 esemplari di tartaruga. L’unico problema è che il custode degli acquari, se qualcuno chiede di fare qualche foto, le tira fuori dall’acqua riuscendo così a rovinare la loro tranquillità. Terminiamo l’escursione all’isola di “MADRIZQUI'”. In tutti i posti delle isole dove siamo approdati erano disabitati e questo, assieme alle spiagge meravigliose e ad un’acqua stupenda, li rendeva ancora più incantevoli.

05 Gennaio 2001

l'isola di Noronquises

Il giorno dopo ci hanno portato all’isola di “NORONQUISES” dove abbiamo trascorso dalle 12,00 circa alle 17,00. Dopo numerose passeggiate e qualche bagno, un’esposizione al sole e uno spuntino, non vedevo l’ora di tornare: non siamo più abituati ad oziare tutte queste ore. La frenesia dei primi giorni ci aveva contagiato.

Dopo una cena gustosa a base di pesce, usciamo per una passeggiata lungo le “calli” di sabbia del paesino. Chiamiamo casa con i telefoni pubblici che sono nient’altro che dei cellulari a mò di cabina. Ci fermiamo ogni tanto per parlare con nostri amici incontrati durante le visite alle isole: una svizzera, tedeschi, due ragazzi di Londra, americani ecc….  Insomma si fa amicizia facilmente. Ho letto e sentito di qualche persona che si lamentava di Los Roques perché non ci sono discoteche, divertimenti, locali e a mezzanotte tutti vanno a letto. Nulla di più sbagliato: secondo me non c’e’ posto migliore di Los Roques per fare amicizia. Ci sono tre-quattro ristoranti con al massimo 10-15 posti a sedere e questa è già una bella cosa perché se ti siedi con qualcun altro (o altra…) fai amicizia per forza. Ci sono dei bar per poter passare qualche ora in compagnia dove si consumano alcolici senza problema; in uno di questi addirittura, il gestore ci ha offerto il caffè per ben tre volte senza volere una lira!! All’interno di qualche posada ci sono dei piccoli locali aperti a tutti dove si può suonare e bere qualcosa. Il paese è piccolo e per questo prima o poi ci si incontra, ci si ritrova per forza, si fa 4 chiacchiere, si beve qualcosa e poi magari un giretto in spiaggia…

l'interno del locale Acquarena: bar, ristorante, tours, shop

Una graziosa ragazza italiana ha in gestione un piccolo locale ad uso bar, negozio e ristorante con i tavoli sulla spiaggia. Ci si può andare direttamente a piedi scalzi! Si chiama Acquarena (tel.:014.3202608; fax: 014.2899991) ed è l’unico posto, ovviamente, dove abbiamo gustato un buon caffè.

Verso l’una torniamo in stanza e prepariamo le valigie. Restiamo zitti, non si scherza. E’ l’ultima sera del nostro viaggio e questo non ci rende certo felici.

06 Gennaio 2001

Il mattino dopo, secondo il mio programma, abbiamo il volo per Caracas alle 10 circa, ma con il consiglio di Gregorio, il proprietario della posada, ci rechiamo verso le 07,30 all’ufficio dell’Aeroeyecutivos per verificare il tutto. Infatti il tipo dell’ufficio non fa neanche caso all’orario previsto per il nostro ritorno, e ci da la carta d’imbarco per le 8,30 circa.

il nostro aereo che sta arrivando    Ciao ciao! Ce ne andiamo! Sigh!    il DC3 della 2^ guerra mondiale

Il viaggio di ritorno è senza problemi, l’unica cosa che all’aeroporto internazionale di Caracas, il sabato e la domenica tutti gli uffici postali e tutte le banche sono chiusi e, da ricordare, nessuno parla inglese nè al ristorante, nei negozi, e nemmeno negli uffici per il nolo auto.

07 Gennaio 2001

Il volo da Caracas ad Amsterdam è puntuale alle 17,40 e arriviamo a Venezia alle 11,30 del 07.01.2001. Passare dai circa 30 gradi ai 2-3 di Venezia, è stato uno shock “anafilattico”!

In conclusione: il Venezuela è una nazione splendida e da mettere nei vostri programmi. Certamente non sarete delusi, anche perché, per il momento, non è ancora tanto sfruttata e possiede una tale varietà di paesaggi da soddisfare anche il turista più esigente. Potete passare dalle vette andine, coperte di neve, al vasto Delta dell’Orinoco (uguale al Belgio per superficie), alla parte meridionale interamente occupata dalla selvaggia e leggendaria foresta amazzonica, mentre quella settentrionale è un susseguirsi di spiagge e isole disposte lungo tremila chilometri (!) di litorale caraibico!

Non trattate però il Venezuela alla stregua di un ponte e concedetevi un po’ di tempo per scoprirlo, perché ne vale veramente la pena.

Beh?? Non vi viene voglia di fare subito le valigie??

Buon viaggio!

 

Gabriella e Dario

 

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